Un punto. Uno appena. Quello che separa il Settebello dalla semifinale degli Europei di Zagabria. Un traguardo inaspettato che, probabilmente, nessuno si sarebbe mai sognato di pronosticare alla vigilia. Non tanto perché, sulla carta, la nazionale italiana apparisse tecnicamente inferiore ad altre – i fatti lo stanno smentendo – quanto per i deludenti risultati ottenuti negli ultimi anni, dal nono posto ai Giochi di Pechino a quello, ancor più deludente, dei Mondiali di Roma. Prima di Zagabria regnava più la speranza che la fiducia. Eppure gli azzurri sono ancora a punteggio pieno, da soli, dopo quattro partite. Davanti a Croazia e Montenegro, loro sì arrivate da favorite a questi Europei. E con la semifinale davvero dietro l’angolo.
Dal Settebello, tornato davvero ad esser bello, giunge una lezione importante: la pallanuoto è un gioco di squadra. Il fatto è abbastanza ovvio, eppure non sempre avere i giocatori più forti o, meglio, i nomi più prestigiosi significa, automaticamente, vincere. L’Italia è arrivata a Zagabria con tanti giovani reduci da un bel campionato ma poco sponsorizzati, forse perché chiusi nei rispettivi club dai tanti campioni (o presunti tali) stranieri che militano nella nostra A1. Giovani affamati di vittoria, desiderosi di mostrare cosa sanno fare e cosa possono fare per questa Italia. Al resto ha pensato un allenatore come Campagna che, in carriera, ha ottenuto un argento europeo proprio sulla panchina azzurra – è l’ultimo podio che abbiamo conquistato a livello continentale – e, soprattutto, ha regalato alla Grecia (non a Serbia o Ungheria) un quarto posto olimpico ed un bronzo mondiale. E questo Settebello sembra proprio ben amalgamato: in difesa quattro giocatori possono alternarsi in marcatura, Figlioli è un pericoloso tiratore che qualsiasi nazionale ci invidia, se a centroboa Aicardi è in giornata di vacche magre c’è Deserti che può sostituirlo più che degnamente.
Quella contro la Romania, paradossalmente, era forse la partita più difficile del girone. Dopo le sofferte vittorie contro Spagna e Montenegro, ed escludendo la passeggiata contro la Turchia, lo scontro con la scorbutica formazione di István Kóvacs era il proverbiale terzo indizio. Quello che ci avrebbe detto se avremmo proseguito il cammino europeo, se questa Italia meritasse pure lei una poltrona al tavolo delle grandi d’Europa o se i successi iniziali fossero un fuoco di paglia e nulla più. Contro quella che, storicamente, è una nostra bestia nera il Settebello offre la consueta prestazione tutta sostanza, con una difesa ferrea in inferiorità numerica ed un attacco che raramente perdona quando il giocatore castigato nel pozzetto ce l’hanno gli altri (ottimo sei su otto per l’Italia, appena due su nove per la Romania). Emblematico, poi, quanto accade nel minuto finale del primo tempo: Negrean segna il momentaneo 2-3 su uomo in più, ma ad appena quattro secondi dalla fine l’Italia torna sul doppio vantaggio grazie ad un gol firmato nella medesima situazione da Stefano Luongo, uno della meglio gioventù azzurra.
E, quando nel terzo parziale, il centroboa Radu riporta minacciosamente la Romania ad una sola lunghezza di distacco, ci pensano i gol dal centro dell’improvvisato Giacoppo (incoraggiante doppietta per lui) e di Deserti a ridare fiato al Settebello. A metà del quarto tempo, infine, Figlioli conclude nel migliore dei modi la controfuga da cui scaturisce il massimo vantaggio azzurro (8-4). Qui si chiude la contesa. L’Italia doma lo spauracchio rumeno, che aveva sconfitto la Spagna nella seconda giornata, e prosegue la sua corsa solitaria in vetta. Non solo: il passaggio alla fase successiva, indipendentemente dal piazzamento, vale già la qualificazione ai Mondiali di Shangai. E domenica è il momento della verità, contro la Croazia padrona di casa allenata da Ratko Rudić, colui che nella prima metà degli anni Novanta riscrisse di proprio pugno la storia della pallanuoto italiana, in netta ripresa dopo un inizio da brividi. A Tempesti e compagni basterà un solo punto per chiudere il girone eliminatorio al primo posto ed accedere così alla semifinale senza passare dalle forche caudine dei quarti di finale. Dopo quattro vittorie, l’ultimo sforzo. Coraggio.
Giovedì 3 settembre 2010
ITALIA-ROMANIA 10-7 (4-2, 1-1, 2-1, 3-3)
ITALIA: Tempesti, Gallo 1, Felugo, Gitto 1, Figlioli 3, Presciutti 1, Aicardi; Pastorino, Luongo 1, Bertoli, Giacoppo 2, Fiorentini, Deserti 1. All. Campagna.
ROMANIA: Stoenescu, Diaconu 1, Matei, Busila 1, Kadar, Negran 1, Radu 3; Dragusin, Iosep 1, Chioveanu, Cretu, Georgescu, Ghiban. All. Kóvacs.
ARBITRI: Naumov (Russia) e Stavropoulos (Grecia).
NOTE: superiorità numeriche Italia6/8, Romania 2/9. Uscito per somma di falli Bertoli (I) a 7’17” del terzo tempo.
Simone Pierotti