NUMERO 1 – AGOSTO 2010

L’Editoriale

L’Estate sta finendo

… e un anno se ne va. Cantavano i Righeira. E con l’estate molte discipline hanno vissuto il loro momento d’oro e sono agli sgoccioli della stagione mentre altre ripartono per unanno denso di emozioni. In questo numero 1 di Pianeta Sport vi proponiamo, a modo nostro, una rilettura di quanto questa estate ha proposto e gettiamo una sguardo sul futuro, sui campionati che partono, sui grandi appuntamenti che ci attendono nei prossimi mesi, primo tra tutti il Campionato Mondiale di Pallavolo Maschile che a fine settembre coinvolgerà tutta la Penisola.

A modo nostro, dicevamo, perchè l’occhio è sempre attento al costume, alla storia, ai legami dello sport, in tutte le sue declinazioni, con la società. E’ con questo spirito che siamo andati ad analizzare la geografia dello sport di squadra in Italia: ne è uscito uno studio dalle mille chiavi di lettura che è uno dei pezzi forti del numero 1. Chi ama la storia e il costume troverà una interessantissima lettura dell’evoluzione del Rugby nell’area sovietica prima e dopo la caduta del Muro o un tuffo nell’Italia degli anni Settanta e Ottanta con la favola del Gabbiano d’Argento e il pazzo calciomercato nei saloni dell’Hotel Gallia.

La strada che stiamo disegnando vuole rivolgere una particolare attenzione agli sport in via diffusione, discipline dove i pionieri del XXI secolo stanno cercando di evangelizzare gli appassionati italiani; e allora spazio ad Aussie Rules, Lacrosse, Cricket e Canoa Polo. Andiamo alla scoperta di queste nuove realtà e cerchiamo di fornire tutte le informazioni per permettere un avvicinamento senza pregiudizi e senza falsi snobismi.

Scommettiamo che a qualsiasi categoria di lettore voi apparteniate – sportivi incalliti, occasionali, digiuni – riuscirete a trovare almeno una pagina stimolante, una storia da approfondire, un’ora d’aria nel caos dello sport urlato?

HOCKEY SU PISTA: AL VIA GLI EUROPEI

Sono iniziati ieri, con la gara inaugurale, gli Europei di Wuppertal: l’Italia punta al bronzo.

Hanno aperto ieri i battenti a Wuppertal, con la sfida inaugurale tra la Germania padrona di casa e l’Inghilterra,  i quarantanovesimi Europei di hockey su pista, in programma fino a sabato 11. L’Italia, che torna a giocare sulla pista dove 13 anni fa conquistò uno storico titolo mondiale, si presenta al massimo appuntamento continentale con una squadra giovane e affamata di successi, seppur priva di nomi altisonanti. L’obiettivo della squadra allenata dal viareggino Alessandro Cupisti è mettere al collo la medaglia di bronzo, come avvenne due anni fa ad Oviedo, fermo restando che Spagna (a caccia del sesto successo consecutivo) e Portogallo sembrano appartenere ad un altro mondo. Anche in Germania, dunque, sembrerebbe profilarsi un derby iberico come probabile finalissima. L’ultimo oro dell’Italia risale all’edizione del 1990, giocata a Lodi.

Gli azzurri sono stati inseriti nel girone B ed esordiranno proprio stasera contro la formazione lusitana allenata da Rui Neto. Completano il girone Germania ed Inghilterra: il confronto diretto tra due formazioni separate da una rivalità secolare si è chiuso con il successo dei tedeschi per 6-3. Nell’altro girone figurano Austria, Francia, Svizzera e la favoritissima Spagna.

Questi i giocatori convocati da Alessandro Cupisti.

Portieri: Leonardo Barozzi (Cgc Viareggio) e  Giovanni Fontana (Seregno). Giocatori di movimento: Davide Motaran (Cgc Viareggio), Juan Luis Travasino (Valdagno), Domenico Illuzzi (Seregno), Davide Borsi, Francesco De Rinaldis e Luca Sterpini (Sarzana), Sergio Festa (Amatori Lodi), Antonio D’Agostino (Giovinazzo).

Simone Pierotti

PALLANUOTO: UNGHERIA IN SEMIFINALE

Sono Ungheria e Croazia le prime semifinaliste agli Europei. Le altre due usciranno dai quarti.

È l’Ungheria l’altra semifinalista degli Europei di Zagabria, assieme alla Croazia: i magiari la spuntano così in volata sulla Serbia, cui non è stato sufficiente battere la già qualificata Germania per accedere direttamente alle semifinali. E così il quadro dei quarti di finale degli Europei è fatto: domani si torna in acqua con Italia-Germania e Serbia-Montenegro, ennesimo derby balcanico da vivere tutto d’un fiato.

Italia-Croazia era, soprattutto, la sfida che avrebbe deciso chi delle due avrebbe meritato la leadership del girone A: spinti dal tifo incessante di 5mila sostenitori, i padroni di casa infliggono al Settebello la prima sconfitta. E, al tempo stesso, li raggiungono in vetta, qualificandosi tuttavia come primi classificati grazie alla vittoria nello scontro diretto. La terza squadra a passare il turno è il Montenegro, che pareggia contro la Romania (9-9): anche quello tra balcanici e rumeni era una sorta di spareggio per l’ultimo posto buono per proseguire l’avventura europea. E in acqua le due contendenti non si risparmiano, inseguendosi a vicenda e mantenendo il risultato in bilico fino alla fine: gli “italiani” Radu e Iosep si confermano per l’ennesima volta gli uomini in più della formazione rumena, la forza degli uomini di Petar Porobić è invece il collettivo, ricco certamente di grandi individualità che riescono però a convivere senza pestarsi i piedi. Come da copione, infine, la Spagna supera la Turchia (12-6) regalando tuttavia il secondo quarto all’avversario: la nazionale di Rafa Aguilar lotterà adesso per il settimo posto, massimo traguardo al quale potrà aspirare dopo la delusione per la prematura uscita di scena.

Nel girone B erano già chiari i nomi di chi sarebbe andato avanti: c’era solo da stabilire l’ordine di classifica. Alla fine la spunta l’Ungheria dell’inossidabile Denes Kemény che nell’ultima giornata supera 7-4 una Macedonia che in alcune occasioni ha tenuto testa ad avversari tecnicamente superiori. Tanto più che, fino all’inizio dell’ultimo quarto, le due squadre sono in situazione di parità. Poi decidono l’esperienza e la maggior fame dell’Ungheria che ringrazia i due Varga, Dénes e Daniel, in gol rispettivamente per tre e due volte. La Serbia esagera contro la Germania (17-3) ma quella degli uomini di Dejan Udovičić è una vittoria di Pirro alla luce del successo ungherese. Se tutto andrà secondo copione, ci sono due derby sulla loro strada verso la finalissima, ai quarti contro il Montenegro e, eventualmente, in semifinale contro la Croazia. Altri due capitoli da aggiungere all’interminabile serie di sfide pallanotistiche nella ex Jugoslavia. Nella Serbia segnano almeno un gol tutti i giocatori di movimento tranne Avramović e Mitrović. E nell’ultima giornata la Russia festeggia il suo primo successo, non sufficiente tuttavia a risparmiarle l’ultimo posto nel gruppo: contro la Grecia finisce 7-6. L’obiettivo degli ex sovietici, adesso, diventa evitare la maglia nera dell’ultima posizione nella classifica generale degli Europei. La Turchia appare decisamente alla portata.

Oggi il torneo maschile riposa per dare spazio alle donne: dopo la finale per il settimo posto tra Croazia e Germania (vittoria che non dovrebbe sfuggire alle tedesche), la competizione entra nel vivo con i quarti di finale Russia-Ungheria e Spagna-Italia.

EUROPEI DI PALLANUOTO 2010

RISULTATI 5a GIORNATA (TORNEO MASCHILE)

GIRONE A

Turchia-Spagna 6-12

Romania-Montenegro 9-9

Italia-Croazia 5-8

CLASSIFICA: Croazia e Italia 12 pti, Montenegro 10 pti, Romania 7 pti, Spagna 3 pti, Turchia 0 pti. Croazia qualificata alle semifinali, Italia e Montenegro ai quarti.

GIRONE B

Serbia-Germania 17-3

Russia-Grecia 7-6

Ungheria-Macedonia 7-4

CLASSIFICA: Ungheria 13 pti, Serbia 12 pti, Germania 9 pti, Grecia 4 pti, Macedonia e Russia 3 pti. Ungheria qualificata alle semifinali, Serbia e Germania ai quarti.

OGGI IN ACQUA – TORNEO FEMMINILE

ore 15.30  Croazia-Germania (finale 7°-8° posto)

ore 17.30  Russia-Ungheria (quarti di finale)

ore 19.30  Spagna-Italia (quarti di finale)

Simone Pierotti

PALLANUOTO: ITALIA KO, CROAZIA IN SEMIFINALE

Il Settebello incappa nella prima sconfitta (8-5) agli Europei di Zagabria: va ai quarti, dove affronterà la Germania.

Peccato. Proprio sul più bello, proprio al crocevia tra quarti e semifinali, il Settebello conosce per la prima volta l’amaro sapore della sconfitta agli Europei di Zagabria. Sconfitta che arriva al cospetto della Croazia padrona di casa, supportata da un esercito di 5mila tifosi, che ci aggancia al primo posto in classifica ma, in virtù della vittoria nello scontro diretto, si qualifica direttamente in semifinale al posto degli azzurri. Che, invece, la semifinale dovranno guadagnarsela superando lo scoglio della Germania. Ma la battuta d’arresto subita per mano dei croati non può e non deve inficiare quanto di buono fatto dal Settebello che anche questa sera ha dimostrato di potersela giocare ad armi pari con chiunque.

Il pubblico del Mladost Sports Center carica i suoi beniamini e fischia gli azzurri quando sono in possesso palla. Ma, almeno nelle battute iniziali, il Settebello pare non sentirci da quell’orecchio. Perché Felugo sblocca il risultato dopo due minuti con una deliziosa palombella che Pavić non può proprio fermare. L’Italia, tuttavia, festeggia per pochissimo tempo: in superiorità numerica i croati pareggiano con la stella Bošković – con il mancino Joković che attira su di sé la difesa per poi cedere palla al compagno – e poi passano in vantaggio con una prodezza del ventenne Sandro Sukno,  in gol proprio sotto gli occhi di papà Goran. E, a poco più di due minuti dal termine, il destro di Muslim ci castiga ancora, portando la Croazia al massimo vantaggio. L’Italia spreca nella stessa azione, in superiorità numerica, due occasioni con Figlioli e Luongo: il giovane ex Sori, comunque, si fa perdonare in men che non si dica con un gran diagonale. Il Settebello, insomma, c’è. Va ancor meglio nel secondo parziale: è vero che gli azzurri fanno una fatica immane a schierarsi in attacco e a rendersi pericolosi, ma la difesa esegue alla perfezione il proprio compito, sbarrando i varchi ai cecchini croati. Per i rispettivi centroboa è una notte da vacche magre: Dobud e Hinić si vedono puntualmente soffiare sotto il naso i palloni che i compagni recapitano a loro, Aicardi e Deserti soccombono davanti alla fisicità di Burić e Buslje e al lassismo dei due arbitri. Menomale che Gallo guadagna fallo dai cinque metri e scarica sotto la traversa, cogliendo di sorpresa un disattento Pavić. Sull’altra sponda, però, pare essersi risvegliato il talento di Sandro Sukno che va ancora a segno in superiorità numerica: il genietto dello Jug Dubrovnik è un giocatore troppo pericoloso per essere lasciato così solo e in condizione di fare tutte quelle finte. Ma l’Italia riesce ancora a pareggiare: la controfuga sprecata da Burić, con miracolo prodigioso di Tempesti, si trasforma in un rovesciamento di fronte che Presciutti non spreca siglando il 4-4.

Quanto di buono fatto vedere dal Settebello finora, però, svanisce come per sortilegio nella terza frazione: Joković finta la conclusione e serve Dobud che, sul dorso, infila in rete con un tocco leggero ma efficace, favorito da una disattenzione della difesa italiana. Felugo dalla lunga distanza – gran gol il suo – tiene a galla il Settebello. Che successivamente inizia ad affondare: Joković infila Tempesti proprio nell’angolo che il custode recchelino non riesce a coprire e poi Sukno conferma di essere in serata di grazia siglando il suo terzo gol in altrettante situazioni di superiorità numerica. Mancano tre minuti alla fine del parziale: mentre la Croazia in attacco ci punisce appena ne ha l’opportunità, in difesa fa valere centimetri e kilogrammi in più tenendoci a debita distanza dalla porta di Pavić, che si fa sempre più piccola. La coppia arbitrale ci rimette in carreggiata: l’israeliano Levin dice che Buljubasić deve accomodarsi nel pozzetto, il collega turco Tulga indica invece l’8 di Buslje. Morale della favola: i giocatori croati non capiscono chi debba scontare i venti secondi di penalità e Tulga assegna un rigore all’Italia. Dai cinque metri Figlioli conferma che la sua mano destra non è in vena di prodezze e spara addosso a Pavić che poi salva su un autentico rigore in movimento di Aicardi, con la Croazia costretta a difendere con ben due uomini in meno. Tempesti fa altrettanto su Dobud, ma poi si arrende al micidiale tiro a schizzo scagliato da Muslim nell’ultimo minuto. Nel quarto parziale non succede nulla: l’Italia si conferma ermetica in difesa, specialmente a uomini pari, e per contro assolutamente innocua in attacco (1/7 il dato finale delle superiorità numeriche). Per la prima volta dopo quattro vittorie – e che vittorie! – ci può anche stare. C’è tutto il tempo di preparare il delicato quarto di finale contro la Germania, squadra solida ma decisamente meno pericolosa della Serbia, l’altra nazionale del girone B costretta a passare dai quarti. Per dirla con le belle parole di Joe Biden, vicepresidente USA, “non importa quante volte cadi, quello che conta è la velocità con cui ti rimetti in piedi”.

Domenica 5 settembre 2010

ITALIA-CROAZIA 5-8 (2-3, 2-1, 1-4, 0-0)

Mladost Sports Center, Zagabria

ITALIA: Tempesti, Gallo 1, Felugo 2, Gitto, Figlioli, Presciutti 1, Aicardi; Pastorino, Luongo 1, Bertoli, Giacoppo, Fiorentini, Deserti. All. Campagna.

CROAZIA: Pavić, Joković 1, Bošković 1, Burić, Barač, Sukno 3, Dobud 1; Muslim 2, Karač, Buslje, Hinić, Obradović, Buljubasić. All. Rudić.

ARBITRI: Tulga (Turchia) e Levin (Israele).

NOTE: superiorità numeriche Italia 1/7, Croazia 4/8. Uscito per limite di falli Buslje (C) a 5’24” del terzo tempo. Pavić (C) para un rigore a Figlioli a 5’24” del terzo tempo. Spettatori 5mila.

Simone Pierotti

NIBALI BRILLA NELLA PRIMA PARTE DELLA VUELTA

Italia in evidenza alla Vuelta, il giro di Spagna, grazie ai successi di Vincenzo Nibali.

Le nove tappe fin qui disputate della sessantacinquesima Vuelta a España non hanno certo consegnato la corsa nelle mani di un padrone assoluto, ma hanno quantomeno detto chi, a Madrid, non vestirà la maglia rossa di leader della classifica. Non sarà Andy Schleck, uscito di classifica sin dalle prime montagne, ma che sarà una pedina fondamentale per il fratello Fränk, che invece è nel cuore dei giochi; e probabilmente non sarà nemmeno il russo Denis Menchov (Rabobank), perennemente in difficoltà nelle varie frazioni mosse di questo avvio di Vuelta, avendo accumulato oltre 3’ di ritardo dalla maglia oro Igor Antón (Euskaltel-Euskadi). Proprio il basco di Galdakao è a questo punto uno dei principali favoriti per la vittoria finale: questo scalatore, vincitore della tappa di Valdepeñas, sembra essere supportato da una grande condizione fisica, ma dovrà fare i conti con un gruppetto di rivali, più o meno sorprendenti, racchiusi in una manciata di secondi. Praticamente col suo stesso tempo c’è il trentunenne Joaquím Rodríguez (Team Katusha): il ragazzo di Parets del Valles è più esplosivo di Antón, ma tuttavia potrebbe pagare dazio sulla distanza delle tre settimane. In terza posizione, la prima nota lieta per i colori azzurri: il siciliano Vincenzo Nibali (Liquigas-Doimo) non ha finora subito la pressione per dover correre con i gradi di capitano della squadra, e si è sempre fatto trovare pronto in tutte le frazioni di media-alta difficoltà, collezionando anche qualche importante abbuono; in una Vuelta per uomini duri, lo Squalo dello Stretto può davvero essere tra i protagonisti. Per la vittoria finale sono ben piazzati anche Tondo, Mosquera, Roche e il veneto Marzio Bruseghin, mentre Carlos Sastre paga già 2’11’’ dalla maglia rossa.

Di queste prime nove tappe, quattro si sono concluse in volata, una è stata una cronosquadre, due hanno premiato le fughe da lontano e tre hanno fatte registrare le prime battaglie tra i big: fra i protagonisti di questo primo spicchio di corsa, spicca senza dubbio il fiammingo Philippe Gilbert (Omega Pharma-Lotto), primo a Málaga e per cinque giorni in maglia rossa, e il francese David Moncoutié (Cofidis), autore di un grande numero che gli ha permesso di vincere a Xorret del Catí. Tra i velocisti non è emerso un vero padrone, con Cavendish, Farrar, Hushovd, Hutarovich e lo spezzino Alessandro Petacchi (poi ritiratosi) che si sono divisi gli arrivi adatti a questo genere di corridori. Tra gli italiani, da segnalare anche le prestazioni di Daniele Bennati (Liquigas-Doimo), più volte piazzato negli sprint, e di Giampaolo Caruso (Team Katusha), terzo ad Alcoy.

Domani la Vuelta osserva il primo giorno di riposo: ripartirà martedì con la decima frazione, 175.7 km tra Tarragona e Vilanova i la Geltrú, caratterizzata da un’unica salita di prima categoria ad una trentina di chilometri dal traguardo, e dunque adattissima a colpi di mano nel finale.

Marco Regazzoni