WIMBLEDON: LA PARTITA DEI RECORD

Nicolas Mahut e John Isner sono in campo da 9 ore e il loro incontro è stato sospeso per oscurità sul 59-59 nel quinto set

Isner-MahudSono ormai tre giorni che sui campi dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club di Wimbledon ha preso il via il torneo più prestigioso del Tennis, l’unico torneo del Grand Slam a disputarsi sull’erba. Tradizioni come le fragole con panna alla Club House, tecnica di gioco diversa, soprattutto nelle prime giornate, per la velocità della superficie e ogni anno qualche storia da inserire nel libro delle curiosità.

Entreranno di sicuro in tutti gli almanacchi del tennis, Nicolas Mahut e John Isner che dopo nove ore di gioco, suddivisi in due giornate, non hanno ancora terminato il loro incontro; è normale la sospensione avvenuta ieri sera per l’oscurità sul due set pari mentre è decisamente fuori dalla norma quanto avvenuto oggi sul campo 18 dove, potenza del servizio e della regola che non prevede il tie break nel set decisivo, sono stati battuti tutti i record.

La partita è stata nuovamente interrotta per oscurità al raggiungimento delle nove ore di gioco dopo che i due si sono dati battaglia per tutta la giornata e attualmente sono andati al riposo notturno sul 59-59 del quinto set: battuto il record di durata – il precedente di 6 ore e 44′ era di Fabrice Santoro e Arnaud Clement stabilito nel 2004 al Roland Garros -, superato il primato per il numero di game disputati (112, tra Pacho Gonzalez e Charlie Passarell, nel 1969) che sino ad ora sono stati 163, polverizzato il record degli ace visti in una partita (180 fino ad ora contro i 108 del precedente primato). E Mahut e Isner che sarebbero passati del tutto inosservati nella storia delle due settimane del torneo inglese hanno avuto la loro giornata di gloria.

Massimo Brignolo

F1: FUMATA BIANCA

La Pirelli è il nuovo fornitore unico per la Formula 1 e lo sarà per tre anni a partire dal 2011. E’ solo una delle decisioni del Consiglio della FIA

PirelliIl Consiglio Mondiale della FIA si è riunito, e la notizia che da un paio di mesi pareva essere lo scoop di giornata è diventata un qualcosa di risaputo. La Pirelli sarà fornitore unico per la Formula 1 a partire dalla stagione 2011, e per tre anni. Evviva, sempre nere e tonde resteranno – come disse Denny Hulme – e come detto la notizia ormai non ha sorpreso praticamente nessuno.

Quello che il Consiglio ha deciso non è stato solo questo; vale quindi la pena di sottolineare le altre decisioni prese durante la riunione. Partiamo dalla reintroduzione della regola del 107% rispetto al miglior tempo nella Q1 per poter partecipare alla gara. Viene poi data la possibilità di azionare appendici aereodinamiche mobili, a partire dal secondo giro di gara, solo a scopo di favorire la manovra di sorpasso: questo viene ottenuto permettendo la regolazione delle appendici solo se la macchina che precede è a meno di un secondo di distacco, e solo in particolari tratti di pista; dal 2011 sono aboliti sistemi aereodinamici dai movimenti del pilota in qualsiasi modo – appendici aerodinamiche regolabili sopracitate a parte –  in pratica quello che oggi è l’F-Duct; e infine, dopo quello che è successo con Hamilton a Montreal, la vettura durante le prove deve rientrare ai box con i propri mezzi e con la benzina necessaria per un eventuale controllo.

Andrea Corbetta

OBITUARIES: ROBERTO ROSATO E MANUTE BOL

Roberto Rosato, calciatore italiano che disputò la “Partita del Secolo”, e Manute Bol, altissimo cestista sudanese che affiancò all’NBA l’attivismo politico e umanitario.

Si festeggiava pochi giorni fa il quarantesimo anniversario del Partido del Siglo, la partita del secolo che vide Italia e Germania affrontarsi allo stadio Azteca di Città del Messico alla Coppa del Mondo del 1970: dopo un pareggio 1-1 alla fine dei tempi regolamentari, i supplementari resero la partita immortale, con cinque reti segnate per un risultato finale di 4-3 per gli azzurri. Tra i giocatori che componevano quella nazionale c’era il torinese Roberto Rosato, nato il 18 agosto 1943 a Chieri: ai tempi dell’Azteca giocava per il Milan, dove approdò nel 1966 dopo sei stagioni al Torino. Tre anni dopo quel Mondiale, Rosato si trasferì al Genoa, per poi chiudere la propria carriera con due stagioni all’Aosta verso la fine degli anni ’70. In nazionale collezionò 37 presenze tra il ’65 e il ’72, vinse un Europeo e, alla fine della finale mondiale persa 4-1 con il Brasile nel 1970, scambiò la maglietta con Pelé. Morto a 67 anni dopo aver combattuto per un decennio contro il cancro, è stato ricordato dalla nazionale italiana che, in suo onore, ha indossato il lutto nell’incontro con la Nuova Zelanda.

Nel week-end il mondo dello sport ha detto addio anche a Manute Bol, il cestista sudanese alto 2 metri e 31 che giocò per nove anni in NBA: scoperto dagli Washington Bullters, giocò anche per Golden State Warriors, Philadelphia 76ers e Miami Heat. Recordman di tiri bloccati grazie alla sua altezza straordinaria, fuori dal campo Manute Bol era un uomo molto impegnato in cause umanitarie a favore del Sudan. Nel 2001 gli fu offerta la carica di ministro dello sport del paese, che Bol rifiutò per non essere costretto a convertirsi all’Islam. Un’insufficienza renale l’ha stroncato lo scorso sabato, all’età di 47 anni.

Durante il fine settimana si sono spenti anche Lai Sun Cheung, ex-allenatore della nazionale di calcio di Hong Kong, il pilota di NASCAR Raymond Parks e il cricketer indiano Gundibail Sunderam.

Damiano Benzoni

L’ITALIA ‘A’ SFUMA LA NATIONS CUP, I VIGILI DEL FUOCO TRIONFANO NEL TRE NAZIONI

Solo Luciano Orquera tiene a galla l’Italia ‘A’ che cede il passo alla Romania e il titolo dell’IRB Nations Cup alla Namibia, mentre a Calvisano la Nazionale Vigili del Fuoco si aggiudica il primo Tre Nazioni di categoria contro Francia e Home Unions.

Alla stretta finale l’Italia ‘A’ di Gianluca Guidi e Giampiero De Carli è inciampata: una sconfitta 22-27 contro la Romania che priva gli italiani del titolo, mandandolo tra le braccia della Namibia, vittoriosa per 21-16 sulla Georgia mentre i Jaguares argentini passeggiavano 33-13 su una Scozia ‘A’ di seconde scelte. Troppa la lentezza da parte dei mediani di mischia, annoso problema delle nazionali italiane, e risultato limitato solo grazie all’ottimo lavoro di Luciano Orquera.

Orquera è l’oggetto misterioso del rugby italiano. Nativo di Córdoba come quel Diego Dominguez di cui l’Italia non ha mai trovato l’erede, l’italo-argentino è approdato in Italia, a Mirano, nel 2002 per poi vestire dall’anno successivo la maglia del Petrarca Padova. Scelto da John Kirwan per vestire la maglia numero dieci della nazionale, esordì nel novembre 2004 e fu l’apertura del Sei Nazioni pochi mesi dopo. Di quel periodo si ricorda un giocatore un po’ acerbo e con qualche insicurezza sui piazzati, ma si ricordano anche due mete di intercetto: una ai danni degli Stati Uniti nel test match di Biella e una, memorabile, bucando la linea di trequarti che avrebbe portato il Galles allo storico Grande Slam nel 2005. Orquera fu successivamente accantonato, vedendosi preferire Ramiro Pez e Andrea Scanavacca, ma trovò la strada della Francia, via Auch, per poi riuscire a ritagliarsi spazi importanti e dimostrare l’avvenuta maturazione in un Brive in cui a concorrere con lui per la numero 10 c’era l’inglese Andy Goode. Eppure Orquera è rimasto dimenticato sia dalla nazionale ‘A’ sia da quella maggiore. Ora che è quasi trentenne è auspicabile un suo utilizzo più ampio nei test di novembre, in ottica 2011, rispetto a un Gower discreto, ma limitato, e che in prospettiva ha meno da dare.

Proprio i calci di Orquera, e il suo gioco, hanno mantenuto a galla l’Italia ‘A’, mentre Dan Dumbrava accumulava punti su punti e i rumeni andavano in meta prima con il pilone Popescu e poi all’ala con Catalin Fercu. Partita disputata punto a punto e contestata maggiormente dalla piazzola fino a sette minuti dalla fine quando, con l’Italia ridotta in quattordici uomini per l’ammonizione del pilone Ravalle, Dumbrava marcava il sorpasso con un piazzato e poi, trasformando la meta in bandierina di Fercu chiudeva la partita, portando la Romania per la prima volta oltre il break. Buona prova per la Romania che, con l’arrivo di Romeu Gontineac, ex-giocatore da poco ritiratosi, sembra aver migliorato le proprie prestazioni: in European Nations Cup i rumeni avevano lasciato a desiderare, e per la nazionale si profilava una crisi nerissima.

Risultato migliore quello della Nazionale Italiana Vigili del Fuoco che a Calvisano (Brescia) si è aggiudicata il primo Tre Nazioni per Vigili del Fuoco, superando la Francia e una selezione britannico/irlandese.

ITALIA ‘A’ – ROMANIA 22-27 (16-14)
Stadium Arcul de Triumf, Bucarest

ITALIA ‘A’: Pace – Majstorović, A.Pratichetti, Quartaroli (63′ Chiesa), Sgarbi – Orquera, Semenzato (61′ Toniolatti) – Erasmus, Minto (45′ Orlando), R.Barbieri – E.Pavanello, A.Pavanello (c) – Di Santo (57′ Ravalle), Festuccia (54′ Giazzon), Muccignat (70′ An.De Marchi).

ROMANIA: Vlaicu – Ciuntu, Dimofte, Cazan (26′-30′, 41′ Gal), Fercu – Dumbrava, Sirbu (71′ Surugiu) – Carpo, Tonita, Burcea (58′ Ianus) – Ursache, Socol (c) – Maris, Radoi (69′ Popescu), Popescu (55′ Basalau).

Arbitro: Jonker (RSA)
Giudici di linea: Arciero (CAN), MacPherson (SCO)

MARCATORI
1′ p. Orquera ITA 3-0
2′ m. Popescu ROU 3-5
9′ p. Dumbrava ROU 3-8
12′ p. Orquera ITA 6-8
18′ m. Sgarbi t. Orquera ITA 13-8
30′ p. Dumbrava ROU 13-11
39′ p. Orquera ITA 16-11
40′ p. Dumbrava ROU 16-14
Fine Primo Tempo 16-14
42′ p. Dumbrava ROU 16-17
63′ p. Orquera ITA 19-17
66′ amm. Ravalle ITA
71′ p. Dumbrava ROU 19-20
73′ m. Fercu t. Dumbrava ROU 19-27
77′ p. Orquera ITA 22-27
FINALE 22-27

Damiano Benzoni

NASCAR: JIMMIE JOHNSON E LA PRIMA NON IN OVALE

Jimmie Johnson
Foto: Getty Images

Si era lamentato i giorni prima della corsa di non essere mai riuscito a vincere su un circuito stradale. Lui, Jimmie Johnson, l’uomo delle cinquanta vittorie, e dei quattro campionati Nascar consecutivi conquistati. C’è riuscito a Sears Point nell’ultimo appuntamento della serie Sprint Nascar. Vittoria di certo agevolata da un problema meccanico occorso all’australiano Ambrose mentre era al comando alle spalle della safety car. ma comunque ricercata visto che Johnson aveva dominato la prima parte della corsa. Per Ambrose, specialista della serie V8 australiana, è sfumata una prima vittoria possibile nella serie Nascar. Dopo aver vinto le ultime due gara Danny Hamlin ha vissuto una giornata decisamente storta, coinvolto in un incidente multiplo al giro 68 che ha costretto l’esposizione della bandiera rossa per eliminare i detriti dalla pista. Buone prestazioni invece per i due europei, Jan Magnussen finito 12°, mentre il campione DTM Mattias Ekstrom è finito al 21° posto dopo essere rimasto coinvolto in un incidente Keselowski mentre lottava per una posizione nei primi dieci.

Ecco comunque i primi dieci classificati della gara di Sears Point:

Pilota Marca
1 Jimmie Johnson Chevrolet
2 Robby Gordon Toyota
3 Kevin Harvick Chevrolet
4 Kasey Kahne Ford
5 Jeff Gordon Chevrolet
6 Marcos Ambrose
Toyota
7 Greg Biffle Ford
8 Boris Said Ford
9 Tony Stewart Chevrolet
10 Juan Pablo Montoya Chevrolet

Andrea Corbetta