Dopo due anni di lavorazione è pronto per essere proiettato alla prima mondiale del 14 settembre al Festival Docanema di Maputo in Mozambico, il film-documentario “Mundialito”, diretto dal regista uruguayano Sebastián Bednarik e prodotto dalla Coral Films di Montevideo.
Il film, che durerà 75 minuti e che sarà in visione nelle sale sudamericane nel prossimo ottobre, si apre con le immagini e il commento (grottescamente nazionalistico) originali della televisione uruguayana di Uruguay-Olanda, la partita inaugurale del Mundialito 1980/81.
Il Mundialito, denominato ufficialmente Copa de Oro, si era disputato tra il 30 dicembre 1980 e il 10 gennaio 1981 tra le nazionali di calcio che fino a quel momento avevano vinto almeno un’edizione del campionato del mondo: Argentina, Brasile, Germania Ovest, Italia, Uruguay e Inghilterra, quest’ultima rimpiazzata dall’Olanda per ragioni organizzative.
Quell’edizione, rimasta l’unica, del Mundialito era stata fortemente voluta dalla giunta militare al potere in Uruguay dal 1976, per evidenti motivi propagandistici, anche sulla scia del successo del Mundial in Argentina di due anni prima, ed aveva ricevuto l’avallo ufficiale dalla FIFA, allora guidata dal brasiliano João Havelange. L’opposizione di sinistra, all’epoca in clandestinità in Uruguay, aveva bollato l’iniziativa come una forma moderna di “panem et circenses”, per far dimenticare alla popolazione i rigori della dittatura e della crisi economica. Ma, come riportato dalle interviste nel documentario, anche i suoi leader si erano lasciati coinvolgere emotivamente dall’ubriacatura nazionalista generale, e si erano uniti ai festeggiamenti per la vittoria finale della nazionale.
Solo un mese prima, il 30 novembre 1980, i militari uruguayani avevano subito una dura sconfitta politica, vedendosi respingere dal voto popolare, con un incontestabile 57% di NO, il referendum da loro stessi indetto per ratificare la riforma della Costituzione in senso autoritario.
Secondo l’articolo di Leonel García, apparso oggi su El País, il principale quotidiano uruguayano, il film-documentario racconterà in parallelo gli eventi politici seguiti al referendum di fine novembre e quelli politico-sportivi del Mundialito di fine dicembre, soffermandosi, per questo, sugli aspetti organizzativi.
Infatti, dal punto di vista economico l’iniziativa si era rivelata un indiscutibile successo, dal momento che ai 3,25 milioni di dollari spesi si erano contati ben 11 milioni di ricavi, composti principalmente da pubblicità e diritti televisivi. Per questi ultimi il regista Sebastián Bednarik ha posto l’accento sul ruolo decisivo giocato da Silvio Berlusconi, allora patròn di Canale 5, che con la propria offerta di 900 mila dollari, aveva fatto impennare i prezzi dell’asta. Per la prima volta una televisione privata italiana aveva rotto il monopolio della RAI sulle trasmissioni delle partite della nazionale di calcio. E la storia del Mundialito uruguayano entrò di diritto nelle polemiche di casa nostra.
Giuseppe Ottomano
Non ho mai capito la posizione della Fifa nei confronti del Mundialito. Sul sito Fifa.com, ad esempio, le varie circolari in cui vengono elencate le competizioni organizzate e riconosciute dalla Fifa non lo citano mai. Tra l’altro, sempre nel sito della Fifa, le partite valevoli appunto per il Mundialito vengono catalogate come amichevoli… boh… Comunque, se ai tempi João Havelange ne avallò il progetto, significa che la Fifa deve averlo comunque riconosciuto come ufficiale. Se davvero fosse così, allora l’Uruguay sarebbe la squadra che, a livello di Nazionale maggiore, ha vinto più titoli (19), davanti all’Argentina (17) e al Brasile (16).