PALLANUOTO: SETTEROSA FUORI DAL PODIO

Sconfitta per il Setterosa nella finale di consolazione con l’Olanda (12-14): le azzurre pagano un brutto primo tempo.

Niente da fare. Nemmeno il bronzo. Dopo la secca sconfitta nella semifinale con la Grecia, il Setterosa perde pure nella finale per il terzo posto contro l’Olanda di Mauro Maugeri, che allenò la nazionale femminile a quei Giochi Olimpici di Pechino vinti proprio dalla nazionale dei Paesi Bassi. Le azzurre si congedano da Zagabria con un 12-14 causato, soprattutto, da un pessimo primo tempo. E iniziano i rimpianti.

L’ultimo in ordine di tempo arriva proprio dalla finalina contro le olandesi: il Setterosa, una volta entrato in partita, dimostra di giocarsela alla pari con le avversarie. Ma tutto viene rovinato da quel primo parziale dove le olandesi dilagano subito sul 4-0 e, una volta che l’Italia accorcia le distanze con Rocco, ristabiliscono subito le quattro lunghezze di vantaggio con un bellissimo tiro a sciarpa di Vermeer. Nel secondo tempo, dopo un altro schiaffo delle olandesi, il Setterosa si rialza e mette dentro alcune superiorità numeriche. Ma la difesa, fino ad ora nostro punto di forza, viene perforata con disarmante facilità e la Gigli è il battistiano scoglio che tenta di arginare il mare. L’Olanda fa tutto quello che deve fare, tanto che Maugeri non si alza mai dalla panchina per richiamare le sue giocatrici. Nel finale di gara le azzurre riescono a riportarsi sotto di due lunghezze, ma mai danno l’impressione di poter minacciare la formazione di Maugeri.

Essere tra le prime quattro d’Europa, comunque, non è un traguardo negativo, specie se si considera che le due finaliste – Grecia e Russia – hanno dimostrato di essere superiori alle altre compagini. Il problema, semmai, sarà ai Mondiali di Shangai perché, al momento, la vera eccellenza della pallanuoto mondiale non è quella europea: Australia e Stati Uniti sono di un livello ancora più alto, il Canada può inserirsi come terza forza e poi c’è la Cina, il cui movimento pallanotistico è in crescita tra le donne, che giocherà in casa. La sensazione è che il Setterosa rischia di andare incontro a quanto è accaduto negli ultimi quindici anni alla nazionale maschile: alla luce dei grandi successi sotto la guida di Rudić non ci si preoccupò, sbagliando, del ricambio generazionale. Tant’è che dopo l’oro agli Europei di Vienna del 1995 ed il bronzo ai Giochi di Atlanta dell’anno successivo sono arrivate poche gioie (un argento continentale ed uno mondiale) e tante delusioni. Per lungo tempo le varie Allucci, Conti, Malato, Miceli hanno tirato la carretta senza avere alle spalle possibili sostitute. Nella nazionale di Roberto Fiori figurano alcune giocatrici che vinsero gli Europei juniores, giovani interessanti a cui manca ancora esperienza per giocare ad alti livelli, come dimostrano alcuni peccati commessi nelle due partite contro la Grecia ed il primo tempo odierno con l’Olanda. Ma non tutto è da buttare, vedi la straordinaria reazione contro la Russia nel finale (dal 12-7 al 12-12) e la partita con la Spagna e la già guadagnata qualificazione ai Mondiali.  Dalle selezioni giovanili, inoltre, arrivano buone notizie, come il bronzo agli Europei juniores ’93 di Dniprodzeržins’k: il futuro potrebbe essere ancora (Sette)rosa. Ma ci sara da lavorare sodo, partendo già con una maggior valorizzazione dei vivai.

Venerdì 10 settembre 2010

ITALIA-OLANDA 12-14 (1-5, 4-3, 3-3, 4-3)

Mladost Sports Center, Zagabria

ITALIA: Gigli, Emmolo 1, Garibotti 1, Abbate 1, Bianconi 3, Cotti 2, Casanova; Gorlero ne, Radicchi 1, Motta, Aiello 2, Rocco 1, Frassinetti 1. All. Fiori.

OLANDA: van der Meijden, J. Cabout 4, Hakhverdian 2, Klein, van Belkum 4, M. Cabout 2, Smit 1; Heinis ne, van der Sloot ne, Stomphorst, Vermeer 1, Nijhuis, Koot. All. Maugeri.

ARBITRI: Wengenroth (Svizzera) e Juhász (Ungheria).

NOTE: superiorità numeriche Italia 5/9, Olanda 7/14. Uscite per limite di falli Motta (I) al 6′ del terzo tempo e Cotti (I) a 3’31” del quarto.

Simone Pierotti

PALLANUOTO: OGGI LA FINALE FEMMINILE

Grecia e Russia si contendono stasera (ore 19.30) l’oro europeo in campo femminile. L’Italia cerca il bronzo.

Era il giorno delle semifinali al torneo maschile degli Europei di pallanuoto di Zagabria. Ed il pubblico del Mladost Sports Center non può certo ritenersi deluso: la Croazia ritrova, sette anni dopo Kranj, la finale continentale. E lo fa superando un rivale che più acerrimo non si potrebbe, la Serbia campione del mondo, contro cui i biancorossi avevano quasi sempre incassato sconfitte negli ultimi anni. L’altra finalista, a sorpresa ma con pieno merito, è l’Italia di Sandro Campagna: il Settebello ci fa ritornare alla mente ai fasti degli anni Novanta battendo 10-8 l’Ungheria. Una vittoria limpida, figlia di una prestazione tutta cuore e classe, dove fortunatamente non si è fatta sentire l’assenza dell’infortunato Felugo.

A Zagabria si sono giocate anche altre tre sfide, di cui due valide per assegnare gli ultimi posti della graduatoria: a contendersi il settimo posto saranno Spagna e Romania che nelle semifinali hanno superato Grecia e Turchia. Se la vittoria dei rumeni era piuttosto scontata (15-8), iberici e ellenici hanno allungato fino ai tempi supplementari il loro duello: decisivo a meno di un minuto dal termine il gol dal perimetro di Xavi García. Da segnalare la prestazione del rumeno Ramiro Georgescu che chiude con un impressionante 100% di realizzazione (cinque tiri, altrettanti gol). Infine era in programma l’incontro Russia-Macedonia per assegnare l’undicesimo posto finale: vincono, seppur di misura, i primi per 5-4.

Questa sera alle 19.30 va in scena la finalissima del torneo femminile tra Grecia e Russia. Le quali si sono già affrontate, pareggiando, nel girone eliminatorio. Quasi impossibile pronosticare chi vincerà: le due nazionali sono, indubbiamente, di un livello superiore rispetto ad altre e presentano caratteristiche simili, con portieri affidabili (Tsouri e Kovtunovskaja), abili tiratrici dal perimetro (Roubesi e Antonakou da una parte, Konuch e Ivanova dall’altra), rigoriste infallibili (Gerolymou e Prokofieva) e centroboa pericolosi (Asimaki e Beljaeva). Si giocherà, verosimilmente, sul filo del rasoio. E attenzione alle russe: se vincono diventano la terza squadra, assieme a Olanda e Italia, ad aggiudicarsi tre edizioni consecutive degli Europei. Per la Grecia, invece, comunque vada sarà la prima medaglia conquistata ad un torneo continentale. La gara sarà preceduta dalla finale per il terzo posto, dove l’Italia proverà a mettersi al collo la medaglia di bronzo a discapito dell’Olanda, guidata da Mauro Maugeri, ex ct del Setterosa.

EUROPEI DI PALLANUOTO 2010

RISULTATI TORNEO MASCHILE

FINALE 11°-12° POSTO

Russia-Macedonia 5-4

SEMIFINALI 7°-10° POSTO

Spagna-Grecia 12-11 dts

Turchia-Romania 8-15

SEMIFINALI 1°-4° POSTO

Serbia-Croazia 9-10

Italia-Ungheria 10-8

PROGRAMMA FINALI

Serbia-Ungheria (3°-4° posto)

Croazia-Italia (1°-2° posto)

OGGI IN ACQUA – TORNEO MASCHILE

ore 10.00  Grecia-Turchia (finale 9°-10° posto)

ore 12.00   Spagna-Romania (finale 7°-8° posto)

ore 14.00  Germania-Montenegro (finale 5°-6° posto)

OGGI IN ACQUA – TORNEO FEMMINILE

ore 17.30  Italia-Olanda (finale 3°-4° posto)

ore 19.30  Grecia-Russia (finale 1°-2° posto)

Simone Pierotti

PALLANUOTO: SETTEBELLO DA FAVOLA

Capolavoro del Settebello che batte l’Ungheria 10-8 e ritrova la finale europea dopo Budapest 2001.

Tanti avevano sognato di scriverlo (anche noi, lo confessiamo). Di urlarlo ai quattro venti. Ma, appunto, pensavamo che fosse solo un sogno. Ora, invece, è la dolce, dolcissima realtà: il Settebello, nonostante la pesantissima assenza di Maurizio Felugo, domina la semifinale con l’Ungheria vincitrice degli ultimi tre Giochi Olimpici (l’avreste mai detto?) e conquista la finale degli Europei, dove (ri)troverà Ratko Rudić e la sua Croazia, gli unici che finora possono vantarsi di averci battuto. Tanti i paralleli con Budapest 2001, ultimo Europeo che ha regalato una medaglia al Settebello: in semifinale battemmo l’Ungheria, l’allenatore era proprio Sandro Campagna. E non mancano analogie pure tra gli ultimi gol azzurri segnati nei due incontri. Quello del Settebello è un autentico capolavoro. Non è una partita perfetta, ma sfruttiamo cinicamente le superiorità numeriche, come le grandi squadre sanno fare, e dimostriamo di essere un gruppo compatto, formidabile. E un monumentale Tempesti neutralizza pure due rigori. Da brividi.

Nell’Italia è Fiorentini il giocatore chiamato a sostituire l’indisponibile Felugo, dall’altra parte Madaras e Biros sono le guide di un gruppo di baldi giovani. Nei primi minuti regna sovrano l’equilibrio tra due squadre contratte: portieri e difese vigilano molto attentamente e le conclusioni sbattono sulle braccia avversarie (Gitto e Fiorentini) o sui cartelloni pubblicitari (Kis, Gallo e Madaras). Poi, a metà frazione, l’Italia passa: Gallo serve sull’altro versante Figlioli che, contrariamente da quanto ci si aspetterebbe, va a segno con un’elegante palombella anziché con una delle sue conclusioni potenti. In un sol colpo regaliamo la prima superiorità numerica all’Ungheria e pure un rigore (fallo abbastanza evidente di Gallo ai danni di Szívos): Biros potrebbe subito pareggiare ma Tempesti compie il miracolo e respinge il tiro, a dir la verità centrale, del capitano ungherese, unico superstite della squadra campione d’Europa nel 1999. Gli sforzi del portiere azzurro vengono premiati dai compagni: l’Italia gode della prima superiorità numerica, Gallo colpisce due pali nella stessa azione e, fortunatamente, Presciutti riprende il pallone scaraventandolo sul palo lontano. Nel finale regaliamo un altro uomo in più all’Ungheria e questa volta Hosnyánszky colpisce la traversa, poi anche Deserti centra un legno con una meravigliosa beduina. Andiamo al primo intervallo sul doppio vantaggio e in otto minuti l’Ungheria non ha ancora fatto gol a Tempesti: sembra davvero ritornato il Settebello di un tempo. Ma l’incanto ha breve durata, perché i magiari vengono inevitabilmente allo scoperto e in pochi minuti segnano ben tre reti: due di queste, entrambe opera di Norbert Madaras, consentono alla formazione di Kemény di recuperare lo svantaggio e di portarsi sul 3-3. Ma l’Italia rimette subito il naso avanti: il merito è di Valentino Gallo, bravissimo a scovare un cunicolo stretto stretto in cui infilare il pallone del 4-3. E tutto questo a tredici secondi dalla fine.

I magiari sono avversari tosti, abituati a lottare. E lo dimostrano in apertura del terzo parziale, quando Kis approfitta di un’indecisione di Bertoli per battere Tempesti con un rovescino. Gli ungheresi ci raggiungono ancora, ma questa sarà l’ultima volta. Perché l’Italia, da adesso, inizia veramente a offrire il meglio del suo repertorio: Figlioli buca Szécsi con un tiro diretto dai cinque metri, Gitto non spreca una superiorità numerica. 6-4. Kemény, infuriato, spedisce tra i pali il secondo portiere Nagy nel tentativo di chiudere le maglie della difesa, sperando che i suoi uomini in fase offensiva siano più incisivi. L’Ungheria, quando attacca in superiorità, dimostra di essere in possesso di grandi palleggiatori e, soprattutto, tiratori: è Madaras a castigarci con un gran sinistro ad incrociare che spiazza Tempesti. Ma l’Italia di stasera non si lascia impietosire e, con un gol fotocopia del primo, Gitto ci dà ancora il doppio vantaggio. Il settebello potrebbe poi allungare, ma commette due errori: Fiorentini spreca una controfuga, sul rovesciamento di fronte andiamo sotto di un uomo e consentiamo a Hosnyánszky di avvicinarsi alla porta e concludere indisturbato a rete. Finale incandescente: Luongo delizia il pubblico di Zagabria con l’ennesima prodezza di questi Europei e Tempesti respinge il secondo rigore della serata, ipnotizzando questa volta Daniel Varga. 8-6. Ancora otto minuti da giocare. Sono un’eternità ma stiamo legittimando il vantaggio. A meno di cinque minuti dall’ultima sirena l’episodio chiave: Dénes Varga esce per somma di falli e, nell’azione generata dalla sua espulsione, Giacoppo schiaccia in rete un passaggio con il contagiri di Presciutti. Per la prima volta l’Italia mette tre reti tra sé e l’Ungheria. Che non si dà per vinta e, anzi, va a segno con un’azione che farebbe la gioia di qualsiasi allenatore: Madaras sposta il gioco sulla destra per Biros, il capitano serve al centro Szívos che deve solamente appoggiare il pallone in rete. L’Italia, tuttavia, non si ferma più: Figlioli vede Nagy fuori dei pali e, dalla lunga distanza, decide di regalare la seconda palombella dell’incontro. Un gol che fa il pari con quello del definitivo 8-7 nella semifinale di Budapest di nove anni fa: guarda caso, a segnarlo fu un altro straniero naturalizzato, il rumeno Bogdan Rath. Szívos mantiene il risultato in bilico quando restano poco più di due minuti, ma è l’ultimo sussulto. Come nel 2001, finisce con gli azzurri che saltano in panchina e alzano le braccia in acqua e con i sostenitori ungheresi ammutoliti. Portiere insuperabile, difesa accorta, collettivo che manda in gol svariati giocatori e attacco che capitalizza pressoché tutte le superiorità numeriche. Sì, è tornato il Settebello. E ora vendichiamoci, con gli interessi, della sconfitta di qualche giorno fa.

Giovedì 9 settembre 2010

ITALIA-UNGHERIA 10-8 (2-0, 2-3, 4-3, 2-2)

Mladost Sports Center, Zagabria

ITALIA: Tempesti, Gallo 2, Fiorentini, Gitto 2, Figlioli 3, Presciutti 1, Aicardi; Pastorino ne, Luongo 1, Bertoli, Felugo ne, Giacoppo 1, Deserti. All. Campagna.

UNGHERIA: Szécsi, Madaras 3, Hosnyánszky 1, Biros, Dénes Varga, Daniel Varga, Kis; Nagy, Torok, Bundschuh, Vámos, Szívos 2, Harai. All. Kemény.

ARBITRI: Margeta (Slovenia) e Buch (Spagna)

NOTE: superiorità numeriche Italia 7/9, Ungheria 4/11. Uscito per limite di falli Denes Varga (U) a 2’45” del quarto tempo.  Tempesti (I) para un rigore a 4’23” del primo tempo a Biros e a 7’53” del terzo tempo a Dénes Varga.

Simone Pierotti

PALLANUOTO: CROAZIA IN FINALE

Un rigore di Bošković decide una semifinale bellissima. E ora la Croazia può vincere il primo oro europeo.

Oggi in una piscina di Zagabria ammantata di scacchi bianchi e rossi ha vinto, ancor prima della Croazia, la pallanuoto. E, si badi bene, non è retorica. Ha vinto sugli spalti, perché i tifosi delle due nazionali hanno incitato i loro beniamini e ricoperto di fischi i rivali ma senza rendere incandescenti gli animi come – ahinoi – accadde sette anni fa a Kranj. E ha vinto in acqua, dove si è visto davvero il volto più bello di questa disciplina: azioni spettacolari, reti pregevoli, parate decisive, emozioni a non finire e, da sottolineare, arbitraggio all’altezza della situazione. La partita la vince la Croazia padrona di casa: dopo lo sgambetto del Montenegro all’esordio, gli uomini di Rudić non si sono più fermati e regalano ai loro connazionali una finale europea sette anni dopo l’argento di Kranj.

Il primo quarto è quello che, alla fine dei conti, risulterà decisivo perché si chiude con i croati avanti appena di un gol: entrambe le squadre schierano eccezionali tiratori dal perimetro, ma in questi otto minuti iniziali hanno la meglio le rispettive retroguardie. Che propongono uno schema utilizzato da più squadre a Zagabria: tutti a pressing con le sole eccezioni dei giocatori in posizione 2 e 3. Ed è in particolar modo la Serbia a soffrire questo tipo di difesa: la squadra di Dejan Udovičić arriva poche volte al tiro e, quando lo fa, si affida ai giocatori meno indicati, vedi Prlainović che fin da subito tradisce la sua giornata di luna storta. A far infiammare i 5mila di Zagabria è Burić dal centro, il suo compagno recchelino Nikić riporta l’equilibrio e infine un altro giocatore del settebello ligure, il serbo Filipović, causa il rigore che Bošković realizza. Ritmi ancor più frenetici nel secondo parziale, dove non ci sono momenti di noia: una sassata di Joković (che suicidio applicare la zona in 2 e in 3 con un simile tiratore…) dà alla Croazia il massimo vantaggio, poi Udovičić emerge dal guscio accorciando le distanze con una prodezza e servendo a Nikić un pallone invitante per il 3-3. Gli ultimi tre minuti sono quanto di meglio possa offrire la scuola pallanotistica dei Balcani: Obradović gonfia la rete con un destro che spiazza un Soro poco concentrato, Gocić sfrutta il vantaggio numerico, Bošković segna dalla distanza con Soro ancora complice e Rađen conferma la potenza della Serbia quando attacca con un uomo in più. A nemmeno venti secondi dall’intervallo lungo il pareggio dei campioni del mondo sembra in cassaforte, ma  a fil di sirena Burić spara addosso a Soro che, con un intervento goffo, fa carambolare la palla oltre la linea di porta.

All’inizio del terzo tempo Joković imita Burić mettendo a segno la sua personale doppietta: favorito da una difesa serba troppo morbida, il mancino dello Jug Dubrovnik si esibisce in un tiro che è sintesi tra precisione chirurgica e incredibile potenza, tanto che la palla sbatte sul palo di sostegno della rete e ritorna in campo. Il canovaccio, però, è di quelli già visti migliaia di volte: la Croazia comanda e tenta la fuga, la Serbia tallona a breve distanza, fa sentire il fiato sul collo e poi rimette tutto in equilibrio. Lo fa nuovamente con un diagonale imprendibile di Gocić dalla mano sbagliata – davvero eccezionale la prova del neoacquisto del Latina – e con una stoccata vincente di Filipović. Il tutto intervallato da un gol annullato a Burić in superiorità numerica perché riceve il pallone all’interno della linea dei due metri: a pochi secondi dal termine la Croazia ripropone lo stesso schema e stavolta il difensore recchelino, autentico uomo ovunque oggi pomeriggio, si fa servire al di qua del birillo rosso, riportando avanti per l’ennesima volta la Croazia. Nell’ultimo parziale il leit motiv è sempre lo stesso, con i padroni di casa sempre in vantaggio ed i serbi ad acciuffarli. L’episodio chiave avviene a cinque secondi dal termine: dopo la respinta di Soro sul tiro di Muslim, la Croazia riprende palla e viene servito Burić a centroboa. Il difensore recchelino si gira e costringe al fallo da rigore Filipović: è il match-ball per la formazione di Rudić. I 5mila sugli spalti accompagnano Bošković all’esecuzione: l’ex giocatore dello Jug non si fa tradire dall’emozione e supera Soro, scatenando un urlo collettivo. Nel (pochissimo) tempo che rimane Prlainović prova a rimediare ad una giornata, per lui, piuttosto deludente. Ma la sua conclusione è imprecisa. La Croazia spezza l’incantesimo che l’aveva quasi sempre vista soccombere contro la Serbia. Che, dopo World League e Coppa FINA, non riesce a centrare la terza finale di un anno comunque denso di soddisfazioni. E adesso Rudić vuole regalarsi l’ennesima impresa di una carriera già incredibile.

Giovedì 9 settembre 2010

SERBIA-CROAZIA 9-10 (1-2, 4-4, 2-2, 2-2)

Mladost Sports Center, Zagabria

SERBIA: Soro, Filipović 1, Rađen 1, Gocić 3, V. Udovičić 1, Prlainović, Nikić 1; G. Pijetlović ne, Avramović, Vapenski ne, D. Pijetlović 1, Aleksić, Mitrović 1. All. D. Udovičić.

CROAZIA: Pavić, Joković 2, Bošković 3, Burić 3, Barač, Sukno, Dobud; Muslim 1, Karač, Bušlje, Hinić, Obradović 1, Buljubašić. All. Rudić.

ARBITRI: Naumov (Russia) e Borrell (Spagna).

NOTE: superiorità numeriche Serbia 7/10, Croazia 3/8. Spettatori 5000.

Simone Pierotti

PALLANUOTO: GRECIA E RUSSIA PER L’ORO

Quella che era una finale anticipata sarà la finale effettiva: Grecia e Russia si giocano il titolo continentale tra le donne.

Lo avevamo, in qualche modo, pronosticato già in precedenza e non perché abbiamo il dono della veggenza: Grecia-Russia sarà la finalissima del torneo femminile degli Europei di Zagabria. Domani si sfidano le due eccellenze della pallanuoto (in rosa) continentale che, non a caso, si giocarono il bronzo mondiale un anno fa a Roma, dietro a Stati Uniti e Canada. Se è vero che tre indizi fanno una prova, sconfiggere le due squadre è la conditio sine qua non per dettar legge in Europa: dopo Ethnikos e UGRA Khanty-Mansiys in Coppa LEN e Vouliagmeni e Kinef Kiriši in Coppa Campioni, ecco che Grecia e Russia, questa volta con le rispettive nazionali, tornano a contendersi un titolo europeo in campo femminile. Finora l’hanno sempre spuntata le formazioni elleniche (e Kabanov allena, oltre alla selezione russa, anche il Kinef): che non ci sia due senza tre?

La formazione capitanata da Sof’ja Konuch estromette dalla corsa all’oro l’Olanda campionessa olimpica. Una vittoria limpida (10-7), una partita nella quale le russe mantengono sempre un vantaggio mai inferiore alle due reti. E nel tabellino finiscono le solite note: Prokofieva (tripletta), Beljaeva e Ivanova (doppiette). E Konuch, segnando una rete, si conferma la miglior marcatrice della formazione russa in questi Europei. L’Olanda, dal canto suo, perde ancora un’occasione per tornare padrona d’Europa: l’ultimo oro risale, ormai, al 1993 mentre è di undici anni fa l’ultima medaglia (argento a Prato, dietro all’Italia). Se Maugeri non può certo rallegrarsi per la sconfitta ha, comunque, ricevuto la conferma su chi potrà fare affidamento: van Belkum e Mieke Cabout timbrano il cartellino anche questa volta e restano le principali trascinatrici di questo gruppo che, a quanto pare, è ancora in ritardo rispetto alle prime della classe.

Con identico risultato l’Ungheria supera la Spagna e chiude così l’Europeo al quinto posto. Sfida interessante tra due nazionali che hanno proposto una buona pallanuoto e, soprattutto, alcuen giovani dall’avvenire assicurato. E questo è, soprattutto, il caso della Spagna: l’esordiente Miguel Ángel Oca ha portato a Zagabria un gruppo giovane – appena 19.6 anni di età media, la più bassa tra le otto partecipanti alla fase finale – in cui ha brillato soprattutto la stella di Roser Tarragó e di Andrea Blas, appena 35 anni in due. E lo stesso dicasi per l’Ungheria, collettivo dove la mescolanza tra l’esperienza delle veterane e la sfrontatezza delle giovani produce buoni risultati: il futuro è roseo con Gyöngyössy e Szűcs, basta solamente pazientare.

EUROPEI DI PALLANUOTO 2010

RISULTATI TORNEO FEMMINILE

FINALE 5°-6° POSTO

Ungheria-Spagna 10-7

SEMIFINALI

Italia-Grecia 5-10

Russia-Olanda 10-7

PROGRAMMA FINALI

3°-4° posto: Italia-Olanda

1°-2° posto: Grecia-Russia

OGGI IN ACQUA – TORNEO MASCHILE

ore 10.00  Russia-Macedonia (finale 11°-12° posto)

ore 12.00  Spagna-Grecia (semifinali 7°-10° posto)

ore 14.00  Turchia-Romania (semifinali 7°-10° posto)

ore 17.45  Serbia-Croazia (semifinali 1°-4° posto)

ore 20.40  Italia-Ungheria (semifinali 1°-4°posto)

Simone Pierotti