L’ALBA DI UNA NUOVA ERA?

Nelle Coppe europee femminili Rapallo e Sabadell spezzano l’egemonia di Grecia e Russia.

Forse sarà solo un fuoco di paglia. O forse no, forse davvero qualcosa sta cambiando. Tutto lasciava presagire all’ennesimo duello tra Grecia e Russia nelle Coppe europee di pallanuoto femminile, sulla scia dei risultati della scorsa stagione (e anche agli Europei di Zagabria la finale fu tra elleniche ed ex sovietiche). E invece, ecco le vincitrici che non ti aspetti: il Rapallo Nuoto, orgoglio italiano, in Coppa LEN ed il Club Natació Sabadell, prima formazione spagnola ad alzare la Coppa dei Campioni.

Che le liguri sarebbero potute essere la squadra rivelazione non era un mistero già ad inizio stagione. Ma tra i pronostici ed il verdetto del campo spesso c’è di mezzo il mare, o meglio, uno specchio d’acqua lungo 25 metri. La squadra guidata da Mario Sinatra godeva di grandi credenziali, grazie all’arrivo delle azzurre Abbate, Cotti, Frassinetti e Gigli. E alla fine non ha deluso le attese. Anzi: ha fatto fuori le temibili olandesi dello ZVL Leiden (qualche brivido nel match di ritorno) ai quarti e le ungheresi dello Szentesi in semifinale, rimontando il 7-5 patito all’andata in terra magiara. E poi c’è il miracolo della finalissima, una settimana fa: il Fysius Het Ravijn, altra formazione dei Paesi Bassi, sembra quasi mettere le mani sul trofeo dopo la larga vittoria (12-5) nella partita di andata. Ma sette reti non saranno un vantaggio così rassicurante. Perché a Rapallo le ragazze di Sinatra, dopo un primo parziale di 2-1, prendono il largo e segnano ben nove reti in due tempi. Le stesse che, a fine partita, le separano dalle olandesi (12-3). Un vero capolavoro, che regala al Rapallo – quarta italiana a vincere la Coppa LEN dopo Palermo, Ortigia e Roma – il primo trofeo della sua storia.

Ma l’Italia è andata vicinissima a centrare una storica doppietta. Perché nella finale di Coppa dei Campioni dello scorso week-end non c’era il Vouliagmeni campione in carica – si è fermato ai quarti – e nemmeno l’antagonista più accreditata, il Kinef Kiriši. C’erano una spagnola (il Sabadell, che ha ospitato la Final Four) ed un’italiana (l’Orizzonte Catania, giustiziere delle greche). E, come nel caso della Coppa LEN, trionfa una squadra – anzi, un paese – che mai aveva vinto la coppa dalle grandi orecchie. E se nel girone eliminatorio il successo delle iberiche sulle etnee era stato stringato (14-13), nell’atto supremo i gol di differenza sono saliti a cinque: decisivi, soprattutto, i colpi del mercato di inizio stagione, ovvero Jennifer Pareja, capocannoniere del campionato spagnolo un anno fa, e la promettente ungherese Gabriella Szűcs.  Grecia e Russia, le grandi deluse, si sono dovute accontentare della piazza d’onore. Esce sicuramente a testa alta l’Olympiakos di Theokratis Pavlides,  che si è lamentato della direzione  di gara della semifinale con l’Orizzonte – affidata ad un polacco e ad un britannico – ed ha parlato di “giochi politici della LEN”: polemiche a parte, il terzo posto è un premio per lui e per le giocatrici che, tra mille difficoltà, continuano a lottare per ambiziosi traguardi.

Che sia, davvero, l’inizio di una nuova fase per la pallanuoto in rosa, dove a vincere non siano i soliti noti?

MARSAGLIA, SCI E ADRENALINA

Nell’ultima stagione, una delle sorprese più piacevoli della squadra azzurra di sci alpino è stata senza dubbio Matteo Marsaglia: romano trapiantato a San Sicario, ventisei anni da compiere ad ottobre, in questi mesi è riuscito a trovare quella continuità di rendimento necessaria per ottenere ottimi risultati. Del resto, il passato era stato avaro di soddisfazioni soprattutto a causa degli innumerevoli infortuni. E, una volta messa da parte la mala sorte, il ragazzo tesserato per il Centro Sportivo Esercito è riuscito ad imporsi come uno degli azzurri più brillanti nelle discipline della discesa, del supergigante e della supercombinata, con la gioia della partecipazione ai Mondiali di Garmisch-Partenkirchen. Inoltre, Matteo ha in casa un bel metro di paragone: è la sorella Francesca, che ha vissuto la migliore stagione della giovane carriera, con una serie di ottime prestazioni soprattutto in discesa libera.

A proposito di Francesca: ad inizio stagione tua sorella disse “Questo sarà l’anno di Matteo”. Pronostico rispettato?

«Direi proprio di sì, il pronostico della sorellina ha portato assolutamente bene. Ho raggiunto gli obiettivi che mi ero prefissato e sono andato anche oltre. Sì, credo proprio che sia stata la migliore stagione della mia carriera, ma non la vedo come un punto di arrivo, quanto come un ottimo punto di partenza per il futuro. Il fatto di essere riuscito ad andare regolarmente a punti in tutte e tre le discipline mi ha consentito di scalare le classifiche e dunque, nella prossima stagione, avrò dei numeri di partenza ancora migliori: in supercombinata rischio addirittura di essere nel primo gruppo, quindi ci sarà da divertirsi».

Tanti infortuni in passato, il più spaventoso è stato forse la caduta ai Campionati Nazionali Svizzeri nel 2009: come ci si rialza ogni volta?

«Già, nelle passate stagioni ho frequentato le sale operatorie decisamente troppo spesso, ma fortunatamente sono sempre riuscito a trovare la forza e la pazienza di rialzarmi ogni volta. Secondo me, in questo mi ha aiutato la consapevolezza che questo fantastico sport aveva ancora molto da darmi, era come se mi sentissi un po’ in credito con la Dea Bendata. Ovviamente, ringrazio anche i miei allenatori per la fiducia che mi hanno sempre dimostrato in quei momenti bui».

Cosa ha significato partecipare ai Campionati del Mondo di Garmisch?

«La possibilità di prendere parte ai Mondiali, oltretutto in supergigante che è la mia disciplina preferita, ha rappresentato la ciliegina sulla torta di questa annata indimenticabile. Inoltre, la convocazione è stata parecchio sudata, con una lotta fino all’ultima gara utile per guadagnarmi quell’agognato posto nel quartetto iridato, e quindi le emozioni in quei giorni erano fortissime: tuttavia, sono riuscito a trasformare quella grande attesa in una forza propulsiva che mi ha permesso di disputare un’ottima gara, conclusa al quindicesimo posto. Peccato solo per quell’erroraccio a metà gara, senza il quale avrei chiuso molto più avanti, ma non mi lamento perché comunque sono riuscito ad arrivare in fondo, ottenendo un risultato più che dignitoso».

Un parere sulla spinosa vicenda legata all’ormai ex direttore tecnico Claudio Ravetto?

«Non voglio entrare troppo nei vari discorsi politici interni alla federazione, ma al di là del fatto che personalmente ho sempre avuto un ottimo rapporto con Claudio, posso solo dire che io avrei seguito la regola “Squadra che vince non si cambia”. Non so quanto sia sensato stravolgere certe cose dopo una stagione brillante come quella appena trascorsa».

Com’è Matteo Marsaglia fuori dalle piste? Che passioni ha?

«In pista mi piace andare forte, e fuori non riesco a trattenermi. Pratico qualsiasi sport ma prediligo quelli più “adrenalinici”, in particolare tutto quello che riguarda il mondo dei motori e il mare. Infatti, appena riceverò il programma degli allenamenti estivi potrò scappare per qualche settimana a Fuerteventura, per praticare quel surf da onda che coltivo da anni, nei ritagli di tempo tra una stagione e l’altra. Indubbiamente un’altra grande passione è la musica, senza la quale non potrei davvero vivere!»

Avere una sorella con cui raffrontarsi costantemente è un vantaggio o uno svantaggio?

«Avere una sorella con cui condividere la stessa vita è assolutamente una fortuna, siamo sempre stati molto legati tra di noi e con l’altro nostro fratello Eugenio, anche lui nel giro delle nazionali fino a qualche stagione fa e ora maestro di sci, oltre che studente di giurisprudenza a Torino. Questo legame speciale ci ha spinto reciprocamente a tirar fuori il meglio di noi stessi, superando assieme tutte le difficoltà».

Infine, guardando avanti: qual è il sogno più grande?

«Proprio perché di sogno si tratta, mi piacerebbe in qualche modo riportare lo sci a quei livelli di popolarità raggiunti ai tempi di Alberto Tomba, ovviamente con l’aiuto di qualche compagno di squadra. Se proprio non ci riusciamo, quantomeno cercare di avvicinarsi».

BOLOGNA, CHE SIA LA PRIMA VOLTA?

Il Bologna Cricket Club è una delle società con maggior storia e tradizione del cricket italiano; pur non avendo mai conquistato lo scudetto ha vinto due volte la Coppa Italia (2003, 2004). In primavera è stato uno dei club più attivi nell’organizzazione di amichevoli con squadre del centro nord quali: San Leonardo Cricket Club (Milano), Modena Cricket Club (due volte), Verona Cricket Club, Genoa Cricket Club, Milan Kingsgrove Cricket Club, Sri Lanka Milano Cricket Club e Venezia Cricket Club.

Lo scorso weekend i ragazzini dell’under 13 si sono ben comportati raggiungendo la finale del campionato di categoria persa contro i romani dell’Olgiata.

A una settimana dall’esordio casalingo contro il Trentino Cricket Club, l’ex capitano Ranil Manjula e Kalum Asanka Perera illustrano le ambizioni di una squadra che lo scorso anno ha finito il campionato, con qualche rimpianto, al quarto posto.

Il campionato di serie A perde PGS Lux e Maremma si torna alla formula del 2009 con il campionato a 5 squadre e la finale scudetto: un giudizio?

RANIL MANJULA: «Personalmente preferivo di gran lunga la struttura dello scorso anno».

KALUM ASANKA PERERA: «Io invece ritengo che sia meglio la formula attuale».

Qual è l’obiettivo di quest’anno?

RM: «Speriamo di arrivare in finale».

KAP: «Vincere lo scudetto o quantomeno arrivare in finale».

Chi sono i giocatori più importanti per raggiungere i vostri obiettivi stagionali?

RM: «In battuta Chamara Hettimulla resta il nostro uomo chiave, ma quest’anno cercheremo di vincere le partite con gli spin bowler. Abbiamo tre lanciatori spinner: Hiran Alex, Janith e Sumayal Hoq. Speriamo possano essere decisivi».

KAP: «Un solo nome: Chamara Hettimulla. Lo scorso anno da capitano ha messo a segno 502 runs e ha preso 12 wicket»

Quali sono gli avversari più temibili?

RM: «Il capitano del Pianoro Cricket Club Hemantha Jayasena».

KAP: «Anche secondo me l’avversario più pericoloso è sempre Jayasena».

Su quale squadra farete la vostra corsa?

RM: «Il Pianoro, sia per vicinanza geografica, sia perché è la squadra campione in carica, è e resterà sempre la nostra rivale principale».

Chi vincerà lo scudetto?

RM: «Il Bologna».

KAP: «Il Bologna».

 

LA ROSA

STR: Ranil Manjula, Chamara Hettimulla, Janith Kokila, Alex Hiran, Kenet Perera, Hashan.
ITA: Saverio Fabbri, Abula Kayer (CAP), Sumayal Hoq, Opu, Addur Reheman, Mohommed Razzak, Anik, Mario Bianco, Gamini.

DUE PROPOSTE PER LA JUVE DEL FUTURO

JuventusCon cinque sole giornate al termine del campionato la classifica finale va ormai delineandosi, in particolar modo per certe squadre. Tra queste vi è sicuramente la Juventus di Gigi Delneri, che reduce dal pareggio di Firenze si vede ormai tagliata del tutto fuori dalla corsa al quarto posto. Le contemporanee vittorie di Udinese e Lazio, difatti, inguaiano non poco la società di Corso Galileo Ferraris, che non potrà presentarsi ai blocchi di partenza della principale competizione europea per club nemmeno nel corso del prossimo anno.  E’ già quindi tempo di programmare il mercato estivo. Nel dopo Calciopoli, difatti, troppi errori sono stati commessi in questo senso sulla sponda Bianconera di Torino e Marotta sa bene di non poter più sbagliare se vuole riportare la squadra che fu di Sivori, Platini, Baggio e Zidane nell’Olimpo del calcio italiano e non. Proprio in questo senso facciamo viaggiare un po’ la fantasia e proviamo, basandoci ovviamente sui più recenti rumors di mercato, ad immaginarci un paio di alternative tattiche per la Juventus che verrà.

Partiamo da un presupposto, quindi. Qualora restasse Delneri, la cui permanenza è però a tutt’oggi in dubbio, la soluzione più probabile sarebbe quella che vorrebbe la squadra nuovamente impostata con un classico 4-4-2. Cambiando allenatore – o qualora il tecnico di Aquileia decidesse di affidarsi continuativamente al 4-3-3 di queste ultimissime uscite – ecco che si potrebbe pensare ad un modulo differente.

Ma iniziamo, innanzitutto, con il sistemare la difesa. Perché entrambe le ipotesi che qui formulerò vertono su di una difesa a quattro uomini schierati in linea. Una volta risolta la grana Storari-Buffon, quindi, ecco che tendenzialmente si potrà decidere di confermare la coppia Bonucci-Chiellini. Va detto che i due nel corso di questa stagione non hanno mai fornito prestazioni esaltanti ma va altresì sottolineato come sicuramente abbiano patito l’influsso negativo derivante dall’atteggiamento di una squadra che all’alba dei primi di maggio si ritrova ancora senza una quadratura ben definita. Sulle fasce, però, qualcosa andrà fatto. Sulla destra, difatti, Sorensen si è disimpegnato discretamente, soprattutto alla luce del fatto che si tratta di un ragazzo di soli diciotto anni che nasce per altro centrale. Sulla sinistra, invece, infortunatosi De Ceglie, che comunque non garantiva sicurezza assoluta, né Grosso né tantomeno Traorè si sono rivelati all’altezza della situazione. Il ruolo del terzino non è comunque assolutamente da snobbare. Avere giocatori capaci di interpretare adeguatamente entrambe le fasi di gioco può infatti risultare determinante. Ecco quindi che per la prossima stagione pare potrebbe sbarcare a Torino quel Gregory van der Wiel che è ritenuto uno dei migliori prodotti sfornati negli ultimi anni dalla cantera dell’Ajax. Sulla sinistra si inizia invece a paventare il possibile ritorno di Domenico Criscito, che proprio nella Juventus terminò il suo processo di crescita calcistica prima di darsi al professionismo.

Sistemata la difesa, quindi, veniamo alle due possibili ipotesi di gioco, partendo con un classico: quel 4-4-2 che è ormai a tutti gli effetti parte integrante della storia del calcio. In questo senso partiamo col dire che c’è un solo innesto da fare forzatamente: quello di un esterno sinistro di valore. Perché, tutto sommato, riscattando Aquilani il centrocampo, almeno per ciò che riguarda i titolari, sarebbe sistemato. Comprando un giocatore alla Bastos, quindi, si potrebbe imperniare il proprio gioco sull’esuberanza di due esterni rapidi e dal buon drlibbing come il brasiliano ed il suo omologo Krasic schierando poi centralmente un Melo tuttofare cui affiancare la qualità di un Aquilani che dopo un anno di riadattamento al calcio italiano sarebbe chiamato al salto di qualità.

Questa è però solo un’ipotesi di centrocampo, ma se ne possono ipotizzare un altro paio. Nella prima il posto di Aquilani verrebbe rilevato da Andrea Pirlo, ancora oggi tra i migliori registi in circolazione, la cui dinamicità non è però mai arrivata a livelli assoluti e che come interno di un centrocampo a quattro potrebbe faticare molto. Nella seconda il posto dell’ex Reds sarebbe invece preso da Mascherano che darebbe così vita, assieme al solito Melo, ad una diga centrale difficilmente superabile per chiunque. E proprio l’accoppiata in questione potrebbe aiutare notevolmente a ritrovarsi sia Bonucci che Chiellini, troppo spesso in balia degli avversari nel corso di quest’anno. Quest’ultima ipotesi, comunque, impoverirebbe notevolmente la fase di possesso, laddove né Melo né Mascherano hanno le caratteristiche adeguate per impostare l’azione. Ecco quindi che a quel punto si dovrebbe fare grandissimo affidamento sui due esterni (più eventualmente le sovrapposizioni dei terzini) oltre che su di una coppia di attaccanti mobili, dinamici e capaci di apportare valore aggiunto alla manovra. In una squadra del genere, infatti, schierare come centravanti Trezeguet rischierebbe di essere controproducente. Il franco-algerino, come tutti ricorderete, è giocatore letale negli ultimi venti metri ma che poco aiuta i compagni nella costruzione della manovra. Ai due mediani, quindi, si aggiungerebbe un terzo giocatore che pur giocando oltre la cintola della squadra non contribuirebbe molto alla fase di possesso, limitandosi a finalizzare.

Riscattare un giocatore come Matri, cui magari affiancare un Giuseppe Rossi (o un Alexis Sanchez, che però quasi sicuramente non finirà a Torino), vorrebbe invece dire dare alla squadra più soluzioni, in questo senso. L’ex Rossonero è infatti centravanti atipico, di manovra. Giocatore che non si limita a stazionare nei pressi dell’area avversaria ma che, di contro, fa moltissimo movimento, svariando su tutto il fronte d’attacco e contribuendo notevolmente alla fase di possesso palla. Per non parlare poi di Rossi, che qualora sbarcasse a Torino potrebbe affiancare l’ex cagliaritano giocando da seconda punta dando più rapidità e brillantezza alla manovra ed andando, eventualmente, a scalare tra le linee, finendo col creare indubbiamente notevoli fastidi alle retroguardie avversarie.

Tutte ipotesi plausibili, comunque, posto che a fare la differenza sarà sempre poi l’amalgama che verrà creato in seno alla squadra. Il buon lavoro compiuto in sede di allenamento si rifletterebbe infatti sul campo, dando alla squadra quel quid in più, qualsiasi sia la soluzione scelta.

Per quello che mi riguarda, comunque, sono molto stuzzicato da quest’ultima ipotesi. Giocare con due mediani poco dediti alla costruzione del gioco rischia sicuramente di poter finire con l’essere un’arma a doppio taglio, ma instillando nella squadra i giusti meccanismi ecco che ci si potrebbe trovare di fronte ad una squadra molto quadrata ed ostica per tutti la cui prerogativa non sarebbe certo il calcio samba brasiliano ma che qualche soddisfazione potrebbe togliersela (e che sulla carta a mio avviso potrebbe lottare davvero per un posto Champions).

Qualora si decidesse invece di abbandonare il 4-4-2 personalmente propenderei per una sorta di 4-3-3 mascherato. Fonderei insomma questo modulo con un più coperto 4-5-1, il tutto sempre grazie agli esterni: confermerei infatti la coppia Krasic-Bastos cui chiederei di spendersi come ali pure in fase offensiva in appoggio dell’unica punta (nel caso andrebbe benissimo Matri) per ripiegare poi in linea coi tre mediani in fase di non possesso. Mediani non per nulla. Personalmente mi piacerebbe infatti costruire questo centrocampo con un centromediano metodista di costruzione come Pirlo, che a differenza che nel 4-4-2 sarebbe qui coperto dalla coppia Mascherano-Melo. Questa idea mi stuzzica davvero molto, e permetterebbe per altro di richiudersi al meglio in fase difensiva. Unica controindicazione: nessuno dei centrali di centrocampo avrebbe grandi doti di percussionista. La fase offensiva sarebbe quindi esclusivo terreno di caccia della punta e dei due esterni, più, saltuariamente, dei terzini. E’ altresì vero, però, che di tanto in tanto si potrebbe inserire Marchisio al posto di uno dei due corridori. Marchisio che ha indubbiamente doti importanti in quanto a inserimenti offensivi. Aspetto, questo, che potrebbe sviluppare ulteriormente proprio in un sistema di gioco come quello proposto.

Quale sarà il futuro della Juventus non lo so di certo. E, quasi sicuramente, le cose andranno ben diversamente rispetto a quelle ipotizzate.

Ma giocare non costa nulla, del resto. E farlo di tanto in tanto risulta anche stimolante.

ALLA SCOPERTA DEL MILAN KINGSROVE

Con l’arrivo della bella stagione anche in Italia si è ricominciato a giocare a cricket: tra marzo ed aprile si sono disputate innumerevoli amichevoli, nel week-end la squadra romana dell’Olgiata ha vinto in finale contro il Bologna il campionato Under 13, nell’anticipo dell’Under 19 il Venezia ha sconfitto l’Ancona e da alcune settimane è già in corso il campionato Uisp. Dal primo maggio, però, si inizierà a fare sul serio con il via ai campionati di serie A e B. Ai nastri di partenza della massima divisione italiana ci sono cinque squadre: Bologna, Capannelle, Milan Kingsgrove, Pianoro e Trentino.

Qualche ambizione la nutre il Milan Kingsgrove, squadra meneghina che lo scorso anno, alla prima esperienza in serie A, ha raggiunto un prestigioso secondo posto. Fabio Marabini, giocatore e presidente del club, accarezza forse il grande sogno?

Il campionato di serie A perde PGS Lux e Maremma, si torna alla formula del 2009 con il campionato a 5 squadre e con la finale scudetto: un giudizio?

«Il Maremma è una perdita grave, ma oggettivamente non aveva senso giocare in quel modo. Peccato per il campo, che è tra i migliori in Italia, e per la città, dove c’è una tradizione degli sport di mazza e palla e un’amministrazione attenta alle esigenze degli sport minori. La Lux aveva un potenziale maggiore ma, tra il problema del campo e alcuni problemi tipici del cricket italiano, ha dovuto rinunciare. Personalmente ritengo che il cricket italiano con la serie A a cinque squadre faccia un grosso passo indietro: meglio allargarla. Inoltre sono contrario alle tre finali, meglio la finale secca in campo neutro.»

Qual è l’obiettivo di quest’anno?

«Divertirsi. Poi si vedrà strada facendo se posizionare l’asticella più in alto.»

Chi sono i giocatori più importanti per raggiungere gli obiettivi stagionali?

«In battuta abbiamo ancora qualcosa da sistemare, puntiamo su una complessiva crescita tecnica del reparto e ci abbiamo lavorato sopra in inverno: in Italia è importante battere per 50 over. Al lancio, il nome scontato è Roshendra Abeywickrama, ma attenzione ad Alamin Mia e Zain Ul Abidin, che con la palla nuova fanno male e sanno essere economici, e ad Adnan Mohammad che, lo dicono le statistiche, è il migliore spinner con Alì Amjad. Poi l’anno scorso il contributo dei part time bowler come Mainul Islam o il sottoscritto è stato considerevole. Speriamo di ripeterci ma sarà dura, non siamo più una sorpresa.»

Quali sono i giocatori avversari più temuti?

«Paura di nessuno, rispetto per tutti. L’anno scorso pensiamo di aver peccato di ingenuità e ci mancava un po’ di esperienza su certi tipi di pitch, ma in B il livello dei giocatori è altrettanto elevato: ci sono giocatori in entrambe le serie che possono vincere le partite da soli, ma gli stessi possono uscire alla prima palla o incappare in giornate no, that’s cricket! I battitori più pericolosi sono Rizwan del Trentino e Rodrigo a Pianoro mentre i lanciatori più temibili sono Di Giglio e Ali del Pianoro e Senn del Capannelle. Ma ce ne sono altri in ogni squadra.»

Su quale squadra farete la vostra corsa?

«Come l’anno scorso giocheremo una partita alla volta: quest’anno iniziamo da Pianoro dove abbiamo finito lo scorso anno, vediamo come va a finire questa volta.»

Chi vincerà lo scudetto?

« Pianoro: sai mai che gliela tiro…»

 

LA ROSA

1 Abeywickrama R., 2 Alaranda Ganapathy M., 3 Amjad A., 4 Dodangoda M., 5 Arnold M., 6 Fernando W. T. N., 7 Islam M., 8 Kariyawasam K. I., 9 Lee A. D., 10 Marabini F., 11 Mia A., 12 Mohammad A., 13 Subasinghe Nissanka C. D., 14 Zain U. A., 15 Werasinghe G.D. K. W., 16 De Silva D. A. W., 17 Alawala Dewage C. M. C., 18 Cheema Z. H., 19 Gallenaghe Don R., 20 Welarathna C., 21 Sandeep K., 22 Rubera Jayathunga M., 23 Welarathna S. N., 24 Khalid N., 25 Warnakulasuriya A., 26 Arsakulasoorya C.