CAMPIONATO AL GIRO DI BOA

Domenica scorsa si è chiuso il girone d’andata del campionato italiano di cricket. Tutto è andato secondo pronostico in serie A dove, grazie alla propria esperienza, il Pianoro guida con autorevolezza la classifica, forte di tre vittorie e un pareggio per pioggia. Alle sue spalle le pretendenti ad un posto in finale sono: il Trentino, che mantiene il secondo posto nonostante la sconfitta, e il Kingsgrove Milano, che dopo un esordio disastroso sta tornando la forte squadra ammirata la scorsa stagione. Alle loro spalle né il Bologna né il Capannelle sono riuscite a frenare la corsa del trio di testa. Sorpresa invece in serie B dove la fuga dei Lions Brescia viene interrotta dal Genoa. I grifoni rossoblù riaprono quindi il campionato per la gioia del Latina Lanka.

 

Bologna 206/10 batte Capannelle 166/10

 

Nella sfida fra le ultime della classe il Bologna sfrutta il fattore campo e centra un’importante vittoria.  Il Bologna vince il sorteggio e decide di battere per prima, ma l’inizio è disastroso. Nei primi cinque overs (serie di sei lanci) i rossoblù perdono ben tre wicket (eliminazioni) mettendo a segno la miseria di cinque punti. Al numero quattro e cinque entrano però i due battitori più forti del Bologna, Apu Chowdhury (67 runs) e Chamara Hettimula (68) che producono una superba partnership  da 140 punti, che cambia l’inerzia della partita. Bhuiyan aggiunge 34 punti ma tutti gli altri battitori vengono eliminati dopo 42 overs dai lanciatori romani raggiungendo quota 206, un target ben difendibile. Per il Capannelle da segnalare i tre wicket di Leandro Jayarajah, che interrompono la partnership di Chamara e Apu e i tre di Kekul.

In Battuta il Capannelle non riesce a creare partnership stabili, i wicket cadono con regolarità, Tushara Kurukulasuriya non riesce andare oltre i 20 punti e solo il giovanissimo Jakub Peret con 39 runs sembra mettere in difficoltà i lanciatori bolognesi. Con il Capannelle ancora in corsa a quota 156, ci pensa Chamara, con tre wicket quasi consecutivi, a chiudere l’incontro. Fermando i rivali a quota 166, il Bologna centra la prima vittoria in stagione e supera in classifica il Capannelle.

 

Trentino 232/10 perde da Kingsgrove 233/8

 

Sul Campo ex Italtel di Settimo Milanese il Milan Kingsgrove Cricket Club era chiamato a una partita decisiva per restare nella corsa scudetto. Dopo la brutta sconfitta dell’esordio contro il Pianoro, i lombardi avevano perso altri punti preziosi a Roma dove un forte temporale aveva arrestato la corsa dei meneghini. Di fronte al Kingsgrove però c’era una delle squadre più in forma del campionato, il Trentino Cricket Club ancora imbattuto. Pur perdendo immediatamente l’opener Faiz i forti battitori trentini raggiungono in 41 overs la ragguardevole quota di 232, beneficiando, peraltro, di molti extras. Ottime le prove di Anwar (52 runs) e soprattutto di Rizwan che mette a segno 77 punti senza essere mai eliminato. Fra i lanciatori milanesi sugli scudi Abewickrama e soprattutto Adnan Mohammad che in 10 overs prende 3 wicket e concede solamente 15 runs agli avversari.

Il secondo innings è stato davvero avvincente, gli openers milanesi Ali Amjad (33) e Roshendra Abewikrama (35) raggiungono quota cinquanta senza perdere wicket ma spingendo poco. Dopo le eliminazioni di Amjad e Passaretti, l’irruenza di Roshan Liyana (40 runs) permetteva di riportare lo score dei milanesi allineato al target dei trentini. I tre forti lanciatori del Trentino, Hussain (4 wicket), Anwar (2) e Alaud Din (2), riuscivano però a eliminare i middle order batsman dei Kingsgrove senza concedere molti punti. Grande merito va quindi a Mohan Alaranda Ganapathy (28 not out) che ha avuto la freddezza e la pazienza di portare a termine l’inning sfruttando le partnership di Adnan Mohammad (37) prima, e del giovanissimo Alamin Mia (12 not out). Per il Trentino questa sconfitta deve suonare come un campanello d’allarme ma rispetto ai propri rivali nel girone di ritorno potranno giocare ben tre partite su quattro in casa, comprese quelle con il Pianoro e con il Milan Kingsgrove.

 

CLASSIFICA

 

Pos ASA Giocate V N P Bonus Lancio Bonus Battuta Punti
1 Pianoro 4 3 1 0 12 12 70
2 Trentino 4 2 1 1 11 8 53
3 Kingsgrove 4 2 1 1 12 10 52
4 Bologna 4 1 0 3 12 13 37
5 Capannelle 4 0 1 3 11 10 27

 

Il 2 giugno si è giocata la prima giornata di ritrono. Il Bologna in una partita clamorosa ha vinto contro il Trentino riaprendo completamente i giochi per il secondo posto, mentre il Pianoro pur lasciando per strada il primo punto di bonus vince facilmente contro il Capannelle che resta fanalino di coda.

 

SERIE B

Se esistesse una trasmissione “tutto il cricket minuto per minuto” non ci sono dubbi che l’inviato di Brescia a fine partita avrebbe gridato: “Clamoroso al San Benedetto”. Il Genoa Cricket Club, la squadra più involuta rispetto alla scorsa stagione batte in casa, i Lions Brescia, che sembravano una corazzata inarrivabile. Nulla di compromesso per i bresciani che domenica prossima, nel recupero contro il Casteller, dovrebbero riappropriarsi della testa della classifica, ma un segnale che in questo campionato nessuno è imbattibile. Del passo falso del Brescia ne approfitta il Latina che nel derby fra le due squadre monoetniche dello “Sri Lanka” batte il Milano, conquistando il primo posto in classifica. Vola anche il Venezia Cricket Club che nel derby contro il Casteller, si impone per 175 a 119 e si gode il secondo posto momentaneo in classifica.

LE REGINE D’EUROPA

Mladost Zagabria e, da stasera, Partizan Belgrado sono le squadre più titolate nel Vecchio Continente.

Lo avevamo già detto: chiunque avrebbe vinto, sarebbe diventata la regina d’Europa. In tutti i sensi. Sia la Pro Recco che il Partizan Belgrado erano in corsa per la settima Coppa dei Campioni della loro storia: una delle due avrebbe, sicuramente, raggiunto il Mladost Zagabria nella speciale classifica dell’albo d’oro. Ci è riuscito il Partizan che, in un sol colpo, ha pareggiato la serie dei confronti diretti con il Recco (fino a stasera i liguri conducevano con sei vittorie, a fronte di cinque sconfitte) ed ha riportato la coppa dalle grandi orecchie – che dal prossimo anno si chiamerà Champions’ League – nella capitale serba dopo trentacinque anni.

ALBO D’ORO – COPPA DEI CAMPIONI

ALBO D’ORO – EUROLEGA

PARTIZAN, IL SETTIMO SIGILLO

Senza storia la finalissima dell’Eurolega: la squadra di Belgrado batte la Pro Recco 11-7 e vince il settimo trofeo.

dai nostri inviati

ROMA Se, durante una stagione, nelle Coppe europee perdi appena una partita su quattordici giocate non è un dramma. Diventa quasi una tragedia, invece, se la sconfitta coincide con la finalissima e ti fa crollare ad un passo dalla vittoria. Se la ricorderà questa stagione, la Pro Recco: i liguri patiscono il primo ko in ambito continentale proprio nella finalissima di Eurolega, in uno Stadio del Nuoto gremito. Ed è una disfatta di quelle epocali: mai realmente in partita se non nei primi due tempi, la squadra di Pino Porzio cede la coppa dalle grandi orecchie al Partizan. Che, adesso, diventa la squadra più titolata d’Europa assieme al Mladost Zagabria con sette Coppe dei Campioni.

Il fatto che il patron Gabriele Volpi porti nella riviera ligure i migliori giocatori in circolazione non implica che la sua Pro Recco sia imbattibile. Non è, insomma, un’equazione matematica. Un principio tanto elementare quanto lampante già dalle prime battute di gioco, quando il Partizan fa vedere di essere un gruppo ben più amalgamato e quadrato. Il vantaggio di Madaras, ottenuto in superiorità numerica con l’aiuto del gomito di Soro, è una pia illusione: Korolija prima e Ćuk poi lasciano intuire che per i liguri sarà una notte stregata. La Pro Recco reagisce e, specie nel secondo quarto, tallona i propri avversari, impedendone un primo abbozzo di fuga verso la vittoria. Ma si vede che manca qualcosa, rispetto alle giornate migliori: la difesa fa acqua, l’attacco è spuntato.

Senza storia la seconda parte dell’incontro: il Partizan corre forte, fortissimo, e getta in acqua il cuore, la Pro Recco compie solo dei piccoli passi. I serbi dilagano: all’inizio del quarto parziale il vantaggio tocca il “più quattro” e poi il bottino viene rimpinguato dalla magnifica beduina di Korolja. A due minuti dal termine, dopo che Kásás spara alle stelle il rigore di un’improbabile rimonta, il tecnico dei balcanici Igor Milanović manda al diavolo la scaramanzia ed alza le braccia verso il cielo in segno di trionfo, voltandosi e innescando i chiassosi sostenitori serbi posizionati dietro la panchina. Una totale simbiosi tra squadra, allestita prevalentemente con giovani cresciuti nel vivaio, e tifosi, sempre al fianco dei loro beniamini, ovunque. Gli acerrimi rivali croati, quelli del Mladost, sono raggiunti: da stasera anche il Partizan ha il suo settimo sigillo in Europa. E allora, via ai festeggiamenti, tra cori e fumogeni, quasi fosse uno stadio di calcio anziché del nuoto.

Menzione d’onore per il leggendario Vladimir Vujasinović: l’universale serbo è stato l’indiscusso eroe della notte romana con un eccezionale lavoro in marcatura – Nikić e Zloković si sono arrangiati senza esiti proficui – e con due reti da vedere e rivedere. Eloquente, infine, il dato delle superiorità numeriche: Recco segna su uomo in più appena quattro volte su dieci occasioni a disposizione, il Partizan ne sfrutta cinque su sei. Che i novizi della pallanuoto prendano appunti.

 

Sabato 4 giugno 2011
PARTIZAN BELGRADO – PRO RECCO 11-7 (2-1, 5-4, 2-1, 2-1)
Stadio del Nuoto, Roma

PARTIZAN BELGRADO: Soro, Chatzitheodorou, Rađen, Korolija 3, Aleksić 2, Pijetlović 2, Prlainović, Radović, Mandić, Mitrović, Vujasinović 2, Ćuk 2, Živojinović. All. Milanović.

PRO RECCO: Tempesti, Burić 1, Madaras 3, Perrone, Kásás, Felugo, Filipović, Figlioli, Benedek, Zloković 1, Ivović 1, Molina, Nikić. All. Porzio.

ARBITRI: Tulga (TUR) e Borrell (ESP).

NOTE: superiorità numeriche Partizan Belgrado 5/7, Pro Recco 4/10 + 1 rigore. Spettatori 4000, presente in tribuna il ct della nazionale italiana Sandro Campagna. Espulso definitivamente Pijetlović al 5’50” del terzo quarto. A 2’32” del quarto periodo Kásás sbaglia un tiro di rigore.

 

Damiano Benzoni
Simone Pierotti

I RIGORI REGALANO IL BRONZO AL MLADOST

Palpitante finale per il terzo posto, decisa in favore del Mladost Zagabria solo ai rigori (14-12).

dal nostro inviato

ROMA Si è soliti dire che le partite più belle siano quelle dove non c’è nulla in palio se non l’onore. Partite in cui le squadre giocano senza essere prigioniere di fastidiose, ma inevitabili, pressioni o dell’ansia del risultato. Mladost Zagabria e Budva non vengono meno a questa legge non scritta e trascinano addirittura ai rigori una finale per il terzo posto dell’Eurolega che definire epica è puro eufemismo.

E vince, con merito, il Mladost dopo una spettacolare battaglia finita sul 14-12. Con merito, sì, perché al termine del terzo tempo il settebello di Zagabria era indietro di tre reti e il dato delle superiorità numeriche era tutt’altro che incoraggiante (appena una su quattro andata in porto). I croati non si sono tuttavia arresi e, con pazienza, hanno prolungato la sfida ai tempi supplementari, dove hanno concretamente accarezzato l’opportunità di chiudere finalmente i conti. Il gol in controfuga di Pašković a 53 secondi dal termine del secondo extra time, però, ha rovinato la festa – rimandata soltanto di pochi minuti – al settebello di Zagabria.

Autentici mattatori dell’incontro Karač e Udovičić con quattro reti personali a testa: non ha voluto essere da meno, sulla sponda opposta, Pašković con una tripletta. Decisivi, ai rigori, gli errori di Danilović (traversa) e Boyd (fuori), astro nascente della pallanuoto canadese che ha comunque messo a nudo i talloni d’Achille di Pavić. Bello, infine, il colpo d’occhio offerto dai calorosissimi tifosi montenegrini, vestiti interamente d’arancione e supportati per l’occasione dai “cugini” serbi del Partizan.

 

Sabato 4 giugno 2011
MLADOST ZAGABRIA-BUDVA 14-12 dtr (2-1, 1-4, 1-2, 4-1; 2-1, 0-1; 4-2)
Stadio del Nuoto, Roma

MLADOST: Pavić, Karač 4, Udovičić 4, Loncar 1, Vukičević, Muslim, Hinić; Perić, Letica, A. Petković, Pavičić, Brlečić 1, Buljubasić. All. Kobeščak.

BUDVA: Šefik, Trbojević 1, Danilović 1, Jokić, Tičić, Pasković 3, Vukčević 2; M. Petković 1, Bašić, Ljubanović, Pejaković, Žanetić, Boyd 2. All. Mačić.

ARBITRI: Stavropoulos (GRE) e Alexandrescu (ROU).

NOTE: superiorità numeriche Mladost 4/11, Budva 6/10. Espulsi definitivamente Tičić al 3’04” qt, Loncar a 0’52” qt e Hinić a 0’33” sts. All’inizio del secondo tempo regolamentare osservato un minuto di silenzio in memoria di Cristiano Congiu, carabiniere ucciso in Afghanistan.

Simone Pierotti

LA TRAGICA EPOPEA DI FEDERICO LUZZI

Andarsene via così, all’improvviso, quando si è nel fiore degli anni. Un male oscuro e incurabile che, invece di aggredirti gradualmente dandoti magari il tempo di provare una reazione, ti distrugge in una manciata di giorni. Dalla diagnosi di leucemia mieloide acuta, una versione fulminante di questa orrenda malattia, alla morte di Federico Luzzi passano appena due giorni. E lui era giovane, bello e forte, e aveva tutta l’intenzione di ricostruirsi quella brillante carriera che era stata fermata, in ultimo, da una squalifica per scommesse. Ma il destino riserva sempre qualche sorpresa, a volte anche tragica e orribile.

Federico Luzzi nasce ad Arezzo il 3 gennaio 1980, figlio di Maurizio, professione medico, e Paola Cesaroni, insegnante di musica. Già a 3 anni ha in mano la racchetta, giocando sui campi del Circolo Tennis cittadino: talentuoso sin da giovanissimo, ha tutte le caratteristiche del predestinato, e i successi si susseguono nelle varie categorie giovanili. Da juniores diventa campione del mondo, campione europeo e svariate volte campione nazionale, battendo in varie occasioni gente del calibro di Roger Federer, Marat Safin e Lleyton Hewitt: è limitato unicamente dalla spondilolisi, una malformazione vertebrale che lo costringe a numerosi stop e che ne ritarderà il successo tra i professionisti. I due atleti che lo ispirano sono tennisti italiani di grande talento: uno è Mosé Navarra, mancino velenoso esploso a Wimbledon 1996 e poi sparito nell’oblio per lunghi anni, l’altro è Renzo Furlan, esperto veneto per lunghi anni leader della nazionale di Davis, tra i primi venti al mondo nel 1996. Viene allenato dal leggendario Nick Bollettieri e precedentemente da Corrado Barazzutti, col quale non mancano i litigi e le incomprensioni, ma la sorte li rivorrà insieme nella Coppa Davis 2001, uno dei momenti più belli nella carriera dell’aretino.

Debutta nel circuito dei professionisti nel 1999, con una serie di ottime prestazioni nei tornei Future e Challenger: assieme al concittadino Daniele Bracciali, a Filippo Volandri e all’altoatesino Florian Allgauer rappresenta una delle migliori nuove leve del tennis azzurro, e in effetti, di questo talentuoso gruppetto, solo il bolzanino non riuscirà mai ad esprimersi ad alti livelli. Deve attendere solo una stagione per farsi conoscere al grande pubblico: nel 2000 infatti supera ben due turni al ricco torneo di Kitzbühel, prendendosi il lusso di eliminare l’argentino Guillermo Coria, futuro top ten mondiale.

L’annata successiva è quella della consacrazione, con l’aretino che parte in tromba, vincendo già a febbraio il prestigioso challenger di Bombay, dopo aver eliminato il beniamino di casa Leander Paes. Pochi giorni dopo raggiunge la semifinale nell’altro challenger di Singapore, guadagnandosi così la convocazione in Coppa Davis: la squadra azzurra, alle prese con il secondo turno della zona Euro-Africana (la serie B del torneo per nazioni), si trova anche coinvolta in una serie di problematiche federali, che generano una sorta di “ammutinamento” da parte dei tennisti più quotati. Dunque, largo ai giovani, e Luzzi, che si sente assolutamente fortunato per poter coronare uno dei sogni della carriera, ha un debutto veramente indimenticabile. L’avversario, nella bolgia di Helsinki, è Ville Liukko, esperto ma incostante biondino: 6-4, 7-6 e la strada per l’aretino sembra spianata, ma i soliti dolori alla schiena lo limitano parecchio, e poi viene fuori la maggiore abitudine dell’avversario a giocare sui cinque set, permettendogli di imporsi 6-4, 6-3 nei successivi due parziali. Si arriva ad un quinto set infinito, con match point salvati da una parte e dall’altra, fino a che Luzzi riesce ad imporsi 14-12, dopo 4 ore e 28 minuti, la partita più lunga di sempre per un italiano in Coppa Davis. La nazionale passa il turno, ma nello spareggio decisivo il giovane talento azzurro non può nulla contro i colpi di Ivanisevic e Ljubicic, che riportano la Croazia nella massima serie. Tuttavia, nel mezzo, c’è stata una stagione straordinaria  per Federico: quarti di finale a Barcellona, dopo aver sconfitto l’esperto spagnolo Calatrava; ottavi a Roma, ai danni di Arnaud Clement (numero 7 mondiale) e Hicham Arazi (19); qualificazione al Roland Garros, dove fa sudare Kafelnikov, ed una serie di altri risultati interessanti che gli permettono di risalire, a fine stagione, al numero 96 mondiale, posizione migliorata di cinque gradini nei primissimi giorni dell’anno seguente. Un tennista che sembra sulla via della gloria, per quanto alcuni suoi atteggiamenti possano sembrare eccessivi, come certi gesti di nervosismo e qualche bestemmia di troppo: tuttavia, la sfortuna è in agguato e si manifesta sottoforma di una grave lesione alla spalla, che lo costringe ad un lungo stop, condizionandolo per tutto il resto della carriera. Inizia un tunnel buio per Federico, con infortuni in quantità e risultati che non vogliono più saperne di arrivare: si conferma anche il suo carattere non proprio docile, quando, il 9 settembre 2004, stende con tre pugni l’austriaco Köllerer, noto provocatore del circuito mondiale, accusato di aver segnato il punto decisivo con una palla ben oltre la linea laterale. La classifica non lo premia, scaraventandolo oltre la cinquecentesima posizione.

Nel 2005 inizia una lenta risalita, stimolata dall’incontro con l’allenatore Umberto Rianna: l’aretino si qualifica agli Austrlian Open, costringendo al quinto set il funambolico Marcos Baghdatis, e fa vedere buone cose sia nei challenger che nei tornei di alto livello, come nel caso di Buenos Aires. Anche nel 2006 si conferma il trend positivo, con il recupero fino alla centocinquantesima posizione mondiale.

Ad inizio 2007, eliminato dal britannico Macklin nell’ultimo turno di qualificazione agli Australian, si fa notare per l’urlo “Maaaaterazzi campione del mondo!” con cui si congeda dal pubblico di Melbourne, ma l’ingresso nel main draw di Montecarlo, la semifinale nel challenger di Torino e la vittoria sul quotato austriaco Melzer nel primo turno di Doha gli consentono di continuare la scalata, sino alla 104esima posizione mondiale e al ritorno in nazionale, coronato da una netta vittoria sul lussemburghese Bram. Nell’estate 2007, in quella Kitzbühel che lo aveva lanciato ad alti livelli sette stagioni precedenti, Luzzi gioca il suo ultimo torneo ATP, perché il 2008 si apre con una squalifica di ben 200 giorni a causa di 273 scommesse su altrettanti incontri tennistici (alcuni dei quali lo vedevano direttamente in campo), circostanza assolutamente proibita dalle regole internazionali, per quanti gli importi delle puntate siano stati bassi e non ci siano mai stati tentativi di alterare il risultato di alcun match. Nel frattempo, durante lo stop forzato, si spalancano per lui le porte di Hollywood, guadagnandosi una parte in una serie televisiva il cui primo ciak sarebbe stato a dicembre: ma nel rientro in campo a settembre mostra un’insolita spossatezza, inizialmente attribuita alla lunga lontananza dai campi da tennis, fino all’ultimo match il 19 ottobre a Olbia, non portato a termine a causa di un violento mal di testa. Il resto è stato detto: una diagnosi terribile e la morte al termine di un breve ma dolorosissimo calvario, alle 15 del 25 ottobre. Perché la vita non guarda in faccia a nessuno.