L’INDISCIPLINA COSTA ANCORA CARA AI BOKS, MENTRE GLI ALL BLACKS DOMINANO IL TRI NATIONS

Seconda vittoria con bonus consecutiva nel Tri Nations per gli All Blacks, ora in cima alla classifica del torneo a punteggio pieno.

L’hanno fatto di nuovo: gli All Blacks hanno trasformato la loro fame nella seconda vittoria con bonus sui campioni del Mondo consecutiva nel giro di una settimana. Ora la Nuova Zelanda, dopo aver battuto il Sudafrica 31-17, guida a punteggio pieno la classifica del Tri Nations, mentre gli Springboks cercano di capire come arginare gli uomini in nero. Più fame, ma anche più inventiva e il dominio delle fasi statiche: quella che, prima del calcio di inizio del torneo, tutti consideravano il punto di forza da cui i sudafricani sarebbero partiti per conquistare il titolo senza rivali. E se stavolta il piede di Carter era in giornata no e la touche sudafricana è riuscita ad esprimersi al suo livello, una nuova sconfitta a un anno dalla Coppa del Mondo lascia il CT Peter de Villiers con molto su cui riflettere.

Come era già accaduto sabato scorso, anche stavolta l’indisciplina ha presentato il conto al Sudafrica: dopo soli quattro minuti di gioco Danie Rossouw, chiamato a sostituire lo squalificato Bakkies Botha, è stato ammonito lasciando la sua squadra in inferiorità per dieci minuti. Dieci minuti nei quali gli All Blacks si sono portati sul 10-0: prima una meta di potenza di Ma’a Nonu, poi un bel break di Piri Weepu a esporre le pecche difensive degli Springboks e servire la marcatura per Mils Muliaina. Al ritorno di Rossouw in campo, una punizione di Carter (primo centro al quarto tentativo) fissa il punteggio sul 13-0 alla mezz’ora, ma proprio il seconda linea sudafricano, prima ammonito, si riscatta segnando la prima meta della sua nazionale nel Tri Nations.

Nella ripresa ogni velleità di rimonta dei sudafricani, che nel frattempo si erano portati sul 13-10, viene spenta dai dilaganti All Blacks: prima l’ala Rene Ranger marca il suo esordio da titolare andando in meta, poi Weepu (chiamato a sostituire l’inefficace Carter dalla piazzola) centra i pali con una punizione e infine Israel Dagg, con una bellissima meta individuale, agguanta il punto di bonus per la Nuova Zelanda. Serve solo alle statistiche e all’orgoglio la meta finale di Schalk Burger.

Alla fine del match restano le critiche sudafricane alle nuove interpretazioni del regolamento e all’arbitraggio dell’irlandese Alain Rolland, colpevole di aver risparmiato un giallo a McCaw e di non aver sanzionato una carica irregolare di Rene Ranger durante l’azione della terza meta neozelandese. Resta però aperto il problema dell’indisciplina sudafricana: due ammonizioni nei minuti iniziali di altrettante partite, la squalifica di Bakkies Botha e ora quella per Jean de Villiers, colpevole di un placcaggio irregolare. Il Tri Nations si sposta dalla Nuova Zelanda all’Australia, e il Sudafrica avrà molto a cui pensare durante il proprio turno di riposo.

Sabato 17 luglio 2010
NUOVA ZELANDA – SUDAFRICA 31-17 (13-7)
Westpac Stadium, Wellington (NZL)

NUOVA ZELANDA: Muliaina – Jane, Smith, Nonu (73′ Cruden), Ranger (63′ Dagg) – Carter, Weepu (63′ Cowan) – Read, McCaw (c) (76′ Messam), Kaino – Donnelly (63′ Whitelock), Thorn – O.Franks (70′ B.Franks), Mealamu (76′ Flynn), Woodcock.

SUDAFRICA: Kirchner – J.de Villiers (41′ Aplon), Fourie, Olivier, Habana – M.Steyn, Januarie (53′ Pienaar) – Spies (70′ Kankowski), Louw, Burger – Matfield, Rossouw (53′ Bekker) – van der Linde (41′ BJ Botha), Smit (c) (76′ Ralepelle), Steenkamp.

ARBITRO: Alain Rolland (IRL)

MARCATORI
4′ amm. Rossouw RSA
7′ m. Nonu NZL 5-0
11′ m. Muliaina NZL 10-0
30′ p. Carter NZL 13-0
36′ m. Rossouw t. M.Steyn RSA 13-7
Fine Primo Tempo 13-7
42′ p. M.Steyn RSA 13-10
45′ m. Ranger NZL 18-10
51′ p. Weepu NZL 21-10
65′ m. Dagg t. Carter NZL 28-10
69′ m. Carter NZL 31-10
74′ m. Burger t. M.Steyn RSA 31-17
FINALE 31-17

CLASSIFICA: Nuova Zelanda 10, Australia* e Sudafrica 0.
* due partite in meno

Damiano Benzoni

WORLD LEAGUE: LA FINALE E’ SERBIA – MONTENEGRO

Come ai Campionati Europei del 2008, la finale della World League di Pallanuoto Maschile si disputerà tra Serbia e Montenegro

World LeagueEsattamente come nella finalissima degli Europei di due anni fa: a contendersi la nona edizione della World League di pallanuoto maschile saranno Serbia e Montenegro, con i primi favoriti d’obbligo e non solo perché avranno il vantaggio di giocare di fronte al pubblico amico di Niš. La nazionale di Dejan Udovičić, infatti, appena un anno fa si laureò campione del mondo a Roma ed è l’unica squadra che fino ad ora ha avuto nella Final Eight un cammino lineare: cinque incontri, cinque vittorie. Inoltre ha dato dimostrazione di grande forza, aggiudicandosi entrambe le sfide contro gli eterni rivali della Croazia: sia nella fase a gironi, sia nella semifinale di ieri i biancorossi – allenati peraltro da un serbo quale il leggendario Ratko Rudić – avevano fatto registrare una miglior partenza, aggiudicandosi il primo parziale. Ma poi la Serbia, trascinata anche dal tifo sugli spalti, ha rovesciato la situazione a proprio vantaggio ed anche questa volta non si lascia sfuggire la vittoria. Da segnalare, per la cronaca, i cinque gol di Andrija Prlainović, nazionale serbo ma nato a Dubrovnik, in Dalmazia. Dall’altra parte ci sarà un Montenegro che non senza difficoltà ha superato l’Australia: come era già accaduto contro la Serbia i gialloverdi mettono alle corde l’avversario e chiudono il primo tempo in vantaggio (3-1). Con il passare dei minuti, comunque, i balcanici prendono le misure all’avversario e riescono a ribaltare il risultato. Ancora una volta, dunque, gli australiani escono a testa alta dal confronto con una nazionale europea (e che nazionale!, il Montenegro campione europeo in carica) e così John Fox può dormire sonni tranquilli: la squadra ha metabolizzato alla perfezione l’addio di Pietro Figlioli e sarà certamente avversario da temere ai prossimi Mondiali.

Nella parte bassa del tabellone, scontato il successo della Spagna sul Sud Africa e degli Stati Uniti sulla Cina, sfida che qualche decennio fa avrebbe assunto ben altro fascino. Oggi si giocano tutte le finali: il pubblico di Niš già assapora l’ennesimo derby balcanico della propria squadra.

SEMIFINALI 5°-8° POSTO

STATI UNITI-CINA 13-6 (1-1, 4-2, 4-0, 4-3)

STATI UNITI: Moses, Varellas 3, Sharf 1, Powers 1, Wright, Alexander, Bukner, Azevedo 4, Bailey 3, Hutten, Smith, Krumpholz 1, Stevens. All. Schroeder.
CINA: Ge, Tan, Liang, Yu, Guo, Pan 1, Y. Wang, Xie, Li 2, B. Wang 2, Han, Liand 1, Wu. All. Cai.
ARBITRI: Golijanin (Serbia) e Pinker (Sud Africa).
NOTE: superiorità numeriche Stati Uniti 7, Cina 7.

SPAGNA-SUD AFRICA 12-1 (2-0, 4-0, 4-0, 2-1)

SPAGNA: I. Aguilar, M. García, Martín 1, G. López 1, Molina 2, Minguell 1, Gallego 1, Español, Valles 3, Perrone 1, Mallarach 1, X. García 1, D. López. All. R. Aguilar.
SUD AFRICA: Belcher, Card, Stewart, McCarthy, Manson, Kyte, Samuel, Bell, Downes, Naidoo, Molyneux 1, Spencer, Kemp. All. Rowe.
ARBITRI: Peris (Croazia) e Wang Yaqi (Cina).

SEMIFINALI 1°-4° POSTO

MONTENEGRO- AUSTRALIA 8-6 (1-3, 3-0, 2-2, 2-1)

MONTENEGRO: Radić, Brguljan, Pasković, Danilović, Vukčević, Tičić, M. Janović 2, N. Janović, Ivović 3, Zloković 3, Gojković, Jokić, Šćepanović. All. Porobić.
AUSTRALIA: Stanton, Maitland, Miller 1, Swift, Younger, Cotterill 1, O’Halloran, McGregor 1, Martin 2, Campbell 1, Baird, Howden, Dennerley. All. Fox.
ARBITRI: Gomez (Italia) e Rostard (Stati Uniti).
NOTE: superiorità numeriche Montenegro 11, Sud Africa 12.

CROAZIA-SERBIA 11-14 (5-4, 3-4, 2-4, 1-2)

CROAZIA: Nižić, Burić, Bošković 5, Dobud 1, Joković 1, Karač, Marković 1, Bušlje, Sukno 2, Muslim 1, Paškvalin, Obradović, Pavić. All. Rudić.
SERBIA: Soro, Avramović, Gocić, V. Udovičić 2, Vapenski, D. Pjetlović 2, Nikić, Aleksić 1, Rađen 1, Filipović 4, Prlainović 5, Mitrović 1, G. Pjetlović. All. D. Udovičić.
ARBITRI: Naumov (Russia) e Bock (Germania).
NOTE: superiorità numeriche Croazia 20, Serbia 16.

OGGI IN ACQUA

FINALE 7°-8° POSTO ore 10.00 CINA-SUD AFRICA
FINALE 5°-6° POSTO ore 11.00 STATI UNITI-SPAGNA
FINALE 3°-4° POSTO ore 18.30 CROAZIA-AUSTRALIA
FINALE 1°-2° POSTO ore 20.00 SERBIA-MONTENEGRO

Simone Pierotti

IERI & OGGI: FABIO ON PENSE À TOI

Morire a venticinque anni andando in bicicletta. Il destino è spesso cinico come nel caso di Fabio Casartelli morto sulle strade del Tour il 18 luglio 1995.

Fabio CasartelliIl Tour de France arriva oggi in zona Pirenei e domani nella tappa Pamiers – Bagneres de Luchon affronterà dopo un centinaio di chilometri il Col de Portet d’Aspet, asperità di media difficoltà appena sopra i mille metri d’altezza.

Sulle stesse strade, 15 anni fa, il 18 luglio 1995, “Fabio ha chiuso gli occhi. Per sempre” come aprì la sua drammatica cronaca sulla Gazzetta dello Sport Pier Bergonzi. Era l’ultimo Tour dell’era Indurain che a Parigi conquisterà la sua quinta maglia gialla consecutiva, un ventiquattrenne Lance Armstrong è nel cuore della sua prima vita ciclistica, il giorno prima a Guzet Neige si era imposto per distacco Marco Pantani. Nella squadra di Lance Armstrong, la Motorola, è iscritto un venticinquenne al terzo anno da professionista dopo una luminosa carriera da dilettante culminata nella medaglia d’Oro alle Olimpiadi di Barcellona: Fabio Casartelli.

Quel 18 luglio il programma presenta uno dei più classici tapponi pirenaici: Portet d’Aspet, Menté , Peyresourde, Aspin, Tourmalet. E’ quindi naturale che sul Portet d’Aspet a soli 35 km dalla partenza il gruppo scollini a ranghi compatti e si getti a capofitto nella discesa verso Ger-de-Boutx. “Caduta grave” gracchia Radio Corsa, in una curva verso sinistra è l’ecatombe: il francese Dante Rezze finisce diritto giù nella scarpata e verrà tirato su con una corda, Perini, Museeuw e Breukink riescono a rialzarsi e ripartire. Ci si affanna intorno a Baldinger che urla e ha una frattura esposta del bacino, lì vicino una pozza di sangue preannuncia la tragedia. Fabio Casartelli, in un ciclismo senza caschi e senza protezioni sulle strade, ha picchiato la testa sul lato sinistro con violenza contro un blocco di cemento che limita la strada, uno dei tanti paracarri che fungono da protezione per le auto nelle strade montane francesi.

Non c’è nulla da fare e anche il trasporto d’urgenza all’ospedale di Tarbes è inutile: dopo un’agonia di due ore, Fabio, che non ha mai ripreso conoscenza, chiude gli occhi. Per sempre. Quindici anni fa come adesso lo spettacolo deve continuare: tra chi dice di non essere stato informato e chi difende la filosofia del “show must go on” la tappa arriva a Cauterets, vince Virenque tra baci delle miss e champagne. Solo il giorno dopo il grande circo dedica la sua attenzione al dramma consumato: da Tarbes a Pau il gruppo passeggia, quasi in processione, e concede alla Motorola l’arrivo in prima fila. Tre giorni dopo a Limoges, Lance Armstrong vince in solitaria la tappa che sulla carta doveva vedere l’affondo di Casartelli. Dita rivolte al cielo per l’ultimo saluto a Fabio.

“Fabio, on pense à toi”, reciterà l’anno successivo uno striscione sui Pirenei.

Massimo Brignolo

DAVIDE DIELI NUOVO CAMPIONE ITALIANO DEI PESI PIUMA

Davide Dieli strappa a Massimo Morra la corona tricolore dei Pesi Piuma.

Davide DieliIn uno scenario davvero incredibile, nella pineta di Marina di Grosseto all’interno del Village “Cieloverde”, uno dei più grandi d’Italia, Rosanna Conti Cavini ha messo in scena una bella riunione che, oltre alla boxe, intendeva premiare anche il regista Rai Giancarlo Tomassetti, che proprio venerdì 16 ha lasciato il lavoro per la meritata pensione. A tenere il clou c’ha pensato il bel match valevole per il titolo italiano dei pesi piuma detenuto da Massimo Morra, appena ingaggiato dalla manager Monia Cavini, contro il romano Davide Dieli. Morra, quasi 37enne, Dieli, 31enne domani (auguri) hanno dato vita a un bella bella contesa all’arma bianca che, dopo le prime due riprese a favore del campione, che nella seconda ripresa ha fatto traballare lo sfidante con un gran gancio destro, ha visto un quasi autentico monologo di Dieli, bravissimo a colpire in anticipo e con un pizzico di potenza un Morra generossissimo che veniva sempre avanti. Cinque, due e un punto per Dieli, nuovo campione italiano, i verdetti dei giudici. Dieli raccoglie il primo squillo di una carriera che lo aveva visto finora affrontare quasi solamente collaudatori stranieri che in una occasione lo avevano anche battuto.

Il retroscena racconta però dell’ingenuità di Morra che non ha denunciato un infortunio alla mano destra, che poi gli è stata ingessata, durante il terzo round: il regolamento dice che entro la quarta ripresa un infortunio fa scattare il no contest, e il ragazzo di Civitavecchia avrebbe conservato il titolo. Onore alla sportività e al coraggio.

Per il resto della serata solita vittoria sbrigativa di Andrea Di Luisa, campione italiano dei supermedi e fenomenale picchiatore, che ha impiegato meno di un round a mettere ko tecnico l’ungherese Olah (nona vittoria su nove, tutte prima del limite!), mentre ha sofferto un po’ il giovane Giuseppe Di Micco, alla settima vittoria in carriera, nel venire a capo dell’ostico romeno Nicolae ai punti in sei riprese. Per Di Micco è l’avvicinamento decisivo al titolo italiano dei supergallo di Massimo Deidda.

Andrea Bacci

TOUR: UN “VINO” D’ANNATA TRIONFA A REVEL

Prima dei Pirenei, Vinokurov trova la vittoria dopo la crisi di ieri in casa Astana; la mglia verde ritorna sulle spalle di Petacchi

Alexandre VinokurovAvvicinandosi sempre più ai Pirenei, il Tour de France offre una serie di tappe comunque mosse ed interessanti: se quella di ieri ha visto una vera e propria bagarre tra gli uomini di classifica, anche quella odierna presenta un percorso vallonato, ricco di insidie e adatto anche a colpi di mano nel finale. I 196 km tra Rodez e Revel presentano infatti cinque gran premi della montagna di quarta e terza categoria, con una salita di 1900 metri al 6% che termina a 8 km dal traguardo. Il comune dell’Alta Garonna dove si conclude la frazione odierna ha già ospitato il Tour in diverse occasioni: l’ultima volta fu nel 2005, con una grande vittoria del Falco della Val Seriana Paolo Savoldelli, allora compagno di squadra del dominatore Lance Armstrong.

Oggi ci vogliono soltanto 5 km prima che parta la fuga di giornata, composta da Sylvain Chavanel (Quick Step), da Juan Antonio Flecha (Team Sky) e da Pierrick Fedrigo (Bbox Bouygues Telecom). Si tratta di tre ottimi passisti: Chavanel ha già vinto due tappe in questa Grande Boucle, indossando per altrettanti giorni la maglia gialla; Flecha è il classico corridore da fuga, già vincitore della frazione di Tolosa al Tour 2003 e di un Campionato di Zurigo; Fedrigo, campione nazionale francese nel 2005, vanta già due successi al Tour de France. I tre, a differenza degli attaccanti di ieri, non rappresentano assolutamente un problema per gli uomini di classifica e per il leader Andy Schleck, e dunque il loro vantaggio sale rapidamente fino ai 5-6 minuti, ma non oltre perché comunque la Lampre-Farnese Vini di Petacchi pensa che lo spezzino, nonostante il tracciato vallonato, abbia comunque chance di vittoria, e impone dunque un ritmo regolare per tenere sotto controllo il terzetto al comando. Il lavoro di Simon Spilak e Adriano Malori per la squadra italiana e di Maxime Monfort per la HTC-Columbia di Cavendish permette al plotone principale di recuperare secondi su secondi: così, nonostante molti potessero pensare all’azione del terzetto come quella decisiva, ai -10 il gruppo è compatto, dopo aver completato l’inseguimento ai fuggitivi. Si arriva quindi all’ultima salita, sulla quale le squadre dei velocisti contano di tenere le fila serrate: tuttavia, Alessandro Ballan (BMC) prova ad attaccare in solitaria, però al termine della salita rinviene su di lui, a velocità doppia, il kazako Vinokurov (Astana), ancora deluso dal piazzamento di ieri. Per Ballan non c’è nulla da fare, e dietro nessuna squadra è in grado di riorganizzarsi per inseguire il compagno di Contador: Vinokurov, con un’azione da manuale, coglie la sua settima vittoria di tappa al Tour de France, tre anni dopo quello scandalo-doping che lo costrinse ad abbandonare la corsa e a subire una lunga squalifica. Sceso dalla bicicletta, il vincitore abbraccia Contador, ponendo fine alle polemiche nate ieri per lo scatto della spagnolo che di fatto è andato a riprendere il compagno di squadra, in fuga da inizio tappa. Ad una quindicina di secondi arriva il gruppo principale, comunque frazionato, e Cavendish precede Petacchi per il secondo posto, ma lo spezzino riconquista l’agognata maglia verde ai danni di Hushovd, solo ottavo al traguardo.

Domani, la quattordicesima tappa partirà da Revel: dopo un centinaio di chilometri relativamente tranquilli, il gruppo dovrà affrontare il Port de Pailhhères, 15.5 km al 7.9%, salita hors categorie ideale preambolo dell’ascesa sulla quale si concluderà la tappa, i 7.8 km all’8.2% che porteranno i corridori ad Aix-3-Domaines.

Sabato 17 luglio 2010
Tour de France, tredicesima tappa
Rodez – Revel (196 km)

ORDINE D’ARRIVO:

Ciclista Squadra Tempo
1. Alexander VINOKUROV Astana 4h26’26”    (media 44,1km/h)
2. Mark CAVENDISH
Team HTC-Columbia a 13″
3. Alessandro PETACCHI
Lampre-Farnese Vini stesso tempo
4. Edvald BOASSON HAGEN
Team Sky stesso tempo
5. José Joaquin ROJAS
Caisse d’Epargne stesso tempo

CLASSIFICA GENERALE:

Ciclista Squadra Tempo
1. Andy SCHLECK
Saxo Bank 63h08’40”
2. Alberto CONTADOR Astana a 31″
3. Samuel SÁNCHEZ
Euskaltel-Euskadi a 2’45
11. Ivan BASSO
Liquigas Doimo a 5’30”

MAGLIA VERDE (punti):

Ciclista Squadra Punti
1. Alessandro PETACCHI
Lampre-Farnese Vini 187
2. Thor HUSHOVD
Cérvelo 185
3. Mark CAVENDISH
Team Htc-Columbia 162

MAGLIA A POIS (montagna):

Ciclista Squadra Punti
1. Anthony CHARTEAU Bbox Bouygues Tlc 107
2. Jérôme PINEAU
Quick Step 92
3. Mario AERTS Omega Pharma-Lotto 65

MAGLIA BIANCA (giovani):

Ciclista Squadra Tempo
1. Andy SCHLECK
Saxo Bank 63h08’40”
2. Robert GESINK
Rabobank a 4’27”
3. Roman KREUZIGER
Liquigas-Doimo a 5’16”

Marco Regazzoni