CICLISMO: ALLA CONQUISTA DELL’AUSTRALIA

Si alza il sipario mercoledì sui Mondiali di ciclismo su strada a Melbourne.

Un Mondiale facile come quello di Zolder (vinto da Cipollini, ndr): questa era l’impressione più diffusa tra addetti ai lavori ed appassionati sul circuito di Melbourne fino a pochi giorni fa. Poi però, con le squadre giunte in Australia a fare le prime ricognizioni, si è capito che il tracciato nasconde più insidie del previsto. Analizziamolo nel dettaglio.

Il gran giorno sarà domenica 3 ottobre, nel cuore della notte italiana, dopo una settimana nella quale saranno state disputate le varie cronometro e le gare giovanili e femminili. Il 3 ottobre i professionisti partiranno da Melbourne, la seconda città più popolata dell’Australia, dove Ercole Baldini vinse il titolo olimpico nel 1956: i primi 85 km sono di trasferimento, su una pianura spazzata dal vento tra campagne e fattorie. Terminato il primo tratto, si arriva a Geelong, dove inizia il circuito che, a ben guardare, di pianura ne presenta davvero poca. Al sesto chilometro inizia la prima ascesa, uno strappo di 800 metri con dislivello di 100 metri, e una pendenza che arriva a toccare addirittura il 19%; poi, dopo 3 chilometri di discesa, il gruppo lanciato si ritroverà su uno stretto ponticello in tubi che sostituisce il ponte di Queens distrutto dalle alluvioni. Chi non sarà nelle primissime posizioni in questa strettoia, potrebbe staccarsi in modo irreparabile sulla seconda salita di giornata, che inizia subito dopo: 400 metri con un dislivello di 60, brevissima discesa e altro strappo di 700 metri. Poi quattro chilometri di pianura e il traguardo, nel cuore della città, con gli ultimi 150 metri che tirano al 5%. Il tutto da ripetere 11 volte, per un totale, compreso il “trasferimento” iniziale, di 259.9 km: sembra improbabile che un gruppo di un centinaio o più unità possa presentarsi compatto sul traguardo, come avvenuto a Zolder nel 2002. Le insidie sono davvero tante, e c’è ampio spazio per gli attaccanti: una nazionale che vuole essere competitiva su questo circuito deve presentare il giusto mix di passisti puri, in grado di andare in fuga da lontano o tenere cucito il gruppo, e passisti-veloci, essenziali per una volata ristretta, di uomini di esperienza, fondamentali per la loro intelligenza tattica, e giovani rampanti dalla condizione atletica straripante. Sembra l’identikit della squadra azzurra.

CALENDARIO

Mercoledì 29 settembre

cronometro under 23 (31.8 km) e cronometro donne (22.9 km);

Giovedì 30 settembre

cronometro professionisti (45.8 km)

Venerdì 1 ottobre

prova in linea under 23 (159 km);

Sabato 2 ottobre

prova in linea donne (127.2 km);

Domenica 3 ottobre

prova in linea professionisti (262.7 km).

ALBO D’ORO (RECENTE):

Plouay 2000: Romāns Vainšteins (Lettonia);

Lisbona 2001: Óscar Freire (Spagna);

Zolder 2002: Mario Cipollini (Italia);

Hamilton 2003: Igor Astarloa (Spagna);

Verona 2004: Óscar Freire (Spagna);

Madrid 2005: Tom Boonen (Belgio);

Salisburgo 2006: Paolo Bettini (Italia);

Stoccarda 2007: Paolo Bettini (Italia);

Varese 2008: Alessandro Ballan (Italia);

Mendrisio 2009: Cadel Evans (Australia).

Marco Regazzoni

VUELTA 2010: NIBALI, MA NON SOLO

Protagonisti, delusioni e curiosità dell’edizione della Vuelta appena conclusa.

Una Vuelta per uomini duri, così si diceva prima della partenza della corsa. E in effetti la vittoria è andata ad un “uomo duro”, un grande passista che ha imparato, nel corso degli anni, prima a difendersi e poi ad attaccare anche in salita: Vincenzo Nibali, nato a Messina il 14 novembre di 26 anni fa ma residente a Mastromarco, nel Pistoiese, ha colto così un trionfo che all’Italia ciclistica mancava da vent’anni, da quel Marco Giovannetti che in maglia Seur vinse la Vuelta nel 1990. Ha saputo gestirsi alla perfezione nelle tre settimane, senza farsi abbattere dai momenti di difficoltà (Andorra e Cotobello), ma anzi, trovando sempre la forza per ribaltare a suo favore le situazioni di corsa.

Come ha saputo fare sull’infernale Bola del Mundo, dove la sua vittima è stata Ezequiel Mosquera, un corridore comunque straordinario. Trentacinque anni, galiziano di Teo, il corridore della Xacobeo-Galicia ha ottenuto la sua prima vittoria di tappa nella competizione sognata da ogni spagnolo, oltre ad essere giunto secondo nella classifica finale: se questo atleta avesse avuto maggiore lucidità tattica, nel suo palmarés ci sarebbe molto di più di una frazione alla Vuelta e di altre quattro corse minori, perché è difficile trovare uno scalatore con doti migliori delle sue.

E poi Peter Velits, che qualcuno non conosceva neppure tre settimane fa: il venticinquenne slovacco, giornata dopo giornata, ha scalato la classifica, arrivando all’apoteosi con una straordinaria vittoria nella cronometro di Peñafiel e con il terzo posto nella graduatoria finale. Il futuro è suo, oltre che di Nibali.

Un pensiero va anche ad Igor Antón: due vittorie di tappa, sei giorni con la maglia rossa di leader, e poi una sfortunatissima caduta, all’imbocco della salita di Peña Cabarga, che lo priva delle ambizioni di gloria. Non possiamo dire che, senza quell’incidente, sarebbe stato il basco a vincere la corsa: sicuramente però, Nibali avrebbe avuto un rivale in più.

Onesta la corsa di Xavier Tondo, sesto posto finale, brillante quella del figlio d’arte Nicholas Roche, settimo nella generale, al miglior piazzamento di sempre in una corsa a tappe. Più deludenti Fränk Schleck, quinto, e Carlos Sastre, ottavo: il madrileno in particolare non ha mai dato l’idea di essere nel vivo della gara, mentre Joaquim Rodriguez, che sembrava il rivale più accreditato di Nibali, paga il crollo nella cronometro e si deve accontentare della quarta posizione Discorso a parte merita Denis Menchov, forse il favorito numero uno della corsa, penalizzato da una violenta botta al ginocchio nelle prime frazioni che lo ha tagliato fuori dalla classifica.

Tra i vincitori di tappa, due successi a testa per Tyler Farrar, Mark Cavendish e Philippe Gilbert: il terzo in particolare ha dato prova di una condizione atletica straripante, che lo rende il favorito numero uno per l’ormai prossimo Campionato del Mondo di Melbourne. Anche lo statunitense e il britannico sapranno comunque dire la loro su un circuito che potrebbe premiare uno sprinter. Il norvegese Thor Hushovd piazza la sua solita zampata a Murcia e poi sparisce, mentre Oscar Freire, prima del ritiro, non è mai stato protagonista della corsa: una citazione anche per il bielorusso Yauheni Hutarovich, vincitore a Marbella e possibile protagonista del Mondiale, e per il mai domo Alessandro Petacchi, capace di mettere in fila tutti a Orihuela.

Va applaudito il coraggio di Imanol Erviti, Carlos Barredo, Mikel Nieve e David Moncoutié, vincitori con azioni da lontano: in particolare, il francese è stato capace di portarsi a casa anche la maglia a pois di miglior scalatore, domando al meglio le grandi difficoltà altimetriche presentate da questa corsa.

E gli azzurri? Detto di Nibali e di Petacchi, ottimi segnali anche da Marzio Bruseghin: senza essere coinvolto nella caduta di Antón, sarebbe stato probabilmente in grado di chiudere nella top ten, ma comunque pare che questo infortunio possa essere superato in tempo per dare il suo solito, imprescindibile apporto alla causa azzurra del Mondiale. Sempre piazzato Daniele Bennati, in qualche occasione “gregario di lusso” per Nibali, sempre all’attacco il piemontese Giampaolo Cheula, senza la fortuna necessaria: qualche bel segnale anche da Giampaolo Caruso e Manuele Mori, mentre Angelo Furlan fa ancora fatica a ritrovare le sue ottime doti di sprinter.

Adesso, tutti in Australia per il Mondiale: Nibali, sicuramente, ci arriverà con una marcia in più.

Marco Regazzoni

VUELTA: FARRAR VINCE NELLA FESTA DI NIBALI

Passerella finale per la Vuelta: l’ultima tappa va a Tyler Farrar che batte Cavendish in volata.

La quiete dopo la tempesta, la festa dopo la fatica: gli 85 km tra San Sebastián de los Reyes e Madrid assomigliano più ad un ultimo giorno di scuola che a una tappa di un grande giro. Sono gli ultimi metri di questa sessantacinquesima Vuelta a España, che ieri, nell’inferno di Bola del Mundo, ha incoronato Vincenzo Nibali proprio re, al termine di un’epica battaglia con Ezequiel Mosquera. Si arriva a Madrid, città di 3.200.000 abitanti, posta a 667 metri sul livello del mare, nel cuore dell’Altopiano della Meseta, al termine di una frazione senza alcuna difficoltà altimetrica, ideale come carosello conclusivo dopo tre settimane di salite. Un quintetto di coraggiosi prova ad andare in fuga, anche se ovviamente un tracciato del genere è un richiamo troppo forte per i velocisti: si tratta del tedesco Dominik Roels (Team Milram), del trentenne fiammingo Jurgen Van Goolen (Omega Pharma-Lotto), del connazionale e compagno di squadra Olivier Kaisen, dell’esperto andaluso Javier Ramirez (Andalucia-Cajasur) e del galiziano Gonzalo Rabuñal (Xacobeo-Galicia). Per Kaisen e Roels si tratta dell’ennesimo attacco in questa Vuelta, ma anche in questa occasione i due non hanno fortuna: infatti, le squadre degli sprinter li tengono costantemente sotto controllo, anche se il ricongiungimento avviene a soli 7 km dal traguardo.

Si arriva così alla volata, con il solito Goss che prova a lanciare Cavendish: tuttavia, Tyler Farrar (Garmin-Slipstream) è lestissimo ad anticipare il duo dell’HTC-Columbia, vincendo con oltre una bicicletta di vantaggio sull’inglese. Il ventiseienne statunitense di Wenatchee aveva già trionfato a Lorca nella quinta tappa di questa corsa, e coglie oggi l’ottavo successo in una stagione che lo ha visto vincitore anche di due frazioni al Giro d’Italia e della Classica di Amburgo.

E poi, la festa in Plaza de Cibeles, il luogo dove il Real Madrid celebra i suoi trionfi: vengono premiati i vincitori delle varie classifiche e dunque anche Vincenzo Nibali, primo nella graduatoria generale finale, che coglie così il più grande successo della carriera. Diretto in ammiraglia da Roberto Amadio e Mario Scirea, il siciliano ha saputo gestirsi alla perfezione nelle tre settimane di corsa, aiutato anche da otto compagni di squadra mai domi: il velocista aretino Daniele Bennati, il veronese Mauro Finetto, il cremonese Jacopo Guarnieri, il giovane polacco Maciej Paterski, il ceco Roman Kreuziger, lo svizzero Oliver Zaugg, il varesino Ivan Santaromita e il belga Frederik Willems. Oggi non è solo il trionfo di Nibali, ma è anche quello di una Liquigas-Doimo che, come già dimostrato nel Giro d’Italia di Ivan Basso, può vantare una coesione di squadra davvero invidiabile e fondamentale per i successi dei propri atleti.

Ordine d’arrivo:

1) Tyler FARRAR (Garmin-Slipstream) in 2h02’24’’;

2) Mark CAVENDISH (HTC-Columbia) stesso tempo;

3) Allan DAVIS (Astana) stesso tempo;

12) Angelo FURLAN (Lampre-Farnese Vini) stesso tempo.

Classifica generale finale (maglia rossa):

1) Vincenzo NIBALI (Liquigas-Doimo) in 87h18’31’’;

2) Ezequiel MOSQUERA (Xacobeo-Galicia) a 43’’;

3) Peter VELITS (HTC-Columbia) a 3’04’’;

21) Marzio BRUSEGHIN (Caisse d’Epargne) a 28’56’’.

Maglia verde (classifica a punti): Mark CAVENDISH (HTC-Columbia);

Maglia a pois (gran premi della montagna): David MONCOUTIÉ (Cofidis);

Maglia bianca (combinata): Vincenzo NIBALI (Liquigas-Doimo);

Classifica a squadre: Team Katusha.

Marco Regazzoni

A MOSQUERA LA TAPPA, A NIBALI LA VUELTA!

Il ciclista siciliano festeggia sulla Bola del Mundo la conquista della Vuelta.

Domani la Vuelta si chiude a Madrid. Oggi la Vuelta decide il suo vincitore. I 172.1 km tra San Martín de Valdeiglesias e Bola del Mundo hanno infatti quel sapore di ciclismo epico, di leggenda, di grande impresa, perché tra il Monte León, il Puerto de Navancerrada e la Bola del Mundo emergerà il vincitore di questa corsa. Particolare attenzione desta la salita finale: è una prosecuzione del già noto Puerto de Navancerrada, che viene così scalato per due volte, ma negli ultimi tre chilometri il fondo è di cemento e le pendenze si inerpicano sino al 20%.

Comunque, il gruppo parte in tarda mattinata da San Martín de Valdeiglesias, nel madrileno, con un clima fresco e qualche goccia di pioggia. Dopo pochi chilometri, parte la fuga di giornata, composta da ben 17 atleti, tra i quali i più importanti son il quarantunenne Iñigo Cuesta (Cervélo), alla sua diciassettesima Vuelta a España, il vincitore di ieri Philippe Gilbert (Omega Pharma-Lotto), che dà così prova della sua grande condizione fisica, il suo compagno di squadra Leif Hoste, pluricampione belga a cronometro e il valenciano Rubén Plaza (Caisse d’Epargne), sedicesimo in classifica generale. L’unico italiano presente nel drappello di testa è Giampaolo Cheula (Footon-Servetto), trentunenne piemontese di Premosello-Chiovenda già all’attacco nei giorni scorsi.

Il vantaggio si attesta attorno ai 4-5 minuti, con il Team Katusha di un Joaquim Rodríguez evidentemente ancora speranzoso di ribaltare le sorti della Vuelta che collabora con la Liquigas-Doimo di Vincenzo Nibali e la Xacobeo-Galicia di Ezequiel Mosquera in testa al gruppo.

Superato senza troppi scossoni il primo passaggio di Navancerrada, all’imbocco del secondo ed ultimo passaggio il gruppetto al comando si spezza in più parti, mentre il plotone principale si avvicina sempre più. A nove chilometri dal traguardo, avviene il definitivo ricongiungimento, con Roman Kreuziger e David García, i più fidati gregari di Nibali e Mosquera, che prendono in mano la situazione, imponendo di volta in volta il ritmo più adatto ai loro rispettivi capitani.

A meno di quattro chilometri dall’arrivo, Mosquera prova ad andar via con un’azione graduale, ma Nibali, dopo aver atteso qualche istante, si riporta subito sulla sua ruota, con la coppia che si presenta appaiata all’inizio del tratto in cemento. Appena le pendenze salgono ulteriormente, il galiziano attacca con maggiore decisione: la maglia rossa perde contatto, ma non va alla deriva. Davanti Mosquera, sempre agile, sui pedali, da scalatore vero; ad una manciata di secondi Nibali, sempre seduto in sella, a spingere un rapporto più duro: la grandezza del ciclismo è racchiusa in questo duello tra stili differenti, tra atleti diversissimi. Ma negli ultimi metri, laddove le doti da grimpeur del galiziano dovrebbero fare la differenza, accade il contrario, perché Nibali recupera, secondo dopo secondo, e riaggancia Mosquera, potrebbe addirittura staccarlo; i due arrivano appaiati, uno a fianco all’altro, col trentacinquenne spagnolo che ha la soddisfazione di aggiudicarsi la prima tappa in carriera nella“sua” Vuelta a España, mentre il siciliano, autore di una fantastica impresa, festeggia il suo trionfo nella classifica generale, abbracciando le decine di tifosi giunti sulla Bola del Mundo da Mastromarco, il paesino pistoiese dove vive da qualche anno.

Domani, il carosello finale (85 km piatti tra San Sebastián de Reyes e Madrid) sarà la giusta passerella per il venticinquenne messinese, autore oggi, assieme a Mosquera, di un duello memorabile che entra di diritto nella storia del ciclismo.

Ordine d’arrivo:

1°Ezequiel MOSQUERA (Xacobeo-Galicia) in 4h45’28’’;

2°Vincenzo NIBALI (Liquigas-Doimo) a 1’’;

3°Joaquim RODRÍGUEZ (Team Katusha) a 23’’;

Classifica generale:

1°Vincenzo NIBALI (Liquigas-Doimo) in 85h16’05’’;

2°Ezequiel MOSQUERA (Xacobeo-Galicia) a 41’’;

3°Peter VELITS (HTC-Columbia) a 3’02’’.

Marco Regazzoni

VUELTA: VINCE GILBERT, AVANZA NIBALI

Alla Vuelta il siciliano mantiene il primo posto e allunga sugli inseguitori: domani giornata campale.

Una temperatura autunnale, che non supera i 15°, fa da cornice alla diciannovesima e terzultima tappa della Vuelta a España: 231 lunghissimi chilometri tra Piedrahita, nei pressi di Ávila, e Toledo, capoluogo della Castiglia-La Mancha. Sebbene la frazione presenti un profilo altimetrico nervoso, c’è solamente un gran premio della montagna, il Puerto de Chía (seconda categoria) da affrontare pochi chilometri dopo la partenza.

Il gruppo parte in sordina, con una media oraria piuttosto bassa che permette ad uno dei primi tentativi di fuga di avere fortuna: gli attaccanti sono Xavier Florencio (Cervélo), Manuel Ortega (Andalucia-Cajasur), Josep Jufré (Astana) e Dominik Roels (Team Milram). Florencio, trentunenne passista veloce di Tarragona, ha nel suo palmarés la Clásica di San Sebastián 2006, mentre Jufré, trentacinquenne catalano, ha vinto un paio di corse minori in Portogallo; ancora zero vittorie per il ventitreenne Dominik Roels, pistard di Colonia, mentre Manuel Ortega, ventinovenne di Jaén, si è aggiudicato solo una tappa in una corsa portoghese. Il vantaggio dei quattro sale in poco tempo oltre i 9’: le squadre dei velocisti, al termine di tre settimane di corsa, non hanno più le energie per chiudere il gap, e la Liquigas-Doimo di Nibali non ha alcun interesse ad inseguire corridori abbondantemente distanziati in classifica. A prendere in mano la situazione in testa al gruppo ci pensa il Team Katusha, che punta evidentemente su Pippo Pozzato per il finale mosso.

Infatti, il lavoro della squadra russa porta al ricongiungimento del plotone con i fuggitivi, quando mancano una decina di chilometri al traguardo: il gruppo, lanciato a tutta nel finale di corsa su un tracciato nervoso, si fraziona in più tronconi, e in uno sprint quanto mai anomalo si impone Philippe Gilbert (Omega Pharma-Lotto) davanti a Tyler Farrar (Garmin) e Pippo Pozzato (Team Katusha). Il vallone centra la quarta vittoria stagionale dopo l’Amstel Gold Race, una tappa al Giro del Belgio e la frazione di Malaga in questa Vuelta, e dimostra ancora una volta una condizione eccellente in vista dell’ormai prossimo Campionato del Mondo. Per la cronaca, il vincitore di ieri Mark Cavendish (HTC-Columbia) è rimasto lievemente attardato negli ultimi metri, giungendo a 9’’ da Gilbert.

Vincenzo Nibali, davvero molto abile a restare con la primissima parte del plotone, guadagna una dozzina di secondi sul rivale Mosquera, portando a 50’’ il margine da difendere nel tappone di domani.

Tappone che sarà con tutta probabilità decisivo per la Vuelta: 172 km tra San Martín de Valdeiglesias e Bola del Mundo, con un gran premio della montagna di terza categoria, uno di prima (il Monte León) ed una doppia salita allo storico Puerto de Navancerrada, con la particolarità che, nella seconda ascesa, si andrà ben oltre i 1860 metri del traguardo tradizionale, giungendo sino ai 2247 metri della Bola del Mundo, al termine di ulteriori tre chilometri su fondo cementato con pendenze attorno al 20%. Mosquera si giocherà tutte le sue carte, e Nibali dovrà prestare molta attenzione.

Ordine d’arrivo:

1) Philippe GILBERT (Omega Pharma-Lotto) in 5h43’41’’;

2) Tyler FARRAR (Garmin-Slipstream) stesso tempo;

3) Filippo POZZATO (Team Katusha) a 1’’;

5) Vincenzo NIBALI (Liquigas-Doimo) stesso tempo.

Classifica generale:

1) Vincenzo NIBALI (Liquigas-Doimo) in 80h30’48’’;

2) Ezequiel MOSQUERA (Xacobeo-Galicia) a 50’’;

3) Peter VELITS (HTC-Columbia) a 1’59’’.

Marco Regazzoni