WCL III: SALVEZZA SOFFERTA, SALVEZZA MERITATA

La Nazionale di Cricket raggiunge la salvezza alla penultima giornata nella World Cricket League III Division

PetricolaQuella del cricket sarà anche la squadra più multietnica fra le nazionali italiane, ma il suo multiculturalismo non si riflette di certo nelle sue prestazioni che tendono semmai a confermare uno dei più celebri stereotipi legati alla mitologia del nostro Stivale, ovvero: raggiungere gli obiettivi prefissi solo dopo estreme sofferenze e attraverso i percorsi più difficili. Un mito nato nella prima guerra mondiale e rafforzato dalle prestazioni della nazionale di calcio nel 1982 e nel 2006.

Dopo la prima benaugurante vittoria con la Danimarca e la sconfitta di misura con Papua, gli azzurri sono incappati in due sconfitte beffarde contro l’Oman e Hong Kong. In entrambe le partite, quando il risultato sembrava ormai acquisito, è sopraggiunta una sorta di paura di vincere che ha portato mediocri battitori a indovinare le giocate della vita capaci di capovolgere l’esito dell’incontro. All’ultimo appello però, nello scontro salvezza contro gli Stati Uniti, gli azzurri hanno scacciato ogni timore portando a casa la meritata salvezza, ottenuta grazie al migliore net run rate (in gergo calcistico può essere paragonato alla differenza reti). In questo senso si è rivelata decisiva la partita contro Papua Nuova Guinea in cui gli americani sono stati umiliati; tutti eliminati a sole 44 runs dopo 20 overs mentre gli italiani hanno venduto cara la pelle.

Domani si giocherà contro l’Oman una partita pressoché inutile. Sarà però l’occasione per vedere all’opera uno dei migliori battitori del campionato, Thushara Kurukulasuriya e il prospetto, Roshendra Abewikrama.

ITALIA – STATI UNITI
Italia vince di 4 wicket
Stati Uniti 222-8, 50 overs / Italia 225-6, 47 overs

La scelta di iniziare al lancio si rivela decisiva. Gli Stati Uniti in cinquanta overs raggiungono una quota importante, 222; sono soprattutto Alaud Din, Munasinghe e Northcote a limitare le corse degli americani, mentre Petricola conclude il primo inning con ben quatto wicket e un catch.

In battuta l’inizio non è dei più promettenti dopo 13.3 overs quattro dei nostri migliori battitori sono già stati eliminati: Northcote (13 runs) Damian Fernando (17) Bonora (10) Crowley (2). In questa delicata fase è bravo Petricola (69 not out) a non prendersi rischi che avrebbero potuto compromettere l’incontro. L’italo-australiano, in partnership con Patrizi, trova una splendida intesa che produce 102 runs e rimette in carreggiata gli azzurri. Dopo l’eliminazione di Patrizi è Michael Raso con, il suo gioco aggressivo, a prendere punti pesanti per chiudere l’incontro portando, con 38 runs in 29 palle, gli azzurri a quota 217, a sole 5 runs dalla vittoria. Con i compagni di squadra oltre ai boundary già pronti a festeggiare, Petricola e Jayasena chiudono la pratica. Gli ambiziosi Stati Uniti si devono arrendere alla nostra nazionale che, dopo essersi enormemente complicata la vita, raggiunge la meritata salvezza.

Papua Nuova Guinea e Hong Kong sono promossi in seconda divisione, Danimarca e Stati Uniti scendono in quarta.

CLASSIFICA
Giocate vinte perse PT Net RR
PAPUA NUOVA GUINEA 5 4 1 8 1.114
HONG KONG
5 3 2 6 0.833
OMAN 5 3 2 6 0,077
ITALIA 5 2 3 4 -0.004
STATI UNITI
5 2 3 4 -0.661
DANIMARCA 5 1 4 2 -1.503

WCL III: AGGRAPPATI ALLA SPERANZA

CricketAlla vigilia di questo torneo i media internazionali non davano troppa fiducia alla compagine italiana; dopo quattro partite i ragazzi di Joe Scuderi, pur dimostrando di possedere le qualità necessarie per restare nella categoria, si trovano come da pronostico nelle sabbie mobili del fondo classifica. Dopo la vittoria con la Danimarca, gli azzurri hanno sfoderato un’ottima prestazione contro la schiacciasassi Papua Nuova Guinea e le partite contro Oman e Hong Kong sono state comunque di buon livello. In questi ultimi due incontri però, quando l’Italia sembrava avere la partita in pugno, qualcosa è andato storto. Alla lunga la strategia di cominciare in battuta non ha pagato, dal nulla sono sempre comparsi dei carneadi, il cui torneo era stato fino a quel momento in ombra, capaci di sfoderare dal nulla prestazioni magnifiche. Contro l’Oman Awal Khan, che in precedenza non aveva mai superato quota 10 runs, ne ha portate a casa 81, contro Hong Kong, quando ormai la partita sembrava vinta, Aziaz Khan (i due non sono parenti ma sono entrambi di origine pakistane) ha prodotto da otto palle ben 24 punti. Non è stata solamente questione di sfortuna, in quanto abbiamo subito eccessivamente i mille order batsman (battitori che sulla carta non dovrebbero essere particolarmente incisivi rispetto ai primi). Se le prestazioni individuali dei battitori hanno coperto qualche passaggio a vuoto, al lancio si è sentita un po’ troppo l’assenza di Alaud Din.

La Danimarca ferma come noi a una sola vittoria venerdì sfiderà l’Oman mentre Hong Kong se la dovrà vedere con Papua Nuova Guinea. Per restare nella categoria c’è solo una possibilità: battere gli Stati Uniti.

ITALIA – OMAN
Oman vince di 1 wicket
Italia 240, 50 overs / Oman 244, 48,5 overs

Gli italiani, con Raso al posto di Alaud Din, cominciano in battuta. Malgrado la prematura eliminazione di Andy Northcote (11 runs) la partnership fra Damian Fernando (45) e Alessandro Bonora permette agli azzurri di prendere il largo raggiungendo quota 100 dopo 27 overs (serie di 6 lanci). Dopo l’eliminazione di Fernando nessun battitore azzurro riesce però a trovare il giusto ritmo, pesano soprattutto il duck (eliminazione a zero punti) di Petricola e l’unico punto di Patrizi, preferito a Crowley come wicket-keeper. La scarsa vena dei battitori azzurri è messa in secondo piano dalla prestazione magistrale del capitano Bonora capace di mettere a segno 124 punti – più della metà dei totali – senza essere eliminato.

Il century del capitano purtroppo si rivelerà inutile. Le buone prove al lancio di Petricola, Dilan Fernando e soprattutto Munasinghe, limitano inizialmente i forti battitori asiatici. Dopo 14.4 overs, con l’Oman a quota 63 sono già 6 gli eliminati, ma inaspettatamente Sultan Ahmed (29), Awal Khan (81) e Amir Ali tirano fuori dal cilindro una prestazione sublime che permette agli arabi una clamorosa rimonta che si concretizza a 8 palle dal termine dell’incontro. Una beffa che non sminuisce la prestazione degli azzurri, ma complica purtroppo la situazione in classifica e accresce i rimpianti per due catch mancati sul determinante Awal Kahn.

ITALIA – HONG KONG
Hong Kong vince di un wicket
Italia 235-8, 50 overs / 236-9, 49.4 overs

Incredibile è l’aggettivo più adatto per descrivere quest’incontro. L’Italia comincia in battuta e se gli openers Northcote e Damian Fernando racimolano solamente 21 punti ci pensano Bonora (40) Crowley (32) e un ritrovato Petricola (104 not out) a recuperare l’affannoso inizio. Dopo la prestazione superba di Bonora contro l’Oman questa volta è il nostro uomo migliore, Petricola, a caricarsi con un century la squadra sulle spalle. Alla fine dell’inning gli azzurri hanno portato a casa un buon bottino di 235 runs. Hong Kong viene limitata grazie alla superba prova di Petricola che concede in 10 overs solamente 19 runs. L’Italia sembra avere la partita in pugno. A 12 palle dal termine infatti Hong Kong era sotto di 24, a cambiare la partita ci pensa Aziaz Kahn che con sole 8 palle giocate colma il gap e permette ai padroni di casa di ottenere una quasi matematica salvezza. Per l’Italia è una beffa e solo una vittoria contro gli Stati Uniti, vittoriosi nella notte contro l’Oman, potrà garantire la salvezza.

WCL III: UNA VITTORIA E UNA SCONFITTA PER GLI AZZURRI A HONG KONG

Bilancio tutto sommato positivo per gli azzurri del cricket che dopo la seconda giornata di World Cricket League si ritrovano a festeggiare una stupenda vittoria contro la Danimarca e a leccarsi le ferite per la sconfitta contro l’unica squadra ancora a punteggio pieno, Papua Nuova Guinea

ItaliaBilancio tutto sommato positivo per gli azzurri del cricket che dopo la seconda giornata di World Cricket League si ritrovano a festeggiare una stupenda vittoria contro la Danimarca e a leccarsi le ferite per la sconfitta contro l’unica squadra ancora a punteggio pieno, Papua Nuova Guinea. Martedì ci attende l’Oman, partita fondamentale per comprendere quale sarà il ruolo dell’Italia in questo indecifrabile torneo. Se i padroni di casa di Hong Kong, dopo le prime due sconfitte consecutive, sembrano la cenerentola del gruppo e Papua Nuova Guinea la favorita d’obbligo, le altre quattro squadre possono ambire alla promozione come rischiare di scivolare in quarta divisione.

ITALIA – DANIMARCA
Italia vince di 7 wickets
Danimarca 227 all out, 50 overs / Italia: 228-3, 44.3 overs

Difficilmente si sarebbe potuto pronosticare un esordio migliore. Gli azzurri, sul pittoresco campo dell’Hong Kong Cricket Club, debuttano nella World Cricket League division III con una netta vittoria contro i rivali danesi, una delle migliori squadre del continente europeo. Un undici temibile che non più di sei mesi fa ci aveva sconfitto in occasione dell’Europeo di Jersey. L’Italia, avendo vinto il sorteggio, manda in battuta gli scandinavi che chiudono l’over a quota 227. Il talento Klokker viene limitato a 37 runs e così è il solo Rizwan Mahmood a caricarsi la squadra sulle spalle mettendo a segno un half-century (50 punti). Al lancio per l’Italia si alternano con regolarità Petricola, l’esperto Alaud Din, i veloci Munasinghe e Pennazza, e uno splendido Dilan Fernando, decisivo nell’eliminare i tre middle-order batsmen che avrebbero potuto complicare ulteriormente il cammino dell’Italia.
Nel proprio inning l’Italia schiera quindi i suoi battitori con l’obiettivo di raggiungere quota 227. La coppia d’apertura Andy Northcote e Damien Fernando fanno la loro parte mettendo a segno 87 runs. Dopo 45 punti è Damian Fernando il primo eliminato, al suo posto entra capitan Bonora, che però non inizia il torneo nei migliore dei modi venendo eliminato dopo sole 7 runs. A seguito delle prime tre eliminazioni l’Italia è a quota 130 ma la partnership tra Petricola e Crowley (preferito a Patrizi nel ruolo di wicket-keeper) è davvero esaltante. I due mettono insieme i 105 punti e permettono all’Italia di vincere senza che i vari Jayasena, Dilan Fernando, Alaud Din, Patrizi, Munasinghe e Pennazza siano costretti a prendere la mazza. Per l’Italia è una vittoria storica perché, comunque vada il torneo, dimostra che il divario tra l’Italia e la Danimarca è stato oramai colmato.

ITALIA – PAPUA NUOVA GUINEA
Papua Nuova Guinea vince di 32 runs
Papua Nuova Guinea 204 all out, 48.4 overs / Italia 172 all out, 43.2 overs

Squadra che vince non si cambia, ma il rivale che l’undici azzurro si trova di fronte sembra essere di un altro livello per questa categoria. Papua vince il sorteggio e decide di andare in battuta portando a casa 204 runs. Ai cinque lanciatori utilizzati da Scuderi contro la Danimarca si aggiunge anche Northcote; il migliore dei nostri al lancio è però Pennazza che in 10 overs (turni di sei lanci) concede solamente 19 runs prendendo anche due wicket (eliminazioni). Buona anche la prova di Petricola che chiude l’inning guineano con il suo quarto wicket di giornata.
L’italia comincia il proprio inning in battuta dovendo raggiungere una quota di punteggio inferiore rispetto all’incontro con la Danimarca tuttavia i lanciatori guineani si dimostrano di livello superiore a quelli scandinavi. Il lanciatore Dikana, oltre a concedere poche runs ai nostri, risulta decisivo eliminando sia Northcote (28), che aveva cominciato molto bene, sia, dopo solo 7 palle, Petricola. Un po’ in ombra rispetto alla splendida partita con i danesi anche Crowley (13) e Fernando (12), mentre capitan Bonora (24) è apparso in netta ripresa. Molto positiva anche la prestazione dei middle order batsman Patrizi (27) e dell’eterno Jayasena (30). Dopo la loro eliminazione, giunta con l’Italia a quota 151, gli azzurri sono costretti ad alzare bandiera bianca, nonostante Pennazza e Munasinghe raccolgano ancora 24 runs.
Malgrado la sconfitta gli azzurri possono sorridere pensando alla loro generale crescita, nel 2007 infatti la stessa compagine oceanica ci aveva umiliato sconfiggendoci per otto wicket.

Se martedì contro l’Oman i lanciatori giocheranno come contro Papua e i battitori ripeteranno la superba prestazione di sabato contro la Danimarca la salvezza potrebbe essere già ipotecata, in caso contrario le partite con Hong Kong e Stati Uniti si trasformeranno in una vera e propria battaglia per la sopravvivenza.

CLASSIFICA
Giocate vinte perse PT Net RR
PAPUA NUOVA GUINEA 2 2 0 4 0,049
DANIMARCA 2 1 1 2 0,062
ITALIA 2 1 1 2 -0,077
STATI UNITI 2 1 1 2 -0,219
OMAN 2 1 1 2 -0,332
HONG KONG 2 0 2 0 -0,164

ALLA SCOPERTA DELLA NAZIONALE DI CRICKET

Conosciamo meglio la nazionale italiana di cricket che sabato 22 farà il suo esordio nella World Cricket League di terza divisione contro la Danimarca

Il capitano Daniele BonoraConosciamo meglio la nazionale italiana di cricket che sabato 22 farà il suo esordio nella World Cricket League di terza divisione contro la Danimarca. L’allenatore Scuderi e il general manager Bruno hanno selezionato 14 giocatori. Rispetto alla squadra scesa sui pitch bolognesi c’è stata un’unica modifica dettata dall’assenza di Nic Northcote e al rientro di Vincenzo Pennazza. Sostanzialmente la squadra appare un compromesso fra tre scuole nazionali di cricket: quella cingalese, quella sudafricana e quella australiana. Come già scritto in passato questa nazionale rappresenta l’evoluzione delle migrazioni italiane potendo contare in egual misura sui figli degli italiani emigrati all’estero e su ragazzi che ormai vivono e lavorano da diversi anni nel nostro paese.

ALESSANDRO BONORA: Il capitano della spedizione azzurra, è nato a Bordighera trentadue anni fa, ma è cresciuto a Città del Capo in Sud Africa, dove tutt’ora gioca. All rounder, è uno dei veterani del gruppo avendo fatto il suo esordio in maglia azzurra nel 2000. Classe e esperienza a servizio del collettivo; a lui infatti spetterà il compito di impostare la strategia di gioco azzurra.

ROSHENDRA ABEWICKRAMA: La stellina delle giovanili, dopo il positivo impatto nelle due partite giocate contro gli USA nella scorsa WCL a Bologna, sta man mano trovando spazio in squadra sia in battuta sia, soprattutto, come lanciatore. Nato e cresciuto in Sri Lanka è uno dei giocatori chiave dei Kingsgrove di Milano, vicecampioni d’Italia.

DIN ALAUD: Lanciatore di origine pakistane in Italia da una vita. Se a 37 anni il fisico lo sorreggerà potrà senza dubbio essere ancora un fattore nel limitare le corse degli avversari. Per anni è stato la colonna portante del Murri Catania, e oggi, dopo l’esperienza di Pianoro, difende i colori del Trentino Cricket Club, terzo quest’anno in serie A.

DAMIAN CROWLEY: Il ventunenne oriundo sudafricano, ottimo battitore e wicket-keeper, è uno degli ultimi arrivi in casa azzurri. Ha esordito con la nazionale italiana lo scorso agosto dove si è dimostrato il miglior battitore alle spalle dei due openers Andy Northcote e Petricola. Nel campionato italiano, dove ha giocato con la maglia del Pianoro campione d’Italia, ha sempre fatto la differenza.

GAYASHAN MUNASINGHE: Lanciatore veloce nato e cresciuto in Sri Lanka 24 anni or sono; probabilmente si tratta del lanciatore più rapido che gioca nel nostro paese. Ha esordito in Serie A con il Capannelle Cricket Club, squadra in cui ha giocato per anni, nell’ultima stagione ha però disputato il torneo di serie C con il Latina Lanka vincendo la Coppa Italia.

DILAN FERNANDO: Lanciatore nato e cresciuto in Sri Lanka. Ha esordito in nazionale in occasione degli Europei del 2010 a Jersey. Gioca nel campionato italiano, in serie B con il Genoa dopo aver esordito nel nostro paese con il Latina Lanka.

THUSHARA KURUKULASURIYA: Battitore mancino di 33 anni anch’egli nato e cresciuto in Sri lanka. La scorsa stagione ha giocato in serie A con il Capannelle, tuttavia può vantare esperienze con diversi club come il Maremma, il Gallicano e la Roma. Senza dubbio, anche se nella WCL di Bologna non ha brillato, si tratta di uno dei battitori più devastanti del nostro campionato.

DAMIAN FERNANDO: Un’altra delle stelle del Latina Lanka nuovamente vincitore della Coppa Italia. Nato e cresciuto in Sri Lanka, ha recentemente esordito in nazionale come battitore in occasione degli Europei di Jersey e della WCL di Bologna.

ANDY NORTHCOTE: Stella indiscussa della squadra, quest’oriundo sudafricano nato nel 1983 forma assieme a Petricola una collaudata coppia di apertura in battuta. All’occasione può anche essere usato come lanciatore offspin e si è sempre rivelato un ottimo fielder. Ad Hong Kong non ci sarà suo fratello Nic, che aveva giocato da wicket-keeper titolare a Bologna.

HAYDEN PATRIZI: Oriundo australiano di 25 anni; data l’assenza di Northcote, probabilmente sarà il wicket-keeper titolare. È anche un battitore molto fisico. Ha giocato nel campionato italiano con il Bologna Cricket Club nel 2009 e vanta una lunga carriera giovanile con l’XI del Western Australia.

VINCENZO PENNAZZA: Lanciatore mancino, italo sudafricano. Con l’under 19 sudafricana ha disputato, addirittura aprendo al lancio, i Mondiali di categoria. È senza’altro il miglior lanciatore della nazionale. Lo scorso anno non poté giocare la WCL per problemi lavorativi. Ha giocato nel campionato italiano durante la stagione 2008 vestendo la maglia del Capannelle.

PETER PETRICOLA: All rounder italo australiano. Curiosamente è un battitore mancino, ma lancia con il destro. Elemento importante della squadra tanto da essere stato indicato per l’italia come l’Icc player to watch. La sua partnership con Northcote sarà fondamentale per macinare punti contro le nostre rivali.

MICHAEL RASO: Altro oriundo di origini australiane che ha esordio agli Europei di Jersey 2010 giocando poi la WCL a Bologna. Battitore, si è qualificato per vestire la maglia azzurra giocando in serie cadetta con il Venezia.

HEMANTHA JAYASENA: Questo trentanovenne di origini cingalesi può oramai definirsi un’istituzione del cricket italiano. Arrivato come professionista al Cesena nella stagione 1992, non ha più lasciato il paese. Ormai da qualche anno è il capitano del Pianoro pluricampione d’Italia. Dopo aver giocato First Class cricket con il suo paese d’origine, ottenuta la cittadinanza italiana la sua carriera internazionale ha conosciuto una nuova giovinezza grazie alla maglia azzurra.

Quattro giocatori invece sono rimasti a casa come riserve, tre di loro, Di Giglio, Jayarajah e Poli, di scuola italiana, mentre Sahi, dopo un decennio passato nel nostro paese si è guadagnato finalmente la possibilità di essere considerato in chiave nazionale.

LUIS DI GIGLIO: Questo ventunenne lanciatore puro italo argentino, è cresciuto alla scuola di Arcidio Parisi a Pianoro. Prodotto interamente del cricket italiano è uno dei migliori lanciatori mancini del campionato. Ha fatto tutta la trafila giovanile (u13, u15, u17, u19, u21 e squadra A) prima dell’esordio quest’estate a Jersey

LEANDRO MATIVATANAN JAYARAJAH: Figlio d’arte, capitano del Capannelle, nato a Roma 23 anni fa, è un altro prodotto della scuola italiana. È un battitore che all’occorrenza può sia lanciare offspin che giocare da wicket-keeper. Come Di Giglio, dopo aver fatto tutta la trafila delle nazionali giovanili, ha esordito in quella maggiore a Jersey.

LUCA POLI: Importante giocatore del Pianoro campione d’Italia. A ventisei anni in serie A apre sia al lancio che in battuta. In nazionale gioca prevalentemente come lanciatore. Anche lui, come Di Giglio e Jayarajah vanta numerose presenze in tutte le nazionali giovanili.

SHAHID SHARIF SAHI: Battitore e wicket-keeper di origini pachistane, è arrivato in Italia nel 1998 e dall’anno successivo ha contribuito attivamente nella promozione del cricket a Brescia. È il capitano dei Lions Brescia, una delle realtà emergenti del cricket italiano che lo scorso anno hanno vinto il torneo cadetto. Non ha ancora esordito in nazionale ma potrebbe entrare in rosa quest’estate, nonostante l’età non più giovanissima.

L’IPOCRISIA DELL’ESCLUSIONE OLIMPICA DEL GHANA

Lo scorso 13 gennaio, in occasione del meeting del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) tenutosi nel quartier generale di Losanna, il Ghana è stato sospeso per “interferenze politiche” nei confronti del Comitato Olimpico del paese (GOC).

Lo scorso 13 gennaio, in occasione del meeting del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) tenutosi nel quartier generale di Losanna, il Ghana è stato sospeso per “interferenze politiche” nei confronti del Comitato Olimpico del paese (GOC). Un provvedimento simile a quello preso il 1° gennaio di quest’anno ai danni del Kuwait, lo stesso che impedì all’Iraq di partecipare alle Olimpiadi di Pechino.

La sospensione del GOC comporterà l’annullamento dei fondi da parte del CIO e la sospensione delle competizioni olimpiche per atleti e dirigenti.

La disputa fra il CIO è il governo ghanese prosegue ormai da 18 mesi in quanto, ormai, esistono de facto due presidenti: Ben Tongo Baba, riconosciuto dal CIO, e Francis Dodoo, ex triplista e ora sociologo, sostenuto dal governo. In occasione delle elezioni del 2009 è stato scelto il secondo ma il rivale, presidente uscente, ha criticato le modalità di votazione e il CIO non ha riconosciuto l’esito delle urne.

Anche in altre federazioni, specialmente per la federazione calcistica (GFA), è avvenuto qualcosa di simile. Lo scorso novembre, per un posto nel comitato esecutivo della Confederation of African Football (CAF), la GFA aveva proposto il suo stesso presidente Kwesi Nyantakyi mentre il governo aveva provato ad imporre senza successo una vecchia conoscenza del calcio italiano, Abedì Pelé. Nei mesi successivi il governo ha fatto evidenti pressioni sulla GFA, tra cui un raid nei suoi uffici richiesto dall’Economic and Organised Crime Office, alla probabile ricerca  di prove che potessero costringere Nyantakyi a dimettersi.

Difficile dare un giudizio dall’Italia: in entrambi casi pare esserci stata un’evidente interferenza governativa, anche se quest’ultima è molto più evidente in ambito calcistico che nel comitato olimpico.

Il Ghana, però, è ben lontano dal rappresentare lo stereotipo del paese africano governato da un presidente-dittatore che si fa eleggere tramite elezioni farsa e che sfrutta le vittorie sportive per aumentare il proprio prestigio. Da più di un decennio, ormai, il paese gode di una certa stabilità, la quale ha interessato anche i risultati sportivi, soprattutto in ambito calcistico (finale in Coppa d’Africa, ottavi ai Mondiali sudafricani, vittoria ai Mondiali under 20).

Le elezioni nazionali del 28 dicembre 2008 in Ghana sono state da un certo punto di vista storiche perché hanno segnato un secondo cambiamento politico pacifico alle urne dopo quello del 2000, evento assai raro nel continente africano. John Atta-Mills del National Democratic Congress (NDC) ha preso il posto, come Presidente del paese, di John Agyekum Kufuor del New Patriotic Party (NPP) che governava da due mandati. Grazie a questa transazione positiva, il Ghana può ormai essere considerata una democrazia stabile.

Come accade in tutti paesi democratici, in occasione di questi passaggi di consegne episodi di spoil system sono inevitabili: basti pensare a quello che accade dopo ogni tornata elettorale in Italia alla nostra televisione pubblica. Il NPP in otto anni aveva occupato con i suoi uomini gran parte delle cariche pubbliche e, una volta al potere, il NDC ha cominciato la sua silenziosa controffensiva che ha toccato anche lo sport, da sempre utile e sottile strumento propagandistico.

A questo punto quello che potrebbe sembrare in apparenza un banale conflitto di potere ha assunto implicazioni molto vaste, in quanto i dirigenti sportivi, minacciati di perdere la loro carica, si sono cautelati facendo appello alle istituzioni sportive internazionali e accusando chi li voleva sostituire di “interferenze politiche”.

La Carta Olimpica, che rappresenta una sorta di costituzione, al punto 28.9 afferma:

«Apart from the measures and sanctions provided in the case of infringement of the Olympic Charter, the IOC Executive Board may take any appropriate decisions for the protection of the Olympic Movement in the country of an NOC, including suspension of or withdrawal of recognition from such NOC if the constitution, law or other regulations in force in the country concerned, or any act by any governmental or other body causes the activity of the NOC or the making or expression of its will to be hampered. The IOC Executive Board shall offer such NOC an opportunity to be heard before any such decision is taken.»

Per proteggere il Movimento Olimpico, il CIO ha quindi applicato il diritto di sospendere un comitato olimpico (NOC) nel caso di influenze politiche in esso. Similmente, la FIFA ha la possibilità di agire allo stesso modo nei confronti della GFA.

Ma perché proprio il Ghana? È evidente che il Ghana, o il Kuwait, non siano i soli NOC che subiscono pressioni politiche. Ad esser pignoli, tutti i NOC in un modo o nell’altro subiscono influenze politiche in quanto ricattabili economicamente dai governi da cui dipendono. Più concretamente, però, il Ghana paga il fatto di essere una democrazia giovane: i vecchi dirigenti si aggrappano al potere sfruttando la giurisdizione delle istituzioni politiche internazionali, i giovani rampanti, forti del loro passato da atleti e del fatto di essere amati dal pubblico, vengono sostenuti maldestramente e senza seguire le procedure dal governo alla ricerca di consensi.

Ma siamo sicuri che questa situazione sia peggiore rispetto a quella di altri stati che hanno ottenuto addirittura il diritto di ospitare Olimpiadi e Mondiali e in cui la presidenza dei NOC o delle federazioni è diretta emanazione di scelte governative? Perché il CIO e la FIFA continuano a preferire stati che rispettano formalmente le loro procedure, ma sostanzialmente usano lo sport come strumento politico, e puniscono stati che, pur rompendo formalmente le loro regole, stanno cercando di darsi solide istituzioni democratiche?

Fermo restando che ha storicamente dimostrato di preferire la stabilità alla democrazia, l’impressione è che stavolta il CIO si sia fatto trascinare in una disputa di politica interna piuttosto che non di mancato rispetto della Carta Olimpica. Perché se è vero che la sospensione del Ghana è giuridicamente ineccepibile, allo stesso tempo appare assolutamente ipocrita e incoerente. Paesi economicamente e politicamente più potenti del Ghana come Cina, Russia e Qatar, i cui dirigenti sportivi sono diretta emanazione di scelte governative, non sono mai stati nemmeno richiamati, eppure l’uso politico dello sport in queste realtà è all’ordine del giorno.

E,  in queste dispute politiche, a pagare sono sempre gli atleti. La sospensione è ovviamente temporanea, ma se entro il 2012 non si sarà giunti a una soluzione, l’auspicio è che gli atleti possano almeno trovare una formula che permetta loro di gareggiare.