PALLANUOTO: MANGIANTE SQUALIFICATO, ŠEFIK CAMBIA NAZIONE

Mentre si avvicinano gli Europei di Zagabria, l’Italia perde Andrea Mangiante per doping, mentre il portiere Šefik passa alla nazionale montenegrina.

Brutta tegola per la nazionale italiana di pallanuoto maschile: il difensore Andrea Mangiante (Pro Recco) è stato squalificato due anni, fino al 4 luglio 2012. Il giocatore era stato deferito lo scorso 28 maggio dalla Procura antidoping del CONI per “alterazione del profilo ormonale endogeno non dovuta a fattori fisiologici”. Mangiante dovrà dunque rinunciare ai prossimi Europei in programma a Zagabria dal 29 agosto all’11 settembre. Entro 30 giorni l’atleta potrà, assieme alla società, presentare ricorso presso il Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna. Se l’Italia rischia di perdere un giocatore, il Montenegro ne guadagna uno. Sarà infatti Denis Šefik, 34 anni, a difendere i pali della nazionale montenegrina di pallanuoto maschile ai prossimi Europei di Zagabria, dopo aver ottenuto la cittadinanza del Montenegro. In precedenza Šefik aveva giocato sotto la bandiera della Serbia-Montenegro e, dopo la separazione tra questi due paesi, aveva optato per la nazionale serba, totalizzando 220 presenze. Nel suo palmares figurano un oro mondiale (2005) e tre ori europei (2001, 2003 e 2006). In base ai nuovi regolamenti FINA, un atleta può giocare per un’altra nazionale solo se sono passati due anni dall’ultima apparizione in una competizione internazionale: l’ultima presenza di Šefik risale con la Serbia ai Giochi olimpici di Pechino 2008, conclusi con un bronzo proprio ai danni del Montenegro.


IL FRANCESE LEMAITRE E’ IL PRIMO BIANCO SOTTO I 10″ NEI 100

Christophe LemaitreLa prestazione era nell’aria da tempo ma è arrivata in una occasione di per sè non memorabile, i Campionati Francesi di Atletica Leggera che si stanno svolgendo nella fornace di Valence: il ventenne francese Christophe Lemaitre, dopo avere corso tre settimane orsono i 100 metri di Coppa Europa in 10″02, è diventato oggi il primo bianco a correre i 100 metri piani in un tempo inferiore ai 10″.

Nella particolare classifica, Lemaitre che ha corso in 9″98 (+1.3 m/s) supera il limite fissato il 9 giugno 1984 dal polacco Marian Woronin a Varsavia in 10″00 (+2.0 m/s). Al terzo posto si trova ancora il primato italiano stabilito a Città del Messico, in altitudine, durante le Universiadi del 1979 da Pietro Mennea con 10″01 (+0.9 m/s). Con questa prestazione Lemaitre entra al cinquantaseiesimo posto della graduatoria all-time dei 100 metri.

Massimo Brignolo

TOUR: IL BIS DI CAVENDISH

Ultimo traguardo per i velocisti colto da Cavendish che conquista la sua dodicesima vittoria al Tour de France

Mark CavendishLa sesta tappa, la più lunga di questo Tour, ben 227,5 Km, vede trionfare nuovamente il favorito numero uno: Mark Cavendish. Ieri le sue lacrime dopo la vittoria l’avevano riportato in auge dopo che, un inizio di stagione deludente e i suoi comportamenti al giro di Svizzera, avevano fatto scendere ai minimi termini la sua popolarità e la sua reputazione.

Dopo due tappe completamente piatte la strada che da Montargis porta a Gueugnon, città che, per la prima volta nella sua storia, ospita l’arrivo della ‘Grande Boucle’, si presenta più vallonato con quattro gran premi della montagna di quarta categoria. Le quattro asperità da affrontare sono la côte de Bouhy, la côte de La Chapelle-Saint-André, la côte des Montarons e, a soli 25 km dall’arrivo, la côte de la Croix de l’Arbre.

Nessun ritiro da segnalare, si riparte quindi nuovamente in 188. Il via viene dato a mezzogiorno e, come sempre è successo in questi giorni, scatta immediatamente la fuga. I tre coraggiosi sono: il francese Mathieu Perget della Caisse d’Épargne, il basco Rubén Pérez Moreno dell’Euskaltel e il tedesco Sebastian Lang dell’Omega Pharma-Lotto. È lo spagnolo il meglio messo in classifica con un distacco di 8’07’’ da Cancellara.

I fuggitivi guadagnano in fretta un buon margine costringendo gli uomini dell’ HTC Columbia, vogliosi di arrivare allo sprint per bissare il successo di ieri, a sacrificare uomini nell’inseguimento fin dai primi chilometri. Sono gli HTC e non i Saxo Bank ad assumersi l’onere dell’inseguimento anche perché Cancellara alla partenza aveva strategicamente dichiarato: “mantenere la maglia non è la priorità”. Tuttavia quando dopo 60 km di corsa i fuggitivi hanno raggiunto la soglia critica degli 8 minuti di vantaggio, anche la Saxo Bank, specialmente con O’Grady, si è affiancata alla squadra statunitense per dare il suo contributo.

Le nuvole che hanno accompagnato gli atleti per tutta la corsa hanno garantito solo inizialmente una giornata più fresca rispetto a quella di ieri. Dopo aver affrontato la prima côte il gruppo si mette a tirare con costanza, anche gli Astana  fanno una comparsata davanti; nel complesso però tira molto di più l’Htc della Saxo Bank il cui unico interesse è di tenere sotto gli otto minuti il distacco. A ragion veduta le squadre dei velocisti temono Cavendish e tendono a preservare le energie per gli ultimi chilometri; tutti gli altri invece se ne stanno tranquillamente a ruota aspettando le montagne di domani.

Gli otto minuti diventano sei, poi continuano a diminuire in modo impercettibile ma costante. A 50 km dall’arrivo il distacco è di poco sotto ai due minuti. Il gruppo procede tranquillo ma la mancanza di concentrazione provoca una caduta che coinvolge, senza conseguenze, Boom (Rabobank), Arashiro (Bouygues Telecom) e ben tre corridori della Cofidis: Sébastien Minard, Amaël Moinard e Christophe Kern. Sull’ultima côte, a 25 km dall’arrivo, parte prima Dimitri Champion dell’AG2R, seguito poco dopo da Chartreau della Bouygues Telecom. I due francesi raggiungono il terzetto di testa. Perget saluta la compagnia, guadagna i punti del gran premio della montagna e prova un’effimera fuga solitaria. Con i fuggitivi controllati a vista, nel gruppo c’è un momento d’incertezza. La Rabobank avanza timidamente e anche la Lampre manda un uomo a tirare. Trascinato dalla determinazione di Champion il quintetto di testo prosegue la sua fuga restando per una decina di chilometri a bagnomaria con un distacco altalenante fra i 7 e i 20 secondi.

Il ricongiungimento avviene sotto l’arco dei 10 km anche se, paradossalmente, il contributo decisivo arriva grazie alle tirate delle squadre che puntano alla classifica generale. Negli ultimi chilometri infatti Astana, Radio Shack, Liquigas, Bmc cercano di tenere davanti i propri capitani mentre le squadre dei velocisti fanno fatica a costruire un treno.

A 5 Km dal termine Cervélo, Lampre, Garmin e Htc cercano ognuna di portare nella posizione ideale i propri capitani. All’ultimo chilometro gli uomini della Garmin si trovano in una posizione invidiabile con tre uomini al comando (Hondo della Lampre è in quarta posizione) e Farrar a ruota di Cavendish ma sia Dean che Hunter rinunciano a fare lo sprint. È ancora una volta Renshaw a pilotare in maniera sublime al secondo successo consecutivo lo sprinter dell’isola di Man. Farrar, secondo, al momento non ha la gamba per competere con il velocista inglese mentre Petacchi si è classificato terzo nonostante avesse perso la ruota di Hondo, che a quel punto avrebbe forse potuto fare lo sprint per conto proprio invece di rialzarsi.

L’Htc Columbia per come ha impostato la corsa merita assolutamente questo successo. Sette corridori si sono assunti l’onere dell’inseguimento, Renshaw ha lasciato Cavendish in una posizione invidiabile e il velocista britannico ha dato la stoccata decisiva.

Domani tappa da non perdere. Arrivano le montagne; si parte da Tournus e si arriva alla station de Rousses a quota 1168 metri, dopo un gran premio di 4° categoria, due di 3° e ben tre di 2° categoria l’ultimo dei quali situato a soli quattro chilometri dall’arrivo. È la prima possibilità per gli scalatori. Una tappa adatta anche a fughe da lontano; se in forma, un protagonista potrebbe essere Damiano Cunego.

Venerdì 9  luglio 2010
Tour de France, sesta tappa
Montargis – Gueugnon(227.5 km)

ORDINE D’ARRIVO:

Ciclista Squadra Tempo
1. Mark CAVENDISH HTC-Columbia 5h37’42”
(media 40,4 km/h)
2. Tyler FARRAR
Garmin
stesso tempo
3. Alessandro PETACCHI
Lampre-Farnese Vini stesso tempo
4. Robbie MCEWEN
Team Katusha stesso tempo
5. Gerard CIOLEK
Milram stesso tempo

CLASSIFICA GENERALE:

Ciclista Squadra Tempo
1. Fabian CANCELLARA Saxo Bank 28h37’30”
2. Geraint THOMAS
Team Sky a 20″
3. Cadel EVANS
BMC a 39″
47. Ivan BASSO
Liquigas Doimo a 3’20”

MAGLIA VERDE (punti):

Ciclista Squadra Punti
1. Thor HUSHOVD Cérvelo 118
2. Alessandro PETACCHI Lampre-Farnese Vini
114
3. Robbie MCEWEN
Team Katusha 105

MAGLIA A POIS (montagna):

Ciclista Squadra Punti
1. Jérôme PINEAU Quick Step 13
2. Mathieu PERGET
Caisse d’Épargne 12
3. Sylvain CHAVANEL
Quick Step 8

MAGLIA BIANCA (giovani):

Ciclista Squadra Tempo
1. Geraint THOMAS Team Sky 28h37’50”
2. Andy SCHLECK
Saxo Bank a 46″
3. Roman KREUZIGER
Liquigas-Doimo a 2’04

Nicola Sbetti

F1: PROVE LIBERE A SILVERSTONE, WEBBER IL PIU’ VELOCE

Bene la Ferrari nel venerdì del GP di Silverstone dove solo Mark Webber precede Fernando Alonso. Male le McLaren

Sakon YamamotoNemmeno il tempo di accendere i motori che già arrivano le prime sorprese da Silverstone: Bruno Senna viene appiedato – a quanto sembra solo per la gara inglese – a favore del collaudatore Sakon Yamamoto. Tribune insolitamente piene per un venerdì di prova, ma siamo a Silverstone, e anche l’erba da queste parti è appassionata di motori.

Sessione mattutina con Vettel e Red Bull sugli scudi, e Ferrari parecchio dietro, il resto del mondo – automobilisticamente parlando – nel mezzo. Siparietto finale di sessione con le monoposto obbligate a rallentare e a percorrere un tratto di circuito alla stessa velocità – presunta – della seafety car, questo a seguito della regole da seguire in caso di ingresso di questa in pista. Molto bene anche Lewis Hamilton, subito dietro il solito Kubica, fresco di conferma in Renault e sempre efficace come pochi. Quarto Webber, a cui è mancato solamente il giro completo, ma che nei singoli settori ha girato a livello del compagno di squadra tedesco. Force India che si conferma in palla sui circuiti veloci, e bene anche Hulkenberg su una Williams che anche senza pubblicizzarlo ai quattro venti presenta un pacchetto di modifiche aerodinamiche in linea con i top team. Ottavo Button davanti a Michael Schumacher, mentre per i due ferraristi un poco incoraggiante – ma altrettanto poco significativo – 13° e 17° posto. In pista per Lotus e Force India i collaudatori Fauzy e di Resta, al posto dei piloti ufficiali Trulli e Liuzzi.

Nella sessione del pomeriggio programma unico per tutti: gomme morbide e pochi giri al massimo; gomme dure e stint un pò più lunghi alla ricerca del miglio passo della gara. Parecchi errori da parte dei piloti, alla ricerca del limite soprattutto nel nuovo tratto di pista. Sempre Red Bull comunque, ma a differenza della mattina la situazione appare un po’ più equilibrata. La Ferrari si ricongiunge al gruppo delle migliori. Webber questa volta davanti a tutti, dietro di lui Alonso e poi Vettel. Massa è quarto non troppo distante dai primi a tre, a seguire la coppia Mercedes, Rosberg e Schumacher, poi Petrov, settimo, Hamilton con la prima delle due Mclaren alle prese anche lui con qualche divagazione fuori pista di troppo, Sutil, Barrichello e Kubica undicesimo, questa volta alle spalle del compagno di squadra. Kobayashi perde più di metà sessione ai box a causa di problemi tecnici alla sua Sauber e chiude quattordicesimo dietro un attardatissimo Jenson Button. Prove al solito problematiche per Trulli e la sua Lotus, mentre Liuzzi sfrutta la sessione del pomeriggio, dopo aver saltato quella mattutina, per sistemarsi la macchina.  Dalle prime posizioni mancano abbastanza sorprendentemente le due Mclaren, ma c’è poco da fidarsi, non è la prima volta che le vetture di Woking si lasciano andare a un venerdì pomeriggio fiacco dal punto di vista cronometrico, per poi riprendersi il sabato pomeriggio e soprattutto la domenica.

A fine sessione ancora allenamento dietro la Safety Car, e ci si vede tutti domani, nel tentativo di prendere le Red Bull… e magari anche la Ferrari?

Ecco i tempi del pomeriggio

1 6 Mark Webber Red Bull-Renault 1′31.234
2 8 Fernando Alonso Ferrari 1′31.626 0.392
3 5 Sebastian Vettel Red Bull-Renault 1′31.875 0.641
4 7 Felipe Massa Ferrari 1′32.099 0.865
5 4 Nico Rosberg Mercedes 1′32.166 0.932
6 3 Michael Schumacher Mercedes 1′32.660 1.426
7 12 Vitaly Petrov Renault 1′32.745 1.511
8 2 Lewis Hamilton McLaren-Mercedes 1′32.757 1.523
9 14 Adrian Sutil Force India-Mercedes 1′32.787 1.553
10 9 Rubens Barrichello Williams-Cosworth 1′32.967 1.733
11 11 Robert Kubica Renault 1′33.019 1.785
12 10 Nico Hülkenberg Williams-Cosworth 1′33.164 1.93
13 1 Jenson Button McLaren-Mercedes 1′33.200 1.966
14 23 Kamui Kobayashi Sauber-Ferrari 1′33.402 2.168
15 15 Vitantonio Liuzzi Force India-Mercedes 1′33.728 2.494
16 16 Sebastien Buemi Toro Rosso-Ferrari 1′33.836 2.602
17 22 Pedro de la Rosa Sauber-Ferrari 1′34.051 2.817
18 17 Jaime Alguersuari Toro Rosso-Ferrari 1′34.643 3.409
19 19 Heikki Kovalainen Lotus-Cosworth 1′35.465 4.231
20 25 Lucas di Grassi Virgin-Cosworth 1′36.237 5.003
21 24 Timo Glock Virgin-Cosworth 1′36.553 5.319
22 20 Karun Chandhok HRT-Cosworth 1′37.019 5.785
23 21 Sakon Yamamoto HRT-Cosworth 1′38.303 7.069
24 18 Jarno Trulli Lotus-Cosworth 1′42.901 11.667

Andrea Corbetta

AL VIA IL TRI NATIONS, CONVOCAZIONI A CONFRONTO – SECONDA PARTE: MEDIANA E TREQUARTI

Continua l’analisi comparativa per reparti delle squadre del Tri Nations: sotto esame i trequarti

Continua il nostro viaggio nelle convocazioni del Tri Nations che comincerà domani pomeriggio all’Eden Park di Auckland con la sfida tra gli All Blacks padroni di casa e il Sudafrica, campione uscente, campione del Mondo e grande favorita di quest’edizione. Mentre Wayne Smith, assistente CT della Nuova Zelanda, ha dichiarato che, dopo le tre sconfitte patite contro gli Springboks nella passata edizione, gli All Blacks non possono più considerarsi in vetta, Peter de Villiers ha sostenuto che il passato non gli importa, e che appoggiarsi sugli allori passati sarebbe un grosso rischio per il Sudafrica.

Le formazioni riflettono tutto quel che ci si attendeva: nessuna delle due squadre si risparmia, mettendo in campo la propria migliore formazione per imporre il proprio predominio fin dalla prima partita. Un confronto interessantissimo: se Donnelly e Thord dovranno faticare per arginare la seconda linea sudafricana con Matfield e Botha e la promessa della prima linea All Black Owen Franks dovrà tenere alta la testa contro una macchina da demolizione come Steenkamp, gli All Blacks hanno dalla loro un estremo come Muliaina contro Kirchner che ancora non ha dato risposte all’interrogativo sudafricano sulla maglia numero 15. Alle ali entrambe le squadre hanno corridori straordinari come Habana, de Villiers e Rokocoko, mentre nella cerniera dei centri neozelandesi torna Nonu, bloccato due mesi da un infortunio.

La vera sfida, però, è al cuore del gioco: terze linee e mediani. Januarie contro Cowan si prospetta un testa a testa rovente, fatto di tensione, provocazioni e nervosismo. A aggiungere scintille sarà poi il valore dei due reparti di terza linea: l’aggressività brada di Burger e il gioco al limite del regolamento di McCaw potrebbero essere gli ingredienti di un incontro esplosivo, mentre Kaino e Louw avranno l’incombenza di mettere la maggior pressione possibile per spegnere rispettivamente Morné Steyn e Dan Carter, due macchine di punti e gioco che, una volta avviate, è difficile arginare.

MEDIANA

SUDAFRICA NUOVA ZELANDA AUSTRALIA
Ricky Januarie (Stormers) Jimmy Cowan (Highlanders) Luke Burgess (Waratahs)
Ruan Pienaar (Sharks) Piri Weepu (Hurricanes) Will Genia (Reds)
Butch James (Bath – ENG) Dan Carter (Crusaders) Berrick Barnes (Waratahs)
Morné Steyn (Bulls) Aaron Cruden (Hurricanes) Quade Cooper (Reds)

Al Sudafrica mancherà tantissimo: Fourie du Preez è probabilmente il miglior mediano di mischia degli ultimi tre anni, ma salterà il torneo per infortunio. A sostituirlo Peter de Villiers ha chiamato quello che il francese Parra ha definito “un pitbull”: Ricky Januarie degli Stormers, pur non riuscendo a dare il ritmo impartito da du Preez, è un ottimo strumento per il gioco di pressione sudafricano. Dietro di lui, all’apertura, c’è Morné Steyn, macchina da punti e mete che sembra chiudere qualsiasi prospettiva di utilizzo in mediana per Butch James. Per contro, James rappresenta una buona opzione anche come primo centro, in veste di secondo playmaker della squadra. La scelta migliore per la maglia numero nove è probabilmente quella degli All Blacks, che possono utilizzare senza problemi Cowan e Weepu, giocatori dotati entrambi di buona esperienza internazionale, sebbene il primo soffra eccessivamente la pressione. Dan Carter è considerato una delle migliori aperture al mondo, anche se probabilmente anche un bambino potrebbe giocare con la sua confidenza e sapienza potendo contare sul sostegno e sulla protezione di un pacchetto di mischia come quello neozelandese. Gli australiani invece, oltre a Genia, hanno la possibilità di far crescere due aperture giovani e promettenti, su cui dovranno tentare di imperniare la propria squadra per la Coppa del Mondo del prossimo anno: Quade Cooper è l’uomo del momento, ma ci si aspetta un buon utilizzo anche per Berrick Barnes. Entrambi però non godono del supporto necessario e dovranno farsi strada attraverso la pressione delle terze linee più aggressive del pianeta.

CENTRI

SUDAFRICA NUOVA ZELANDA AUSTRALIA
Juan de Jongh (Stormers) Richard Kahui (Chiefs) Anthony Faingaa (Reds)
Jaque Fourie (Stormers) Ma’a Nonu (Hurricanes) Matt Giteau (Brumbies)
Wynand Olivier (Bulls) Conrad Smith (Hurricanes) Rob Horne (Waratahs)
Benson Stanley (Blues)

Quattro convocati per la Nuova Zelanda, che può fare affidamento sull’esperienza di Ma’a Nonu e Conrad Smith per far crescere nel frattempo Kahui e Stanley. Il Sudafrica sembra invece focalizzato sulla coppa formata da Wynand Olivier al 12 e Jaque Fourie al 13, ma può contare su più opzioni rispetto agli All Blacks: oltre all’emergente de Jongh, infatti, ci sono Butch James, convocato come apertura, ma utilizzabile col numero 12 come secondo playmaker, e Jean de Villiers che, utilizzato fuori ruolo all’ala, è un secondo centro dal passo devastante. L’Australia può contare sull’esperienza di un solo uomo: Matt Giteau, l’utility back per eccellenza del rugby attuale. Mediano di mischia, apertura, primo centro, eventualmente estremo: Giteau può giocare dappertutto e dovrà reggere da solo il peso della cerniera di centri australiana, aiutando gli inesperti Faingaa e Horne.

TRIANGOLO ARRETRATO

SUDAFRICA NUOVA ZELANDA AUSTRALIA
Gio Aplon (Stormers) Cory Jane (Hurricanes) Adam Ashley-Cooper (Brumbies)
Jean de Villiers (Munster – IRL) Rene Ranger (Blues) Peter Hynes (Reds)
Bryan Habana (Stormers) Joe Rokocoko (Blues) Digby Ioane (Reds)
François Hougaard (Bulls) Israel Dagg (Highlanders) Kurtley Beale (Waratahs)
Zane Kirchner (Bulls) Mils Muliaina (Chiefs) James O’Connor (Western Force)

Quanta corsa: il Sudafrica si affida alle sue frecce più veloci per il triangolo arretrato, convocando Bryan Habana, esempio perfetto dell’ala moderna e completa, Jean de Villiers e Gio Aplon, da alcuni considerato l’erede di Habana. Le due ali, insomma, non sono una preoccupazione per gli Springboks: il vero buco della formazione verde-oro è rappresentato dall’estremo. Zane Kirchner è l’uomo designato al 15, ma ancora non sta convincendo, e l’esperimento Aplon non sembra destinato ad avere seguito. In questa situazione, l’esclusione di François Steyn e le polemiche in atto tra lui e il CT Peter de Villiers pesano tantissimo sui sudafricani: riusciranno gli Springboks a recuperare re Frans entro la Coppa del Mondo? I più solidi, in quella posizione, sono i neozelandesi: Malili Mils Muliaina è il miglior estremo tra le tre squadre. Al suo fianco verranno utilizzati come prima scelta Joe Rokocoko e Cory Jane, mentre Dagg e Ranger tenteranno di fare esperienza il più possibile. Con Adam Ashley-Cooper e James O’Connor, l’Australia può fare veramente male a largo: una qualità, quella degli Wallabies, che però rischia di venire soffocata dalla difficoltà di ottenere palloni puliti da utilizzare. Se solo la trequarti australiana potesse contare su un pacchetto di mischia all’altezza della situazione, potrebbe creare seri problemi alle altre contendenti.

Damiano Benzoni