BRASILE-OLANDA: IL LIBRO DEI RICORDI MONDIALI

La storia delle tre sfide mondiali tra Brasile e Olanda con un bilancio in equilibrio prima del quarto di finale di domani sera.

La rete di Cruijff nel 1974Il menu dei quarti di finale di Sudafrica 2010 propone una miscela di grandi classiche e prime assolute; se la seconda categoria annovera Uruguay-Ghana e Spagna-Paraguay, Argentina-Germania e Brasile-Olanda rappresentano ormai delle vere e proprie classiche dei Campionati Mondiali.

Verdeoro e tulipani si sono incontrati tre volte nelle fasi finali della Coppa del Mondo e sempre in occasioni decisive, dentro o fuori. Per il primo incrocio dobbiamo fare un salto indietro di 36 anni, alla edizione del 1974 dove impazza il calcio totale dell’Olanda di Cruijff e Neeskens, con i difensori che partecipano alla manovra offensiva e un continuo movimento di tutta la squadra: forse la maggiore innovazione degli ultimi 50 anni non sufficientemente premiata dai risultati – gli olandesi arrivarono per ben due volte alla finale sempre puniti dai padroni di casa. Dall’altra parte il Brasile si presenta in Germania per i primi Mondiali del dopo Pelé e, in assenza di un cambio generazionale valido, si affida ancora agli eroi del 1970 come Jairzinho e Rivelino in una delle peggiori versioni dei verdeoro che si ricordi.

Le due squadre si incontrano nell’ultima giornata della seconda fase, un girone a quattro squadre che promuove la prima classificata alla finalissima. Olanda e Brasile sono a pari punti ma la differenza reti premierebbe in caso di pareggio i tulipani. Gli olandesi prendono l’iniziativa in un match sul filo del nervosismo ma la difesa verdeoro regge per tutto il primo tempo. Sono le giocate di Johan Cruijff a decidere la partita: al 50′ il profeta del goal mette una punizione sul piede di Neeskens che trafigge Leao e un quarto d’ora dopo mette il sigillo personale raccogliendo al volo un centro di Rensebrink. L’Olanda vola verso il suo destino in una finale dove soccomberà al muro tedesco, il Brasile si deve accontentare della finalina dove cede il terzo posto alla Polonia di Lato e Deyna.

3 luglio 1974
OLANDA – BRASILE 2-0 (0-0)
Westfalenstadion, Dortmund (FRG)

OLANDA: Jongbloed, Suurbier, Haan, Rijsbergen, Krol, Jansen, Neeskens (85′ Israel), van Hanegem, Rep, Cruijff (c), Rensenbrink (67′ de Jong).

BRASILE: Leão, Zé Maria, Luís Pereira, M.Marinho (c), F.Marinho, César Carpegiani, Rivelino, Dirceu, Valdomiro, Jairzinho, Paulo César Lima (61′ Mirandinha).

ARBITRO: Tschenscher (FRG)

GOL: 50′ Neeskens (NED), 65′ Cruijff (NED)

I cammini delle due nazionali si incrociano nuovamente 20 anni dopo: è al tramonto la seconda generazione di olandesi protagonisti, quella che nel 1988 ha vinto i Campionati Europei. Del trio milanista, vera spina dorsale degli Orange di fine anni Ottanta, resta solo Frank Rijkaard; Gullitt ha lasciato la Nazionale e Van Basten è alle prese con le mille operazioni che porteranno al ritiro troppo precoce del cigno di Utrecht. Dirk Advocaat si affida agli estri del solito indecifrabile Dennis Bergkamp. Sulla panchina brasiliana siede Carlos Alberto Parreira che dopo le ultime delusioni (eliminazione negli ottavi a Italia 90) ha introdotto un modulo all’europea nel complesso verdeoro dove compaiono interditori solidi come Carlos Dunga che recuperano palloni per innescare i micidiali Romario e Bebeto.

Parreira e Advocaat si ritrovano di fronte il 9 luglio a Dallas nei quarti di finale: il Brasile vi è arrivato dopo un tranquillo girone e un ottavo contro i padroni di casa passato alla storia per la gomitata di Leonardo a Ramos mentre l’Olanda ha faticato perdendo contro il Belgio la partita inaugurale e superando negli ottavi una scialba Irlanda. Il primo tempo è di una noia mortale ma nei secondi 45 minuti si accendono le polveri e ne esce uno dei migliori periodi della storia recente dei Mondiali. Il risultato è sbloccato al 53′ da una combinazione Bebeto – Romario che trafigge De Goey; lo svantaggio costringe i tulipani a scoprirsi e dieci minuti dopo è Bebeto a presentarsi in contropiede da solo davanti al portiere e a mettere a segno la rete che sembra della sicurezza. L’Olanda non ci sta e riesce a riacciuffare la partita: un minuto dopo segna Bergkamp e al 76′ Winter completa un uno-due che potrebbe indirizzare la partita ai supplementari. A non crederci è Branco, il difensore del Brescia e del Genoa che sostituisce lo squalificato Leonardo, che con una delle sue micidiali punizioni chiude le ostilità a nove minuti dal fischio finale: il Brasile avanza e conquisterà la Coppa del Mondo nella finale di Pasadena contro l’Italia di Sacchi, l’Olanda fa i bagagli.

9 luglio 1994
BRASILE – OLANDA 3-2 (0-0)
Cotton Bowl, Dallas (USA)

BRASILE: Taffarel, Jorginho, Marcio Santos, Aldair, Branco (89′ Cafu), Mazinho (81′ Rai), Zinho, Mauro Silva, Dunga (c), Bebeto, Romario.

OLANDA: De Goey, R.Koeman (c), Valckx, Wouters, Witschge, Rijkaard (84′ R.De Boer), Jonk, Winter, Overmars,  Bergkamp, Van Vossen (53′ Roy).

ARBITRO: Badilla (COS)

GOL: 52′ Romario (BRA), 61′ Bebeto (BRA), 64′ Bergkamp (NED), 76′ Winter (NED), 81′ Branco

Da Dallas a Marsiglia il passo, misurato in edizioni del Campionato Mondiale, è breve: quattro anni dopo Olanda e Brasile si incontrano in semifinale. Gli europei, guidati da Guus Hiddink, hanno chiuso a chiave la retroguardia con l’innesto di Stam e con una diga davanti alla difesa come Edgar Davids e agli umori spesso ondivaghi di Bergkamp hanno affiancato il ventiduenne Patrick Kluivert. Passano agli ottavi con due pareggi (Belgio e Messico) e una goleada contro la Corea del Sud, negli ottavi superano la Jugoslavia nei minuti di recupero e nei quarti superano l’Argentina con un goal di Bergkamp all’89’. Il Brasile si presenta come il Brasile del primo Ronaldo dopo che il fenomeno aveva fatto panchina, diciassettenne, a USA 94, mentre Zagallo assembla una squadra con due esterni sensazionali come Cafu e Roberto Carlos e una mediana ancorata intorno a Dunga. I verdeoro superano la prima fase a punteggio pieno, distruggono il Cile negli ottavi e faticano ad avere la meglio sulla Danimarca di Brian Laudrup e Jorgensen nei quarti.

La sera del 7 luglio 1998, al Velodrome di Marsiglia, la semifinale segue il normale copione dei precedenti scontri tra Brasile e Olanda con un primo tempo scialbo con de squadre troppo bloccate dalla posta in gioco e dalle alchimie tattiche e un secondo tempo che si accende quando una delle due contendenti da il la alle segnature. E questo avviene 20″ dopo il fischio d’inizio della ripresa quando Rivaldo trova l’imbucata per uno scatto di Ronaldo che brucia in velocità Frank De Boer e infila il pallone tra le gambe di Van der Saar. Ci vogliono 42 minuti prima che l’Olanda, che si prende i suoi buoni rischi in difesa, riesca ad impattare le sorti dell’incontro e mantenere viva la fiamma della speranza  con un colpo di testa di Kluivert. Sono ancora Ronaldo e Kluivert a cercare di sbloccare il risultato durante i supplementari ma si va ai calci di rigore dove Taffarel para i tiri dal dischetto di Cocu e De Boer e porta il Brasile alla finale di Parigi contro la Francia mentre la delusa Olanda verrà sconfitta nella finale per il terzo posto dalla soprendente Croazia.

7 luglio 1998
BRASILE – OLANDA 1-1 (0-0) 4-2 d.c.r.
Velodrome, Marsiglia (FRA)

BRASILE: Taffarel, Ze Carlos, Aldair, Júnior Baiano, Roberto Carlos, César Sampaio, Dunga (c), Leonardo (85′ Emerson), Rivaldo, Bebeto (70′ Denílson), Ronaldo.

OLANDA: Van Der Sar, Reiziger (57′ Winter), Stam, F.De Boer (c), R.De Boer, Jonk (111′ Seedorf), Davids, Cocu, Bergkamp, Kluivert, Zenden (75′ Van Hooijdonk).

ARBITRO: Al-Bujsaim (UAE)

GOL: 46′ Ronaldo (BRA), 85′ Kluivert (NED)

RIGORI: 1:0 Ronaldo, 1:1 F.De Boer, 2:1 Rivaldo, 2:2 Bergkamp, 3:2 Emerson, 3:2 Cocu (parato Taffarel), 4:2 Dunga, 4:2 R.De Boer (parato Taffarel)

Massimo Brignolo

VILLA BATTE RONALDO E LA SPAGNA VOLA NEI QUARTI

Continua la marcia dellla squadra di Vicente Del Bosque che approda ai quarti di finale dove affronterà il Paraguay

David VillaSpagna-Portogallo era anche, se non soprattutto, la sfida tra due numeri 7: David Villa, recente acquisto del Barcelona che aveva portato di peso, con i suoi 3 goal, gli iberici agli ottavi e sua maestà Cristiano Ronaldo, stella in ombra del Real Madrid e del Portogallo.

Ed è proprio stato questo duello a distanza a decidere l’esito del derby della penisola iberica: in una Spagna che fatica a diventare la gioiosa macchina da calcio che impressionò tutti agli ultimi Campionati Europei, Villa ha sbloccato il risultato al 18′ del secondo tempo finalizzando una azione da antologia sull’asse Iniesta – Xavi con colpo di tacco a smarcare il goleador contro il quale nulla ha potuto il portiere lusitano Eduardo che, a conferma della sua probabile scelta come miglior portiere del torneo, ha incassato l’unica rete di questa campagna sudafricana.

Dall’altra parte del campo Cristiano Ronaldo andava spegnendosi con il passare dei minuti a conferma di un Mondiale nel quale da eroe atteso si è trasformato in giocatore di passaggio con una sola, inutile, rete all’attivo nella goleada contro la Corea del Nord.

Pur alla ricerca del vero CR9 la squadra di Queiroz ha tenuto bene il campo per circa un’ora imbrigliando gli attacchi delle furie rosse e proponendosi con qualche ripartenza interessante: la chiave della partita è stata la decisione di Vicente Del Bosque di sostituire il solito spento Fernando Torres di questi Mondiali con Llorente, un cambio che ha cambiato il volto della sfida e ha messo i lusitani in balia dei campioni d’Europa.

Nei quarti di finale la Spagna incontrerà il Paraguay che potrebbe da un lato essere già appagato dalla qualificazione e dall’altro aver raggiunto il massimo risultato consentito: sarà però necessario per Villa e compagnia non distrarsi.

Martedì 29 giugno 2010

SPAGNA-PORTOGALLO 1-0 Primo tempo 0-0

MARCATORI Villa (S) al 18’ s.t.

SPAGNA: Casillas; Sergio Ramos, Piqué, Puyol, Capdevila; Busquets; Iniesta, Xavi, Xabi Alonso (dal 48’ s.t. Marchena), Villa (dal 43’ s.t. Pedro); Torres (dal 13’ Llorente).  All. Del Bosque .

PORTOGALLO: Eduardo; Ricardo Costa, Ricardo Carvalho, Bruno Alves, Coentrao; Tiago, Pepe (dal 27’ Pedro Nendes), Raul Meireiles; Simao (dal 27’ s.t. Liedson), Hugo Almeida (dal 13’ Danny), C. Ronaldo. All. Queiroz .

ARBITRO Baldassi (Arg).

NOTE: espulso Ricardo Costa (rosso diretto) al 43’ .t. per gioco scorretto. Ammoniti Xabi Alonso (S), Tiago (P) per gioco scorretto.

Massimo Brignolo

L’ALBIRROJA PREMIATA DAI RIGORI COMPLETA IL POKER DEL SUDAMERICA

Sono quattro le squadre sudamericane tra le prime otto di Sudafrica 2010 e tra loro per la prima volta il Paraguay.

Paraguay
Foto: Ansa.it

L’ottavo di finale tra Paraguay e Giappone entrerà nella storia solo per il primo approdo ai quarti della Albirroja – sarebbe stata uguale portata storica nel caso dei nipponici – e non certo per il gioco e il livello tecnico espresso in campo tra due squadre troppo preoccupate di non scoprirsi nell’ottavo meno nobile dell’intero programma. Anche le buone individualità e potenzialità espresse nei turni precedenti come nel caso di Barrios, l’argentino naturalizzato paraguayano, e di Honda sono rimaste invischiate nelle sabbie mobili del timore di offrire il destro all’avversario.

Poche le occasioni in una partita bloccata: la traversa colpita da Matsui al 22′ del primo tempo dopo 20 minuti di noia è pareggiata dal salvataggio sulla linea di Nakazawa su tiro di Benitez all’inizio del secondo tempo a segnare un sostanziale equilibrio che dura 120 minuti, fino al momento dei calci di rigore decisivi.

E anche il dischetto sembra non riuscire a separare le due contendenti, solo la traversa colpita Komano nel terzo turno di rigori sancisce il harakiri giapponese mentre la realizzazione finale di Cardozo fa esplodere la gioia della Albirroja che all’ottava partecipazione alla fase finale della Coppa del Mondo raggiunge per la prima volta i quarti e completa il timbro sudamericano su questa edizione: Uruguay, Argentina, Brasile e Paraguay nelle prime otto sono fenomeno da analizzare.

Marted’ 29 giugno 2010

PARAGUAY-GIAPPONE 5-3 d.c.r. (0-0)

PARAGUAY: Villar; Bonet, Da Silva, Alcaraz, Morel; Vera, Ortigoza (dal 30’ s.t. Barreto), Riveros; Santa Cruz (dal 4’ p.t.s. Cardozo), Barrios, Benitez (dal 14’ s.t. Valdez).  All. Martino.

GIAPPONE: Kawashima; Komano, Nakazawa, Tanaka, Nagatomo; Matsui (dal 20’ s.t. Okazaki), Hasebe, Abe (dal 35’ s.t. K. Nakamura), Endo, Okubu (dal 1’ s.t.s. Tamada); Honda.  All. Okada.

ARBITRO De Bleeckere (Bel).

Sequenza rigori Barreto (P) gol, Endo (G) gol; Barrios (P) gol, Hasebe (G) gol; Riveros (P) gol, Komano (G) traversa; Valdez (P) gol, Honda (G) gol; Cardozo (P) gol.NOTE Ammoniti Matsui, Nagatomo, Honda, Endo, Riveros.

Massimo Brignolo

ALMANACCO DI SUDAFRICA 2010: 29 GIUGNO

La storia essenziale della Coppa del Mondo di Sudafrica 2010 raccontata, giorno dopo giorno, partita dopo partita, attraverso i tabellini e le reazioni della stampa delle nazioni in campo: una carrellata di prime pagine che fornisce uno spaccato di cultura sportiva, emozioni, tecnica giornalistica e non, design editoriale che permette di costruire un racconto non convenzionale della Coppa del Mondo 2010.



PARAGUAY-GIAPPONE 5-3 d.c.r. (0-0 dopo tempi regolamentari e supplementari)

Sequenza rigori Barreto (P) gol, Endo (G) gol; Barrios (P) gol, Hasebe (G) gol; Riveros (P) gol, Komano (G) traversa; Valdez (P) gol, Honda (G) gol; Cardozo (P) gol.

PARAGUAY (4-3-3) Villar; Bonet, Da Silva, Alcaraz, Morel; Vera, Ortigoza (dal 30’ s.t. Barreto), Riveros; Santa Cruz (dal 4’ p.t.s. Cardozo), Barrios, Benitez (dal 14’ s.t. Valdez). (D. Barreto, Bobadilla, Veron, Caceres, Torres, Caniza, Santana, Gamarra). All. Martino.

GIAPPONE (4-5-1) Kawashima; Komano, Nakazawa, Tanaka, Nagatomo; Matsui (dal 20’ s.t. Okazaki), Hasebe, Abe (dal 35’ s.t. K. Nakamura), Endo, Okubu (dal 1’ s.t.s. Tamada); Honda. (Narazaki, Kawaguchi, Uchida, Iwamasa, Konno, S. Nakamura, Inamoto, Yano, Morimoto). All. Okada.

ARBITRO De Bleeckere (Bel).

NOTE spettatori 36.742. Ammoniti Matsui, Nagatomo, Honda, Endo, Riveros. Recupero: 1’ p.t., 3’ s.t.

Ultima Hora



Sports Nippon

SPAGNA-PORTOGALLO 1-0 Primo tempo 0-0

MARCATORI Villa (S) al 18’ s.t.

SPAGNA (4-1-4-1) Casillas; Sergio Ramos, Piqué, Puyol, Capdevila; Busquets; Iniesta, Xavi, Xabi Alonso (dal 48’ s.t. Marchena), Villa (dal 43’ s.t. Pedro); Torres (dal 13’ Llorente). (Reina, Valdes, Albiol, Arbeloa, Jesus Navas, Silva, Fabregas, Javi Martinez, J. Mata) All. Del Bosque .

PORTOGALLO (4-3-3) Eduardo; Ricardo Costa, Ricardo Carvalho, Bruno Alves, Coentrao; Tiago, Pepe (dal 27’ Pedro Nendes), Raul Meireiles; Simao (dal 27’ s.t. Liedson), Hugo Almeida (dal 13’ Danny), C. Ronaldo. (Beto, Daniel Fernandes, Paulo Ferreira, Rolando, Duda, Miguel, Deco, Miguel Veloso) All. Queiroz .

ARBITRO Baldassi (Arg).

NOTE: espulso Ricardo Costa (rosso diretto) al 43’ .t. per gioco scorretto. Ammoniti Xabi Alonso (S), Tiago (P) per gioco scorretto. Spettatori 62.955. Angoli 6-3. Recuperi: 1’ p.t., 3’ s.t.

El Mundo Deportivo

A Bola


Massimo Brignolo

SPORT E SOCIETÀ: BLATTER Vs. SARKOZY

Ritornano all’ordine del giorno i sempre complessi rapporti tra calcio e politica.

Sepp Blatter“Impostori”, “egoisti”, “viziati”, questi sono stati gli aggettivi meno duri utilizzati dalla stampa d’oltralpe per accogliere il ritorno della nazionale francese dopo l’amara e prematura eliminazione dal Mondiale.

Sotto la guida del mai troppo amato Raymond Domenech, i Bleus erano atterrati in Sudafrica con lo spogliatoio già in ebollizione. Lo si era capito dalle polemiche di Gallas per la fascia da vicecapitano assegnata a Evra e dall’esclusione di Gourcuff imposta dai senatori nella partita contro il Messico. Proprio nell’intervallo di quella disastrosa partita però, la situazione è andata totalmente fuori controllo. Dopo che Domenech gli aveva comunicato che sarebbe stato sostituito, Nicolas Anelka ha risposto al suo tecnico insultandolo pesantemente. Il giorno seguente, la frase in questione: “Va te faire enculer, sale fils de pute” titolava la prima pagina de “l’Équipe” (il principale quotidiano sportivo nazionale) facendo da apripista alla successiva caccia alle streghe.

Mentre Anelka si preparava ad un mesto ritorno a casa imposto dalla Federazione (FFF), i giocatori per protesta indicevano uno sciopero rifiutandosi di allenarsi. Benché il comunicato fosse stato firmato congiuntamente da tutti i giocatori, l’immagine che usciva dal ritiro francese assomigliava a quella di un’armata Brancaleone alla deriva, visto che poche ore dopo il vicecapitano Evra si sarebbe presentato davanti ai giornalisti per chiedere la testa di una non ben identificata “spia” all’interno della squadra.

La brutta sconfitta nel match finale subita contro i padroni di casa ha contribuito ulteriormente ad esacerbare gli animi tanto da indurre i media a parlare di una vera e propria “catastrofe”.

Descrivendo la nazionale francese il giornalista filosofo Alain Finkielkraut ha affermato:

«Se questa squadra non rappresenta la Francia, ahimè, la riflette: con i suoi clan, le sue divisioni etniche e la sua persecuzione nei confronti del primo della classe, Yoann Gourcuff. Essa ci trasmette una terribile immagine di noi stessi ».

Rispetto alla composizione etnica degli “eroi del 1998”, i “Blanc, Bleck, Beur”, mancava però totalmente la componente nordafricana, considerata da Domenech “inaffidabile”. E così come in Italia continuiamo a lamentarci per l’assenza del trio Cassano, Balotelli, Miccoli anche i nostri cugini si chiedono il perché dell’assenza del trio d’origine magrebina: Benzema, Ben Arfa e Nasri.

È dal 1998,da quando la vittoria della Francia al Mondiale è stata usata strumentalmente per simboleggiare la forza del modello d’integrazione francese, multiculturale e multietnico, che il calcio e la nazionale sono diventati “molto più di un gioco”. Di fronte a una disfatta di tali proporzioni, che rischiava di debordare ben al di là dell’ambito calcistico, il governo francese è intervenuto con forza. Le minacce del ministro dello sport Roselyne Bachelot, che immediatamente dopo la sconfitta aveva affermato “Siamo molto scoraggiati, ora rientreremo a casa e tireremo tutti insieme le somme”, si sono ben presto tramutate in realtà.

Sarkozy, forte di una tradizione di intervento statale in materia sportiva che da Jules Ferry porta direttamente a Charles De Gaulle, ha fatto la voce grossa. La convocazione degli “stati generali del calcio francese”, così è stata chiamata dalla stampa la rivoluzione dei vertici del calcio imposta in questi giorni dal presidente francese Sarkozy, è cominciata con la convocazione all’Eliseo di capitan Thierry Henry ma c’è da scommettere che finirà per andare a incidere persino sull’organizzazione degli Europei del 2016 recentemente assegnati alla Francia.

Negli ultimi giorni il calcio in Francia è diventato talmente una questione di stato che, per ricevere Henry, Sarkozy ha dovuto annullare un incontro con le Ong francesi funzionale a preparare gli incontri del G8 e G20 che si stanno tenendo in questi giorni in Canada.

Valutato il fiasco del Bleus, le pressioni provenienti dalla società e dalla politica, il presidente della FFF Escalettes non ha potuto far altro che dare le proprie dimissioni e abbandonare il suo posto. Dimissioni considerati ineluttabili dal ministro dello sport Roselyne Bachelot. Ovviamente, e non poteva essere altrimenti, il blitz nel mondo del calcio delle istituzioni francesi ha scatenato la reazione delle opposizioni politiche ma ha finito anche per allarmare la Fifa.

Oggi Blatter ha tuonato contro il presidente francese Sarkozy:

«In Francia hanno creato un ‘affaire d’État’ con il calcio, ma il calcio deve rimanere nelle mani della federazione […] Il calcio francese può contare sulla Fifa in caso di interferenze politiche, anche quando queste raggiungono il livello presidenziale. Questo è un messaggio chiaro […] Aiuteremo la FFF ma se il problema non potrà essere risolto tramite consultazioni allora l’unica cosa da fare sarà sospendere la federazione».

Difficilmente si arriverà a questo muro contro muro tra governo francese e la Fifa. È altamente improbabile pensare che la FFF possa venir sospesa per ingerenza politica, tuttavia questo scontro verbale ci ricorda che il complesso rapporto fra sport e politica è tutt’altro che superato. Infatti non solo i regimi non democratici come l’Italia fascista, la Germania nazista o la Germania Est, ma anche le moderne e liberali democrazie come la Francia utilizzano lo sport anche per ragioni politiche.

Con l’avvento della commercializzazione, le grandi organizzazioni sportive internazionali come la Fifa e il Cio si sono rese economicamente indipendenti e avrebbero potenzialmente la forza di prendere le distanze da queste strumentalizzazioni politiche. Talvolta, come nel caso della Francia o, in maniera molto meno comprensibile, del Togo durante la coppa d’Africa, lo fanno, ma molto spesso, quando ciò avviene nel paese organizzatore di un determinato evento, preferiscono chiudere un occhio al fine di preservare l’organizzazione e il successo dell’evento stesso, evitando così di auto danneggiarsi.

Insomma, malgrado la retorica dello sport come sfera separata dalla politica questo binomio rimane assai solido, un’aporia irrisolvibile. Benché lo sport nazionale aspiri a raggiungere l’indipendenza totale dalla sfera politica, non potrà mai farlo fintanto che sarà dipendente da essa per quel che riguarda la propria sopravvivenza economica. Tutto ciò rende necessario un compromesso fra lo stato-nazione, la federazione nazionale e la federazione internazionale. Esattamente ciò che accadrà nei prossimi giorni fra governo francese, FFF e Fifa.

Nicola Sbetti