-1: TUTTI GLI UOMINI DEL TOUR DE FRANCE

Mancano meno di 24 ore alla partenza da Rotterdam del Tour de France. La marcia di avvicinamento si conclude passando in rassegna i possibili protagonisti.

Tour de France198 atleti equamente suddivisi in 22 squadre: sono i numeri del Tour de France che partirà domani da Rotterdam. Dopo aver analizzato i favoriti vediamo ora invece nello specifico i velocisti, i battitori liberi e gli italiani al via della Grande Boucle.

I VELOCISTI

Quest’anno gli sprint a ranghi compatti dovrebbero essere in numero minore rispetto a quanto siamo abituati a vedere, tuttavia, in almeno 6 occasioni, potremmo assistere alla tradizionale volata di gruppo. Mark Cavendish punta a ripetere il dominio assoluto messo in atto lo scorso anno e, di fatto, tutta la HTC-Columbia sarà a sua disposizione, a parte Michael Rogers che potrebbe tentare di fare classifica. Tra i suoi rivali più pericolosi non si può non citare l’eterno Oscar Freire (Rabobank), sempre competitivo negli appuntamenti-clou. Altre due vecchie volpi delle volate sono Robbie McEwen (Team Katusha) e Alessandro Petacchi (Lampre-Farnese Vini), che però hanno smarrito lo smalto dei giorni migliori. Gli anni passano anche per Thor Hushovd, compagno di Sastre alla Cervélo, che però riesce generalmente a piazzare almeno una zampata ad ogni Tour. Tra i più giovani, il tedesco Gerald Ciolek della Milram ha più volte messo in luce le sue qualità, e anche in questo caso la sua squadra lavorerà quasi interamente per lui. Ma sulla carta sarà Tyler Farrar (Garmin Transitions) il principale rivale di Cavendish: giovane, potente e dato in ottima condizione, il ragazzo statunitense verrà aiutato negli sprint dagli esperti Julian Dean e Robert Hunter.

GLI UOMINI CHE PUNTANO A VITTORIE DI TAPPA

Chi ha messo gli occhi sul cronoprologo e sulla cronometro di Bordeaux, chi invece punterà a sfruttare una delle tante fughe che nasceranno: tra gli “uomini da un giorno”, la palma di leader va indubbiamente a Fabian Cancellara (Saxo Bank) che, se da un lato dovrà aiutare i fratelli Schleck, dall’altro ha segnato col cerchio rosso le due prove contro il tempo, di cui è il re incontrastato. Nella sua stessa squadra, anche il “vecchio” Jens Voigt, più simile ad un locomotore che ad un ciclista, tenterà la fuga buona. David Zabriskie (Garmin) è un altro cronoman affermato e quest’anno ha dimostrato grande brillantezza al Giro di California. Chi invece è chiamato alla prova del nove è il tedesco Tony Martin, già vincitore del titolo nazionale a cronometro e di una tappa al Giro di Svizzera: per il ragazzo di Cottbus è giunta l’ora di confermare le sue doti anche nella massima corsa a tappe. Altri atleti tenteranno invece gli attacchi da lontano, sperando di cogliere la fuga buona. É questa la specialità di Juan Antonio Flecha, spagnolo della Rabobank, ma il nostro Damiano Cunego (Lampre), che non sembra poter essere competitivo sulle tre settimane di corsa, non perderà certo l’occasione di mettere in mostra le proprie abilità di passista-scalatore, bravissimo a districarsi negli sprint ristretti. Anche il campione nazionale francese Thomas Voeckler (Bbox Bouygues) è uomo da fughe da lontano o da colpi di mano nel finale di corsa, speranzoso di poter riconquistare per qualche giorno l’agognata maglia gialla. Il russo Aleksandr Kolobnev, sempre piazzato ai Campionati del Mondo, è un corridore per certi versi simile a Cunego, e nella Katusha avrà il ruolo di battitore libero, coadiuvato in questo dal compagno Vladimir Karpec, il quale però potrebbe anche tentare di fare classifica. Edvald Boasson Hagen (Team Sky) ha una brillantezza difficilmente riscontrabile in un ragazzo di 23 anni, e al Giro dell’anno scorso ha dimostrato di non temere la pressione del grande evento. L’estone Rein Taaramäe (Cofidis) è forse troppo acerbo per fare classifica, ma cercherà di centrare la fuga buona.  Chiudiamo il gruppo con due francesi e due italiani: nella prima categoria rientrano il trentanovenne Christophe Moreau (Caisse d’Epargne) che, almeno in una tappa di montagna, cercherà di tener duro, e quel Sandy Casar (Française des Jeux) sempre piazzato e sempre all’attacco, che dovrà però aiutare anche il compagno Christophe Le Mével; tra gli azzurri, il trentino Daniel Oss della Liquigas-Doimo ha dimostrato di essere un uomo da corsa dura, e la tappa di Arenberg sembra fatta apposta per lui, mentre il valtellinese Francesco Gavazzi (Lampre-Farnese Vini) ha brillanti doti da passista veloce che andrebbero messe a frutto anche in una corsa di così grande spessore.

GLI ALTRI ITALIANI

Gli italiani al via della corsa francese saranno solo 18: se i migliori sono già stati citati, gli altri avranno il compito di sorprendere. Il campione del mondo di Varese 2008 Alessandro Ballan viene da una prima parte di stagione non propriamente indimenticabile, ma al campionato nazionale ha lanciato segnali importanti: lo si aspetta al varco soprattutto nelle primissime tappe, che si disputeranno nel “suo” Nord. Assieme a lui, la BMC di Cadel Evans schiera anche Mauro Santambrogio, che dovrebbe però stare accanto al capitano. Il cosentino Francesco Reda deve ancora trovare una sua dimensione, e il fatto di correre in una Quick Step senza un vero capitano potrebbe permettergli di avere maggiore libertà per mettere in mostra la propria classe. Al fianco di Basso e del già citato Oss, la Liquigas schiera Manuel Quinziato, altro trentino pericoloso nelle tappe vallonate e nelle cronometro, e Francesco Bellotti, corridore completo e ormai esperto. L’altra italiana Lampre affianca a Cunego, Petacchi e Gavazzi il promettente Adriano Malori, già campione del mondo a cronometro under 23, il fidato gregario Mauro Da Dalto e lo sprinter Mirco Lorenzetto, che dovrà aiutare Petacchi nelle volate di gruppo. La Footon-Servetto è una squadra italo-spagnola nota per la propria vocazione offensiva, ed Eros Capecchi tenterà qualche attacco da lontano anche per cercare di inserirsi nella classifica generale, mentre il talentuoso ventenne Fabio Felline ha l’occasione di vivere un’esperienza fondamentale per il proprio futuro. La parata degli azzurri si chiude con Rinaldo Nocentini: la dolorosa frattura alla gamba rimediata al GP Insubria lo ha privato di metà stagione, ma Rinaldo è sempre quel ragazzo capace di vestire il giallo del leader della corsa per otto giorni nel 2009, e la Ag2r-La Mondiale punta soprattutto su di lui per fare buona figura.

Marco Regazzoni

VERSO SILVERSTONE

Lewis Hamilton
Foto: Ansa.it

La bufera di Valencia è passata, la sensazione che qualcosa di poco chiaro sia accaduto no. Perché passi che Lewis Hamilton sia rimasto sfiorato – certo marginalmente, lui ha fatto il resto –  dalla bacchetta magica della dea fortuna nel momento dell’ingresso della Safety Car; passi che sia stato Alonso invece sotterrato da un meteorite imprigionato nell’atmosfera;  è quell’aria di impunità verso l’inglese e di quasi colpevolezza nei confronti dello spagnolo che fa tanto scuotere la testa. Altro che alettoni mobili e amenità varie regolamentari. Probabilmente nel fine gara è volato qualche termine improprio di troppo, e se Alonso fosse stato un po’ più freddo – o avesse seguito lo stile del suo predecessore finlandese in Ferrari – la vicenda non avrebbe subito questa fastidiosa distorsione mediatica, invece a Fernando adesso tocca chiedere scusa, reprimere ogni lamentela e dimenticare tutto.

A proposito di Raikkonen: le voci sull’intenzione della Renault di affiancarlo a Kubica nel 2011 si fanno sempre più insistenti,  lui – e non è certo una novità – non ne parla, ma rimane il dubbio che il “giocattolo” rally lo stia entusiasmando al punto tale da abbandonare ogni progetto di rientro in F1 è più che reale. Sempre a proposito del finlandese, la Pirelli pare abbia intenzione di chiedere a Kimi la disponibilità come test driver per le coperture 2011: da questo prima risposta si capiranno le intenzioni future di Raikkonen?

Mark Webber invece, dopo essere sopravvissuto al volo spaventoso di Valencia, ha ripreso contatto con la Formula 1 nel centro di Londra, protagonista di una delle ormai classiche sortite della Red Bull nelle strade cittadine di mezzo mondo. La brutta notizia è che nell’incidente di Valencia è andato distrutto il telaio con cui aveva vinto a Barcellona e Monaco, e c’è da credere che certe sensazioni per l’australiano dovranno essere ricostruite nei primi giri delle prove di Silverstone.

La Mclaren si presenterà a Silverstone profondamente rinnovata nell’aerodinamica, e soprattutto con gli scarichi verso il basso che ormai stanno spopolando in Formula 1. Adrian Newey invece minimizza le novità che presenterà sulla Red Bull, ma anche a Valencia la Red Bull non doveva presentare chissà che…

Andrea Corbetta

WIMBLEDON: LA FINALE SARÀ ZVONARËVA – SERENA

Serena Williams giocherà sabato la sua sesta finale sull’erba di Wimbledon. Tra lei e la quarta vittoria, la russa Zvonareva.

Vera Zvonareva
Foto: Tonelli

La finale femminile del torneo di Wimbledon si disputerà sabato tra Vera Zvonarëva e Serena Williams. La numero uno al mondo ha superato oggi in semifinale per 7-6 6-2 la ceca Petra Kvitová arrivando per la sesta volta all’appuntamento conclusivo sull’erba dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club senza avere, questa volta, concesso alle avversarie neanche un set lungo il cammino. La Kvitová le ha provate tutte per fermare ciclone Williams: nel primo set è stata anche in vantaggio di un break e ha ceduto al tie-break solo per qualche dritto sbagliato di troppo. Nel secondo set è andata avanti per 2-1 ma poi Serena ha deciso che aveva fretta e ha chiuso cinque giochi consecutivi per andare sotto la doccia.

Nell’altra semifinale per un set è continuato il sogno della bulgara Pironkova che si è trovata in vantaggio per 6-3 ma ha poi dovuto inchinarsi alla più quotata russa Vera Zvonarëva (82 del mondo la bulgara, 21 la russa prima di Wimbledon) che ha concesso molto poco nel secondo e terzo set chiudendo le ostilità sul 3-6 6-3 6-2.

Per la Zvonarëva si tratta della prima finale di un torneo dello Slam e incontrerà Serena Williams per la sesta volta della carriera: solo una volta si è imposta la russa, si era sul duro di Cincinnati nel 2006 e vinse 6-2 6-3 in semifinale prima di aggiudicarsi il torneo in una delle 10 vittorie su 23 finali disputate nel circuito maggiore.

Massimo Brignolo

TOUR DE FRANCE -1: GLI UOMINI DI CLASSIFICA

Continua l’avvicinamento al Tour de France: diamo un’occhiata ai favoriti per la vittoria finale.

Tour de France198 atleti equamente suddivisi in 22 squadre: sono i numeri del Tour de France che partirà sabato da Rotterdam. Cerchiamo di scoprire quali corridori, a pochi giorni dal via, sembrano avere i favori del pronostico.

Qui ci si gioca la maglia gialla, tra infernali pavé, montagne impervie e piatte cronometro: ovviamente, solo un gruppo ristretto di atleti può puntare al massimo obiettivo, anche se le sorprese sono sempre dietro l’angolo. Davanti a tutti mettiamo naturalmente Alberto Contador, vincitore di due delle ultime tre edizioni della Grande Boucle: un moderno Indurain, formidabile a cronometro e tostissimo in salita, che, da capitano del team Astana, avrà al suo fianco validi gregari, tra i quali spiccano Aleksandr Vinokurov (se accetterà un ruolo di secondo piano), il sempre impeccabile Paolino Tiralongo e il valido passista Andrij Hrivko. Quest’anno nessun dualismo interno con Lance Armstrong, che ha fatto le valigie per creare la RadioShack: quella statunitense è indubbiamente la squadra più competitiva, perché al fianco del campione texano troviamo il vincitore del Giro del Delfinato Janez Brajkovič, il costante tedesco Andreas Klöden, l’eterna promessa Jaroslav Popovyč e il sempre brillante Levi Leipheimer. Potrebbero sembrare troppi galli in un pollaio, ma alla fine il carisma di Armstrong dovrebbe avere la meglio.

Ivan Basso si presenta a questo Tour forte della vittoria ottenuta al Giro, ma anche consapevole del fatto che ripetere la straordinaria doppietta di Marco Pantani, ormai datata 1998, è quanto mai proibitivo: tuttavia, il ragazzo varesino si è preparato al meglio, trascorrendo diversi giorni in altura al San Pellegrino, e potrà contare sull’aiuto di Roman Kreuziger, deputato a imitare le gesta di Vincenzo Nibali, e dell’affidabilissimo scalatore Sylwester Szmyd. Denis Men’šov e Robert Gesink sembrano partire alla pari in casa Rabobank: l’olandese ha la condizione migliore, ma il russo ha dimostrato più volte in passato di essere fatto apposta per le corse di tre settimane. Qualche chance anche per i fratelli lussemburghesi Andy e Fränk Schleck, col primo che, nonostante la giovane età, è più adatto a fare classifica. Il campione del mondo Cadel Evans ha lo svantaggio di non avere una squadra competitiva in montagna, per quanto non si possano discutere le sue straordinarie doti di cronoman e scalatore. La carrellata dei favoriti si chiude con Carlos Sastre, perseguitato per tutta la stagione da una fastidiosa ernia al disco che ancora adesso gli impedisce di essere al top della condizione. Il Tour de France ci ha però abituato anche al delle sorprese e allora attenzione all’asturiano Samuel Sánchez, unico “straniero” nella “nazionale basca” Euskaltel-Euskadi, adattissimo a rivestire il ruolo di mina vagante, e al britannico Bradley Wiggins (Team Sky), lo scorso anno clamorosamente vicino al podio.

Marco Regazzoni

SPORT E SOCIETÀ: LA PUBLIC COMPANY CONTRO LA CRISI DEL CALCIO ITALIANO

E’ nato ieri ufficialmente il Venezia United, la public company che si affiancherà all’attuale dirigenza della squadra lagunare.

Venezia UnitedMantova, Gallipoli, Rimini, Salernitana, Foggia, Cavese, Olbia, Catanzaro..  l’elenco potrebbe continuare ancora a lungo. Tutte queste squadre rischiano di non prendere parte ai campionati professionistici della prossima stagione. Insomma quei presidenti che non sono Moratti o Abramovic e non hanno saputo gestire oculatamente le proprie società, rischiano di veder sparire le loro squadre dal calcio che conta. L’anno scorso la triste sorte del fallimento toccò, fra le altre, alle blasonate Venezia, Pisa, Avellino e Treviso; quest’anno il copione rischia di ripetersi.

Le responsabilità non sono però esclusivamente legate all’attuale crisi economica ma vanno fatte risalire agli anni Novanta quando il lassismo del governo del calcio italiano ha permesso a società ultra indebitate e  in stato fallimentare di trasformarsi in modelli vincenti. Basterebbe citare la Fiorentina di Checchi Gori, la Lazio di Cragnotti e il Parma di Tanzi. L’attuale redistribuzione dei diritti televisivi inoltre tende a penalizzare molto le piccole società delle serie minori.

Ieri la Pro Vercelli si è garantita la salvezza economica utilizzando il più antico dei metodi: una colletta che ha recuperato 140 mila euro fondamentali per iscrivere il club al campionato. Qualcosa di più strutturato è invece nato a Venezia sulla scia delle esperienze pioneristiche di Modena, Roma e Pisa.

Dopo due fallimenti in meno di cinque anni e un numero non meglio precisato di personaggi dalle dubbie virtù morali alla guida della società, i tifosi hanno detto basta. Ieri, all’assemblea costitutiva tenutasi al Palaplip di Mestre, è nato il “Venezia United”, la public company che si affiancherà all’attuale dirigenza nella gestione della squadra.

Fondamentale, oltre all’entusiasmo dei tifosi e di tutta la comunità cittadina a partire dal neopresidente Franco Vianello Moro, è stato l’appoggio di Supporter Direct, la rete che in tutt’Europa aiuta a promuovere l’azionariato popolare, i trust di tifosi e una partecipazione attiva e consapevole di essi all’interno del proprio club sportivo. Solamente in Gran Bretagna la Supporter Direct collabora con più di 160 organizzazione di tifosi e può vantare l’Uefa fra i suoi finanziatori.

In Italia Modena è stata la prima città a creare una cooperativa di tifosi, seguita da Roma. Anche Pisa e ora Venezia stanno cercando di realizzare l’azionariato popolare sul modello europeo.

In Inghilterra questo sistema è diventato uno strumento per sfidare le deformazioni del calcio moderno. Nel 2005 alcuni tifosi dei Red Davils con l’avvento della presidenza Glazer che scaricava i costi dei propri debiti hanno fondato la propria squadra: lo United of Manchester imitando l’Afc Wimbledon che era nato nel 2002 dopo che il neo presidente aveva spostato la squadra, con il permesso della FA, a Milton Keynes città distante ben 100 Km da Wimbledon. L’azionariato popolare però è adottato anche dalle grandi squadre come l’Arsenal che consente ai propri tifosi di detenere il 15% del capitale societario.

Nella penisola iberica l’azionariato popolare è una realtà ancora più solida e vincente. Il Barcellona, per esempio, ha più di 140.000 soci-azionisti che ogni 4 anni votano a suffragio universale il presidente e il comitato direttivo e possono usufruire di sconti e corsie preferenziali.

In Italia l’azionariato popolare è ancora a livello embrionale ma la nascita del Venezia United, di Insieme per il Pisa o di MyRoma rappresenta sicuramente un passo in avanti. Il problema più grande è però culturale: se i presidenti delle società accetteranno di sottoporsi al controllo dei propri tifosi anche tramite periodiche elezioni allora il modello dell’azionariato popolare potrebbe essere davvero vincente sia in termini economici che culturali. In caso contrario queste public company rischierebbero di trasformarsi in semplici raccoglitori di denaro utili per  collette come quelle di Vercelli.

Link Utili:

Supporter direct: http://supporters-direct.org/home.asp
United of Manchester: http://www.fc-utd.co.uk/
Afc Wimbledon: http://www.afcwimbledon.co.uk/
Azionariato popolare Italia: http://www.azionariatopopolareitalia.it/
Venezia: http://www.veneziaunited.com/
Modena: www.coopmodenasportclub.it
Pisa: http://www.insiemeperilpisa.it/
Roma: http://myroma.it/ e http://www.azionariatopopolareasroma.com/


Nicola Sbetti