Lo scorso 12 agosto la versione in inglese del quotidiano ucraino Kyiv Post ha annunciato che lo stato ucraino, ininterrottamente sull’orlo della bancarotta fin dall’indipendenza, ha venduto a un gruppo privato il piccolo, ma leggendario, Stadio dello Start di Kiev, noto per essere stato il teatro dell’altrettanto leggendaria partita della morte del 9 agosto 1942, tra gli occupanti tedeschi della Flakelf, la squadra della Luftwafe, e la Start, una selezione di calciatori ucraini, tesserati tra la Dinamo e la Lokomotiv in tempo di pace.
Per la trattativa di vendita, il governo ucraino ha optato per il modello italiano, cedendo lo stadio con una procedura riservatissima a una misteriosa società, denominata Golden House, dietro la quale, secondo il Kyiv Post, si celerebbero un gruppo di personaggi legati al neo-primo ministro Mykola Azarov. Il prezzo di questa vendita è ammontato a 10 milioni di grivne, pari a circa un milione di euro, un valore secondo lo stesso quotidiano del tutto insufficiente a coprire quello reale dell’immobile. Da parte sua il governo ucraino ha puntato l’accento sulle fatiscenti condizioni dello stadio, e alla nuova proprietà ha posto il vincolo di non cambiarne la destinazione d’uso e di provvedere ad opere di restauro.
Senza alcun dubbio lo Stadio dello Start, che fino al 1981 si chiamava Stadio Zenit, è ben vivo nella memoria della popolazione di Kiev, e la partita della morte, vinta poi per 5-3 dalla formazione ucraina, quasi interamente internata nelle prigioni e nei lager poche settimane dopo, su quella nazista, è stata da sempre sospesa tra un alone di leggenda e la storia.
Per la leggenda ha prontamente provveduto la propaganda sovietica, che nel 1964 ci ricamò sopra un film patriottico, “Terzo Tempo” di Evgenij Karelov, poi surclassato quanto a retorica dai produttori cinematografici americani con il ben più famoso kolossal “Fuga per la vittoria”, datato 1981, e interpretato da Sylvester Stallone, Michael Caine, Pelé e Bobby Moore, nel quale i calciatori sovietici erano stati sostituiti da quelli alleati. Ma si era in tempi di guerra fredda, e non ci si curava troppo di onorare i caduti della parte opposta.
Dal punto di vista storico ha invece provveduto a piallare qualche mito di troppo lo scrittore britannico Simon Kuper, con il suo libro “Football against the enemy” del 1994, dove ha ricordato che i giocatori dello Start, poi internati nei lager, provenivano dalla Dinamo Kiev, la squadra della NKVD, la polizia segreta sovietica, antesignana del KGB; mentre quelli appartenenti alla Lokomotiv, la formazione dei più innocui ferrovieri, non avevano subito rappresaglie.
Giuseppe Ottomano