Le voci, fatte circolare il 27 luglio dall’emittente statunitense Radio Free Asia, smentite il 25 agosto da un rapporto ufficiale della FIFA, su una pubblica sessione di biasimo e susseguente autocritica durata sei ore a cui l’allenatore nord coreano Kim Jong Hun e altri giocatori sarebbero stati sottoposti al rientro in patria dai mondiali del Sudafrica, hanno riportato l’attenzione sulla misteriosa sorte della nazionale che ai mondiali d’Inghilterra del 1966 umiliò l’Italia, approdando fino ai quarti di finale.
Proprio ai quarti di finale quella Corea del Nord scivolò dagli altari alla polvere, e sul campo di Liverpool si fece eliminare dal Portogallo, dopo aver condotto nel primo tempo con un sostanzioso vantaggio di 3-0. Poi nel secondo tempo un Eusébio indiavolato spronò i lusitani a una spettacolare rimonta che, aiutata da un vertiginoso calo fisico degli asiatici, ribaltò il punteggio in un 5-3 finale.
In occidente circolò così la voce, alimentata da testimonianze di esuli riparati all’estero, che al ritorno dall’Inghilterra il leader comunista Kim Il Sung, ancora più indiavolato dell’Eusébio di Liverpool, scatenò la propria furia su quella squadra, e spedì giocatori, tecnici e accompagnatori nei campi di rieducazione per diversi anni. Agli antipodi di questa versione, nel 2002 la BBC produsse però un documentario, The Game of Their Lives, in cui il mistero veniva parzialmente svelato, e una serie di interviste ai vecchi reduci del mondiale inglese del 1966 sembrò convincere dell’infondatezza di quelle voci. Da quanto emerso nel documentario britannico, la nazionale era stata pubblicamente festeggiata al ritorno a P’yŏngyang, e negli anni a venire quegli stessi atleti avevano anche fatto una brillante carriera nell’esercito o nella burocrazia sportiva.
Nei giorni scorsi, però, il quotidiano online di Hong Kong Asia Times, riportato da Human Right Watch, ha rimesso in discussione questa versione, sottolineando che le autorità nordcoreane, ormai assuefatte ad una ultracinquantennale omertà, non abbiano mai fornito risposte o elementi sufficienti a sbaragliare ogni sospetto. Secondo il quotidiano asiatico, il solo fatto che ancora oggi i dirigenti e ufficiali, caduti in disgrazia per non avere “raggiunto gli obiettivi”, vengano pubblicamente esecrati e spesso puniti con condanne a lunghe detenzioni o campi di lavoro e che ai giornalisti e agli osservatori stranieri non sia permesso di soggiornare liberamente nel paese, è sufficiente a dimostrare quanto il mistero sulla sorte della nazionale coreana del 1966 sia ancora lontano dall’essere chiarito.
Giuseppe Ottomano