PUGILATO: CONVINCE CHAVEZ JR

Julio Cesar Chavez Junior si guadagna il diritto ad essere lo sfidante ufficiale di Martinez per il titolo mondiale dei medi.

Julio Cesar Chavez JuniorSul ring di San Antonio, Texas, questa notte la grande boxe mondiale ha assistito al definitivo “parto” di un grandissimo protagonista, tanto atteso e di cui si narrava da anni della possibile venuta alla luce. Stiamo parlando di Julio Cesar Chavez Jr. (figlio di uno dei più grandi fuoriclasse della boxe dell’ultimo ventennio), 24 anni e già 41 vittorie in bacheca, che da peso medio ha battuto ai punti con verdetto unanime l’irlandese John Duddy, in palio la cintura mondiale “Silver” (una via di mezzo tra la semifinale e un interim, ennesima etichetta sciocca e pretestuosa inventata dalla dirigenza degli enti mondiali) della Wbc. In pratica con questa vittoria Chavez è lo sfidante ufficiale al titolo mondiale vero e proprio dell’argentino Sergio Martinez.

Il match è stato vero e spettacolare, con Chavez che ha dominato quasi in lungo e largo un avversario mai domo con grandissimo uso del jab sinistro e con una varietà di colpi e di potenza che gli appassionati ancora non gli riconoscevano: in questo è stato davvero fruttuoso il lavoro svolto dal messicano nel training-camp di Freddie Roach. Il figlio d’arte ha avuto un solo momento di difficoltà, quando nel corso della sesta ripresa Duddy lo ha centrato con un potente gancio destro che poteva abbattere chiunque, ma che Chavez è stato bravo ad ammorbidire con determinazione. Proprio dal punto di vista caratteriale e della personalità si sono notati i progressi più importanti di questo ragazzo, che non aveva mai convinto appieno nonostante una incredibile e ininterrotta ridda di vittorie: due anni fa lo aveva fatto soffrire anche il non eccelso italiano Tobia Loriga.

Nella serata della Top Rank di Bob Arum ritorno sul ring e vittoria ai punti per Marco Antonio Barrera, il 36enne già “babe face assassin”, che ha battuto il brasiliano De Jesus connotando ancora quei lampi di classe che ne hanno fatto campione in tre categorie diverse dai supergallo ai superpiuma e che le batoste subite da Manny Paquiao e Amir Khan paiono non aver del tutto cancellato.

Andrea Bacci

ALMANACCO DI SUDAFRICA 2010: 26 GIUGNO

La storia essenziale della Coppa del Mondo di Sudafrica 2010 raccontata, giorno dopo giorno, partita dopo partita, attraverso i tabellini e le reazioni della stampa delle nazioni in campo: una carrellata di prime pagine che fornisce uno spaccato di cultura sportiva, emozioni, tecnica giornalistica e non, design editoriale che permette di costruire un racconto non convenzionale della Coppa del Mondo 2010.



URUGUAY-COREA DEL SUD 2-1

MARCATORI: Suarez (U) al 7′ p.t; Chung-Yong (S) al 23′, Suarez (U) al 35′ s.t.

URUGUAY (4-3-1-2): Muslera; Maxi Pereira, Lugano, Godin (1’st Victorino), Fucile; Diego Perez, Arevalo, Alvaro Pereira (24′ st Lodeiro); Forlan; Suarez (40′ st A.Fernandez), Cavani. (Castillo, Silva, Gargano, Eguren, Abreu, I.Gonzalez, Scotti, S.Fernandez, Caceres). All. Tabarez.

COREA DEL SUD (4-4-1-1): Sungryong; Cha Du-Ri, Yong-hyung, Jung- Soo, Young-Pyo; Jae-Sung (16′ st Dong-Gook), Jung-Woo, Sung-Yeung (40′ st Ki-Hun), Chung-Yong; Park Ji-Sung; Chu-Young. (Woon-Jae, Young-Kwang, Beom-Seok, Hyung-il, Nam-Il, Bok-Young, Jungh-Wan, Seung-Yeoul, Dong-Jin, Min-Soo). All. Huh.

ARBITRI: Stark (Germania)

NOTE: spettatori 40.000 circa. Angoli: 3-3. Ammoniti: Jung-Woo, Yongh-Yung. Recupero: 1′; 3′.

El Observador



Kuki News

STATI UNITI-GHANA 1-2 d.t.s.  primo tempo 0-1, (1-1 al 90′)

MARCATORI: Prince Boateng (G) al 5′ p.t.; Donovan (S) rig al 17′ ; Gyan (G) al 3′ p.t.s.

STATI UNITI (4-4-2): Howard; Cherundolo, Bornstein, Demerit, Bocanegra; Dempsey, Clark (31′ s.t. Edu), Michael Bradley, Donovan; Altidore (1′ s.t.s Gomez), Findley (1′ s.t. Feilhaber). All. Bob Bradley.
Panchina: Guzan, Hahnermann, Goodson, Spector, Onyewu, Torres, Holden, Clark, Buddle

GHANA (4-2-3-1): Kingson; Pantsil, Jonathan Mensah, John Mensah, Sarpei (28′ s.t Addy); P. Boateng (32′ s.t Appiah), Annan; Inkoom (7′ p.t.s. Muntari), K. Asamoah, André Ayew; Asamoah Gyan. All: Rajevac.
Panchina: Agyei, Ahorlu, Tagoe, Derek Boateng, Vorsah, Abeyie, Amoah, Vorsah, Ibahim Ayew, Adiyiah.

ARBITRO: Kassai (Ungheria)

NOTE: ammoniti: Clark, Cherundolo, Jonathan Mensah, Ayew.

Miami Herald

The National (EAU)


Massimo Brignolo

LE STELLE NERE DEL GHANA AI QUARTI

Il Ghana eguaglia Camerun e Senegal e raggiunge i quarti di finale della Coppa del Mondo.

Ghana - Stati Uniti
Foto: Ansa.it

Per la terza occasione nella storia dei mondiali, e a otto anni dall’ultima volta, una squadra africana raggiunge i quarti di finale. A eguagliare il Camerun del 1990 e il Senegal del 2002 è il Ghana, sempre più ancora di salvezza di un movimento calcistico – quello africano – che poteva approfittare del primo mondiale giocato nel continente nero per sbocciare e che invece ha tradito le (esagerate) aspettative. Per vedere le Stelle Nere superare l’ostacolo Stati Uniti ci sono voluti 120 minuti e una prodezza atletica e tecnica di Asamoah Gyan, ma ora Appiah e compagni possono cullare il sogno di arrivare lì dove nessuna africana è mai riuscita: alle semifinali, e quindi alla zona medaglie. Dipenderà dall’estro dell’Uruguay di Forlàn e di Suarez, avversario ai quarti di finali dopo la vittoria per 2-1 sulla Corea del Sud, ma soprattutto dalla maturità di una squadra finora ben messa in campo da Milovan Rajevac.

I 23 di Bradley escono a testa alta dal mondiale, pagando fin troppo caramente due sole leggerezze nell’arco di due ore di gioco, tutt’e due capitate a inizio frazione, a gambe fresche ma a mente leggera. La prima, infatti, capita al 5’ del primo tempo: Clark si addormenta a centrocampo con la palla tra i piedi, Prince Boateng gliela strappa e s’invola verso Howard, bruciandolo in uscita con un sinistro rasoterra sul primo palla. È l’inizio di mezz’ora di supremazia territoriale ghanese, che non porta a nessuna azione di rilievo ma tiene gli USA lontanissimi dalla porta di Kingson fino al 35’ quando un disimpegno sbagliato di Mensah concede a Dempsey l’assist a Finley, il cui rasoterra è respinto del portiere. Da lì l’inerzia del match s’inverte, dando il “la” a un secondo tempo tutto a stelle e strisce che comincia con un’altra chiusura provvidenziale di Kingson su Feilhaber (1’ st) e porta al pareggio un quarto d’ora dopo, quando Donovan lancia Dempsey in area e Mensah lo stende ingenuamente causando un rigore solare. Donovan dagli undici metri spiazza il portiere, diventando il miglior marcatore statunitense nella storia dei mondiali (5 reti). Gli USA sono in palla e ci credono, confermando di avere una solida organizzazione di gioco, il Ghana invece si ritrova spesso a difendere, pur concedendo poche serie opportunità agli avversari, le più pericolose delle quali capitano sui piedi di Bradley al 30’ (rasoterra di sinistro in area, bloccato da Kingson) e soprattutto cinque minuti dopo su quelli di Altidore, che su un lancio dalla propria trequarti ingaggia un duello spalla a spalla con Mensah per poi concludere in caduta con un sinistro a lato. Un’azione che è l’esatta copia di quella che deciderà il match tre minuti dopo l’inizio degli inevitabili supplementari, finora mai giocati ai mondiali da nessuna delle due nazionali. Al 3’ pts infatti tocca ad Asamoah Gyan resistere al contrasto aereo con Bocanegra – ultimo baluardo di una difesa totalmente presa di sorpresa – e controllare di petto un lancio alla cieca dalla sua trequarti, per poi coordinarsi alla perfezione per scoccare un sinistro al volo che buca l’incolpevole Howard. È la rottura degli equilibri di un match la cui inerzia sembrava favorire gli americani, i quali avrebbero ancora il tempo di rimediare, ma non la lucidità e la freschezza atletica necessaria. Finisce 2-1 per il Ghana, e a nulla vale l’assalto finale degli uomini di Bradley con Howard a cercare l’impresa disperata.

Stati Uniti-Ghana 1-2 dts

Ghana: Howard; Cherundolo, Bornstein, Demerit, Bocanegra; Dempsey, Clark (31′ st Edu), Michael Bradley, Donovan; Altidore (1′ sts Gomez), Findley (1′ st Feilhaber). All.: Bob Bradley.

Stati Uniti: Kingson; Pantsil, Jonathan Mensah, John Mensah, Sarpei (28′ .t Addy); P. Boateng (32′ st Appiah), Annan; Inkoom (7′ pts Muntari), K. Asamoah, André Ayew; Asamoah Gyan. All.: Rajevac.

Arbitro: Kassai (Ungheria).

Reti: 5’ pt Prince Boateng; 17’ st Donovan (rig.); 3’ pts Asamoah Gyan.

Note: ammoniti Clark, Cherundolo, Jonathan Mensah, Ayew.

Riccardo Patrian

SUAREZ PORTA L’URUGUAY AI QUARTI

E’ la Celeste la prima squadra ad approdare ai quarti di finale dopo una battaglia contro la Corea del Sud ormai protagonista fissa dei Mondiali.

Luis Suarez
Foto: Ansa.it

Nel primo ottavo di finale l’Uruguay ha la meglio, non senza difficoltà, su una buona Corea del Sud. Gli asiatici partono piuttosto bene tanto che, al 4° minuto di gioco, Park Chu- Young colpisce il palo su calcio di punizione. Scossa dal pericolo corso, la reazione dell’Uruguay non si fa attendere. Ci pensa il trio offensivo uruguaiano a scuotere la Celeste. Prima con un tiro debole dal limite di Forlan poi, all’8, con una combinazione dei tre attaccanti finalizzata da un colpo sottoporta di Suarez: 1 a 0 per l’Uruguay. L’attaccante dell’Ajax si dimostra abile a sfruttare un clamoroso errore del portiere Yung Sung Ryong e l’immobilismo della linea difensiva coreana.

Forte del vantaggio la Celeste prova a gestire l’incontro ma dopo l’inizio scoppiettante la partita torna sui ritmi che hanno contraddistinto la quasi totalità degli incontri del Mondiale sudafricano. I coreani non rinunciano ad attaccare soprattutto con i due Park e col terzino Cha Du-Ri. La difesa della Celeste, ben guidata da Diego Lugano, non va mai in sofferenza ed è sempre pronta a ripartire. Proprio in una di queste ripartenze gli uruguaiani si lamentano per un fallo di mano giudicato involontario dall’arbitro.

Nel secondo tempo l’Uruguay riparte con Victorino al posto di Godin ma non rinuncia ad attaccare. La Corea del Sud approfitta degli spazi concessi dai sudamericani per rendersi pericolosa prima con Lee Young –Pyo, poi con Park Chu-Yoong e infine con un insidiosissimo colpo di testa di Park Ji Sung ben parato da Muslera. Spaventata dal forcing dei coreani, la Celeste si rinchiude nella propria metà campo. Con l’ingresso di Lee Dong i coreani alzano il baricentro. Al ’67 in mischia su calcio piazzato la Corea del Sud trova il meritato pareggio grazie al colpo di testa di Lee Young-Pyo. Muslera, non esente da colpe in occasione del goal con la sua incerta uscita, perde dunque la sua imbattibilità.

Il pareggio è uno schiaffo per gli uruguaiani che come d’incanto riprendono ad attaccare. Tabarez si gioca la carta Lodeiro ma è nuovamente Suarez all’80° a riportare in avanti la Celeste con una vera e propria magia. Impossessatosi di una sfera vagante dopo un calcio d’angolo il numero 9 scocca un magnifico tiro a giro che si infila sul palo più lontano alle spalle del portiere. Negli ultimi minuti la Corea è ancora pericolosissima con Lee Dong ma il risultato non cambia.

I coreani, ormai una realtà del calcio internazionale, escono a testa alta dimostrando non solo un buon gioco di squadra ma anche ottime individualità. L’Uruguay ha giocato un ottimo primo tempo ma nei secondi 45 minuti di gioco ha colpevolmente arretrato il baricentro (pur continuando a mantenere il tridente) ed è stato giustamente colpito dalla rete di Lee Young-Pyo. Il talento dei sudamericani è però inesauribile e davanti alla magia di Suarez anche i coreani si sono dovuti inchinare.

URUGUAY – COREA DEL SUD 2-1

Reti: Suarez 8′pt, Chung-yong Lee 23′st, Suarez 35’st

URUGUAY (4-3-3): Muslera, Fucile, Lugano, Godin (1’st victorino), M. Pereira, Perez, Arevalo, A. Pereira (29’st Lodeiro), Cavani, Suarez (39’st A.Fernandez), Forlan . A disposizione: I.Gonzalez, Abreu, S. Fernandez, Castillo, Eguren, Scotti, Silva, Caceres, Gargano, All.: Oscar Tabarez.

COREA DEL SUD (4-4-2): Sung-ryong Jung, Du-ri Cha, Young-pyo Lee, Yong-hyung Cho, Jung-soo Lee, Jung-woo Kim, Sung-yeung Ki (40’st Ki-Hun Yeom), Jae-sung Kim (16’st Dong-gook Lee), Ji-sung Park, Chung-yong Lee, Chu-young Park. A disposizione: Woon-jae Lee, Young-kwang Kim, Hyung-il Kim, Beom-seok Oh, Min-soo Kang, Bo-kyung Kim, Nam-il Kim, Jung-hwan Ahn, Seung-yeoul Lee. All.: Jung-moo Huh.

Nicola Sbetti

CICLISMO: A CONEGLIANO LA GIOIA DI VISCONTI

Giovanni Visconti riconquista la maglia tricolore che era già stata sua nel 2007.

Giovanni ViscontiGiovanni Visconti è uno di quei corridori troppo spesso dimenticati: pur avendo vinto quindici corse in carriera, tra cui il Tricolore 2007 e due edizioni della Coppa Sabatini, il suo nome non rientra quasi mai tra i favoritissimi delle gare a cui prende parte; inoltre, ha lo svantaggio di correre in una squadra piccola, la toscana ISD-Neri, che non partecipa di diritto alle principali competizioni internazionali. Ma quando questo ragazzo palermitano, emigrato come altri ciclisti siciliani sulle dolci colline di Toscana, trova la giornata giusta, nessuno è in grado di resistergli.

Anche oggi, nella prova dei professionisti del Campionato Nazionale, la sua azione è stata incontenibile. Dopo 200 km di scatti e controscatti che vedono protagonisti diverse decine di atleti (tra i più attivi, il veneto Marco Marcato e il laziale Leonardo Giordani), la prima azione veramente incisiva è opera del terzetto composto da Riccardo Riccò, Matteo Carrara e per l’appunto Giovanni Visconti, che fanno il forcing in testa al gruppo sul penultimo passaggio della Cà del Poggio, salita incastonata tra i vigneti di Prosecco ma quanto mai simile ai muri fiamminghi. Il penultimo passaggio sul traguardo di Conegliano Veneto (11 giri su un circuito di 23.5 km per un totale di 259 km e quasi 5000 metri di dislivello) vede una dozzina di atleti in testa alla corsa: oltre ai tre che hanno acceso la miccia, si distinguono particolarmente Sella, Ballan e Bertagnolli, mentre Nibali, Basso e Cunego restano attardati. Tutti pensano che l’azione decisiva per questo Tricolore avverrà ancora sulla Cà del Poggio, ma Visconti, come preannunciato dal suo team manager Luca Scinto, anticipa i tempi, salutando la compagnia già sulla salita delle Coste, il cui culmine è posto a 21 km dall’arrivo: gli altri membri del gruppetto sono sorpresi da questo scatto improvviso e non reagiscono a dovere, così il vantaggio del ragazzo siciliano sale esponenzialmente, prima a 20 secondi, poi a 35’’ e infine a poco meno di un minuto, senza che dietro ci sia la necessaria collaborazione per andare a riprenderlo. All’ultimo passaggio sulla Cà del Poggio ci provano timidamente Riccò e Bertagnolli, che però riescono a scalfire solo in minima parte il distacco dalla testa della corsa: così Visconti, ad un chilometro dal traguardo, può permettersi il lusso di affiancare l’ammiraglia per ricevere una bandiera tricolore, che sventola puntualmente una volta giunto sulla linea d’arrivo, dove i più immediati inseguitori vengono anticipati dal varesino Ivan Santaromita, giunto in seconda posizione, e da Alessandro Ballan che chiude terzo. Tre anni dopo, il ragazzo di Palermo può quindi indossare nuovamente la maglia di campione d’Italia. Sperando che stavolta nessuno si dimentichi di lui.

ORDINE D’ARRIVO:

1. Giovanni VISCONTI (ISD-Neri) media 38.307 km/h;
2. Ivan SANTAROMITA (Liquigas-Doimo)
3. Alessandro BALLAN (BMC)
4. Pasquale MUTO (Miche)
5. Emanuele SELLA (Carmiooro)

ALBO D’ORO (recente):

2000 Michele BARTOLI
2001 Daniele NARDELLO
2002 Salvatore COMMESSO
2003 Paolo BETTINI
2004 Cristian MORENI
2005 Enrico GASPAROTTO
2006 Paolo BETTINI
2007 Giovanni VISCONTI
2008 Filippo SIMEONI
2009 Filippo POZZATO
2010 Giovanni VISCONTI

Marco Regazzoni