Continua trionfale la marcia su Manchester degli azzurri che ottengono un posto garantito tra le prime 20 del Mondo, risultato imprevisto ed eccezionale quanto basta per ottenere menzione anche nei media internazionali.
Gli uomini di coach Dellisser vincono quattro partite consecutive e si affermano come una realtà nel panorama del lacrosse; exploit ancora più significativo per il movimento nazionale considerando che il numero di vittorie ottenute dall’Italia quest’anno pareggia il record di quattro anni fa a London (Canada) quando la squadra composta interamente da americani mise in fila Hong Kong, Galles, Repubblica Ceca e Scozia.
Quest’anno, invece, la presenza nativa è massiccia e ben miscelata con l’esperienza dei “naturalizzati”, che non vanno comunque dimenticati: dal bomber austro-italiano Steven Whitford, assistente allenatore e giocatore classe 1965 che si è scrollato di dosso in breve tempo 18 anni, tanti quanti i gol messi a segno nelle sue sette partite, al vero spauracchio offensivo degli azzurri Tim Fuchs per il quale parlano i numeri: 20 reti e 7 assist.
Avevamo lasciato questa squadra dopo la positiva, ma non esaltante, prima fase: due sconfitte iniziali contro Repubblica Ceca e Svezia mitigate dalla vittoria in scioltezza sui messicani ed un posto nella lower division da testa di serie. Qui comincia la scalata dei nostri: prima l’Argentina, poi le più quotate Danimarca e Svizzera cadono nel tritacarne azzurro e solo una sconfitta contro la Slovacchia, evidente contraccolpo di una serie di vittorie tanto esaltante quanto fisicamente dispendiosa, nega loro una posizione che avrebbero ampiamente meritato. Non vi è comunque nulla di cui disperare, come detto. È vero che quattro anni fa ci si piazzò decimi su venti squadre, ma quest’anno con dieci squadre in più – ovvero più concorrenza, più partite, più possibilità di fare passi falsi, più rischi – ed un team azzurro dall’incisiva presenza nativa si è ottenuto un risultato forse meno affascinante dal punto di vista della mera classifica, ma ben più significativo.
Dopo il Messico un’altra squadra del continente americano attendeva gli azzurri, l’Argentina: “molto forte nei faceoff” ci fa notare lo specialista azzurro Carlo Bernard, e capace di passare in vantaggio dopo soli 45″ per mano del bomber Zack Kahn (assist di Astrada). Ecco che prontamente torna fuori l’Italia vista contro il Messico: Fuchs (2:32), Withford (3:52, Fuchs), Mark Fortunato (8:34) e la doppietta di Fuchs (11:11) sbeffeggiano i sussulti argentini che riescono comunque a raddoppiare con Kahn (12:27) e mantenere aperta la partita. Allungo del difensore italo-canadese Miceli (16:46, M.Fortunato) e risposta immediata di Chemi (17:52, Astrada) cui seguono altre quattro sberle azzurre (tre del letale Withford – 19:04, Wilmot; 21:49; 29:13, Fuchs – e timbro di Mark Fortunato a 23:39) che sembrano consegnare la partita alla storia. Ma gli argentini escono dal loro guscio, reagiscono con una rete di Kahn (40:22) prontamente compensata dalla doppietta di Miceli (44:49) e godono di dieci minuti di autentico berserksgangr: tripletta e assist di Kahn (55:42; 58:04, Brown; 60:24, Hylen; assist a 66:27 per la rete di Brown) mitigata dalla segnatura di Withford (63:13) su assistenza di De Lisser ed ancora Brown (66:27, Kahn). Qui, sull’11-8, gli argentini possono davvero riaprire la partita, ma l’improbo sforzo necessario a ridimensionare la squadra italiana si fa sentire ed una doppietta di Withford (69:37, Fuchs e 74:35) chiude i giochi. Solo alla soddisfazione personale serve la rete di Campos a 78:28. Grande prova della squadra, grande prova di Withford, Fuchs, Miceli, ma Lubrano ci tiene a sottolineare la prova, non solo in questa gara, del portiere Matteo Magugliani da Valmontone: 79% di salvataggi, eccezionale.
“In molti aspetti tiene testa al titolare italo-americano Fortunato, che è comunque il secondo di Virginia” aggiunge Iubini.
Nell’altro match del “mini-playoff” la Danimarca beneficiava di una vittoria a tavolino poichè destinata agli assenti Iroquois. Azzurri dunque che partono in deficit di condizione contro una “squadra fisica: alti, veloci e ben organizzati” ci dice Lubrano. La prestazione dell’Italia non può che risentirne: dopo 7:13 di studio reciproco passa in vantaggio la Danimarca con Dane Hansen (assist di Lund), ma nel lungo periodo la schiacciante superiorità tecnica dei nostri ha la meglio. I muscoli nordici plasmati al vento dello Jutland nulla possono contro l’abilità della coppia Withford-Fuchs che solo con la carabina si può contenere: una tripletta a testa (9:22 Withford, Fuchs; 15:52 Withford, M.Fortunato; 19:34, 37:41 e 42:12 Fuchs; 43:14 Withford) perfettamente inframezzata dalla prima rete al Mondiale del classe 1988 Federico Galperti, romano tesserato per la Bocconi Lacrosse. Dane Hansen, mai così profilico finora, raggiunge la tripletta personale (46:57, Larsen; 57:49, B.Hansen) mentre Wilmot (54:33) segna la sua seconda rete del torneo. Sull’8-3 i danesi “non ne hanno più” e l’Italia chiude la partita senza troppi patemi d’animo con Mark Fortunato (71:10, Wilmot) ed il poker personale di Fuchs (75:24, Withford).
Superato lo scoglio nordico, gli azzurri sfidano la Svizzera al play-in: chi vincerà lotterà per un posto tra il 17esimo ed il 19esimo, chi perderà proverà a chiudere 21esimo. Gli elvetici sono squadra sulla carta superiore all’Italia, “molto veloce, priva di tiratori pericolosi oltre i 15 metri, con un gioco improntato a far girare palla di fronte alla porta, cosa che gli riesce molto bene, e cercare l’uomo libero sotto porta” il parere di Lubrano. Il match è combattuto fino alla fine, l’esito incerto: all’uno-due svizzero di Bame (07:28) e Kannape (11:34) risponde la doppietta del mastino Fuchs (19:40, M.Fortunato e 25:00). Altro uno-due svizzero stavolta firmato Schoch (26:32), tra i migliori dei suoi, e Burger (31:27) ed incredibile sorpasso azzurro firmato Galperti (36:25), Fuchs (42:40, Miceli) e Giorgini (45:55). Il match seguita nella sua imprevedibilità e la Svizzera si riporta avanti con Burger (61:09, Bame) e Schoch (63:46, Kaiser). Pochi minuti di gioco ed arriva il pareggio di Fuchs (69:32), seguito a ruota dal KO di Withford (72:35, Wilmot). Un duro colpo per gli elvetici che avevano definito l’Italia “squadra cuscinetto” ed ora hanno fatto i conti con la caparbietà e la tecnica dei nostri, capaci di piantare l’italica bandiera sulla cima delle ripide montagne svizzere. Bernard rimarca la velocità, il dribbling e la precisione di Schoch, mentre Iubini sottolinea la prova del portiere Bertsch, oppostosi valorosamente ai tiri di Fuchs nel primo quarto. Sempre Iubini esalta la vittoria “di squadra, ottenuta contro avversari superiori sulla carta tatticamente e fisicamente, con una grande organizzazione di gioco. Abbiamo sempre avuto la lucidità per essere su tutte le palle”.
In questa seconda metà del mese di luglio dell’anno di grazia 2010 all’Armitage Centre ha combattuto, sudato, digrignato i denti e colpito duro tutto il movimento internazionale del lacrosse e gli azzurri sono arrivati tra i primi venti del Mondo: una vera e propria pietra miliare per il movimento, i Leoni di Manchester hanno fatto la storia.
Nel prossimo appuntamento il resoconto della sconfitta contro la Slovacchia e della partita in svolgimento contro la Lettonia.
Christian Tugnoli
(si ringraziano Andrea Lubrano, Carlo Bernard e Alessandro Iubini per la disponibilità, la simpatia e la pazienza con cui hanno reso conto delle gare disputate)