PALLANUOTO: ANCHE IL SETTEBELLO VA IN SEMIFINALE

Agli Europei di Zagabria l’Italia batte la Germania (6-2) ed è in semifinale contro l’Ungheria.

Li avevamo già battuti un mese fa, i tedeschi. Ma era la finale dell’Otto Nazioni di Siracusa, torneo che serviva come preparazione agli Europei. Stavolta in palio c’era un traguardo ben più prestigioso: la semifinale continentale e, con essa, la qualificazione agli Europei del 2012. E l’Italia impartisce una lezione ancor più severa (6-2) ai solidi tedeschi allenati da Hagen Stamm, nerboruti marcantoni a cui, però, mancano ancora la cattiveria e l’intraprendenza da grande squadra. Nove anni dopo, siamo nuovamente in semifinale ad un Europeo con identico avversario, l’Ungheria. E proprio al 2001 risale l’ultima medaglia azzurra: allora conquistammo l’argento. Allora, come oggi, l’allenatore del Settebello rispondeva al nome di Sandro Campagna.

Specialmente nella prima frazione, la sfida tra Italia e Germania è un duello tra difese serrate: gli azzurri, per limitare la maggior potenza fisica dei tedeschi, ricorrono ad una zona che non lascia arrivare palloni a Schlotterbeck; dall’altra parte Čigir’ è un custode attento nel chiudere lo specchio alle conclusioni di Presciutti (superiorità numerica) e Figlioli, che poi supera il portiere di origini russe ma non il palo. Gli va meglio poco dopo, quando il primo tempo volge oramai al termine: il centrovasca naturalizzato prende palla dalla lunga distanza e castiga Čigir’ sul palo più lontano con una conclusione fulminea. Se i primi sette minuti non offrono grandi emozioni, gli ultimi sessanta secondi sono i più divertenti: Oeler riequilibra il risultato in superiorità numerica, poi Deserti costringe Real al fallo da rigore. Non si presenta lo specialista Figlioli, finora mai a segno dai cinque metri, e nemmeno Felugo, messo ko da un colpo alla mano destra (per lui l’Europeo finisce qui e, come da regolamento, non potrà essere sostituito): a battere il rigore è il giovane Luongo, una delle sorprese più belle di questo Europeo, che realizza con la freddezza di un veterano. Stessa sinfonia nel secondo quarto: si lotta incessantemente sui due metri, spesso i rispettivi centroboa commettono fallo in attacco e le occasioni da rete latitano. A rompere la monotonia è Deserti che compie la sua seconda prodezza giornaliera, facendo cadere nuovamente Real nella trappola del fallo da rigore: questa volta batte Figlioli ed il cecchino di origini australiane si sblocca, infilando Čigir’ proprio sopra la testa. Per più di tre minuti l’Italia mantiene immacolata la propria porta, fino a quando Bukowski non viene lasciato colpevolmente nelle condizioni di fintare, prendere la mira e battere l’attento Tempesti. La Germania rimane in partita, in scia ad un Settebello al quale tuttavia non causa particolari grattacapi. Come nel primo tempo, gli azzurri segnano un altro gol pesante allo scorrere dei titoli di coda: Presciutti si alza dai cinque metri e la sua bordata colpisce prima il palo e poi la testa di Čigir’, finendo la sua corsa in porta. La Germania, frattanto, sparisce dallo specchio d’acqua di Zagabria dopo il gol di Bukowksi: nei restanti sedici minuti non infilerà più alcun pallone alle spalle di Tempesti, sulle cui braccia sbattono ripetutamente le conclusioni dei tiratori tedeschi. L’Italia non ha alcun interesse a giocare su ritmi forsennati e si limita così ad amministrare il vantaggio: il bottino viene rimpinguato con i gol di Aicardi nel terzo tempo – uno schema in superiorità numerica eseguito magistralmente – e di Gallo nell’ultima frazione. È semifinale, con il minimo sforzo, ma ci mancherà Felugo. Peschiamo un’Ungheria non più imbattibile come nei passati due lustri: l’ultima volta che li abbiamo affrontati in semifinale fu nel 2001, a Budapest. Già allora era il Settebello di Sandro Campagna, che fece piangere lacrime amare al pubblico della “Alfréd Hajós”, ciecamente convinto della vittoria dei propri beniamini. Guarda caso, dall’altra parte c’erano, allora come oggi, Croazia e Serbia…

In chiusura un dato che deve inorgoglirci: a Zagabria siamo l’unico paese ad essere arrivato in semifinale con ambo le formazioni, maschile e femminile. E le selezioni Juniores ’93 hanno vinto recentemente i rispettivi campionati Europei. Che sia, davvero, l’anno della rinascita per la pallanuoto italiana?

Mercoledì 7 settembre 2010

ITALIA-GERMANIA 6-2 (2-1, 2-1, 1-0, 1-0)

Mladost Sports Center, Zagabria

ITALIA: Tempesti, Gallo 1, Felugo, Gitto, Figlioli 2, Presciutti 1, Aicardi 1; Pastorino, Luongo 1, Bertoli, Giacoppo, Fiorentini, Deserti. All. Campagna.

GERMANIA: Čigir’, Marko Stamm, Schroedter, Kreuzmann, Oeler 1, Politze, Schlotterbeck; Kong, Naroska, Real, Bukowksi 1, Schüler, Rößing. All. Hagen Stamm.

ARBITRI: Borrell (Spagna) e Stavridis (Grecia).

NOTE: superiorità numeriche Italia 2/3, Germania 1/4.

Simone Pierotti

VUELTA: TAPPA A ERVITI, MAGLIA A RODRÍGUEZ

Parla spagnolo la Vuelta con la vittoria del navarro Erviti e la leadership del catalano Rodríguez.

Dopo il primo giorno di riposo, la Vuelta a España ricomincia la sua rotta verso Madrid, con 175.7 km tra Tarragona e Vilanova i la Geltrú, cuore della Catalogna. Ottenendo il terzo posto in uno sprint intermedio nei primi chilometri, il catalano Joaquim Rodríguez (Team Katusha) guadagna i due secondi di abbuono sufficienti per scavalcare in testa alla classifica provvisoria la maglia rossa Igor Antón (Euskaltel-Euskadi); dal gruppo evadono presto undici corridori, tra i quali i più significativi sono il passista francese Christophe Le Mével (Française des Jeux), il veloce belga Greg Van Avermaet (Omega Pharma-Lotto), l’ossolano Giampaolo Cheula (Footon-Servetto), l’empolese Manuele Mori (Lampre-Farnese Vini) e il veronese Mauro Finetto (Liquigas-Doimo), uno dei più attivi nel plotone di testa. Sfruttando il terreno mosso, caratterizzato essenzialmente da un gran premio della montagna di prima categoria e da una serie di saliscendi, i fuggitivi guadagnano un vantaggio significativo e decisivo per gli esiti della tappa. A venti chilometri dal traguardo, attacca il navarro Imanol Erviti (Caisse d’Epargne): sembra uno dei classici scatti per sondare le gambe dei rivali, i quali però perdono l’attimo, non iniziano da subito a collaborare per andare a riprenderlo facendogli acquisire un margine incolmabile. Erviti arriva così in solitaria sul traguardo di Villanova i la Gertú: per questo ventisettenne di Pamplona della terza vittoria in carriera, dopo un successo in una frazione della Vuelta a Navarra nel 2004 e quello nella tappa di Las Rozas alla Vuelta a España di due stagioni fa. I più immediati inseguitori giungono a 37’’, regolati allo sprint dal ventitreenne vallone Romain Zingle (Cofidis), con il quarto posto di Mauro Finetto; il plotone principale arriva invece a 1’38’’, con Rodríguez che, nella sua Catalogna, indossa la maglia rossa di leader della corsa, mentre Nibali mantiene senza patemi quella bianca di miglior giovane.

Da segnalare anche il duro provvedimento disciplinare inflitto da Bjarne Riis, team manager della Saxo Bank, ai suoi corridori Stuart O’Grady ed Andy Schleck (comunque fuori dai giochi per la classifica generale): i due sono stati rispediti a casa, perché ieri sera si erano allontanati dall’albergo della squadra per andare a bere un drink.

Domani è prevista una tappa molto impegnativa: si parte dal traguardo odierno per giungere, dopo 208.4 km, sulla vetta di Andorra-Pal, nel piccolo principato pirenaico, al termine di una salita di 9.9 km al 6.5 % di pendenza media. I big scaldano i motori.

Ordine d’arrivo della tappa:

1°Imanol ERVITI (Caisse d’Epargne) in 4h13’31’’;

2°Romain ZINGLE (Cofidis) a 37’’;

3°Greg VAN AVERMAET (Omega Pharma-Lotto) stesso tempo;

4°Mauro FINETTO (Liquigas-Doimo) stesso tempo.

Classifica generale:

1) Joaquim RODRÍGUEZ (Team Katusha) in 42h11’49’’;

2) Igor ANTÓN (Euskaltel-Euskadi) a 2’’;

3) Vincenzo NIBALI (Liquigas-Doimo) a 4’’;

4) Xavier TONDO (Caisse d’Epargne) a 44’’;

5) Jean-Cristophe PERAUD (Omega Pharma-Lotto) a 54’’.

Marco Regazzoni

PALLANUOTO: RUSSIA-OLANDA L’ALTRA SEMIFINALE

Grecia-Italia e Russia-Olanda: queste le semifinali degli Europei di Zagabria.

Numerosi addetti ai lavori la indicano come la candidata più autorevole a succedere…a sé stessa. La Russia, vincitrice delle ultime due edizioni, conquista la semifinale battendo ai quarti l’Ungheria e punta a centrare il terzo alloro continentale consecutivo. Il torneo femminile degli Europei di Zagabria è ormai entrato nella sua fase decisiva con le due semifinali. Ed ha già assegnato anche il settimo ed ottavo posto.

Tutto facile, dunque, per la Russia di Aleksandr Kabanov: solamente in un frangente, nel corso del primo tempo, l’Ungheria riesce a pareggiare i conti. Poi è un monologo di Konuch e compagne che raggiungono un massimo vantaggio di tre reti (5-2, 9-6, 10-7) che salgono, successivamente, a quattro nell’ultimo tempo (12-8). Ancora scatenato il tridente composto dal capitano Konuch, dal centroboa Beljaeva e dalla Ivanova, miglior marcatrice della sua formazione con quattro reti. Le magiare di Mátyás Petrovics possono solamente tentare di limitare i danni: il rinnovamento del gruppo è ancora in atto, ci vorrà ancora del tempo affinché le nuove leve raggiungano gli alti livelli delle varie Valkai, Pelle e Drávucz, in gol per quattro volte contro la Russia. Positive, comunque, le risposte delle giocatrici più giovani, su tutte Gabriella Szűcs (classe 1988), Rita Keszethely (classe 1991) ed il portiere Anikó Gyöngyössy.

Si chiude, invece, con l’ottavo (ed ultimo) posto la prima avventura europea della Croazia, sconfitta nella finalina di consolazione dalla Germania per 23-7. Certo, perdere ogni partita subendo dai venti gol in su non è edificante. Ma gli inizi, si sa, sono sempre difficili: la vera sconfitta sarebbe smettere di investire sul movimento, anziché pazientare ed aspettare che arrivino tempi migliori. Anche il Setterosa ha iniziato dal nulla. E poi ha vinto tutto: Europei, Mondiali, Olimpiade. Con i quattro gol segnati contro le balcaniche il capitano tedesco Katrin Dierolf – sorella dell’ex nazionale Steffen e nipote di Jürgen Stiefel, campione europeo nel 1981 – ha festeggiato la 197a presenza con la calottina della nazionale: aveva appena 16 anni quando, agli Europei di Vienna del 1995, esordì nella Germania.  Da quel giorno sono passati ben otto edizioni. Prossimo traguardo dichiarato: i Giochi di Londra del 2012.

E, a proposito di Germania, oggi il Settebello sfida i tedeschi nei quarti di finale: chi vince trova l’Ungheria in semifinale. Nell’altra parte del tabellone il derby balcanico tra Serbia e Montenegro si preannuncia particolarmente incandescente.

EUROPEI DI PALLANUOTO 2010

RISULTATI TORNEO FEMMINILE

FINALE 7°-8° POSTO

Croazia-Germania 7-23

QUARTI DI FINALE

Russia-Ungheria 12-9

Spagna-Italia 9-10

PROGRAMMA SEMIFINALI

Italia-Grecia

Russia-Olanda

OGGI IN ACQUA – TORNEO MASCHILE

ore 13.00  Spagna-Russia  (semifinali 7°-12° posto)

ore 15.00  Turchia-Macedonia (semifinali 7°-12° posto)

ore 17.45  Italia-Germania (quarti di finale)

ore 20.40  Montenegro-Serbia (quarti di finale)

Simone Pierotti

CRICKET: UN FINALE DI CAMPIONATO INCANDESCENTE

Ancora tutto da decidere nel campionato italiano di cricket, entrato nella fase finale.

Dopo la pausa per la World Cricket League riprende il campionato italiano di serie A. Un campionato che rispetto a quello dello scorso anno si è arricchito di ben due squadre: L’A.S.D. Milan Kingsgrove Cricket Club, secondo in classifica, che gioca nel campo di Settimo Milanese (ex Italtel) e i romani del A.S.D. P.G.S.  Lux (Campo Tor Carbone, Roma) al momento sesti.

Ieri si è disputata l’undicesima giornata con il big match di Settimo Milanese fra Kingsgrove e Trentino, fondamentale per il secondo posto. I padroni di casa hanno vendicato la sconfitta dell’andata vincendo per 5 wicket, candidandosi  così come principale rivale della corazzata Pianoro.

Un Bologna corsaro è riuscito a strappare la vittoria ai capitolini della Lux per 134 runs, mentre i “cugini” capoclassifica del Pianoro hanno superato, in casa, l’altra squadra storica di Roma, il Capannelle.

I tredici volte campioni d’Italia del Pianoro, che dal 1994 hanno letteralmente dominato il cricket italiano, sembrano ben diretti verso il loro quinto titolo consecutivo. Il calendario però sembra stato fatto apposta per mantenere incerto il risultato fino all’ultima giornata. A tre settimane dal termine del campionato infatti, il Pianoro deve ancora fermarsi per il turno di riposo e affrontare la terza (Trentino) e la seconda (Kingsgrove). Nulla di impossibile per capitan Jayasena e compagni, ma le sorprese sono sempre dietro l’angolo, motivo in più per non perdere quest’avvincente finale di campionato.

11° GIORNATA – 5 settembre 2010

Campo di Settimo Milanese ex Italtel
Trentino 109 perde da Kingsgrove 112/5

Campo Tor Carbone – Roma
Bologna 278 batte Lux 144

Campo Ovale – Rastignano
Pianoro 379/3 batte Capannelle 142

Riposa: Maremma

CLASSIFICA

G N V P Pti
Pianoro 10 1 9 0 187
Kingsgrove 9 1 7 1 150
Trentino 9 1 6 2 139
Bologna 10 1 3 6 105
Capannelle 10 0 4 6 100
Lux 8 0 2 6 71
Maremme 9 0 0 9 30

Nicola Sbetti

PALLANUOTO: SPAGNA MATATA, SETTEROSA IN SEMIFINALE

Agli Europei di Zagabria l’Italdonne soffre ma vince (10-9) e raggiunge la Grecia in semifinale.

Partiamo da una certezza che tira su il morale alla pallanuoto italiana: il Setterosa è tra le prime quattro squadre del Vecchio Continente, con in tasca già la qualificazione agli Europei del 2012. Un anno dopo la cocente delusione per il nono posto ai Mondiali giocati in casa, è un gran passo in avanti. Ma quanta fatica, quanta sofferenza per poter festeggiare la vittoria del quarto di finale contro la Spagna che, con qualche accorgimento in più, sarebbe potuto essere archiviato assai prima degli ultimi secondi di gioco. Una tantum, a decidere le sorti di una partita di pallanuoto non sono le famigerate superiorità numeriche, croce e delizia di qualsiasi allenatore, ma le prestazioni dei rispettivi portieri: nel longilineo corpo di Elena Gigli sembra rivivere l’anima di Cristiana Conti, la iberica Ester viene puntualmente infilata dalla lunga distanza. E alla fine sono le azzurre ad alzare le braccia al cielo.

Eppure la partita si mette subito male per il Setterosa: una difesa molle fa giungere il pallone al centro, con Maica García che guadagna con mestiere il rigore, causando pure il primo fallo personale di Rocco. Dai cinque metri il capitano Gil, bomber dell’Orizzonte Catania, batte Gigli e rompe subito gli equilibri. L’Italia, comunque, rimedia subito ai suoi errori: una volta guadagnata la prima superiorità numerica, Bianconi pareggia bucando Ester sul palo più lontano. Potrebbe anche arrivare subito il raddoppio, se il portiere iberico non parasse la conclusione di Motta e la traversa non la salvasse dalla beduina di Casanova. Sull’altro versante García è un’iradiddio: causa l’espulsione di Abbate e segna da due passi e poco dopo si ritrova nuovamente sola di fronte a Gigli, colpendo questa volta il palo. Il Setterosa è un motore diesel, impiega qualche minuto per carburare e, una volta azionato, non si ingolfa: Motta si rifà dell’errore precedente e sigla il 2-2 con una sontuosa palombella, la squadra difende egregiamente in inferiorità numerica e castiga le iberiche avviando una controfuga che Bianconi capitalizza al meglio. Il secondo parziale è forse quello che meglio fornisce la chiave di lettura del match: entrambe le difese mostrano qualche pecca e la differenza la fanno i portieri. Gigli si arrende solamente a Gil in due circostanze ma poi ci mette una pezza laddove le compagne di squadra non tappano le falle, Cotti capisce che l’angolo lontano è il punto debole di Ester e infila il pallone da quella parte per ben tre volte, con l’estremo difensore avversario che appare davvero impotente. Se a uomini pari il Setterosa non ha problemi a centrare il bersaglio, la vera chimera restano le superiorità numeriche, dove le azzurre ricorrono troppo spesso a conclusioni affrettate e forzate.

L’Italia palesa tuttavia nuove lacune nella tenuta psicologica. Perché, così come era accaduto contro Grecia e Russia, anche stavolta il prezioso doppio vantaggio viene dilapidato in nemmeno un minuto: Espar segna sfruttando un’ingenuità della difesa, poi un errore in attacco innesca una controfuga delle iberiche conclusa con il gol del 6-6 firmato da Roser Tarragó, la più giovane giocatrice del torneo opposta per l’occasione alla più anziana, il centroboa azzurro Elisa Casanova. Una doppia superiorità viene poi sfruttata da Emmolo e, successivamente, Bianconi va ancora a segno riportandoci dopo un tempo e mezzo sul doppio vantaggio. E qui iniziano i continui botta e risposta tra Italia e Spagna: Plas guadagna un rigore che la specialista Gil trasforma, Casanova gira in rete un preciso assist di Frassinetti eludendo il raddoppio delle avversarie ed in chiusura ancora Gil realizza un altro rigore, fissando il risultato sull’8-9. La partita entra nella sua fase più calda con l’inizio del quarto ed ultimo tempo: passa poco più di un minuto e Peña infila Gigli dalla lunga distanza. Azzurre e spagnole ci prendono gusto a giocare al gatto e al topo, come dimostra il nuovo vantaggio siglato da Motta, che poi si rivelerà essere il gol decisivo. Pochi secondi dopo e le iberiche potrebbero rimettere nuovamente in bilico l’esito dell’incontro: i due arbitri assegnano l’ennesimo rigore, ma questa volta Gigli si supera e induce Gil al suo primo errore. Un errore che costerà caro al capitano iberico. Che fallisce un’altra azione da gol nitida, sulla quale il neoportiere del Rapallo compie un altro miracolo prodigioso. Ester non è al suo stesso livello, ma le azzurre non riescono ad approfittarne perché, in attacco, non si rendono più pericolose. Nel finale rischiamo e concediamo qualcosa alle iberiche, ma le lunghe leve di Gigli e i pali ci danno una mano.  Nella storia degli Europei ci confermiamo, così, tra le prime della classe: mai le azzurre sono scese sotto il quarto posto. Adesso, in semifinale, ritroviamo la Grecia. E sappiamo che, senza cali di tensione, possiamo battere pure loro.

Lunedì 6 settembre 2010

SPAGNA-ITALIA 9-10 (2-3, 2-3, 4-3, 1-1)

Mladost Sports Center, Zagabria

SPAGNA: Ester, Meseguer, Peña 1, Ortiz, Gil 5, Tarragó 1, García 1; Bugallo, Espar 1, Lloret Gómez, Miranda, Blas, Gorría. All. Oca.

ITALIA: Gigli, Emmolo 1, Bianconi 3, Abbate, Rocco, Motta 2, Casanova 1; Gorlero, Radicchi, Garibotti, Aiello, Cotti 3, Frassinetti. All. Fiori.

ARBITRI: Brguljan (Montenegro) e Vlasić (Slovenia).

NOTE: superiorità numeriche Spagna 3/9, Italia 3/8. Uscita per limite di falli Abbate (I) a 5’20” del quarto tempo. Gigli (I) para un rigore a Gil a 2’05” del quarto tempo.

Simone Pierotti