PALLAVOLO: AZZURRE IN CRESCENDO AL WORLD GRAND PRIX

La cavalcata delle azzurre nel World Gran Prix: dopo la sconfitta con il Giappone, stesi Taipei e Brasile.

Per le ragazze di Barbolini non era iniziato nel migliore dei modi il primo weekend del World Grand Pix. La sconfitta per tre a uno contro le giapponesi non è stata accolta certo con piacere. Barbolini però sembra affrontare questo World Grand Prix con le idee chiare: far giocare più tempo possibile di pallavolo che conta alle ragazze che dovranno rappresentare il futuro della pallavolo italiana preservando invece le senatrici per il Mondiale. È in quest’ottica che Lo Bianco e Gioli (alla quale si prospetta forse un impiego da opposto) si uniranno al gruppo nel prossimo weekend in Thailandia.

Nella partita con le giapponesi sono forse mancati i punti di riferimento. Tai Agüero era stata il leader indiscusso della squadra di Barbolini, colei a cui dare i palloni decisivi. Contro il Giappone a un certo punto è mancato il suo carisma (assieme a quello di Lo Bianco). Piccinini, da capitana, ha provato a farsi carico di quest’onere ma non è stato sufficiente.

Contro le modeste taiwanesi, Barbolini ha insistito sulla linea verde e le azzurre, questa volta hanno risposto alla grande. Rondon, pur con qualche amnesia di troppo, ha dimostrato di meritare il ruolo di secondo palleggiatore, Arrighetti e Ortolani hanno cercato di fungere da punto di riferimento. Assai positive anche le prove del centrale Crisanti e delle schiacciatrici Barcellini e Bosetti.

Dopo il passo falso con il Giappone, l’ostacolo Brasile, campione olimpico e imbattuto nel 2010, si presentava già come una prova del nove. Barbolini ha deciso di fare affidamento sul blocco storico e ha presentato un sestetto molto vicino a quello che vedremo al Mondiale. La reazione è stata eccellente; in un palasport tutto verde – oro le ragazze azzurre hanno dimostrato, tecnica e carattere, imponendosi con autorità in quattro set.

Il problema del dopo Agüero (Gioli o Ortolani) resta. Intanto però proprio la partita con il Brasile ha dimostrato che la soluzione potrebbe venire da una maggior distribuzione dei palloni da parte della palleggiatrice. Tutti i cinque attaccanti che hanno giocato i quattro set contro i carioca sono andati a referto in doppia cifra, nessuno però ha superato i venti punti.

Davvero positiva, infine, la crescita di Arrighetti da considerarsi ormai, non più come una promessa, ma come una veterana in grado di insidiare Gioli e Barazza nel ruolo di centrale titolare.

Venerdì 6 agosto 2010
ITALIA – GIAPPONE 1 – 3
(28-30; 29-27; 20-25; 13-25)
São Carlos (BRA)

ITALIA: Barcellini 10, Rondon 2, Merlo (L) Barazza 7, Piccinini (c) 19, Arrighetti 12, Bosetti 8. (Di Iulio n.e., Crisanti, Ortolani 4, Del Core 4, Bechis.)

GIAPPONE: Takeshita 1, Inoue 12, Yamamoto 10, Sano (L), Yamaguchi 13, Kimura 28, Ebata 17. (Matsuura, Ishida 1, Araki (c), Sakoda n.e., Ino 2.)

Sabato 7 agosto 2010
TAIPEI – ITALIA 0 – 3
(15-25; 20-25; 19-25)
São Carlos (BRA)

TAIPEI: Teng (c) 3, Tsai 12, Chen 9, Liao 7, Yen 2, Yang Meng (L), WEN 3. (Wu Ko 2, Hsieh 1, Huang n.e., Wu Shu , Yang Ya n.e.)

ITALIA: Barcellini 11, Crisanti 6, Rondon 7, Merlo (L), Ortolani 15, Arrighetti 7, Bosetti 10. (Di Iulio 1, Barazza n.e., Piccinini (c) n.e., Del Core n.e., Bechis n.e.)

Domenica 8 agosto 2010
BRASILE – ITALIA 1 – 3
(22-25; 21-25; 25-18; 19-25)
São Carlos (BRA)

BRASILE: Claudino (c) 12, Lins, Menezes 15, Steinbrecher 8, Carvalho 11, Castro 4, de Oliveira (L). (Pequeno 2, A.Silva n.e., J.Silva n.e., Pereira 21, de Souza 2)

ITALIA: Rondon 6, Merlo (L), Barazza 11, Ortolani 13, Piccinini (c) 15, Arrighetti 10, Del Core 12. (Di Iulio n.e., Barcellini n.e., Crisanti n.e., Bosetti 4, Bechis n.e.)

Nicola Sbetti

PAZZO CALCIO: SE IL BUONGIORNO SI VEDE DAL MATTINO

Cagliari - BastiaRubrica quindicinale su tutto quello che gira intorno al rettangolo in cui si gioca lo sport più amato e discusso dagli italiani. Di Nicola Sbetti

Amichevoli che finiscono in rissa e poco cambia se i protagonisti sono i giocatori (Cagliari – Bastia e Catania – Iraklis) o gli Ultras (Parma – Spal), un numero sempre maggiore di squadre fallite, bilanci perennemente in rosso, un’impressionante calo degli abbonamenti venduti (da tre anni siamo ormai il fanalino di coda dell’Europa, umiliati da Germania e Inghilterra e inferiori anche a Spagna e Francia), un sistema ideato per arginare la violenza sugli spalti che sa molto di schedatura e rende ancora più complesso l’andare a vedere una partita di calcio allo stadio, Lega Calcio e Figc in rotta e un possibile sciopero dei calciatori alla prima giornata. Insomma, se questo è l’antipasto prepariamoci con le dovute precauzioni all’abbuffata di calcio che come ogni anno ci aspetta.

A onor di vero la stagione è già cominciata (a luglio!!!), la Juventus ha esordito a Dublino, nei preliminari di Europa League, vincendo per 2 a 0 contro lo Shamrock (doppietta di Amauri). Anche in Irlanda però si può imparare qualcosa, il piccolo stadio (6.500 posti) in cui si è giocato l’incontro era dotato di un luogo preposto per lasciare i neonati e i bambine per tutta la durata dell’incontro. Potrebbero sembrare banalità ma quando presidenti e politici si riempiono la bocca con slogan tipo “Riportiamo le famiglie allo stadio” non propongono mai iniziative come queste. Andare allo stadio è invece sempre più difficile, prima i biglietti da comprare giorni in anticipo, poi i tornelli, talvolta la decisione di limitare la vendita ai soli residenti in provincia, ora la misteriosa tessera del tifoso (sfido chiunque non si sia informato di persona a spiegarne il funzionamento). Ma se io sono tifoso del bel gioco, mi fanno una tessera ad hoc? E se seguo più di una squadra? Dilemmi irrisolvibili, tanto ormai vedere il calcio dal vivo è diventato una chimera. Per fortuna ci sono le Pay Tv pago e mi godo le partite comodamente dalla mia poltrona. Il sistema poi è semplicissimo (se ti compri tutti i pacchetti in vendita): c’è il satellite per il campionato, la televisione pubblica per la Champions League e il digitale terrestre a pagamento per l’Europa League, quest’anno poi le telecamere entreranno anche negli spogliatoi.. wow, chi ci va più allo stadio. Aspettiamo con ansia la completa applicazione del modello Premier League dove un biglietto ti costa uno stipendio. Basta essere consci che così facendo lo sport più popolare del mondo rischia di diventare un bene esclusivo come hanno dimostrato i Mondiali sudafricani. Stupende cattedrali nel deserto a uso e consumo delle televisioni globali a pochi chilometri di distanza da persone (tenute a debita distanza dall’occhio del turista) che usavano l’energia del loro generatore per guardarsi le partite del Mondiale.

A proposito del Mondiale e dei modelli da adottare, voi siete per il modello spagnolo o modello tedesco? Il dibattito nato da alcuni autorevoli giornali dopo il disastro dell’Italia di Lippi (e non dimentichiamoci quello dell’Under 19) sarebbe veramente interessante ma malauguratamente finisce per essere funzionale al “modello quaquaraquà italiano”. Fior fior di esperti, danno il loro parere per come migliorare la situazione, si instaura una dinamica positiva in cui vengono suggerite alcune soluzioni pratiche ideali poi, quando la spinta mediatica viene meno, nulla cambia vengono presi provvedimenti più simbolici che utili (es: quest’anno le squadre italiane possono acquistare un solo calciatore extracomunitario) che mantengono l’immobilismo perché le decisioni vengono prese troppo spesso secondo ragionamenti politici e non meritocratici.

Il successo dell’Italia nel 2006 aveva delle solide basi nel lavoro fatto da Cesare Maldini in avanti con l’under 21. Ora è un dato di fatto che da quando Gentile non allena più l’under21 nessuna nazionale giovanile ha più avuto successo eppure, dopo numerosi fallimenti, mai nessuno mette in discussione la figura di Casiraghi o ancor meno quella di Abete.

Vi sono però anche le note positive. Innanzitutto non c’è più Mourinho, l’Inter perde un allenatore vincente (Benitez però non è certo l’ultimo arrivato) e l’Italia guadagna qualche polemica in meno. Speriamo si ritorni a parlare più di calcio, di tattica, di belle giocate. Proprio lo stesso auspicio dei dirigenti Rai quando hanno annunciato che da quest’anno nelle loro trasmissioni non ci sarà più la moviola. Musica per le mie orecchie; anche se la “cassazione” sembra comunque una moviola mascherata, vi lascio con l’auspicio  che al più presto ci sia sempre più moviola in campo e sempre meno moviola in televisione.

BUONA STAGIONE CALCISTICA 2010-11

Nicola Sbetti

VOLLEY: E’ SEMPRE E SOLO BRASILE

Il Brasile ha vinto la sua nona World League di Pallavolo Maschile superando nell’Albo d’Oro l’Italia ferma a quota otto

BrasileIn un torneo davvero equilibrato sono arrivate in finale, nonostante qualche acciacco fisico, le due squadre più forti. Il Brasile ha dovuto rinunciare al suo opposto titolare Leandro Vissotto, la Russia al suo schiacciatore Khtey dopo che, per gran parte del torneo, aveva dovuto far a meno di Berezhko, l’altro martello titolare, che è sceso in campo ieri notte ancora non al meglio. Theo, il sostituto di Vissotto ha fatto 16 punti, quello di Khtey, Biryukov zero e, dopo tre attacchi murati consecutivi, è stato sostituito prima da Poltavskiy, opposto che non giocava schiacciatore da un decennio, e poi dal giovane Krasikov, un onesto gregario ma nulla più.

Potrebbe bastare questa come chiave di lettura del successo brasiliano, i carioca sono infatti l’unica squadra al mondo in cui le riserve sono competitive tanto quanto i titolari e, a guardar bene, a casa in Brasile ci sarebbero ancora molti atleti che sarebbero stati in grado di fare la differenza qui a Cordoba. Qualche nome? Ricardo, l’ex palleggiatore della Sisley o Gustavo, ancor oggi uno dei migliori centrali al mondo. La grande forza della squadra di Bernardinho è proprio questa: chiunque giochi in nazionale deve conoscere l’impianto di gioco quindi poco importa se è Giba, Dante, Murilo Endres, Vissotto, Theo o chi per loro a scendere in campo, il risultato non cambia: i campioni sono sempre loro. Non a caso è la nona volta che il brasile solleva questo trofeo.

Quello che ha impressionato di più dei verde-oro è stata la perfezione in ricezione. Italia, Cuba, Serbia, non certo le ultime arrivate, erano state annichilite dalla potenza dei servizi di Muserskiy e compagni, Mario, Dante e Endres invece hanno fatto sembrare docili le bordate dei russi.

Il Brasile porta a casa i primi due set trascinata da Murilo Endres, incoronato da Giba come nuovo leader di questo Brasile dalle mille frecce, la Russia di Bagnoli paga i problemi in banda e qualche errore di troppo nei momenti decisivi.

Nel terzo set, assestata la situazione in banda con Krasikov, la Russia non sbaglia nulla e cambia totalmente l’inerzia dell’incontro dominando a muro e lasciando i fenomeni brasiliani a 16.

La partita sembra riaperta ma a questo punto i russi fanno di tutto per mettersi in difficoltà sbagliando, a inizio set, ben quattro battute. Il set procede poi in maniera assai equilibrata con Dante e Muserskiy a giocare i palloni più pesanti. Sul 24 a 23 la Russia sbaglia l’ennesima battuta, il Brasile ringrazia e solleva il trofeo.

Domenica 25 luglio 2010
RUSSIA BRASILE 1 – 3
(22-25; 22-25; 25-16; 23-25)
Cordoba (ARG)

RUSSIA: Grankin 1,  Biryukov, Berezhko 11, Muserskiy 16, Volkov 7, Mikhaylov 20, Komarov (L). (Poltavskiy 3, Krasikov 8, Khtey n.e., Kazakov (C), Makarov 2.)

BRASILE: Endres Murilo 8, Fabricio Nery Lopes Theo 16, Santana Rodrigo  9, Saatkamp Lucas 2, Muragati Yared Marlon 3, Amaral Dante Guimaraes 18, Da Silva Pedreira Junior Mario (L). (Rezende Bruno Mossa, Dos Santos Jr. Sidnei 2, Godoy Filho Gilberto (C) 1, Alves Thiago Soares n.e.,  Tavares Joao Paulo 2)

IL SESTETTO DI PIANETA SPORT
PALLEGGIATORE: Grankin (RUS)
OPPOSTO: Mikhaylov (RUS)
BANDE: Endres Murilo (BRA) Dante Amaral (BRA)
CENTRALI: Simon (CUB) Muserskiy (RUS)
LIBERO: Marra (ITA)
ALLENATORE: Bernardinho (BRA)

Nicola Sbetti

TOUR DE FRANCE: LA CINQUINA DI CAVENDISH NEL GIORNO DELLA PASSERELLA DI CONTADOR

Ultima tappa del Tour de France: confermato il giallo di Contador, il verde di Petacchi e quinta vittoria per Cavendish.

Dopo tre settimane di pianura, pavé, Alpi, Pirenei e cronometro la carovana del Tour è arrivata all’epilogo. L’ultima tappa (in linea) è anche la più breve, soli 102,5 km da Longjumeau nella periferia di Parigi al circuito degli Champs-Élysées, il cuore della capitale francese e tradizionale arrivo della Grande Boucle dal 1975. Sorrisi e festeggiamenti in gruppo; i più radiosi sono la maglia gialla Contador, la maglia bianca Schleck e la maglia a pois Charteau. Più preoccupato Petacchi dato che la lotta per la maglia verde è ancora apertissima.

L’ultima tappa è una passerella, per la prima volta dall’inizio del Tour gli unici scatti alla partenza sono stati quelli dei fotografi. La Radio Shack si era presentata con una maglia nera con il numero 28 sulla schiena (28 come i milioni di morti all’anno di cancro nel mondo) ma per evitare l’esclusione dal Tour si è poi tornati alle divise tradizionali. Spumante e patatine per Contador e compagni, fino al primo scatto che è proprio della maglia gialla seguito immediatamente dalla maglia bianca, ma è solo un regalo ai fotografi. Il primo vero scatto della tappa rimanda l’atteso grande scontro fra Petacchi, Hushovd e Cavendish, i tre moschettieri delle volate ancora in corsa per la maglia verde. La battaglia non c’è nemmeno in occasione del secondo traguardo volante perché la principale fuga della tappa composta da undici corridori posticipa tutto il pathos al traguardo finale. Aitor Pérez Arrieta, Sandy Casar, Christophe Riblon, Rémi Pauriol, Christian Knees, Alan Pérez Lezaun, Danilo Hondo, Tony Martin, Karsten Kroon, Nicki Sørensen, Anthony Roux ottengono un vantaggio massimo di 24’’ costringendo Sky, Htc, e Katusha a tirare a fondo. All’ultimo giro rimangono in testa solamente Sørensen, Knees e Kroon che a sei chilometri dall’arrivo vengono riassorbiti. La volata con il gruppo allungatissimo è impostata dagli uomini Sky. Peracchi battezza la ruota di Hushovd e fa una gran volata, secondo solo all’imbattibile Mark Cavendish che centra la quinta vittoria sollevando la mano per celebrare la sua cinquina.

Il cinque di Cavendish, il tre di Contador ma anche il Verde di Petacchi. Un successo davvero meritato quello dello spezzino visto che è sempre arrivato sul podio nelle sette volate che si sono disputate in questo Tour. Un italiano non vinceva la maglia a punti dal 1968 quando a trionfare era stato Bitossi. L’unica nota amara è che Petacchi il 28 luglio dovrà presentarsi di fronte alla Procura di Padova per questioni legate al doping, l’augurio è che si tratti solamente di accertamenti.

Domenica 25 luglio 2010
Tour de France, ultima tappa
Longjumeau – Parigi (102,5 km)

ORDINE D’ARRIVO:

Ciclista Squadra Tempo
1. Mark CAVENDISH
HTC-Columbia 2h 42’21”
2. Julian DEAN
Garmin stesso tempo
3. Alessandro PETACCHI
Lampre-Farnese Vini stesso tempo
4. Jurgen ROELANDTS
Omega Pharma Lotto stesso tempo
5. Óscar FREIRE Rabobank stesso tempo

CLASSIFICA GENERALE:

Ciclista Squadra Tempo
1. Alberto CONTADOR
Astana 91h 58’48”
2. Andy SCHLECK
Saxo Bank a 39″
3. Denis MEN’ŠOV Rabobank a 2’01”
29. Damiano CUNEGO
Lampre-Farnese Vini a 56’53”

MAGLIA VERDE (punti):

Ciclista Squadra Punti
1. Alessandro PETACCHI Lampre-Farnese Vini 243
2. Mark CAVENDISH HTC-Columbia 232
3. Thor HUSHOVD
Cérvelo 222

MAGLIA A POIS (montagna):

Ciclista Squadra Punti
1. Anthony CHARTEAU Bbox Bouygues Tlc 143
2. Christophe MOREAU
Caisse d’Epargne 128
3. Andy SCHLECK
Saxo Bank 116

MAGLIA BIANCA (giovani):

Ciclista Squadra Tempo
1. Andy SCHLECK
Saxo Bank 91h 59’27”
2. Robert GESINK
Rabobank a 8’52”
3. Roman KREUZIGER
Liquigas-Doimo a 11’15”

Nicola Sbetti

TOUR: L’ORGOGLIO DI SCHLECK NON ROVINA LA TERZA SINFONIA DI CONTADOR

Contador vince ma non stravince il suo terzo Tour, 39 beffardi secondi separano Schleck dalla maglia gialla.

Alberto Contador52 chilometri di pianura e strade dritte da Bordeaux a Pauillac, passando per le terre del Bordeaux, uno dei rossi più pregiati al mondo, per decidere il tour. Una cronometro dentro la quale ci sono quattro corse parallele: quella della maggioranza dei ciclisti non specialisti il cui obiettivo è solamente raggiungere i Campi Elisi e riabbracciare le famiglie, quella per la vittoria di tappa, la sfida fra Men’šov e Samuel Sanchez per il terzo posto e il gran duello fra Contador e Schleck per la maglia gialla.

Fabian Cancellara, favorito anche dal percorso meno ventoso, si dimostra il crono-man più forte di questo Tour. Come a Rotterdam la “Locomotiva di Berna” mette tutto il gruppo alle sue spalle a partire dal tedesco che aspira a essere il suo successore Tony Martin e prendendosi la rivincita su Contador che l’anno scorso lo aveva beffato.

Menchov si dimostra il miglior specialista delle corse a cronometro fra i big salendo per la seconda volta consecutiva sul gradino più basso del podio. L’anno scorso il russo era finito terzo dopo la squalifica per doping dell’austriaco Kohl. Dopo aver rifilato due minuti a Samuel Sanchez, domani il capitano della Rabobank potrà assaporare il podio di persona.

Al suo fianco ci saranno Schleck e Contador autori in questa crono di un bellissimo duello. Forse solo nel 1989 quando Greg Lemond rubò per soli 8’’ la maglia gialla a Laurent Fignon una cronometro era stata così avvincente. Quel che è certo che quest’ultima cronometro ha dato (almeno nei primi chilometri) più emozioni dei Pirenei.

Tutti gli addetti ai lavori davano il lussemburghese per spacciato invece il giovane leader della Saxo Bank ha dato davvero del gran filo da torcere al fenomeno spagnolo. Al chilometro 22 Schleck ha raggiunto il suo vantaggio massimo: 5 secondi. Nei chilometri successivi, nonostante la difficoltà a mantenere la posizione, Contador è riuscito a mettere un rapporto più duro fondamentale recuperare secondo dopo secondo. Alla fine Andy Schlek chiude in 1h 07’ 10’’, Alberto Contador, che vince per la terza volta il Tour de France, in 1h 06’ 39’’ .

Alla fine i due grandi protagonisti del Tour sono divisi da 39 beffardi secondi, proprio quelli guadagnati dallo spagnolo, approfittando del salto di catena del lussemburghese. All’arrivo le lacrime di delusione  Andy Schleck si confondono con lacrime di gioia di Alberto Contador, che in più di un’occasione ha temuto davvero di perdere la maglia gialla. Oggi il Tour è stato davvero onorato alla faccia di chi ieri lo considerava già chiuso.

Domani passerella conclusiva sui Campi Elisi. Con Contador in maglia gialla, Chartreau in maglia a pois, Schleck in maglia bianca, ci sarà da assegnare oltre all’ultima tappa anche la maglia verde per ora sulle spalle di Petacchi.

Sabato 24 luglio 2010
Tour de France, diciannovesima tappa
Bordeaux –  Pauillac (52 km)

ORDINE D’ARRIVO:

Ciclista Squadra Tempo
1. Fabian CANCELLARA
Saxo Bank 1h00’56”
(media 52 km/h)
2. Tony MARTIN
HTC-Columbia a 17″
3. Bert GRABSCH
HTC-Columbia a 1’48”
4. Ignatas KONOVALOS
Cérvelo a 2’34”
5. David ZABRISKIE
Garmin a 3’00”

CLASSIFICA GENERALE:

Ciclista Squadra Tempo
1. Alberto CONTADOR
Astana 89h16’27”
2. Andy SCHLECK
Saxo Bank a 39″
3. Denis MEN’ŠOV Rabobank a 2’01”
29. Damiano CUNEGO
Lampre-Farnese Vini a 56’53”

MAGLIA VERDE (punti):

Ciclista Squadra Punti
1. Alessandro PETACCHI Lampre-Farnese Vini 213
2. Thor HUSHOVD Cérvelo 203
3. Mark CAVENDISH
Team Htc-Columbia 197

MAGLIA A POIS (montagna):

Ciclista Squadra Punti
1. Anthony CHARTEAU Bbox Bouygues Tlc 143
2. Christophe MOREAU
Caisse d’Epargne 128
3. Andy SCHLECK
Saxo Bank 116

MAGLIA BIANCA (giovani):

Ciclista Squadra Tempo
1. Andy SCHLECK
Saxo Bank 89h17’06”
2. Robert GESINK
Rabobank a 8’52”
3. Roman KREUZIGER
Liquigas-Doimo a 11’15”

Nicola Sbetti