NIBALI BRILLA NELLA PRIMA PARTE DELLA VUELTA

Italia in evidenza alla Vuelta, il giro di Spagna, grazie ai successi di Vincenzo Nibali.

Le nove tappe fin qui disputate della sessantacinquesima Vuelta a España non hanno certo consegnato la corsa nelle mani di un padrone assoluto, ma hanno quantomeno detto chi, a Madrid, non vestirà la maglia rossa di leader della classifica. Non sarà Andy Schleck, uscito di classifica sin dalle prime montagne, ma che sarà una pedina fondamentale per il fratello Fränk, che invece è nel cuore dei giochi; e probabilmente non sarà nemmeno il russo Denis Menchov (Rabobank), perennemente in difficoltà nelle varie frazioni mosse di questo avvio di Vuelta, avendo accumulato oltre 3’ di ritardo dalla maglia oro Igor Antón (Euskaltel-Euskadi). Proprio il basco di Galdakao è a questo punto uno dei principali favoriti per la vittoria finale: questo scalatore, vincitore della tappa di Valdepeñas, sembra essere supportato da una grande condizione fisica, ma dovrà fare i conti con un gruppetto di rivali, più o meno sorprendenti, racchiusi in una manciata di secondi. Praticamente col suo stesso tempo c’è il trentunenne Joaquím Rodríguez (Team Katusha): il ragazzo di Parets del Valles è più esplosivo di Antón, ma tuttavia potrebbe pagare dazio sulla distanza delle tre settimane. In terza posizione, la prima nota lieta per i colori azzurri: il siciliano Vincenzo Nibali (Liquigas-Doimo) non ha finora subito la pressione per dover correre con i gradi di capitano della squadra, e si è sempre fatto trovare pronto in tutte le frazioni di media-alta difficoltà, collezionando anche qualche importante abbuono; in una Vuelta per uomini duri, lo Squalo dello Stretto può davvero essere tra i protagonisti. Per la vittoria finale sono ben piazzati anche Tondo, Mosquera, Roche e il veneto Marzio Bruseghin, mentre Carlos Sastre paga già 2’11’’ dalla maglia rossa.

Di queste prime nove tappe, quattro si sono concluse in volata, una è stata una cronosquadre, due hanno premiato le fughe da lontano e tre hanno fatte registrare le prime battaglie tra i big: fra i protagonisti di questo primo spicchio di corsa, spicca senza dubbio il fiammingo Philippe Gilbert (Omega Pharma-Lotto), primo a Málaga e per cinque giorni in maglia rossa, e il francese David Moncoutié (Cofidis), autore di un grande numero che gli ha permesso di vincere a Xorret del Catí. Tra i velocisti non è emerso un vero padrone, con Cavendish, Farrar, Hushovd, Hutarovich e lo spezzino Alessandro Petacchi (poi ritiratosi) che si sono divisi gli arrivi adatti a questo genere di corridori. Tra gli italiani, da segnalare anche le prestazioni di Daniele Bennati (Liquigas-Doimo), più volte piazzato negli sprint, e di Giampaolo Caruso (Team Katusha), terzo ad Alcoy.

Domani la Vuelta osserva il primo giorno di riposo: ripartirà martedì con la decima frazione, 175.7 km tra Tarragona e Vilanova i la Geltrú, caratterizzata da un’unica salita di prima categoria ad una trentina di chilometri dal traguardo, e dunque adattissima a colpi di mano nel finale.

Marco Regazzoni

IL MOTOMONDIALE PIANGE TOMIZAWA

Dramma al GP di San Marino: perde la vita in un incidente il giapponese Tomizawa nella classe Moto 2.

Nella giornata in cui mister “mezzo secondo a giro” Dani Pedrosa per la seconda volta di fila – quarta in dodici gare – si è messo a seminare tutti fin dal via, il motociclismo ha ben altro a cui pensare. A sette anni dal tragico incidente di Daijiro Kato, ex stella nascente e campione del mondo 250 nel 2002, un altro ragazzo giapponese ha perso la vita: Shoya Tomizawa, diciannove anni. È successo in Moto2, la ex 250. Aveva vinto la prima gara del motomondiale in Qatar. Aveva stampato sulla tuta il numero di Kato, il numero 74.

Tomizawa paga con la vita un cordolo preso male che l’ha spedito in pista appena prima che due suoi colleghi, De Angelis e Redding, arrivassero a tutta. Non c’era modo di evitarlo. Due moto che ti passano sopra non lasciano scampo. Il decesso è avvenuto all’ospedale di Riccione alle ore 14.20. Le immagini dell’incidente dicono tutto, le lacrime del dottor Costa a fine Gp anche.

Poco da dire sulla gara di MotoGp, monopolizzata da Pedrosa fin dal primo giro e condotta in porto senza patemi. Lorenzo ha mantenuto sempre il secondo posto, resistendo a un timido inseguimento di Stoner nelle prime fasi. Proprio il pilota australiano ha vissuto una netta involuzione nel corso della gara, subendo l’attacco sia di Valentino Rossi, ottimo terzo di fronte al pubblico di casa, sia di Andrea Dovizioso, anche lui autore di una buona prova chiudendo al quarto posto. Le migliori cose si sono viste proprio con i sorpassi di Rossi e Dovizioso su Stoner a 18 e 17 giri dalla fine, insieme con la rimonta di Spies che ha chiuso sesto.

In classifica qualche punto in meno di vantaggio per Lorenzo su Pedrosa, ma il succo non cambia. L’ordine delle notizie da dare oggi, purtroppo, neppure.

CLASSIFICA GP APEROL DI SAN MARINO E RIVIERA DI RIMINI MOTOGP

Pos. Points Pilota Naz. Team Moto Time/Gap
1 25 Dani PEDROSA SPA Repsol Honda Team Honda 44’22.059
2 20 Jorge LORENZO SPA Fiat Yamaha Team Yamaha +1.900
3 16 Valentino ROSSI ITA Fiat Yamaha Team Yamaha +3.183
4 13 Andrea DOVIZIOSO ITA Repsol Honda Team Honda +6.454
5 11 Casey STONER AUS Ducati Team Ducati +18.479
6 10 Ben SPIES USA Monster Yamaha Tech 3 Yamaha +28.385
7 9 Colin EDWARDS USA Monster Yamaha Tech 3 Yamaha +34.934
8 8 Alvaro BAUTISTA SPA Rizla Suzuki MotoGP Suzuki +38.157
9 7 Hector BARBERA SPA Paginas Amarillas Aspar Ducati +40.943
10 6 Marco MELANDRI ITA San Carlo Honda Gresini Honda +42.377
11 5 Aleix ESPARGARO SPA Pramac Racing Team Ducati +45.906
12 4 Hiroshi AOYAMA JPN Interwetten Honda MotoGP Honda +46.394
13 3 Randy DE PUNIET FRA LCR Honda MotoGP Honda +50.481
14 2 Marco SIMONCELLI ITA San Carlo Honda Gresini Honda +1’23.143
Mika KALLIO FIN Pramac Racing Team Ducati 11 Laps
Nicky HAYDEN USA Ducati Team Ducati 25 Laps
Loris CAPIROSSI ITA Rizla Suzuki MotoGP Suzuki 0 Lap

CLASSIFICA MOTOMONDIALE (12 Gp su 18)

Pos. Rider Bike Nation Points
1 Jorge LORENZO Yamaha SPA 271
2 Dani PEDROSA Honda SPA 208
3 Andrea DOVIZIOSO Honda ITA 139
4 Valentino ROSSI Yamaha ITA 130
5 Casey STONER Ducati AUS 130
6 Ben SPIES Yamaha USA 120
7 Nicky HAYDEN Ducati USA 109
8 Randy DE PUNIET Honda FRA 81
9 Marco MELANDRI Honda ITA 67
10 Colin EDWARDS Yamaha USA 66
11 Marco SIMONCELLI Honda ITA 65
12 Hector BARBERA Ducati SPA 61
13 Aleix ESPARGARO Ducati SPA 44
14 Alvaro BAUTISTA Suzuki SPA 41
15 Loris CAPIROSSI Suzuki ITA 41
16 Mika KALLIO Ducati FIN 31
17 Hiroshi AOYAMA Honda JPN 26
18 Alex DE ANGELIS Honda RSM 11
19 Roger Lee HAYDEN Honda USA 5
20 Kousuke AKIYOSHI Honda JPN 4
21 Wataru YOSHIKAWA Yamaha JPN 1

Riccardo Patrian

MORTO ANTON GEESINK, PRIMO JUDOKA A SCONFIGGERE I GIAPPONESI

Anton GeesinkIl 27 agosto è morto in un ospedale di Utrecht, la stessa città dove era nato nel 1934, Anton Geesink, il gigantesco judoka olandese (2 metri per 115 chili), vincitore della medaglia d’oro nella categoria open (senza distinzioni di peso) alle olimpiadi di Tokyo nel 1964.

Fu proprio alle Olimpiadi di Tokyo che il judo venne sdoganato per la prima volta come disciplina olimpica, e secondo tutti i pronostici, i maestri giapponesi avrebbero dovuto conquistare tutte e quattro le medaglie in palio; ma Anton Geesink arrivò a rovinare la festa che i 15mila spettatori dell’arena del Nippon Budokan (quella che nel 1966 avrebbe ospitato la tournée dei Beatles) stavano già preparando. Infatti, dopo appena nove minuti di gara l’olandese riuscì sorprendentemente a stendere al tappeto per tutti i 30 secondi previsti dal regolamento il beniamino di casa Akio Kaminaga, facendo calare un silenzio glaciale tra il pubblico di casa.

Comunque, già alla finale dei campionati mondiali di Parigi del 1961, Geesink si era rivelato come il primo judoka capace di sconfiggere un campione giapponese. In questo caso la vittima predestinata era stata il detentore del titolo precedente, quello di Tokyo 1958: il trentatreenne Koji Sone.
Anton Geesink, per la precisione Antonius Johannes, si era affacciato al judo a 14 anni, e dopo appena due anni, nel 1950, aveva conquistato il titolo olandese, finché la passione per questo sport e una metodica volontà di perfezionamento lo avevano spinto fino in Giappone, dove avrebbe incontrato i migliori istruttori sulla piazza mondiale.

La trasferta nel paese del sol levante si era rivelata proficua, e nel 1952 era arrivato a conquistare il suo primo titolo europeo. Sarebbe stato solo il primo anello di una collana di trionfi di livello internazionale davvero formidabile: 21 titoli europei, due mondiali ed uno olimpico. Dotato di un appetito ancora più formidabile, tanto da fargli divorare a pranzo un pollo fritto e mezzo, innaffiato da una cassetta di birre in lattina, come avrebbe poi ricordato il suo collega statunitense e medaglia di bronzo a Tokyo ’64, Jim Bregman, in Olanda era considerato un eroe nazionale. Nella sua Utrecht gli erano stati dedicati una strada e un monumento, e la regina Beatrice gli aveva conferito il titolo di Cavaliere dell’Ordine di Orange-Nassau per meriti sportivi.

Dopo essersi ritirato dalle competizioni ufficiali nel 1967, si dedicò al wrestling professionistico, che praticò soprattutto in Giappone, per ritornare poi al judo negli anni ’80, prima come istruttore e poi come dirigente sportivo. E in quest’ultima veste, dal 1987 rivestì ininterrottamente la carica di membro del Comitato Olimpico Internazionale (CIO).

Giuseppe Ottomano

PALLANUOTO: GRECIA E OLANDA IN SEMIFINALE

Ecco le prime semifinaliste agli Europei di Zagabria. Russia-Ungheria e Spagna-Italia i quarti di finale.

Gli Europei di Zagabria hanno conosciuto ieri i nomi delle prime semifinaliste: in campo femminile hanno raggiunto l’ambito traguardo Grecia e Olanda. Vi è di più: le elleniche si sono già qualificate automaticamente per gli Europei 2012, in programma ad Eindhoven, ai quali le olandesi sono presenti di diritto in qualità di paese organizzatore. Saranno, invece, Spagna-Italia e Russia-Ungheria i quarti di finale da cui usciranno le altre due contendenti per la zona medaglie.

Nel girone A la Grecia era già con un piede in semifinale. La preoccupazione reale non erano tante le padrone di casa croate, quanto semmai il risultato finale della sfida tra Russia e Italia. In caso, infatti, di vittoria con due gol di scarto delle campionesse in carica oltre il 7-5, sarebbe toccato alle ragazze di Morfesis l’onere di giocarsi la semifinale contro l’Ungheria. Le elleniche si scatenano, in attesa che poco dopo l’Italia faccia loro un regalo: nel 29-4 finale brillano soprattutto le stelle di Gerolymou, Liosi (ben sei reti a testa) e Antonakou (si è “fermata” a cinque). Tra i pali gioca tutta la partita il secondo portiere Kouvdou. Poi arriva il pazzesco pareggio tra Russia e Italia che promuove la Grecia in semifinale.

Nel girone B la Spagna sembrava ormai sicura di poter accedere direttamente alle semifinali, spedendo Olanda ed Ungheria ai quarti. Perché, contro le campionesse dei Giochi di Pechino, era sufficiente anche pareggiare per centrare l’obiettivo. E invece l’eccesso di sicurezza deve essere stato un consigliere fraudolento, per dirla con Dante Alighieri. Perché l’Olanda fa suo un incontro che conduce con autorevolezza fin dai primi minuti, subendo tuttavia il ritorno delle iberiche che proprio all’ultimo secondo sprecano con Espar la superiorità numerica che sarebbe valsa l’8-8 e, conseguentemente, il primo posto in classifica. Il match contro la sorprendente Spagna restituisce al ct Mauro Maugeri una squadra quadrata, abile a stringere i denti e a proteggersi nei momenti di difficoltà. Il pareggio, invece, lo coglie l’Ungheria contro la già eliminata Germania: le magiare, forse già certe di non riuscire ad agganciare il primo posto, sono sempre costrette ad inseguire l’avversario, acciuffato solamente a poco più di cinque minuti dall’ultima sirena. La marcatrice più prolifica è Dóra Kisteleki, centrovasca della Diavolina Nervi che va a rete in ben cinque occasioni, imitata – manco a dirlo – dal capitano Rita Drávucz che si ferma a quattro marcature. La Germania di René Reimann scende nel tabellone basso consapevole che alle sue giocatrici manca ancora qualcosa per porsi sullo stesso livello delle grandi d’Europa. Quella contro l’Ungheria, però, è forse stata la miglior prestazione degli ultimi anni. Si può partire da qui per continuare a progredire.

EUROPEI DI PALLANUOTO 2010

RISULTATI 3a GIORNATA (TORNEO FEMMINILE)

GIRONE A

Croazia-Grecia 4-29

Russia-Italia 12-12

CLASSIFICA: Grecia 7 pti, Russia 5 pti, Italia 4 pti, Croazia 0 pti. Grecia in semifinale, Russia e Italia ai quarti.

GIRONE B

Germania-Ungheria 10-10

Spagna-Olanda 7-8

CLASSIFICA: Olanda e Spagna 6 pti, Ungheria 4 pti, Germania 1 pto. Olanda in semifinale (vittoria nello scontro diretto), Spagna e Ungheria ai quarti.

QUARTI DI FINALE

Russia-Ungheria (la vincente affronta l’Olanda)

Spagna-Italia (la vincente affronta la Grecia)

OGGI IN ACQUA – TORNEO MASCHILE

ore 10.00  Serbia-Germania

ore 11.30  Russia-Grecia

ore 13.00  Turchia-Spagna

ore 16.30  Ungheria-Macedonia

ore 18.00  Romania-Montenegro

ore 20.40  Italia-Croazia

Simone Pierotti

PALLANUOTO: SETTEROSA, CHE PAREGGIO CON LA RUSSIA!

Agli Europei l’Italdonne passa come terza classificata dopo un emozionante 12-12: incontrerà la Spagna.

Al termine del rocambolesco pareggio (12-12) tra Russia e Italia non verrebbe da chiedersi chi sia la più forte tra le due, ma la più schizofrenica. Chi, tra un Setterosa che chiude il primo parziale sul 5-1 e poi si fa superare clamorosamente nel successivo e una Russia che, nell’ultimo tempo, sembra condurre agevolmente grazie ai cinque gol di vantaggio e poi rischia addirittura la beffa? In questi Europei di Zagabria non si finisce mai di imparare. Oggi abbiamo appreso un’altra lezione fondamentale: mai pensare di avere già in tasca una vittoria, nemmeno se conduci di cinque reti, mancano cinque minuti e l’avversario ti sembra ormai tramortito, innocuo, incapace di graffiare. Nemmeno se sei la Russia, vincitrice delle ultime due edizioni degli Europei. E, allo stesso tempo, guai a darsi per spacciati. Si può sempre cambiare il destino di un incontro, in qualsiasi momento.

C’era da aspettarselo che la sfida tra le giocatrici agli ordini di Aleksandr Kabanov ed il Setterosa non sarebbe stata una partita qualunque. Basta dare un’occhiata a quanto avviene nel primo tempo: le russe rompono gli indugi con la Prokofieva. Poi, come per incanto, nella piscina di Zagabria riappare il Setterosa dei tempi d’oro: Emmolo pareggia i conti con un gran gol, una beduina della Casanova – con l’aiuto della spalla della Kovtunovskaja – ci consente di festeggiare il primo vantaggio. E poi Bianconi dalla distanza cala il tris, Frassinetti esattamente allo scadere dei trenta secondi conquista con mestiere un rigore che Garibotti trasforma magistralmente e, proprio all’ultimo secondo, Radicchi in superiorità numerica non lascia scampo all’estremo difensore russo. Il Setterosa che annichilisce le campionesse in carica: sogno o son desto? Dalla difesa, però, arriva qualche campanello d’allarme: la Sobolova, una mano destra che si ritrova in posizione 1, viene lasciata troppo spesso in condizione di battere a rete e solo la Gigli e l’incrocio dei pali ci evitano il gol. Ma alla ripresa delle ostilità si capisce che non era un allarme infondato: il Setterosa spenge la luce di fronte alla difesa russa, una zona che, come da manuale, induce le azzurre a conclusioni affrettate e dà il via a numerose controfughe che, per nostra fortuna, non sempre vengono sfruttate. In meno di sette minuti, però, la Russia ci castiga con cinque reti, di cui tre soltanto nei novanta secondi finali: cosa sia successo alle azzurre della prima frazione è un mistero che non verrà mai risolto.

Il terzo tempo è, tra i quattro, l’unico realmente equilibrato: in avvio la Glyzina serve la Tankeeva che, tutta sola, supera il portiere azzurro con un comodo pallonetto. L’ennesimo missile della Garibotti, in superiorità numerica, ci riporta sotto di una rete ma poi la mancina Antonova sigla in maniera fortunosa l’8-6 che, adesso, qualificherebbe la Russia alla semifinale. La prima metà dell’ultimo parziale sembra firmare la condanna alla sconfitta delle azzurre: Gigli subisce l’ennesimo gol dalla mano sbagliata, Emmolo accorcia ancora ma poi a Zagabria si fa notte fonda con il rigore della Prokofieva – e la conseguente uscita per somma di falli della Radicchi -, l’acuto della Antonova e l’erroraccio della Gigli che, di fatto, regala alla Russia la dodicesima marcatura. Mancano più di cinque minuti, qui ormai si rischia la goleada. Prepariamo il pallottoliere? Fermi, il Setterosa ha un sussulto. E che sussulto. Uno scatto d’orgoglio: in quattro minuti le azzurre segnano altrettanti gol, sfruttando a loro volta altrettante situazioni di superiorità numerica. Si rivede il Setterosa tenace, ordinato e pragmatico del primo parziale. Mentre la Russia va, inspiegabilmente, nel pallone. A 36″ dalla fine Bianconi segna un pareggio sì miracoloso e ormai insperato, ma meritatissimo per la reazione che lei e le compagne hanno saputo sfoderare nel momento più buio. La Russia, che sembrava aver messo in cassaforte il risultato, piomba nella disperazione: anche se l’ultima azione andasse a buon fine, in semifinale ci andrebbe comunque la Grecia, premiata per la differenza reti. Le campionesse in carica sono ormai assenti dalla piscina di Zagabria: anche l’ultimo assalto finisce in un nulla di fatto, nonostante un’altra superiorità numerica. Già proprio il dato che condanna le russe al pareggio: appena sei gol su tredici espulsioni a favore. Quanto al Setterosa, il risultato non lo qualifica direttamente alla semifinale. Ma dà un’incredibile iniezione di morale per il quarto di finale contro la Spagna. Facciamo un gioco: immaginiamo che la partita con la Russia sia in realtà durata tredici minuti, gli otto del primo tempo e gli ultimi cinque del quarto. E facciamo finta che quanto successo nel mezzo non sia mai esistito.

Sabato 4 settembre 2010

RUSSIA-ITALIA 12-12 (1-5, 5-0, 2-1, 4-6)

Mladost Sports Center, Zagabria

RUSSIA: Kovtunovskaja, Glyzina 1, Prokofieva 2, Soboleva, Konuch 2, Ryžova-Aleničeva 1, Beljaeva; Protsenko, Pustynnikova, Tankeeva 1, Antonova 1, Ivanova 3, Gaufler. All. Kabanov.

ITALIA: Gigli, Emmolo 3, Bianconi 2, Abbate 1, Rocco, Cotti, Casanova 1; Gorlero, Radicchi 1, Motta 2, Garibotti 2, Aiello, Frassinetti. All.Fiori.

ARBITRI: Bender (Germania) e Juhász (Ungheria).

NOTE: superiorità numeriche Russia 6/13, Italia 9/11. Espulsa per proteste Casanova (I) a 1’44” del quarto tempo. Uscite per limite di falli Radicchi (I) a 1’30”, Pustynnikova (R) a 3’05”, Ryžova-Aleničeva (R) a 5’30”, Abbate (I) a 6’05”, Ivanova (R) a 6’19” nel quarto tempo.

Simone Pierotti