WIMBLEDON: E’ SERENA WILLIAMS LA REGINA DELL’ERBA

Quarta vittoria a Wimbledon per Serena Williams che nel torneo non ha concesso alle avversarie neanche un set.

Serena Williams
Foto Tonelli

Serena Williams conquista la sua quarta vittoria sull’erba di Wimbledon, la tredicesima in una prova dello Slam, confermando il suo indiscusso ruolo di numero uno del tennis femminile. La statunitense ha raggiunto l’obiettivo senza concedere alle avversarie neanche un set e la regola non è caduta neanche oggi nella finale contro la russa Vera Zvonarëva, alla prima finale della carriera in uno Slam, per la quale il successo è stato arrivare incolume all’atto conclusivo di The Championships.

Un’ora e sette minuti sono stati sufficienti a Serena per sbrigare la formalità finale: un break nel primo set, un break nel primo gioco del secondo set ribadito da un secondo al quinto gioco per un facile 6-3 6-2. Per Serena è la seconda doppietta: come nel 2003 fece il bis dopo la prima vittoria del 2002, oggi ha bissato la vittoria dello scorso anno.

Massimo Brignolo

ALMANACCO DI SUDAFRICA 2010: 2 LUGLIO

La storia essenziale della Coppa del Mondo di Sudafrica 2010 raccontata, giorno dopo giorno, partita dopo partita, attraverso i tabellini e le reazioni della stampa delle nazioni in campo: una carrellata di prime pagine che fornisce uno spaccato di cultura sportiva, emozioni, tecnica giornalistica e non, design editoriale che permette di costruire un racconto non convenzionale della Coppa del Mondo 2010.




OLANDA – BRASILE 2-1 (0-1)

OLANDA: Stekelenburg, van der Wiel, Heitinga, Ooijer, van Bronckhorst , van Bommel, de Jong, Robben, Sneijder, Kuyt, van Persie (85′ Huntelaar).

BRASILE: Júlio César, Maicon, Lúcio , Juan, Bastos (62′ Gilberto), Dani Alves, Felipe Melo, G.Silva, Kaká, Luís Fabiano (77′ Nilmar), Robinho.

ARBITRO: Yuichi Nishimura (JPN)

GOL: 10′ Robinho (BRA), 53′ aut. Felipe Melo (BRA), 68′ Sneijder (NED)

NOTE: ammoniti van der Wiel, Heitinga, de Jong, Ooijer (NED), Bastos (BRA). Espulso al 73′ Felipe Melo (BRA) per gioco violento.

Volkskrant
O Dia
A Tarde Trouw

URUGUAY – GHANA 1-1 (1-0; 1-1; 1-1) – 4-2 d.c.r.

URUGUAY: Muslera, M.Pereira, Lugano (c) (38′ Scotti), Victorino, Fucile, A.Fernández (46′ Lodeiro), Pérez, Arévalo, Cavani (76′ Abreu), Suárez, Forlán.

GHANA: Kingson, Paintsil, Vorsah, John Mensah (c), Sarpei, Inkoom (74′ Appiah), Asamoah, Annan, K.Boateng, Muntari (88′ Adiyiah), Gyan.

ARBITRO: Olegário Benquerença (POR)

GOL: 47′ pt. Muntari (GHA), 55′ Forlán (URU)

NOTE: ammoniti Fucile, Pérez, Arévalo (URU), Sarpei, Pantsil, John Mensah (GHA). Espulso al 121′ Suárez (URU) per aver bloccato con le mani un tiro sulla linea di porta. Al 122′ Gyan (GHA) calcia un rigore sulla traversa.

El Observador The Citizen
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Massimo Brignolo

GERMANIA-ARGENTINA: IL LIBRO DEI RICORDI MONDIALI

Racconto sul filo dei ricordi dei precedenti mondiali tra Argentina e Germania: il bilancio pende dalla parte europea ma oggi i sudamericani possono equilibrare i conti.

1986: il goal di BurruchagaGermania ed Argentina si affronteranno oggi alle 16 al Green Point Stadium di Cape Town per la sesta volta in una fase finale dei Campionati Mondiali (tecnicamente in quattro delle cinque precedenti occasioni si trattava di Germania Ovest) con un bilancio di 2 vittorie per gli europei, 2 pareggi e una vittoria per i sudamericani.

I primi due incontri risalgono alla notte dei tempi del lungo periodo di decadenza del calcio argentino ed entrambi si sono svolti nei gironi preliminari e non in uno scontro dentro o fuori, tutto o niente come i successivi. Nel 1958, a Malmö, la Germania Ovest di Fritz Walter, Rahn e il primo Seeler superò la albiceleste con un secco 3-1 mentre 8 anni dopo a Birmingham l’incontro si chiuse a reti inviolate ed entrambe le squadre si qualificarono per l’eliminazione diretta dove entrambe pagarono lo scotto dei padroni di casa inglesi: l’Argentina uscì nei quarti (1-0) mentre la Germania Ovest arrivò sino alla finale.

Venti anni dopo le due nazionali si ritrovano a Città del Messico per l’atto conclusivo dei Campionati Mondiali del 1986. L’Argentina è Diego Maradona nel miglior mondiale della sua carriera: la mano de Dios contro gli inglesi, slalom incredibili contro gli stessi inglesi e il Belgio. Diego illumina una squadra che per il resto è composta da comprimari che difficilmente avrebbero potuto entrare nella storia del calcio: difensori dai piedi improbabili come Ruggeri o Olarticoechea, centrocampo di gregari al servizio di Maradona, qualche lampo di Burruchaga e Valdano. All’appuntamento finale l’Argentina si trova opposta alla solita Germania Ovest – è alla quarta finale nelle ultime sei edizioni – dove trionfa il prototipo del calciatore muscolare asservito ai moduli tattici preparati da Franz Beckenbauer in panchina: in mezzo al campo brilla Lothar Matthäus ma le fortune della squadra europea sono affidate alle ultime fatiche di Magath e di Kalle Rummenigge.

Il 29 giugno 1986, a mezzogiorno, lo Stadio Azteca ospita la seconda finale mondiale della sua storia. Beckenbauer sceglie di mettere Matthäus sulle piste di Maradona nel tentativo di limitare il fuoriclasse che può vincere da solo ogni partita, rinunciando in questo modo a qualcosa in fase offensiva. E’ il difensore Brown a sbloccare il risultato su punizione di Burruchaga con la decisiva complicità del portiere tedesco Schumacher e quando al 55′ Jorge Valdano chiude una splendida combinazione in rete la partita sembra chiusa. Ma i tedeschi hanno sette vite e la riscossa parte nel momento nel quale Kaiser Franz libera Matthäus dai compiti di marcatura. A un quarto d’ora dal triplice fischio segna Rummenigge e all’80’ la rimonta è conclusa da Völler subentrato all’evanescente Allofs. I tedeschi vogliono chiudere la partita e compiono un errore di presunzione: è l’83’ quando Maradona pesca con un lancio millimetrico Burruchaga che mette a segno la rete che vale una Coppa del Mondo.

29 giugno 1986
ARGENTINA – GERMANIA OVEST 3-2 (1-0)
Stadio Azteca, Città del Messico (MEX)

ARGENTINA: Pumpido, Brown, Cuciuffo, Ruggeri, Olarticoechea, Giusti, Batista, Maradona (c), Enrique, Burruchaga (89′ Trobbiani), Valdano.

GERMANIA OVEST: Schumacher, Jakobs, Berthold, Förster, Briegel, Matthäus, Brehme, Magath (63′ Hoeneß), Eder, Rummenigge (c), Allofs (46′ Völler).

ARBITRO: Arppi Filho (BRA)

GOL: 23′ Brown (ARG), 56′ Valdano (ARG), 74′ Rummenigge (FRG), 82′ Völler (FRG), 88′ Burruchaga (ARG)

Quattro anni dopo a Roma le due squadre si ritrovano ancora in finale: l’Argentina fatica nel suo cammino, Maradona non è quello di 4 anni prima, l’organico è di media qualità. Pronti,via e nella partita d’apertura è punita dal Camerun e si qualifica per l’eliminazione diretta come migliore terza ripescata. In un brutto ottavo di finale supera a Torino il Brasile 1-0, e sono i rigori a farle passare il turno sia contro la Jugoslavia sia contro l’Italia. La Germania, ancora allenata da Beckenbauer, ruota intorno ad un maturo Matthäus, pronto a lanciare Klinsmann e Völler, mentre dietro è la usuale solida squadra: negli ottavi supera l’Olanda di Gullit, Rijkaard e van Basten, nei quarti la Cecoslovacchia e nelle semifinali, in una epica battaglia con poca tecnica e molto cuore, ci vogliono i rigori per eliminare l’Inghilterra e atterrare per la terza volta consecutiva in finale.

La finale inizia male con gli inconcepibili fischi del pubblico di Roma all’inno argentino e gli insulti in risposta di Maradona e continua forse peggio: stanchezza, povertà tecnica, posta in gioco. E’ una delle peggiori finali della storia e il grande protagonista diventa l’arbitro messicano Codesal Méndez. Al 65′ espelle l’argentino Monzón e lascia in 10 i sudamericani, ignora un fallo da rigore su Dezotti e all’85’ concede un rigore per un’entrata regolare di Sensini su Völler. Realizza Brehme e le poche speranze di rimonta argentine sono vanificate dall’espulsione per doppia ammonizione di Dezotti. La Germania vince il terzo Mondiale ma per i palati fini è poca gloria.

8 luglio 1990
GERMANIA OVEST – ARGENTINA 1-0 (0-0)
Stadio Olimpico, Roma (ITA)

GERMANIA OVEST: Illgner, Augenthaler, Berthold (75′ Reuter), Kohler, Buchwald, Brehme, Häßler, Matthäus (c), Littbarski, Klinsmann, Völler

ARGENTINA: Goycochea, Simón, Serrizuela, Ruggeri (46′ Monzón), Troglio, Sensini, Burruchaga (54′ Calderón), Basualdo, Lorenzo, Dezotti, Maradona (c).

ARBITRO: Codesal Méndez (MEX)

GOL: 85′ rig. Brehme (FRG)

NOTE: espulsi al 65′ Monzón (ARG) e all’87’ Dezotti (ARG).

L’ultimo incontro è recentissimo: Berlino, 30 giugno 2006 nei quarti di finale, come oggi, dell’ultima edizione. Sulla panchina dei padroni di casa siede uno dei protagonisti della vittoria del 1990, Jürgen Klinsmann. È Ballack il cuore del gioco tedesco e le precedenti partite hanno mostrato l’ottima condizione dei due terminali d’attacco Klose e Podolski (3 reti a testa nei primi 4 incontri). La Germania domina il girone e negli ottavi liquida la Svezia con il più classico dei 2-0. L’Argentina, guidata da José Pekerman, si presenta alla fase finale con un peso specifico nella fase offensiva forse superiore a tutte le avversarie con una rosa che include Crespo, Maxi Rodríguez, Tévez, Messi, Julio Cruz, Aimar, Saviola e Riquelme: c’è solo l’imbarazzo della scelta e la necessità di trovare un equilibrio con una fase difensiva decisamente più povera anche se non mancano uomini di qualità come Cambiasso o Heinze. I sudamericani superano tranquillamente con 2 vittorie e un pareggio il girone e negli ottavi di finale supera nei tempi supplementari il Messico.

La Germania aggredisce subito l’Argentina con la spinta dei 70.000 spettatori dell’Olympiastadion ma non trova spazi utili e quando il ritmo scende è l’Argentina a prendere in mano il pallino del gioco senza però riuscire a colpire. Al 49′ su un calcio d’angolo di Riquelme arriva la rete argentina su incornata di Ayala e il secondo tempo vive dei tentativi tedeschi di raggiungere il pareggio prendendosi anche qualche rischio. E’ solo all’80’ che arriva il primo respiro di sollievo per i tifosi tedeschi: il solito Klose riesce ad insaccare un pallone messo in mezzo da Ballack. Non succede più nulla fino al triplice fischio e la partita va ai supplementari che scorrono con pochissime occasioni tra due squadre che non vogliono perdere. Sono i rigori a decidere l’esito della partita: Lehmann para i tiri di Ayala e Cambiasso e la Germania vola verso la semifinale contro l’Italia non prima di aver assistito ad un inizio di rissa con schiaffo di Frings a Julio Cruz che gli costerà la squalifica.

30 giugno 2006
GERMANIA – ARGENTINA 1-1 (0-0, 1-1, 1-1) 5-3 d.c.r.
Olympiastadion, Berlino (GER)

GERMANIA: Lehmann, Friedrich, Metzelder, Mertesacker, Lahm, Schneider (62′ Odonkor), Frings, Ballack, Schweinsteiger (75′  Borowski), Podolski, Klose (85′ Neuville).

ARGENTINA: Abbondanzieri (71′ Franco), Coloccini, Ayala, Heinze, Sorín, González, Mascherano, Rodríguez, Riquelme (71′ Cambiasso), Tévez, Crespo (79′ Cruz ).

ARBITRO: Micheľ (SVK)

GOL: 49′ Ayala (ARG), 80′ Klose (GER)

RIGORI: Neuville (GER) gol, Cruz (ARG) gol, Ballack (GER) gol, Ayala (ARG) parato, Podolski (GER) gol, Rodríguez (ARG) gol, Borowski (GER) gol, Cambiasso (ARG) parato.

Massimo Brignolo

L’OLANDA E MELO SORPRENDONO DUNGA

Olanda
EPA/Robert Ghement

Come già successo altre sei volte (nel 2006, 1986, 1982, 1978, 1974 e 1954), i quarti di finale si confermano come un’autentica macumba per il Brasile. E questa volta, a salire sull’altare in veste di gran sacerdote del rito sacrificale, è stata chiamata l’Olanda del selezionatore Bert van Marwijk.

Che non era l’Olanda di Cruijff, Neeskens e Rep, ma nemmeno quella di van Basten, Gullit e Rijkaard, lo si era già visto nelle fasi di qualificazione. E anche quella che si è vista questo pomeriggio a Porth Elizabeth si è confermata come una squadra senza individualità di particolare spessore, fatta eccezione per l’ala destra mancina (scusate l’ossimoro) Arjen Robben, che senza concedere troppo allo spettacolo, espone un collettivo solido, con un gioco fatto di schemi elementari, ma pericolosissimo in contropiede e negli spazi larghi.

Il Brasile, senza la punta Elano, ancora indisponibile dopo le legnate dei ruvidi difensori della Costa d’Avorio, era partito in grande spolvero, andando in gol dopo appena 10 minuti al termine di una rapida azione conclusa da un tocco di destro di Robinho. E la squadra verdeoro ha dominato per tutto il primo tempo, nonostante il fardello di un evanescente Kakà: più un turista che un protagonista a questi mondiali sudafricani.

Anche il secondo tempo era sembrato cominciare con la stessa musica; ma la samba dei brasiliani è stata interrotta improvvisamente da un tiro cross di Sneijder, deviato di testa nella propria rete da Felipe Melo. Questo gol inaspettato ha frastornato il Brasile e disunito la coralità delle sue azioni. Di contro l’Olanda ha ripreso coraggio, e sugli sviluppi di un calcio d’angolo da destra, ancora Sneijder ha trovato il colpo di testa del 2-1.

Per i brasiliani arrivano momenti di confusione totale. La squadra si sbilancia all’attacco e subisce i rapidi contropiedi olandesi, finché Felipe Melo, colto più da un raptus che dalla frustrazione, pesta con i tacchetti le caviglie di Robben disteso a terra. Il cartellino rosso è inevitabile, e il Brasile in dieci contro undici parte all’assedio della porta di Stekelenburg più con la forza della disperazione che con le magie del futebol bailado.

Già, il futebol bailado: il suo ricordo è sempre più lontano.

Venerdì 2 luglio 2010
OLANDA – BRASILE 2-1 (0-1)
Nelson Mandela Bay, Port Elizabeth (RSA)

OLANDA: Stekelenburg, van der Wiel, Heitinga, Ooijer, van Bronckhorst , van Bommel, de Jong, Robben, Sneijder, Kuyt, van Persie (85′ Huntelaar).

BRASILE: Júlio César, Maicon, Lúcio , Juan, Bastos (62′ Gilberto), Dani Alves, Felipe Melo, G.Silva, Kaká, Luís Fabiano (77′ Nilmar), Robinho.

ARBITRO: Yuichi Nishimura (JPN)

GOL: 10′ Robinho (BRA), 53′ aut. Felipe Melo (BRA), 68′ Sneijder (NED)

NOTE: ammoniti van der Wiel, Heitinga, de Jong, Ooijer (NED), Bastos (BRA). Espulso al 73′ Felipe Melo (BRA) per gioco violento.

Giuseppe Ottomano

ALMANACCO DI SUDAFRICA 2010: 1 LUGLIO

La storia essenziale della Coppa del Mondo di Sudafrica 2010 raccontata, giorno dopo giorno, partita dopo partita, attraverso i tabellini e le reazioni della stampa delle nazioni in campo: una carrellata di prime pagine che fornisce uno spaccato di cultura sportiva, emozioni, tecnica giornalistica e non, design editoriale che permette di costruire un racconto non convenzionale della Coppa del Mondo 2010.



LA GRANDE ATTESA DEI QUARTI DI FINALE

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