IERI & OGGI: MENNEA E’ CAMPIONE OLIMPICO

Pietro MenneaNascono sotto una cattiva stella le Olimpiadi del 1980 assegnate alla capitale sovietica Mosca: nel giorno della vigilia di Natale del 1979, l’armata sovietica aveva invaso l’Afghanistan con 50.000 soldati e 2.000 carri armati provocando una serie di ritorsioni da parte del blocco occidentale che arrivarono fino al blocco delle vendite del grano da parte degli Stati Uniti e al boicottaggio dei giochi olimpici. Nei paesi appartenenti alla NATO la decisione in merito alle Olimpiadi è particolarmente sofferta: Stati Uniti, Germania Ovest, Canada e Giappone decidono di non inviare atleti mentre in Italia si apre il dibattito. Il governo invita ufficialmente il CONI ad aderire al boicottaggio, il CONI decide di partecipare in ogni caso e si arriva al pasticcio all’italiana di una squadra dove gli atleti appartenenti ai corpi militari non ricevono il permesso di partecipare e la delegazione azzurra non viene autorizzata ad utilizzare la bandiera tricolore.

Il clima è di incertezza fino alle ultime ore prima della cerimonia di apertura e sicuramente non giova agli atleti. Tra questi vi è un Pietro Mennea ormai in piena maturità sportiva: il ventottenne barlettano è alla sua terza Olimpiade dopo la medaglia di Bronzo conquistata nei 200 metri a Monaco nel 1972 e il quarto posto di Montreal nel 1976. Alle Universiadi di Città del Messico dell’anno precedente ha stabilito il primato mondiale in 19″72 superando il record che Tommie Smith aveva stabilito sempre in Messico nel 1968.

Mennea è una corda di violino e l’incertezza preolimpica lo frena nei 100 metri dove non raggiunge la finale che sarà vinta dallo scozzese Alan Wells ma si riprende nei turni preliminari dei 200 metri. Passeggia in batteria imponendosi in 21″26, nei quarti di finale si impegna lo stretto necessario per vincere ancora in 20″60, un tempo di solo un centesimo di secondo superiore a quello fatto segnare da Wells nella batteria precedente.

Nelle semifinali, poche ore prima dell’attesa finale, i due si risparmiano: Wells si qualifica con in quarto posto in 20″76, il barlettano vince la sua batteria in 20″70 davanti al giamaicano Donald Quarrie. E si arriva alla sera del 28 luglio mentre la tensione cresce..

Poco dopo le otto di sera del 28 Luglio 1980, con una temperatura di 23°, l’umidità del 56%, il vento zero, mi presentai alla finale dei 200 metri I miei rivali erano i cubani Silvio Leonard e Osvaldo Lara, i polacchi Woronin e Dunecki, il tedesco orientale Hoff, il giamaicano Quarrie e il britannico Wells. A me toccò l’ottava corsia cioè l’ultima, a Wells la settima…”

Pietro Mennea, L’Oro di Mosca

Allo sparo, Wells parte per annullare al più presto il decalage mentre Mennea, come d’abitudine, parte più accorto per poi distendersi nella seconda parte di gara. All’ingresso nel rettilineo i giochi sembrano fatti con lo scozzese  in vantaggio di 2-3 metri che sembra distendersi meglio fino ai 50 metri e poi… “.recupera .recupera .recupera .recupera .recupera ha vinto! ha vinto! ha vinto! Pietro Mennea ha compiuto un’impresa straordinaria”. E’ la voce del compianto Paolo Rosi che segna per sempre il momento.

Mennea è incontenibile: parte dito al cielo e compie un giro, inseguito dagli addetti al protocollo e alla sicurezza.


Massimo Brignolo

EUROPEI ATLETICA: LEMÂITRE E’ IL RE DEI 100

La sfida dei 100 metri volge a favore del francese Christophe Lemaitre nella notte che regala la medaglia d’Argento al trentaseienne Nicola Vizzoni.

Christophe LemaitreLa velocità europea ha un nuovo re: si tratta del ventenne francese Christophe Lemâitre che spodesta dal trono europeo il portoghese Francis Obikwelu, vincitore 4 anni fa, e batte nella sfida annunciata il britannico Dwain Chambers che, da sessantista, parte veloce ma si indurisce negli ultimi 30 metri e si fa infilare non solo dal francese che piomba sul traguardo in 10″11 nonostante un metro di vento contrario ma anche dal connazionale Lewis-Francis e dal francese Mbandjock che piombano sulla linea in 10″18 con Chambers e Obikwelu. L’Argento va a Lewis-Francis e il Bronzo a Mbandjock per un podio storico per i transalpini. Finale storica, in qualche modo, anche per l’Italia che piazza due velocisti nei primi otto dodici anni dopo il quarto posto di Stefano Tilli. Emanuele Di Gregorio paga la stanchezza dei turni ravvicinati e chiude al settimo posto in 10″34 mentre Simone Collio si infortuna negli ultimi appoggi della semifinale.

In una gara tecnicamente non elevatissima con solo un atleta, lo slovacco Charfreitag, oltre gli 80 metri il Lancio del Martello regala emozioni intense nella lotta per le altre due medaglie. La spunta il trentaseienne Nicola Vizzoni che sale sul podio di una grande manifestazione dieci anni dopo l’argento olimpico di Sydney mentre delude, pur se con la medaglia di Bronzo, il dominatore della stagione, l’ungherese Pars che fallisce l’ennesimo appuntamento importante dopo i Mondiali di Berlino.

Nella Marcia al femminile, la scuola russa ha piazzato una tripletta che non ammette repliche portando Olga Kanis’kina al triplete Olimpiadi, Mondiali, Europei da storia del tacco e punta mentre l’etiope naturalizzata turca Abeylegesse non ha concesso spazio alle avversarie nei 10000 metri candidandosi per una doppietta 5000 -10000.

Nella giornata del ventenne Lemâitre, merita una citazione un’altra ventenne, la croata Sandra Perkovic che dopo essersi laureata campionessa europea junior nel Disco femminile sale sul gradino più alto del podio anche nella rassegna maggiore superando la trentottenne rumena Grasu: il cambio generazionale si è avviato in molte prove.

Gara Oro Argento Bronzo
100 m M
C.Lemâitre (FRA)
10″11
M.Lewis-Francis (GBR)
10″18
M.Mbandjock (FRA)
10″18
Martello M
L.Charfreitag (SVK)
80.02
N.Vizzoni (ITA)
79.12
K.Pars (HUN)
79.06
10000 F
E.Abeylegesse (TUR)
31’10″23
I.Abitova (RUS)
31’22″83
J.Augusto (POR)
31’25″77
20k Marcia F
O. Kanis’kina (RUS)
1h27’44”
A.Kyrdiapkina (RUS)
1h28’55”
V.Sokolova (RUS)
1h29’32”
Lungo F
I.Radevica (LAT)
6.92
N.Gomes (POR)
6.92
O.Kučerenko (RUS)
6.84
Disco F
S.Perkovic (CRO)
64.67
N.Grasu (ROU)
63.49
J.Wiśniewska(POL)
62.37

Massimo Brignolo

IERI & OGGI: JURY CHECHI DIVENTA IL SIGNORE DEGLI ANELLI

Alle Olimpiadi di Atlanta, Jury Chechi corona il suo inseguimento e conquista la medaglia d’Oro agli Anelli, primo italiano a conquistare un’Oro nella Ginnastica dopo Franco Menichelli (Tokyo 1964).

Jury ChechiHa un conto aperto con la dea bendata, Jury Chechi quando, la sera del 28 luglio 1996 , sale sulla pedana degli Anelli per eseguire il suo esercizio nella finale agli Anelli. Nato a Prato l’11 ottobre 1969, Jury (in memoria di Jury Gagarin) inizia a praticare la Ginnastica Artistica a 7 anni. Nel 1984 a soli 15 anni entra nel giro della nazionale juniores e lascia la famiglia per trasferirsi a Varese dove la sua vita adolescente diventa la faticosa routine dei ginnasti in erba: studio e sei ore di allenamento al giorno. Non ancora diciannovenne partecipa a Seul alle sue prime Olimpiadi dove conquista la finale agli Anelli con un sesto posto e la finale del Concorso generale dove chiude al diciassettesimo posto. L’anno successivo a Stoccarda conquista la medaglia di Bronzo ai Campionati Mondiali, sempre agli Anelli, e nel 1990, a Losanna, arriva il primo titolo europeo al quale si accompagna la medaglia di Bronzo nel Concorso Generale. Si deve accontentare del Bronzo ai Mondiali del 1991 che si disputano ad Indianapolis e nel 1992 inizia il percorso di avvicinamento a quelle che devono essere le “sue” Olimpiadi conseguendo il secondo titolo europeo consecutivo (saranno quattro). Il 7 luglio 1992, a tre settimane dalle gare di Barcellona, in una banalissima routine di allenamento Jury si procura una gravissima lesione: “rottura sottocutanea del tendine d’ achille del piede destro” dice il bollettino medico, per un ginnasta è simile ad un verdetto definitivo.

Iniziano nove mesi di sofferenza: due mesi e mezzo di gesso, due e mezzo di fisioterapia, quattro di lento recupero. Dolore, tanto dolore, e la consapevolezza di non essere più competitivi negli attrezzi che richiedono esplosività nelle caviglie. Jury soffre e lavora duro e il 17 aprile 1993 conquista il suo primo totale mondiale (ne vincerà cinque consecutivi) a Birmingham: era dal 1964 che la Ginnastica italiana non arrivava così in alto, dall’Oro di Franco Menichelli a Tokyo.

Le vittorie a Mondiali ed Europei diventano festosa routine e si arriva alle Olimpiadi del Centenario, al Georgia Dome di Atlanta: al ragazzo di Prato, diventato uomo, manca solo la consacrazione olimpica. Negli esercizi per la gara a squadre che determinano gli 8 finalisti agli attrezzi, sbaraglia la concorrenza. Si qualifica per la finale con il miglior punteggio, 9.675 e 9.837, precedendo il bulgaro Jovtchev e il tedesco Wecker.

Quando la sera del 28 luglio, Jury sale sulla pedana del Georgia Dome, sa che l’asticella è posta a 9.812 punti, il risultato del rumeno Burincă e dell’ungherese Csollány. Ma lasciamo il racconto a Vittorio Zucconi, inviato di Repubblica:

Nella prima verticale le gambe sembrano tremare un poco, i piedi giunti in alto paiono pencolare un filino verso il canapo di destra, quanto basta a separare un oro da un quinto posto, in una disciplina di torturatori e di suppliziati come la ginnastica. Ecco, adesso cede, adesso molla. E’ finito il sogno per il rosso di Prato, per questo giovane di 27 anni che i giornali assetati di frasi fatte hanno già ribattezzato il “signore degli anelli”, che persino la televisione americana, indifferente ormai a qualunque atleta che non sia di apparente sesso femminile e nata nei 50 Stati Uniti, ha ammirato con qualche stupore.

Nessun “italian boy” può reggere a questi sforzi, alla disciplina infernale di un ginnasta, alla sofferenza di perdere un’Olimpiade (Barcellona) per un tallone d’Achille saltato per tornare al fronte 4 anni dopo. Noi siamo l’armata sagapò, il popolo degli spaghettari cialtroni e intonati, i buffoni del calcio che si fanno eliminare dal Ghana, non le creature fatte di filo di ferro che vincono le medaglie ginniche. Ma i fotogrammi del videoregistratore non mentono. Jury esce dalla prima verticale, volteggia, lancia la seconda, perfetta, poi si allunga nella posizione detta “a rondine” , le braccia raccolte sul torso, le gambe puntate all’indietro parallele al suolo, che avrebbe fatto piangere di invidia Torquemada.

Vittorio Zucconi, Repubblica 3o luglio 1976

“Vola vola, Jury Chechi, vola, vola verso il podio” è l’urlo liberatorio del telecronista quando Jury chiude l’esercizio con una uscita perfetta: 9.887, Chechi è il Signore degli Anelli.

Massimo Brignolo

EUROPEI ATLETICA: ARGENTO SCHWAZER, BRONZO MEUCCI

La prima giornata dei Campionati Europei di Atletica Leggera porta due medaglie in Casa Italia: l’Argento di Alex Schwazer e il Bronzo di Daniele Meucci.

Daniele MeucciHanno preso il via a Barcellona, assegnando i primi tre titoli, i Campionati Europei di Atletica Leggera, il maggiore appuntamento stagionale per le nazioni del Vecchio Continente.

Il programma della giornata è stato aperto dalla 20 km di Marcia dove il diciannovenne – compirà 20 anni il 23 ottobre – russo Stanislav Emelyanov si è presentato con una gara da orologio svizzero al ritmo di 4 minuti al chilometro confermando di essere il futuro della Marcia proveniente dalla scuola russa che, seppure discussa, continua a sfornare campioni. Il campione olimpico dei 50 km, l’azzurro Alex Schwazer si presentava per la prima volta in un grande appuntamento nella distanza più breve per testare la fattibilità di un doppio impegno ai Mondiali del prossimo anno e alle Olimpiadi di Londra 2012. L’altoatesino ha pagato nel corso della gara la mancata abitudine ai 20 km compiendo qualche scelta tattica azzardata come quella di lasciare andare il russo e apparendo particolarmente nervoso e preoccupato dal doppio impegno. La sua classe gli ha consentito di conquistare la medaglia d’Argento coprendo però la distanza in un tempo superiore di 2 minuti alla sua prestazione ottenuta in primavera a Lugano. Solo dopo la 50 km di venerdì si potranno tirare le conclusioni: per il momento prevale l’idea dell’azzardo.

Nel Peso Femminile l’esito è in linea con l’andamento della stagione: la bielorussa Ostapchuk è stata l’unica nell’anno e oggi a superare i 20 metri mantenendo in metro di vantaggio sulle rivali. Solo l’ultimo lancio della russa Avdeeva è riuscito a rompere un monopolio della repubblica di Minsk che avrebbe occupato tutti i tre gradini del podio.

In chiusura di programma, il britannico Mo Farah ha giocato come il gatto con il topo nella finale dei 10.000 metri: più forte sulla carta si è dimostrato il più forte anche in pista in una gara corsa su ritmi lentissimi. Il marocchino naturalizzato spagnolo Lamdessem che ha tentato di resistere al suo scatto imperioso all’ottavo chilometro è crollato nel finale lasciando spazio allo sprint per la medaglia d’Argento tra il britannico Chris Thompson e Daniele Meucci, autore di una gara molto accorta dal punto di vista tattico. Solo il photofinish ha separato i due che hanno chiuso con lo stesso tempo premiando Thompson con l’Argento e Meucci con una medaglia di Bronzo che alla vigilia appariva insperata.

Domani, i Campionati entrano nel vivo e alle 21.45 si assisterà ad uno dei momenti forti della rassegna continentale con la sfida nella finale dei 100 metri tra il francese Christophe Lemâitre e il britannico Dwain Chambers.

Gara Oro Argento Bronzo
10.000 m M
M.Farah (GBR)
28’24″99
C.Thompson (GBR)
28’27″33
D.Meucci (ITA)
28’27″33
20k Marcia M
S.Emelyanov (RUS)
1h20’10”
A.Schwazer (ITA)
1h20’38”
J.Vieira (POR)
1h20’49”
Peso F
N.Ostapchuk (BLR)
20.48
N.Mikhnevich (BLR)
19.53
A.Avdeeva (RUS)
19.39

Massimo Brignolo

IERI & OGGI: UNA BOMBA SULLE OLIMPIADI DEL CENTENARIO

Centennial Park, AtlantaDopo Los Angeles 1984, scelta politically correct dopo quella di Mosca 1980 e manifestazione della superpotenza statunitense per rispondere all’analogo show sovietico, le Olimpiadi estive tornano negli Stati Uniti quando sono passati solo 12 anni. In una delle più controverse scelte della sede olimpica, le pressioni di un maxi sponsor come la Coca Cola favoriscono lo scippo delle Olimpiadi del Centenario alla loro sede naturale, Atene, e la scelta di Atlanta, sede del quartier generale delle bollicine.

Gli Stati Uniti sono in piena sindrome da terrorismo interno (l’11 settembre e il nemico dei nemici sono ancora lontani): nell’aprile del 1995 un camion contenente 2300 kg di esplosivo viene utilizzato contro un edificio federale nel centro di Oklahoma City e causa la morte di 118 persone, il 17 luglio, due giorni prima della Cerimonia di Apertura, il volo TWA 800 in partenza da New York verso Parigi esplode in volo pochi minuti dopo il decollo provocando la morte dei 230 passeggeri. Non esiste la prova della matrice terroristica ma il livello di allerta sale. Tutti gli impianti destinati ad ospitare le competizioni sono attentamente presidiati e l’accesso doviziosamente controllato, il villaggio olimpico è off limits per tutti gli estranei. Ma esiste un punto debole nell’apparato di sicurezza, si tratta del Centennial Olympic Park, la piazza centrale della cittadella olimpica dove ogni sera sono in agenda appuntamenti musicali che richiamano una gran folla di sportivi e turisti.

Nella tarda serata del 26 luglio è in programma un concerto della band Jack Mack and the Heart Attack e mentre la band ancora è sul palco, la mezzanotte è già passata, uno zaino con tre ordigni esplosivi viene piazzato nei pressi del palco. Una guardia addetta alla sicurezza nota lo zaino, dà l’allarme e inizia a far evacuare la zona negli stessi momenti nei quali il 911 riceve una telefonata che preannuncia un’esplosione. Venti minuti dopo la scoperta, alle 1.20, lo zaino esplode: una donna, Alice Hawthorne, è uccisa, un giornalista turco muore per un attacco di cuore e 111 persone sono ferite. Le Olimpiadi sono sotto attacco per la prima volta dopo l’uccisione di undici componenti della squadra israeliana alle Olimpiadi di Monaco 1972.

Alle 5.15 un portavoce del Comitato Olimpico Internazionale dichiara che le Olimpiadi non si fermeranno, “the show must go on”. Ma da quel momento si moltiplicheranno le evacuazioni e gli allarmi: le Olimpiadi del Centenario sono irrimediabilmente segnate.

Massimo Brignolo