Una nazione in silenzio, per due minuti: il primo marzo alle 12:51, una settimana precisa dopo il terremoto devastante che ha colpito la città di Christchurch il 22 febbraio, la Nuova Zelanda ha osservato due minuti di silenzio per le vittime. Oltre centocinquanta i decessi confermati – compresa Taneysha Prattley, una bambina di sole cinque settimane -, circa duecento i dispersi, quasi duemila i feriti a causa della scossa di magnitudo 6,3: un sisma già annunciato l’anno precedente da un evento di intensità maggiore (7,1 sulla scala Richter) che aveva colpito la regione senza però causare vittime. “Il 22 febbraio potrebbe essere il giorno più buio della storia della Nuova Zelanda” ha dichiarato John Key, primo ministro della nazione della Grande Nuvola Bianca.
Per Christchurch (Ōtautahi in lingua Māori), la seconda più grande città della Nuova Zelanda, si è trattato di un colpo durissimo anche dal punto di vista economico. Secondo la Protezione Civile neozelandese saranno oltre duemila le case che dovranno essere demolite in seguito a cedimenti strutturali, mentre il centro della città potrebbe essere riaperto solo a partire dal mese di dicembre: oltre 45% degli edifici cittadini sono correntemente inagibili. I danni sono stati stimati attorno ai sedici milioni di dollari neozelandesi (circa otto milioni e mezzo di euro) e il governo sta cercando di varare un disaster recovery plan per permettere all’economia della città di riavviarsi dopo un’esperienza così traumatica.
Uno dei grossi dubbi del futuro di Christchurch riguarda la Coppa del Mondo di rugby che si terrà in Nuova Zelanda a partire da settembre. Il Lancaster Park (ora noto come AMI Stadium per motivi di sponsorizzazione) avrebbe dovuto ospitare cinque incontri della fase a gironi (tra cui Australia – Italia dell’11 settembre) e due quarti di finale. La città di Christchurch è rimasta fino all’ultimo in lizza con Auckland per aggiudicarsi l’onore di ospitare le quattro gare finali (semifinali, finale per il terzo posto e finale), che andranno invece in scena all’Eden Park di Auckland. Una grossa opportunità per gli affari locali che però ora rischia di sfumare proprio a causa del sisma.
Murray McCully, ministro alla Coppa del Mondo del governo neozelandese, ha sottolineato la necessità di garantire la completa agibilità dell’impianto sportivo come condizione imprescindibile perché le sette gare possano disputarsi a Christchurch. Intervistato dal New Zealand Herald, McCully ha dichiarato: “Stiamo aspettando le relazioni da parte degli ingegneri. Stiamo lavorando con la convinzione che, se possiamo farlo accadere, lo faremo accadere. Abbiamo bisogno di sapere se lo stadio può essere approntato in tempo per ospitare le partite: solo dopo potremo affrontare le problematiche associate alla possibilità di ospitare persone a Christchurch e predisporre infrastrutture adeguate. Niente di tutto questo, però, può funzionare senza uno stadio”. L’ultima parola spetta all’International Rugby Union che, secondo quanto dichiarato da McCully, sta lavorando a stretto contatto con il governo neozelandese per affrontare le problematiche legate al terremoto. Aperto il 15 ottobre 1881, il Lancaster Stadium era recentemente stato allargato proprio in vista della Coppa del Mondo, arrivando a ospitare quasi quarantamila spettatori. Ora presenta danni strutturali alla Hadlee Stand e alla Deans Stand, oltre a seri problemi di liquefazione del terreno sia nel terreno circostante lo stadio sia sulla superficie di gioco. I danni subiti dallo stadio potrebbero richiedere mesi per essere sistemati. Il conto alla rovescia per l’inizio del torneo però concede solo altri 180 giorni.
E mentre i Crusaders, la squadra che rappresenta Christchurch e la provincia di Canterbury nel Super rugby, stanno cercando una nuova sede provvisoria (è stato scartato il Trafalgar Park della vicina Nelson, che non assicura una capienza adeguata) e hanno preso in considerazione la possibilità di disputare un incontro nello stadio londinese di Twickenham, in quello che sarebbe un potenziale colpo a livello di marketing, il primo ministro John Key ha insistito sull’importanza di garantire, se possibile, che le partite della Coppa del Mondo non vengano spostate in altre sedi: “Se potessimo ospitare la Coppa del Mondo a Christchurch, come intendiamo fare, questa sarebbe la cosa migliore: è forse un’ipotesi troppo azzardata, ma che aiuterebbe una città molto importante. Sarebbe una dimostrazione che Christchurch si è rialzata in piedi”. Il primo ministro ha anche vagliato la proposta di ospitare tifosi e squadre su navi da crociera, in modo da garantire un ritorno d’immagine, turistico ed economico alla città devastata dal sisma.
Martin Snedden, direttore del comitato organizzatore della Coppa del Mondo, ha escluso categoricamente la possibilità di spostare le sette partite in questione in territorio australiano: “Si è speculato che questa tragedia metta a repentaglio tutta la manifestazione o che alcune partite verranno spostate in Australia. Tutto ciò non è vero: la Coppa del Mondo 2011 prenderà luogo regolarmente e tutti gli incontri si giocheranno in Nuova Zelanda”. Snedden ha anche posto l’accento sulla necessità di non creare ulteriore disagio ai cittadini di Christchurch e non mettere la popolazione sotto ulteriore pressione”. Hamish Riach, capo dell’esecutivo della Canterbury Rugby Union ha dichiarato a Television New Zealand: “Al momento non sembra possibile che la nostra union possa ospitare alcunché. Abbiamo avuto per cinque anni l’obbiettivo di ospitare la Coppa del Mondo, un evento così promettente per la città e per tutta la regione, e di sicuro speriamo che quelle partite vengano giocate da noi. È troppo presto per dirlo, però: tutti stanno vivendo l’immediatezza di questo evento traumatico e i nostri pensieri sono concentrati su altri argomenti al momento”.