DEL BOSQUE: “RISCHIATO DI PERDERE MA SIAMO CAMPIONI DEL MONDO”

Iniesta omaggia Dani Jarque“Innanzitutto, complimenti all’Olanda. Perché non ci ha permesso di giocare con tranquillità”. Vicente Del Bosque è il primo a presentarsi in sala stampa, ai microfoni dei giornalisti. E, naturalmente, se la ride sotto i baffi. “Quando Robben ha fallito quell’occasione nel secondo tempo, ho capito che ce l’avremmo fatta. E, quando è entrato Fabregas, la partita è cambiata: abbiamo dato più profondità alle nostre azioni e abbiamo avuto le occasioni migliori, anche con Ramos e Villa. Abbiamo persino rischiato di perdere, è vero, ma questo è il calcio. E comunque, siamo campioni del mondo”. Il tecnico iberico si toglie qualche sassolino dalle scarpe: in patria, quando lo cacciarono dal Real Madrid, dissero che era un tassista che non era in grado di guidare una Ferrari. E anche in tempi di Mondiale gli contestavano la scelta di giocare con il doppio mediano, sacrificando Fabregas in panchina. “Mi vengono in mente tante persone a cui dedicare questa vittoria, ma me le tengo per me”. Nell’epopea del colonialismo, la Spagna conquistà Sud America e Filippine, ma non l’Africa: chissà, da stasera il nome di Del Bosque potrebbe figurare sui libri di storia a fianco di quelli di Cortés e Pizarro.

Subito dopo il gol decisivo, Iniesta si è tolto la maglia da gioco ed ha mostrato una t-shirt: “Dani Jarque siempre con nosotros”, Dani Jarque sempre con noi. Jarque era un giocatore dell’Espanyol, l’altra squadra di Barcellona, morto lo scorso 8 agosto a Coverciano per un infarto. Il dolore e la vittoria uniscono le due metà della città catalana. “Incredibile, non ci sono parole, una gioia immensa: dopo il gol ho pensato alla mia famiglia e a tutti quelli che amo. Partita durissima, ma abbiamo meritato”.

Tre finali, tre sconfitte: la Coppa del Mondo sembra proprio maledetta per l’Olanda. Bert van Marwijk è andato vicino a far meglio di Rinus Michels, il profeta del calcio totale: “Alla vigilia nessuno si aspettava che arrivassimo in finale, ancora qualche minuto e saremmo addirittura andati ai rigori. Abbiamo avuto una grandissima occasione con Robben: non ne ho la certezza, ma se avesse segnato forse avremmo vinto noi il Mondiale. Volevamo vincere la Coppa, avremmo potuto farcela”. Amara quanto precisa l’analisi del capitano van Bronckhorst: “La Spagna ha iniziato meglio rispetto a noi, la partita poi è stata molto aperta e con occasioni da entrambe le parti: le migliori, però, sono capitate a noi”. L’Olanda si congeda dal Mondiale con due immagini, una bella, l’altra meno. Nonostante la delusione e la rabbia nei confronti del direttore di gara, i giocatori hanno stretto la mano agli spagnoli a fine partita, dando vita ad un terzo tempo che nel calcio, soprattutto in simili occasioni, è sempre più una rarità. Ma le telecamere hanno pizzicato anche van Marwijk che, ricevuta la medaglia d’argento, se l’è immediatamente tolta dal collo. Non certo il massimo della sportività.

Simone Pierotti

SPAGNA CAMPIONE!

SpagnL’eroe che non ti aspetti. Tutti a fantasticare sul duello tra Sneijder e Villa non solo per la Coppa del Mondo, ma anche per la classifica cannonieri e, probabilmente, pure per il Pallone d’oro. E invece, a decidere la finale di Sud Africa 2010 – e a regalare il primo Mondiale della sua storia alla Spagna – è stato Andrés Iniesta, onesto centrocampista del Barcellona. Lui, cresciuto nella cantera blaugrana, è il simbolo della vittoria di una certa filosofia di fare sport in Spagna, non solamente nel calcio: le affermazioni nel basket, nel ciclismo, nel tennis sono figlie di una politica improntata sui settori giovanili che, adesso, ha portato i suoi frutti. E così, con il quarto 1-0  consecutivo, la Spagna sale sul gradino più alto del podio. La Coppa del Mondo si rivela, invece, ancora una chimera per l’Olanda: tre
sconfitte in altrettante finali (1974, 1978 e adesso 2010). Proprio nel momento decisivo sono mancati i due uomini migliori, Robben e Sneijder. E ora chissà quando verrà spezzato il malvagio incantesimo

Si accendono i riflettori sulla finale: Nelson Mandela fa il giro d’onore nello stadio di Johannesburg ed è forse il momento più emozionante dell’intero Mondiale. Poi entrano le squadre: Del Bosque e van Marwijk schierano due formazioni identiche, affidandosi ad un solo attaccante – peraltro più di movimento che di peso – supportato da tre mezzepunte. Lo spagnolo lascia ancora in panchina Torres e dà fiducia a Pedro del Barcellona, l’olandese recupera van der Wiel e de Jong e può così mandare in campo l’undici ideale. Si intuisce fin da subito quale sarà il leit motiv della finale del primo Mondiale in terra africana: la Spagna offre qualche lampo di gioco, l’Olanda si limita ad impedire che gli iberici possano esprimersi al meglio, ricorrendo più volte alle maniere ruvide. La prima emozione la regala Sergio Ramos dopo quattro minuti, impegnando di testa Stekelenburg sugli sviluppi di una punizione: l’esterno difensivo del Real Madrid non disdegna qualche incursione offensiva ed impensierisce ancora la difesa in maglia arancione, costringendo Heitinga a rifugiarsi in angolo su un pericoloso tiro-cross. Sull’azione susseguente Villa calcia di prima intenzione di sinistro, ma colpisce solo la rete esterna, dando l’illusione del gol.

E l’Olanda? La risposta dell’undici di van Marwijk è tutta in una conclusione di Kuyt dalla distanza facile preda di Casillas, propiziata da una leggerezza di Busquets, e in una punizione telefonata di Sneijder. Il ct arancione sa che la forza della Spagna è soprattutto nelle eminenze grigie del suo centrocampo: così si spiegano i (pesanti) falli di Van Bommel e de Jong ai danni di Iniesta e Xabi Alonso, che sarebbero potuti essere sanzionati con l’espulsione diretta. Sembra il destino della Spagna, quello di ritrovarsi di fronte avversari che preferiscono affidarsi alla tattica del “non gioco”: era successo contro Portogallo e Paraguay, accade anche contro l’Olanda, aggressiva ed attendista. All’intervallo saranno tre i cartellini gialli sventolati da Webb agli olandesi: oltre ai due mediani viene ammonito pure van Persie. L’ultimo sussulto della prima frazione lo regalano Pedro (conclusione a lato dopo una buona percussione centrale) e Robben (sinistro sul primo palo, con Casillas che spedisce in angolo). Partita dura e con i nervi a fior di pelle, poco spettacolo in campo.

La ripresa inizia nella stessa, identica maniera: la Spagna attacca e crea (Capdevila cicca malamente la palla da ottima posizione), l’Olanda ricorre sistematicamente al fallo e così pure van Bronckhorst e Heitinga finiscono sul taccuino del direttore di gara. Al quarto d’ora Del Bosque si gioca la prima sostituzione, richiamando Pedro e rimpiazzandolo con il suo sostituto naturale Jesús Navas. Ma, paradossalmente, un minuto dopo l’Olanda confeziona l’occasione più nitida dell’incontro: Sneijder innesca magnificamente Robben che fugge verso la porta di Casillas e calcia di piatto, trovando però la deviazione decisiva di piede del capitano spagnolo. Una parata che vale quanto il gol di un attaccante. Passano pochi minuti e la chance capita alle Furie rosse con Navas che punta van Bronckhorst, entra in area e serve sulla sinistra Villa: il tiro da due passi, a botta sicura, viene alzato oltre la traversa da Heitinga che, di fatto, aveva servito il pallone sui piedi del neoattaccante del Barcellona. Nel frattempo anche van Marwijk cambia uomini ma non assetto, spedendo Elia al posto di Kuyt. Ancora brividi nel finale: Sergio Ramos, tutto solo nel cuore dell’area, non inquadra di testa su corner di Xavi, mentre Robben si divora nuovamente il gol del vantaggio con un’azione fotocopia, con Casillas ancora bravo a chiudergli la porta. Quando la partita si avvia verso i supplementari, Del Bosque decide che è il momento di Fabregas, in campo al posto di Xabi Alonso.

La proroga si apre subito con un episodio da moviola: serie di contrasti in area dell’Olanda, Heitinga colpisce in maniera scomposta su Xavi all’altezza del dischetto e i dubbi sulla regolarità del’intervento permangono. La stanchezza inizia a battere cassa e così le maglie delle due difese si aprono: Fabregas e Villa si ritrovano in superiorità numerica, il genietto dell’Arsenal pecca di egoismo, così come Pedro contro la Germania, ed anziché servire il compagno preferisce concludere, senza tuttavia trovare il raddoppio. Poco dopo, Mathijsen spedisce alto di testa, con Casillas uscito a vuoto, sugli sviluppi di un calcio piazzato. La porta di Stekelenburg sembra stregata: van Bronckhorst devia un diagonale di Navas che dà l’illusione del gol e strozza in gola l’urlo di gioia degli spagnoli. Frattanto van der Vaart rileva il condottiero de Jong, un cambio che van Marwijk aveva effettuato anche in semifinale: un’Olanda a trazione anteriore che, forse, inizia a preparare i suoi migliori tiratori in vista dei rigori. Iniziano i secondi quindici minuti di tempi supplementari e Del Bosque decide di dar fiducia al suo uomo fin qui più in ombra, Fernando Torres, togliendo un generoso Villa. Ma è Iniesta a decidere il Mondiale. Prima propizia la seconda ammonizione di Heitinga, regalando così alla Spagna la superiorità numerica per dieci minuti buoni. Poi segna il gol che qualsiasi calciatore sogna di marcare: cross di Torres respinto dalla difesa olandese, Fabregas riprende la palla e serve sulla destra il mediano del Barcellona che scaraventa in rete con un diagonale potente, evitando il ritorno di van der Vaart e trascinando la Spagna sulla vetta del mondo. Un anno fa il 26enne giocatore presentò il suo libro “Un año en el paraíso”. Adesso, forse, è il caso di aggiungere un nuovo capitolo.

Domenica 11 luglio 2010
SPAGNA – OLANDA 1-0 (0-0, 0-0) dts
Soccer City, Johannesburg

SPAGNA: Casillas (c), Ramos, Piqué, Puyol, Capdevila, Busquets, Iniesta, Xavi Hernández, Xabi Alonso (87′ Fabregas), Pedro (59′ Navas), Villa (106′ Torres).

OLANDA: Stekelenburg, van der Wiel, Heitinga, Mathijsen, van Bronckhorst (105′ Braafheid), van Bommel, De Jong (97′ van der Vaart), Robben, Sneijder, Kuyt (70′ Elia)

ARBITRO: Webb (ENG)

GOL: 116′ Iniesta (SPA)

NOTE:Espulso Heitinga per doppia ammonizione al 109′ Ammoniti Van Persie, Puyol, Van Bommel, Sergio Ramos, De Jong, Van Bronckhorst, Heitinga, Capdevila, Robben, Van der Wiel, Mathijsen, Iniesta, Xavi

Simone Pierotti

TOUR: AD AVORIAZ I PRIMI VERDETTI, SCHLECK C’E’, LANCE NO

Andy Schleck vince la prima vera tappa di montagna del Tour, mentre è notte fonda per Lance Armstrong. Maglia Gialla a Cadel Evans

Andy SchleckDopo l’antipasto di ieri, il Tour de France affronta nella tappa odierna il suo primo arrivo in salita: si giunge a Morzine-Avoriaz, sulla montagna che in passato ha visto trionfare gente come Lucien Van Impe, Bernard Hinault e Piotr Ugrumov, al termine di 189 km senza un metro di pianura, con due salite di quarta categoria, una di terza e il Col de la Ramaz (prima categoria), oltre all’ascesa finale.

Sin dai primissimi chilometri molti corridori cercano di portar via la fuga buona, ma oggi si fa più fatica rispetto agli altri giorni: infatti, nonostante alcune cadute nei primi chilometri (tra i corridori coinvolti anche Cadel Evans),  i primi attaccanti vengono ripresi immediatamente, e solamente nella discesa del Petit Joux, la prima asperità di giornata, sette atleti riescono a fare il vuoto. Il primo a partire è Mario Aerts (Omega Pharma-Lotto), esperto passista belga, già vincitore di una Freccia Vallone; lo seguono Imanol Erviti (Caisse d’Epargne), navarro già all’attacco nelle prime tappe; Koos Moerenhout (Rabobank), trentasettenne olandese campione nazionale nel 2007 e nel 2009; Christophe Riblon (Ag2r-La Mondiale), pistard francese; Benoit Vaugrenard (Française des Jeux), ventottenne passista-scalatore; e infine la coppia in forza alla Cofidis composta da Amaël Moinard e Sébastien Minard. Sulla Ramaz, quando il vantaggio dei fuggitivi si aggira ancora sui 3’30’’, restano davanti solo Moerenhout, Aerts e Moinard, mentre gli altri cedono di netto. E sul primo vero colle di questo Tour, c’è anche la prima vera sorpresa: infatti, Lance Armstrong (Team RadioShack), forse complice anche una dolorosa caduta poco prima dell’ascesa, si stacca dal gruppo di Contador, Basso e gli altri “big” di classifica, e, scortato fedelmente da Janez Brajkovic, perde svariati minuti e con essi le sue chance di vincere la sua ottava Grande Boucle.

Sull’ultima salita gli Astana fanno un ritmo infernale, riagganciando gli ultimi fuggitivi ai meno 5 grazie alle trenate di Tiralongo, Vinokourov e Navarro. Quando si sposta anche quest’ultimo,  pare che Contador sia prossimo all’attacco ma in realtà, per un paio di chilometri, ci sono solo tentativi poco decisi da parte di Gesink, ben rintuzzati dagli altri favoriti: si stacca solamente il britannico Bradley Wiggins, con lo stesso Basso che sembra più volte vicino a mollare, ma alla fine chiuderà con i migliori. Lo scatto decisivo, per quanto non possa ovviamente creare grandi distacchi, lo fanno Andy Schleck (Saxo Bank) e Samuel Sánchez (Euskaltel-Euskadi), che guadagnano una manciata di secondi sul gruppetto: il lussemburghese ha la meglio nello sprint a due, vincendo la sua prima tappa al Tour de France. Venticinque anni, già a podio sia al Giro che al Tour, il fratello di Frank sembra avere trovato la mentalità giusta per imporsi definitivamente a questi livelli, ma ovviamente saranno i Pirenei i giudici finali sulle sue possibilità. La maglia gialla, complice il crollo preventivato di Chavanel, passa sulle spalle del campione del mondo Cadel Evans. Per la cronaca, Armstrong arriva proprio insieme all’ormai ex leader della corsa, a quasi 12’ dal vincitore.

Domani la Grande Boucle godrà del primo giorno di riposo: si riprenderà martedì col traguardo a Saint Jean de Maurienne, dopo quattro salite molto impegnative, comunque lontane dalla conclusione.

Domenica 11 luglio 2010
Tour de France, ottava tappa
Station des Rousses – Morzine-Avoriaz (189 km)

ORDINE D’ARRIVO:

Ciclista Squadra Tempo
1. Andy SCHLECK Saxo Bank 4h54’11”
(media 38,5 km/h)
2. Samuel SÁNCHEZ
Euskaltel-Euskadi stesso tempo
3. Robert GESINK
Rabobank a 10″
4. Roman KREUZIGER
Liquigas-Doimo stesso tempo
5. Alberto CONTADOR Astana stesso tempo

9. Ivan BASSO Liquigas-Doimo stesso tempo

CLASSIFICA GENERALE:

Ciclista Squadra Tempo
1. Cadel EVANS
BMC 37h57’09”
2. Andy SCHLECK Saxo Bank a 20″
3. Alberto CONTADOR
Astana a 1’01”
13. Ivan BASSO
Liquigas Doimo a 2’41”

MAGLIA VERDE (punti):

Ciclista Squadra Punti
1. Thor HUSHOVD Cérvelo 118
2. Alessandro PETACCHI Lampre-Farnese Vini
114
3. Robbie MCEWEN
Team Katusha 105

MAGLIA A POIS (montagna):

Ciclista Squadra Punti
1. Jérôme PINEAU Quick Step 44
2. Sylvain CHAVANEL
Quick Step 36
3. Andy SCHLECK
Saxo Bank 30

MAGLIA BIANCA (giovani):

Ciclista Squadra Tempo
1. Andy SCHLECK
Saxo Bank 37h57’29”
2. Roman KREUZIGER
Liquigas Doimo a 1’25”
3. Robert GESINK
Rabobank a 2’17”

Marco Regazzoni

F1: SILVERSTONE, VINCE WEBBER

Mark Webber
Foto: Ansa.it

A Silverstone 2010 si è visto di nuovo il vero Mark Webber. Una roccia, granitico, dentro e fuori dell’abitacolo. Non si è fatto influenzare dalla decisione del team di riservargli il telaio scartato da Vettel; non è stato zitto di fronte all’altra decisione della Red Bull di privilegiare il compagno tedesco per l’utilizzo dell’unica nuova ala anteriore; ha chiuso la visiera e dal primo metro di gara ha fatto valere la sue legge, la legge dei piloti che arrivano dalla terra di due ossi duri del calibro di Jack Brabham e Alan Jones. Per Sebastian Vettel la gara si è complicata subito al via, prima con una partenza fiacca, e poi con una leggera toccatina da parte di Lewis Hamilton che gli ha forato una gomma posteriore costringendolo a un giro completo a ruota sgonfia.

Quello che non era riuscito a Hamilton alla prima curva di Valencia riesce alla prima di Silverstone, anche qui l’inglese cerca di infilarsi con il muso e se in Spagna non c’erano state conseguenze questa volta per il tedesco è calato il buio. D’altra parte Vettel ha fatto il massimo possibile per complicarsi la vita, con un’esitazione di troppo in partenza, e poi hai voglia di lamentarsi del traffico. Si è rifatto in parte con una grande rimonta – certo favorita dall’ingresso della Safety Car – e a tutta una serie di sorpassi che lo hanno se non altro portato in zona punti, ma certi errori gli stanno facendo perdere il treno per il mondiale

Gara da dimenticare per la Ferrari, per Alonso, ma anche per Massa. Alonso però deve prima di tutto prendersela con se stesso, per la sua partenza lenta che lo ha relegato lontano dalla lotta tra i primi; per il suo contatto con Massa che ha messo fuori gioco subito il brasiliano; per il suo  – e della squadra – non rendersi conto che dopo un sorpasso con taglio nei confronti di Kubica una qualche decisione dei commissari era da aspettarsela. E’ arrivata la stessa penalizzazione inflitta ad Hamilton a Valencia – e qui conviene ancora una volta calare un velo pietoso su certe decisioni – ma gli effetti sono stati completamente squilibrati dalle vicende in pista e dall’ingresso della Safety Car.

Viene solo da pensare che anni fa all’esterno di quella chicane ci sarebbe stata solo sabbia e ghiaia, e allora non sarebbe stata necessaria nessuna decisione di commissari, la lotta Kubica – Alonso si sarebbe risolta a favore di uno dei due nella natura delle corse, natura stravolta da certe vie di fuga troppo buone e permissive e dalla “febbre” da penalizzazione a tavolino manifestata troppe volte dalla FIA e dai propri funzionari.

Ancora più deludente di Alonso, Felipe Massa, che si è lasciato travolgere dalla spirale negativa che ha imprigionato la gara inglese della Ferrari.  Superlativo Lewis Hamilton, che ha viaggiato costantemente a pochi secondi dalla Red Bull di Webber, portandosi a casa un secondo posto che vale il mantenimento della leadership nel campionato. Anche Jenson Button con l’altra McLaren si è ripreso quel ruolo perso momentaneamente nei due giorni di prove: per il campione del mondo in carica un quarto posto miracoloso – per lui che partiva dalla quattordicesima posizione – ancora una volta frutto della sua immensa razionalità applicata alle corse, che solo in Lauda e Prost ha avuto eguali nel recente passato. Sul terzo gradino del podio un – finalmente – determinato e grintoso Nico Rosberg che tiene a bada il gruppo degli inseguitori ai due battistrada e si guadagna un podio meritatissimo. Da sottolineare anche la coppia Barrichello-Kobayashi che ripetono a braccetto le belle prestazioni di Valencia classificandosi al quinto e sesto posto.

Kubica autore di un bella partenza e protagonista del fattaccio con Alonso subisce il primo ritiro della stagione, a punti oltre a Vettel settimo, anche Sutil – uomo veloce e corretto come pochi – lo Schumacher formichina 2010, e un buon Hulkenberg. Certo che i primi due si sono avvantaggiati dal “taglio” effettuato al gruppo da parte della Renault di Kubica partito bene e alle prese con una macchina non troppo veloce, ma l’impressione è che comunque – fuori gioco Vettel e Alonso – la gara sarebbe stata comunque affare loro. Certo che adesso in casa Red Bull la situazione sembra tutt’altro che tranquilla, in Ferrari – per altri motivi – anche; solo in Mclaren, con Hamilton e Button in cima alla classifica piloti, sembrano sempre e comunque sorridere.

Ecco comunque la classifica del Gp d’Inghilterra 2010 e le classifiche di campionato aggiornate:

Pos. # Driver Team
1 6 Mark Webber Red Bull
2 2 Lewis Hamilton McLaren
3 4 Nico Rosberg Mercedes
4 1 Jenson Button McLaren
5 9 Rubens Barrichello Williams
6 23 Kamui Kobayashi Sauber
7 5 Sebastian Vettel Red Bull
8 14 Adrian Sutil Force India
9 3 Michael Schumacher Mercedes
10 10 Nico Hülkenberg Williams
11 15 Vitantonio Liuzzi Force India
12 16 Sebastien Buemi Toro Rosso
13 12 Vitaly Petrov Renault
14 8 Fernando Alonso Ferrari
15 7 Felipe Massa Ferrari
16 18 Jarno Trulli Lotus
17 19 Heikki Kovalainen Lotus
18 24 Timo Glock Virgin
19 20 Karun Chandhok HRT
20 21 Sakon Yamamoto HRT

Classifica Piloti

Position Driver Points
1 Lewis Hamilton 145
2 Jenson Button 133
3 Mark Webber 128
4 Sebastian Vettel 121
5 Fernando Alonso 98
6 Nico Rosberg 90
7 Robert Kubica 83
8 Felipe Massa 67
9 Michael Schumacher 36
10 Adrian Sutil 35
11 Rubens Barrichello 29
12 Kamui Kobayashi 15
13 Vitantonio Liuzzi 12
14 Sebastien Buemi 7
15 Vitaly Petrov 6
16 Jaime Alguersuari 3
17 Nico Hülkenberg 2
=18 Pedro de la Rosa 0
=18 Karun Chandhok 0
=18 Heikki Kovalainen 0
=18 Lucas di Grassi 0
=18 Jarno Trulli 0
=18 Bruno Senna 0
=18 Timo Glock 0
=18 Sakon Yamamoto 0

Classifica Costruttori

Position Team Points
1 McLaren 278
2 Red Bull 249
3 Ferrari 165
4 Mercedes 126
5 Renault 89
6 Force India 47
7 Williams 31
8 Sauber 15
9 Toro Rosso 10
=10 HRT 0
=10 Lotus 0
=10 Virgin 0

Andrea Corbetta

BEACH SOCCER: CONCLUSA LA SECONDA TAPPA DEL GIRONE NORD

Viareggio Beach SoccerLa matricola Viareggio Beach Soccer in vetta, in tutta solitudine, e già qualificata per la poule scudetto di Ostia di Ferragosto: questo il principale responso della seconda tappa del girone Centro-nord del campionato italiano di beach soccer. A Olgiate Olona, in provincia di Varese, il girone Centro-nord fornisce i primi verdetti e promuove già alle finali la squadra toscana, che ha raccolto l’eredità dei Cavalieri del Mare, scomparsi quest’anno dal panorama beachsocceristico dopo la conquista di due scudetti ed altrettante Supercoppe italiane.

Nei bianconeri di Stefano Santini brilla soprattutto la stella di Gabriele Gori, classe 1987, che con la tappa in terra lombarda sale a quota 17 reti in classifica marcatori, distaccando di sei marcature il tandem Ahmed-Bruno del Milano Beach Soccer, seconda forza del girone. I meneghini hanno avuto un cammino lineare fino all’ultima giornata della tappa, quando si sono dovuti inchinare (ma solo ai rigori) al Coil Lignano Sabbiadoro: i friulani consolidano così il terzo posto in classifica. Per la quarta posizione, l’ultima valida per qualificarsi alla poule scudetto di Ostia, sembra profilarsi un duello tra Colosseum e Sambenedettese.

Prossimo appuntamento con il campionato di beach soccer sarà la seconda tappa del girone Centro-sud, in programma dal 23
al 25 luglio a Pescara.

Questi i risultati e la classifica dopo la seconda tappa del girone Centro-nord.


4a GIORNATA
Viareggio – Alma Juventus Fano  9 – 5
Grumo – Casinò Venezia 4 – 5
Coil Lignano – Bibione 5 – 4
Milano – Cervia 9 – 1
Sambenedettese – Colosseum 2 – 5

5a GIORNATA
Alma Juventus Fano – Bibione 4 – 9
Viareggio – Coil Lignano 7 – 3
Casinò di Venezia – Milano 4 – 16
Colosseum – Cervia 1 – 0
Grumo – Sambendettese 0 – 3

6a GIORNATA
Grumo – Colosseum 1 – 3
Casinò Venezia – Alma Juventus Fano 3 – 4 dtr
Viareggio – Cervia 5 – 4
Coil Lignano – Milano 6 – 5 dtr
Sambenedettese – Bibione 6 – 5

Classifica: Viareggio 18 pt; Milano 15; Coil Lignano 13; Colosseum 12; Sambenedettese 9; Bibione, Casinò Venezia 6; Alma Juventus Fano 5; Cervia 3; Grumo  0

Simone Pierotti