PUGILATO: DANIELE PETRUCCI CONQUISTA IL TITOLO INTERCONTINENTALE IBF

L’imbattutto welter Daniele Petrucci batte a Ponte Milvio l’argentino Jorge Miranda

Daniele PetrucciIeri sera, sul ring allestito all’aperto nella notte romana lungo Ponte Milvio, il welter imbattuto Daniele Petrucci ha fornito quella che probabilmente è stata la migliore prova della sua carriera, conquistando alla fine di dodici round di ottimo pugilato contro l’argentino Jorge Miranda la vacante cintura Intercontinentale Ibf. Petrucci ha controllato con il jab sinistro e con tutta una serie di ganci e diretti destri l’avversario fin dalle prime battute del match, quindi è stato bravo a rintuzzare i pochi ma pericolosi momenti in cui Miranda lo ha attaccato con decisione. Per lui verdetto unanime dei giudici con sei e due volte otto punti di vantaggio. A 29 anni il già campione italiano e dell’Unione Europea, che ha messo insieme la ventiseiesima vittoria (più un pari e nessuna sconfitta), ha dimostrato di essere progredito notevolmente a livello di personalità e di aver inserito una buona potenza in quello che ha già il suo ricco bagaglio tecnico.

Nel resto della bella serata messa in piedi da Davide Buccioni, premiata da una folta e suggestiva cornice di pubblico a testimonianza di quanto vivo è ancora l’interesse del pubblico per la boxe, i talentuosi giovani superwelter Manuel Ernesti e Adriano Cardarello hanno battuto con buone prestazioni dopo sei round rispettivamente il ceco Hruska e il croato Cvek, una buona dimostrazione di potenza ha fornito il superleggero Federico Ranalli, al terzo match da prof, che ha messo fuori combattimento il croato Duvancic alla seconda ripresa, mentre intenso ed equilibrato per sei buone riprese è stato il derby tra i supermedi Roberto Cocco e Massimiliano Buccheri terminato con un sostanzialmente giusto verdetto di parità.

Andrea Bacci

PALLAVOLO – WORLD LEAGUE: GLI AZZURRI SCIVOLANO A PARIGI

Inizia con una sconfitta al tie break la fase discendente del girone di World League.

World League
Foto: FIVB

La World League dell’Italia arriva al giro di boa ma la prima di sei partite consecutive in trasferta non inizia certo nel migliore dei modi. Ancora assenti Buti e Marra, infortunati in fase di recupero; torna invece Fei che riparte dalla panchina.

La Francia veniva dall’umiliante 3-1 contro la Cina ed è sicuramente da considerarsi come la grande delusa del gruppo B ma in un palazzetto calorosissimo ha saputo trasformarsi e recuperare quel gioco che le aveva permesso, non più di un anno fa, di accedere alla finale dell’europeo.

Nel primo set con la diagonale Lasko – Vermiglio, Mastrangelo e Sala al centro e Parodi e Cernic in banda l’Italia inizia subito forte. Il turno di battuta di Vermiglio crea il break decisivo per portare gli azzurri in avanti 13 a 5. In un primo momento l’Italia è abile a sfruttare le incertezze di una Francia assai intimorita. Filippe Blain però azzecca il cambio che trasformerà i suoi giocatori. L’ingresso di Ngapeth per Samica sistema le cose in difesa e consente alla Francia di riportarsi sul -2. La rimonta però costa fatica ai francesi e l’Italia vince facilmente il set per 25 a 19.

Il secondo set è molto più equilibrato. Anastasi toglie un Parodi che fatica a ingranare ma Savani non riesce a far meglio. L’Italia però si ferma troppo a lungo a quota 15 costringendo Anastasi a cambiare la diagonale. Dentro Fei e Travica ma è troppo tardi; l’Italia non riesce a incidere a muro e il set finisce 25 a 19 per i francesi.

Nel terzo set, che comincia con le stesse formazioni, la Francia si porta subito avanti sull’onda dell’entusiasmo. Anastasi cambia il palleggiatore e un grintosissimo Cernic prova a far reagire i suoi. La ricezione però non è precisa e il muro inefficace. La Francia gioca meglio e porta a casa il set.

Nel quarto set si riparte da Travica e Savani. Il giovane palleggiatore distribuisce bene il gioco e l’italia riacquista sicurezza nei fondamentali. Un importante turno in battuta di Cernic porta l’Italia sul 16 a 8. La Francia sotto pressione comincia a commettere errori gratuiti. Trascinata da Lasko e Cernic l’Italia macina gioco fino a che la pipe di Savani chiude il set sul 25 a 17.

Si va dunque al tie break con Anastasi che conferma Travica e Savani per Vermiglio e Parodi. Gli scambi sono tiratissimi, si combatte punto a punto fino a che l’equilibrio non viene spezzato da uno dei pochi errori di Lasko che consegna di fatto la vittoria ai francesi.

Per l’Italia è una brutta battuta d’arresto che non compromette però il cammino verso la finale a sei di Buenos Aires. Molto positiva la prove di Lasko che ha giocato con notevole continuità; Fei può guarire con calma e per il mondiale l’Italia avrà due opposti di primissimo livello. In banda ottima prestazione di Cernic, non solo per il contributo realizzativo, ma anche per la grinta e la leadership messa in campo. Da rivedere Parodi, troppo leggero a muro, discreto Savani. La scarsa vena di Vermiglio ha permesso a Travica, il palleggiatore del futuro, di giocare due set importanti. Male i centrali, in particolare Sala, poco utilizzati e mai veramente in partita.

FRANCIA ITALIA 3 – 2 (19-25; 25-19; 25-20; 17-25; 15-13)

Francia: G. Hardy-Dessources 9,  R. Vadeleux  17,   B. Toniutti 2,  G. Samica, N. Marechal 15, O. Kieffer (C) 6, H. Henno (L). (A. Rouzier n.e, J. Tolar, E. Ngapeth 20, E. Rowlandson, T. Takaniko 4)

Italia: L. Mastrangelo 9, S. Parodi 9, L. Manià (L), V. Vermiglio (C) 5, M. Lasko 25, A. Sala 5, M. Cernic 17. (G. Maruotti n.e, C. Savani 9, D. Travica, A. Fei 2, E. Birarelli)

Nicola Sbetti

F1: PROVE LIBERE DEL VENERDI’ A VALENCIA

A Valencia le prime prove libere sembrano premiare le scelte Ferrari con il miglior tempo di Alonso inseguito dalle Red Bull

Fernando Alonso
Foto: Dimitar Dilkoff(AFP

Prima giornata di prove a Valencia con qualche piccola sorpresa.  Nel primo turno, trascorso a pulire il circuito, e verificare assetti e aggiornamenti, Rosberg si è levato lo sfizio di essere il più veloce, davanti al duo Mclaren, e al resto del gruppo. Numerose le escursioni fuori pista, a causa dell’asfalto ancora troppo “verde” per le Formula 1, tutte senza conseguenze particolari. Da segnalare Bruno Senna che perde uno specchietto e costringe i commissari a sospendere la sessione per rimuovere i detriti dalla pista.

Pista che migliora in quanto a tenuta nella sessione pomeridiana – con una temperatura sull’asfalto di 45° – e timori della vigilia di Lewis Hamilton che prendono corpo.  L’inglese temeva le prestazioni delle Ferrari dopo le attese modifiche agli scarichi nel retrotreno, e in parte cosi è stato.

Alonso davanti a tutti, con gli aggiornamento tecnici alla F10 che sembrano mantenere le promesse in decimi dichiarate alla vigilia. E se un Alonso – che gioca in casa – nelle prime posizioni ce lo si poteva aspettare, sono le due Red Bull che sembrano invece digerire meglio del previsto il tracciato di Valencia. Vettel secondo per un nulla, Webber alle sue spalle, di un nulla e poco più. Certo che fa sorridere guardare alle Red Bull seconda e terza come a una specie di sorpresa, ma alla vigilia le lattine volanti venivano date per per spacciate sul tracciato spagnolo, e invece sembrano a livello totalmente in lotta con quelle che erano accreditate dei favori del pronostico, ovverosia le due Mclaren.

Davanti a Lewis Hamilton infatti anche Rosberg, poi sesto Kubica, con una Renault che ha deciso di non utilizzare l’F-Duct, sempre a mordere la coda ai primi, Massa, autore di un testacoda che ha costretto la direzione di gara a esporre la bandiera rossa, Sutil, Button e Barrichello a chiudere i primi dieci. Undicesimo Schumacher, dietro di lui Liuzzi, mentre Trulli chiude al ventesimo posto a un secondo abbondante dall’ultimo dei normali, la Toro Rosso di Alguersuari. Nonostante il miglior grip sulla pista in parecchi hanno testato le vie di fuga, e tra questi anche Vettel, Webber e Kubica. Ma è venerdì, e in Formula 1 di venerdì i tempi lasciano il tempo che trovano, per cui aspettiamo domani per avere qualche conferma, perlomeno in termini di prestazione pura.

Di seguito comunque i tempi della seconda sessione:

1. Fernando Alonso Spain Ferrari 1:39.283
2. Sebastian Vettel Germany Red Bull-Renault 1:39.339
3. Mark Webber Australia Red Bull-Renault 1:39.427
4. Nico Rosberg Germany Mercedes GP 1:39.650
5. Lewis Hamilton Britain McLaren-Mercedes 1:39.749
6. Robert Kubica Poland Renault 1:39.880
7. Felipe Massa Brazil Ferrari 1:39.947
8. Adrian Sutil Germany Force India-Mercedes 1:40.020
9. Jenson Button Britain McLaren-Mercedes 1:40.029
10. Rubens Barrichello Brazil Williams-Cosworth 1:40.174
11. Michael Schumacher Germany Mercedes GP 1:40.287
12. Vitantonio Liuzzi Italy Force India-Mercedes 1:40.387
13. Vitaly Petrov Russia Renault 1:40.618
14. Kamui Kobayashi Japan BMW Sauber-Ferrari 1:40.906
15. Pedro de la Rosa Spain BMW Sauber-Ferrari 1:40.945
16. Sebastien Buemi Switzerland Toro Rosso-Ferrari 1:41.115
17. Nico Hulkenberg Germany Williams-Cosworth 1:41.371
18. Jaime Alguersuari Spain Toro Rosso-Ferrari 1:41.457
19. Heikki Kovalainen Finland Lotus-Cosworth 1:42.467
20. Jarno Trulli Italy Lotus-Cosworth 1:42.993
21. Timo Glock Germany Virgin-Cosworth 1:43.811
22. Lucas di Grassi Brazil Virgin-Cosworth 1:43.854
23. Bruno Senna Brazil HRT-Cosworth 1:44.095
24. Karun Chandhok India HRT-Cosworth 1:44.566

Andrea Corbetta

L’ITALIA SENZA CASTROGIOVANNI REPLICA CON IL SUDAFRICA

Secondo test match a East London per l’Italrugby che prova Sepe, Cittadini, Picone e Derbyshire e deve fare a meno di Martin Castrogiovanni.

Per un’Italia che lascia mestamente il Sudafrica, ce n’è una che ci rimane ancora per qualche giorno: la nazionale di rugby affronta nel secondo test match del tour estivo gli Springboks, dopo aver subito una sconfitta contenuta settimana scorsa a Witbank, dove il risultato finale era stato 29-13. Un risultato che i sudafricani cercheranno di raddrizzare cercando di replicare piuttosto la performance di due settimane fa contro la Francia, fatta di cinismo e intensità.

Gli occhi del Sudafrica saranno puntati su Gio Aplon, al suo esordio con la maglia numero 15 della nazionale sulle spalle, in una posizione per cui gli Springboks faticano a trovare soluzioni. Un posto che potrebbe essere facilmente occupato da François Steyn, sistematicamente ignorato dal CT Peter de Villiers. I due centri saranno de Jongh e Fourie, mentre Jean de Villiers verrà spostato all’ala per coprire Aplon. Confermata la mediana Januarie-Morné Steyn, assieme alle terze linee Spies e Louw, a fianco dei quali tornerà Schalk Burger. Turno di riposo per Matfield, sostituito in seconda linea da Andries Bekker, mentre torna a indossare la fascia di capitano il tallonatore John Smit, che portò gli Springboks a sollevare la Coppa del Mondo tre anni fa.

Per l’Italia l’assenza più pesante è quella di Martin Castrogiovanni, uscito dopo nemmeno venti minuti di gioco per problemi alla schiena nel match di Witbank. Due cambi quindi in prima linea, con Lorenzo Cittadini a sostituire l’italo-argentino del Leicester e Fabio Ongaro tallonatore al posto di Ghiraldini. Cambia quasi tutto anche nel resto della mischia, dove l’unico punto fisso resta capitan Parisse: in seconda linea giocheranno Bortolami e Del Fava, mentre i flanker saranno Vosawai e Derbyshire. Nell’asse 9-10-15 Mallett cambia solo il mediano di mischia, facendo partire Simon Picone in luogo di Tebaldi, mentre sulla linea dei trequarti l’ingresso di Canale permette di spostare Masi a primo centro, e Robertson vien messo a riposo per dare a Michele Sepe un’occasione di farsi vedere.

Sudafrica – Italia
Test match – diretta Sky Sports 2 alle ore 15
Buffalo City Stadium, East London

SUDAFRICA
ITALIA
Gio Aplon 15 Luke McLean
Jean de Villiers 14 Michele Sepe
Jaque Fourie 13 Gonzalo Canale
Juan de Jongh 12 Andrea Masi
Bryan Habana 11 Mirco Bergamasco
Morné Steyn 10 Craig Gower
Ricky Januarie 9 Simon Picone
Pierre Spies 8 Sergio Parisse (c)
François Louw 7 Manoa Vosawai
Schalk Burger 6 Paul Derbyshire
Andries Bekker 5 Marco Bortolami
Bakkies Botha 4 Carlo Antonio Del Fava
Jannie du Plessis 3 Lorenzo Cittadini
(c) John Smit 2 Fabio Ongaro
Gurthrö Steenkamp 1 Salvatore Perugini
R
Chiliboy Ralepelle 16 Leonardo Ghiraldini
BJ Botha 17 Franco Sbaraglini
Flip van der Merwe 18 Quintin Geldenhuys
Dewald Potgieter 19 Alessandro Zanni
Ruan Pienaar 20 Tito Tebaldi
Butch James 21 Riccardo Bocchino
Wynand Oliver 22 Matteo Pratichetti
Peter de Villiers CT Nick Mallett


Arbitro: Keith Brown (NZL)
Giudici di linea: Andrew Small (ENG), Andy MacPherson (SCO)
Television Match Official: Graham Hughes (ENG)

Damiano Benzoni

HOCKEY GHIACCIO: GLI AWARDS DELLA NHL

Finita la stagione NHL, vengono assegnati gli Oscar della Stagione: il MVP è lo svedese Henrik Sedin, ma sono molti altri i premiati.

Daniel Sedin
AP Photo

Con la fine della stagione e in attesa del draft di Los Angeles per l’Nhl è giunta l’ora di assegnare gli “oscar del ghiaccio”. Vediamo come è andata:

Hart Memorial Trophy – vincitore HENRIK SEDIN

Il premio più antico e prestigioso dell’hockey su ghiaccio, quello che designa il migliore giocatore della stagione, è stato vinto dal terzo in comodo. Henrik Sedin, centro ventinovenne dei Vancouver Canucks, con una stagione superba, in cui oltre a 29 reti è stato in grado di fornire ben 83 assist per un totale di 112 punti, è riuscito a emergere sullo schiacciante duopolio mediatizzato Ovechkin – Crosby. Per lo svedese si tratta di un giusto premio per una carriera fantastica che andrà però condiviso in famiglia con il gemello e compagno di linea Daniel (29 reti e 56 assist).

Vezina Trophy – Vincitore: RYAN MILLER

Il numero 30 che ormai da sei anni difende la gabbia dei Buffalo Sabres ha ottenuto il trofeo più prestigioso fra i portieri. Miller nel corso della stagione ha parato il 93% dei tiri, vincendo 69 incontri e ha concluso per ben cinque volte un incontro imbattuto. Con la vittoria del Vezina Il ventinovenne del Minnesota, argento olimpico ad Vancouver, entra nell’olimpo dei migliori portieri di sempre nella storia dell’Nhl accanto a mostri sacri come Roy, Hasek e Brodeur.

James Norris Memorial Trophy – Vincitore: DUNCAN KEITH

Il trofeo che viene assegnato al miglior difensore della regular season è stato assegnato per la prima volta al ventiseienne difensore canadese dei Chicago Blackhawks. Per tutta la stagione Keith ha guidato con l’autorevolezza di un veterano la difesa degli Hawks fino alla vittoria della Stanley Cup. 82 presenze in stagione regolare e 22 ai playoff ne hanno fatto un highlander del ghiaccio soprattutto quando, durante la serie contro San José, ha trovato la forza di rientrare sul ghiaccio nonostante sette denti rotti.

Frank J. Selke Trophy – vincitore PAVEL DATSYUK

Per il terzo anno consecutivo il centro russo dei Detroit Red Wings ha ottenuto il riconoscimento in quanto attaccante che ha dimostrato maggiori qualità nella fase difensiva. Ovviamente per il trentunenne fenomeno russo la fase difensiva è solo una delle sue molteplici qualità dato che nel corso della stagione è andato a segno 27 volte collezionando ben 43 assist.

Calder Memorial Trophy – vincitore TYLER MYERS

Il  ventenne difensore statunitense dei Buffalo Sabres ha vinto il trofeo come giovane esordiente dell’anno. Ha disputato tutte le partite realizzando 11 reti e 37 assist. Alle sue spalle si sono piazzati il portiere dei Red Wings, Howard e il centro degli Avalanche, Duchene.

Lady Byng Memorial Trophy – vincitore MARTIN ST LOUIS

Dopo quattro anni di dominio incontrastato del russo Pavel Datsyuk anche Martin St. Louis può finalmente aggiungere il Lady Bryng al suo ricchissimo palmares. Questo particolare trofeo viene assegnato al giocatore che oltre alle elevate  prestazioni ha saputo anche combinare sportività e condotta da gentiluomo.  Il trentacinquenne dei Lightning quest’anno ha concluso la stagione regolare con 29 reti e 65 assist per un totale di 94 punti e pur giocando con la consueta cattiveria agonistica ha concluso la stagione regolare con pochissimi minuti di penalità sulle spalle.

Bill Masterton Memorial Trophy – vincitore JOSE THEODORE

Il Masterton viene assegnato a quei giocatori che esemplificano al meglio le qualità di perseveranza, sportività e dedizione all’hockey su ghiaccio. Può essere assegnato a un atleta un’unica volta. Il commosso Jose Theodore ha vinto perché dopo la morte del figlio nel 2009 è stato in grado di riprendersi giocando con i Capitals la sua migliore stagione dal 2002, quando aveva conquistato sia il Vezina che l’Hart trophys. In regular season Theodore ha ottenuto 30 vittorie in 47 partite parando il 91% dei tiri.

King Clancy Memorial Trophy – vincitore SHANE DOAN

Al capitano dei Phoenix Coyotes, da sempre impegnato in attività di beneficenza all’interno della propria comunità e autore quest’anno di 18 reti e 37 assist, non poteva sfuggire il King Clancy Memorial Trophy che viene assegnato annualmente al giocatore che ha meglio esemplificato qualità di leadership dentro e fuori il ghiaccio.

Ted Lindsay Award – vincitore ALEX OVECHKIN

Premio di consolazione per Alex Ovechkin che viene nominato “most outstanding player” per la terza volta consecutiva. Piccola consolazione per un cannibale di premi individuali a cui però manca ancora il grande acuto con la propria squadra.

NHL Foundation Player Award – vincitore RYAN MILLER Buffalo Sabres (Giocatore che ha dimostrato maggior impegno, perseveranza e gioco di squadra)

Mark Messier Leadership Award – vincitore SIDNEY CROSBY Pittsburg Penguins (Giocatore che si è maggiormente distinto nella leadership attraverso il buon esempio dentro e fuori il campo)

Jack Adams Award – vincitore DAVE TIPPETT Phoenix Coyotes (Allenatore che ha contribuito maggiormente al successo della squadra)

2009-2010 NHL All-Star Team: PORTIERE: Ryan Miller, Buffalo Sabres. TERZINO: Duncan Keith, Chicago Blackhawks. TERZINO: Mike Green, Washington Capitals. CENTRO: Henrik Sedin, Vancouver Canucks. ALA DESTRA: Patrick Kane, Chicago Blackhawks. ALA SINISTRA: Alex Ovechkin, Washington Capitals.


Nicola Sbetti