Oggi il Tour osserva il secondo ed ultimo giorno di riposo: la quiete prima della tempesta, rappresentata dell’ultima tappa pirenaica con i suoi 174 km da Pau al Col du Tourmalet, attraverso il Marie Blanque e il Soulor. Dopo le ultime montagne, mancheranno solamente tre frazioni a concludere la corsa: la tappa di trasferimento verso Bordeaux, i 52 km a cronometro assolutamente piatti tra la città girondina e Pauillac, e infine il tradizionale carosello sui Campi Elisi.
La lotta per la maglia gialla vedrà dunque ancora due giornate calde. Il lussemburghese Andy Schleck, che, sfortuna a parte, si è fin qui dimostrato il più forte in salita, dovrà assolutamente cercare di fare la differenza sul Tourmalet, magari facendo tirare la propria squadra a ritmi alti sin dai primi chilometri della tappa, per provare a mettere in difficoltà Contador: il ragazzo della Saxo Bank dovrà cercare di distanziare lo spagnolo di almeno un paio di minuti, perché nella prova a cronometro di sabato il plurivincitore del Tour avrà tutti i favori del pronostico. Samuel Sánchez, terzo a 2’, e Denis Men’šov che lo segue immediatamente a 2’19’’ non sono apparentemente tagliati fuori dalla lotta per la vittoria, ma dovranno inventarsi veramente qualcosa di eccezionale sul Tourmalet per mettere in difficoltà i due big. In ogni caso, anche tra loro ci sarà bagarre per difendere il gradino più basso del podio. Anche il sorprendente belga Van den Broeck, che finora ha dato prova di grande regolarità, può avere qualche ambizione di chiudere nei primi tre, ma domani dovrà giocarsi il tutto per tutto.
Un altro leit-motiv di questa parte finale di corsa sarà il duello tra Hushovd e Petacchi per la maglia verde, che agli italiani manca dai tempi di Cuore Matto Franco Bitossi (1968). Se lo spezzino, pur turbato dall’avviso di garanzia recapitatogli recentemente, ha dalla sua una maggiore freschezza nelle volate di gruppo, il norvegese, sornione ma astuto, è più resistente, e ha già dimostrato di potersi inserire in qualche fuga da lontano, anche in tappe dure come sarà quella di domani, per andare a cogliere i punti degli sprint intermedi.
E poi ci sono i delusi. Quelli che erano partiti con grandi ambizioni ma che finora hanno raccolto poco o niente. È il caso ad esempio della Liquigas-Doimo, una delle due squadre italiane: un Basso in forma non ottimale, penalizzato successivamente dalla broncotracheite, non è riuscito a fare classifica, e anche il promettente Kreuziger può ambire al massimo ad una decima posizione finale; per cui, è lecito attendersi qualche attacco da parte dell’atleta ceco nella tappa di domani, o magari dello stesso Basso se sarà riuscito a guarire da tutti i malanni. C’è Damiano Cunego, sempre all’attacco, a volte anche con scarsa lucidità tattica, ancora a secco di vittorie al Tour nella sua carriera, e non è detto che domani non ci riprovi. Bradley Wiggins invece, partito con ambizioni di classifica, punta decisamente alla cronometro di sabato, anche se dovrà vedersela con La Locomotiva di Berna Fabian Cancellara. Lo stesso Edvald Boasson Hagen, compagno di squadra del britannico ed astro nascente del ciclismo mondiale, si è accontentato finora di qualche piazzamento in volata: un atleta come lui ha i numeri anche per provare qualche azione da finisseur, e le tappe di Bordeaux e Parigi potrebbero ispirarlo.
E infine c’è lui, Le roi américain, com’era soprannominato quando dominava nei suoi sette Tour de France: Lance Armstrong, probabilmente all’ultima recita di un’irripetibile carriera, già all’attacco ieri ma senza quel guizzo finale necessario per vincere. Chissà mai che domani non ci riprovi: non sarebbe da Armstrong salutare il grande pubblico senza aver lottato fino in fondo.
Marco Regazzoni