PALLANUOTO: L’ITALIA VINCE L’OTTO NAZIONI DI SIRACUSA

Otto NazioniNon è una competizione ufficiale. Non erano presenti tre grandi potenze come Croazia, Montenegro e soprattutto Serbia. Eppure la vittoria di un trofeo è sempre un evento dolce e piacevole e, specialmente se in vista di una competizione di grande rilievo, assume un significato ancor più profondo. E così la nazionale italiana di pallanuoto maschile si aggiudica l’Otto Nazioni-Trofeo Syracusae, svoltosi proprio nella città siciliana: il Settebello di Sandro Campagna, uno che qui è di casa, batte in finale per 9-6 la Germania, dimostrando di essere così sulla buona strada per gli Europei di Zagabria.

Durante il torneo la squadra ha espresso un buon gioco e lungo il cammino ha battuto Russia, Grecia e persino gli Stati Uniti vicecampioni olimpici, in semifinale: l’unica sbavatura è stata la sconfitta per mano dell’Ungheria, dalla quale però gli azzurri si sono prontamente ripresi. Buona la prova offerta nella finale: dopo un primo tempo in cui ha sofferto la fisicità degli avversari ed in fase offensiva ha commesso qualche errore, l’Italia è salita in cattedra nel secondo parziale, iniziando a distanziare sempre più i tedeschi. Due, in particolare, gli aspetti positivi da segnalare: la straordinaria determinazione della squadra (fino al 3-3 è sempre stata costretta a rincorrere la Germania, poi dopo il primo vantaggio firmato da Figlioli non c’è più stata storia) e la capacità di sfruttare nei momenti chiave le superiorità numeriche. A centroboa Campagna ha utilizzato tre elementi (Deserti, Lapenna e Napolitano): nessun gol per loro, ma tanto lavoro oscuro che ha consentito di guadagnare numerose superiorità numeriche. Agli Europei, in un girone eliminatorio che pone di fronte Croazia, Montenegro e Spagna, sarà tutta un’altra musica, ma se queste sono le premesse l’Italia può davvero provare a stupire. Questo il tabellino della finale:

ITALIA: Tempesti, Luongo 1, Bertoli, Figlioli 1, Napolitano, Felugo 2, Giacoppo 1, Gallo 2, Presciutti 1, Fiorentini, Lapenna, Deserti, Gitto 1. All. Campagna.

GERMANIA: Tchigir, Naroska, Schroedter, Real, Marko Stamm, Politze 3 (1 rig.), Bukowski, Schüler, Kreuzmann, Oeler 3, Schlotterbeck, Miers, Robing. All. Hagen Stamm.

ARBITRI: Margeta (Slo) e Dykman (Can).

NOTE: parziali 1-1, 4-2, 4-2, 0-1. Usciti per limite di falli Naroska (G) a 0’35, Real (G) a 4’30 e Schroedter (G) a 5’00 del quarto tempo. Ammonito Campagna per proteste nel quarto tempo. Superiorità numeriche: Italia 6/13, Germania 3/11. Spettatori 1000 circa. In tribuna, con il vicepresidente Lorenzo Ravina, gli azzurri Aicardi, Bini, Figari, Giorgetti, Pastorino.

Nello stesso giorno arrivano ben tre soddisfazioni dal settore giovanile: poche ore prima della vittoria del Settebello a Siracusa, nella vicina Acireale la selezione 1993 vince a punteggio pieno il “Memorial 24 giugno 2000-Trofeo Sette Nazioni”, battendo nell’ultima giornata l’Ungheria per 7-2: svetta la doppietta di Vincenzo Renzuto Iodice, eletto miglior giocatore del torneo. Ad Hannover, poi, la selezione 1995 porta a casa la “Bernhard Baier Cup” vincendo 14-5 nella terza giornata contro i padroni di casa della Germania: ancor più belle le precedenti affermazioni contro Montenegro (7-6) e Serbia (10-4). Infine, agli Europei di Dneprodzerzhinsk (Ucraina) riservati alle selezioni femminili 1993, l’Italia esordisce nel migliore dei modi con un perentorio successo (21-4) ai danni della Croazia.

Simone Pierotti

F1: DOPPIETTA ROSSA AD HOCKENHEIM

Ferrari in parataNon è servito granché a Sebastian Vettel battere per due millesimi Fernando Alonso nelle qualifiche del sabato, così come non è servito cercare di stampare sul muretto box la F10 dello spagnolo pochi metri dopo il via, contro la Ferrari vista a Hockenheim nemmeno le Red Bull e un Vettel comunque in discreta forma ha potuto farci molto

Ci ha pensato la gestione sportiva Ferrari a inquinare quello che poteva essere una giornata trionfale. Scelta logica certo, ma attuata nel peggior modo possibile, diciamo che in Ferrari “lo fanno peggio”. Il sorpasso di Alonso su Massa, guidato dai box, ha lasciato un amaro in bocca che farà anche parte delle regole del gioco – e della storia della corse – ma non è mai troppo gradevole da assaporare.

Gara comunque regolata a proprio piacimento dai piloti di Maranello, con la sorpresa però che, grazie alla schermaglia al via tra Alonso e Massa, chi si è involato al via non è stato il super favorito Alonso, ma il bistrattato Felipe Massa. Il brasiliano ha visto la luce davanti a sé, e lesto e veloce ha preso il comando e lo ha mantenuto resistendo bene ai tentativi di Alonso e cedendo la posizione solo su “consiglio” dei box. Come detto anche in radio dal suo ingegnere di pista “un peccato” quello che è successo, un peccato perché per Massa sarebbe stato molto bello tornare sul gradino più alto del podio.

Dietro le due Ferrari, solo Vettel ha cercato di resistere, ma sbagliare la partenza questa volta è stata una pessima “iniziativa” da parte del tedesco. A fine gara ha cercato di recuperare il secondo posto, magari sperando in un tracollo psicologico di Massa, ma il risultato per lui è stato solo quello di ridurre il gap nei confronti del brasiliano a un secondo e poco più e di aggiudicarsi il giro più veloce in gara. Alle sue spalle la coppia Mclaren, Hamilton e Button, decisamente sotto tono in terra tedesca, e l’altro depresso ecccellente della prova tedesca, ovverosia il secondo pilota Red Bull, Mark Webber.

Per gli altri solo briciole, la gara è vissuta sulla tensione tra i due compagni di squadra in rosso, il dopo gara e probabilmente anche i prossimi giorni saranno riempiti dalla polemiche sul sorpasso agevolata tra i due ferraristi, e i piazzamenti in zona punti di Kubica, Rosberg e Schumacher in fondo sono una logica conseguenza dei valori visti in gara. Da sottolineare il punticino raccolto da Petrov,
Per fortuna che domenica si va subito in Ungheria, dove le Ferrari sono chiamate alla conferma, certo con Alonso, ma anche – e chi ci sperava più? – anche con il rabbuiato e ritrovato Massa.

Pos  Pilota        Squadra                     Tempo
 1.  Alonso        Ferrari                    1h28:38.866
 2.  Massa         Ferrari                    +     4.196
 3.  Vettel        Red Bull-Renault           +     5.121

 4.  Hamilton      McLaren-Mercedes           +    26.896
 5.  Button        McLaren-Mercedes           +    29.482
 6.  Webber        Red Bull-Renault           +    43.606
 7.  Kubica        Renault                    +     1 lap

 8.  Rosberg       Mercedes                   +     1 lap
 9.  Schumacher    Mercedes                   +     1 lap
10.  Petrov        Renault                    +     1 lap
11.  Kobayashi     Sauber-Ferrari             +     1 lap

12.  Barrichello   Williams-Cosworth          +     1 lap
13.  Hulkenberg    Williams-Cosworth          +     1 lap
14.  De la Rosa    Sauber-Ferrari             +     1 lap
15.  Alguersuari   Toro Rosso-Ferrari         +     1 lap

16.  Liuzzi        Force India-Mercedes       +    2 laps
17.  Sutil         Force India-Mercedes       +    2 laps
18.  Glock         Virgin-Cosworth            +    3 laps
19.  Senna         HRT-Cosworth               +    4 laps

Classifiche campionato, round 11 

Piloti:
 1.  Hamilton     157
 2.  Button       143
 3.  Vettel       136
 4.  Webber       136
 5.  Alonso       123
 6.  Rosberg       94
 7.  Kubica        89
 8.  Massa         85
 9.  Schumacher    38
10.  Sutil         35
11.  Barrichello   29
12.  Kobayashi     15
13.  Liuzzi        12
14.  Petrov         7
15.  Buemi          7
16.  Alguersuari    3
17.  Hulkenberg     2

 Costruttori: 
1.  McLaren-Mercedes          300
2.  Red Bull-Renault          272
3.  Ferrari                   208
4.  Mercedes                  132
5.  Renault                    96
6.  Force India-Mercedes       47
7.  Williams-Cosworth          31
8.  Sauber-Ferrari             15
9.  Toro Rosso-Ferrari         10

Andrea Corbetta

TOUR DE FRANCE: LA CINQUINA DI CAVENDISH NEL GIORNO DELLA PASSERELLA DI CONTADOR

Ultima tappa del Tour de France: confermato il giallo di Contador, il verde di Petacchi e quinta vittoria per Cavendish.

Dopo tre settimane di pianura, pavé, Alpi, Pirenei e cronometro la carovana del Tour è arrivata all’epilogo. L’ultima tappa (in linea) è anche la più breve, soli 102,5 km da Longjumeau nella periferia di Parigi al circuito degli Champs-Élysées, il cuore della capitale francese e tradizionale arrivo della Grande Boucle dal 1975. Sorrisi e festeggiamenti in gruppo; i più radiosi sono la maglia gialla Contador, la maglia bianca Schleck e la maglia a pois Charteau. Più preoccupato Petacchi dato che la lotta per la maglia verde è ancora apertissima.

L’ultima tappa è una passerella, per la prima volta dall’inizio del Tour gli unici scatti alla partenza sono stati quelli dei fotografi. La Radio Shack si era presentata con una maglia nera con il numero 28 sulla schiena (28 come i milioni di morti all’anno di cancro nel mondo) ma per evitare l’esclusione dal Tour si è poi tornati alle divise tradizionali. Spumante e patatine per Contador e compagni, fino al primo scatto che è proprio della maglia gialla seguito immediatamente dalla maglia bianca, ma è solo un regalo ai fotografi. Il primo vero scatto della tappa rimanda l’atteso grande scontro fra Petacchi, Hushovd e Cavendish, i tre moschettieri delle volate ancora in corsa per la maglia verde. La battaglia non c’è nemmeno in occasione del secondo traguardo volante perché la principale fuga della tappa composta da undici corridori posticipa tutto il pathos al traguardo finale. Aitor Pérez Arrieta, Sandy Casar, Christophe Riblon, Rémi Pauriol, Christian Knees, Alan Pérez Lezaun, Danilo Hondo, Tony Martin, Karsten Kroon, Nicki Sørensen, Anthony Roux ottengono un vantaggio massimo di 24’’ costringendo Sky, Htc, e Katusha a tirare a fondo. All’ultimo giro rimangono in testa solamente Sørensen, Knees e Kroon che a sei chilometri dall’arrivo vengono riassorbiti. La volata con il gruppo allungatissimo è impostata dagli uomini Sky. Peracchi battezza la ruota di Hushovd e fa una gran volata, secondo solo all’imbattibile Mark Cavendish che centra la quinta vittoria sollevando la mano per celebrare la sua cinquina.

Il cinque di Cavendish, il tre di Contador ma anche il Verde di Petacchi. Un successo davvero meritato quello dello spezzino visto che è sempre arrivato sul podio nelle sette volate che si sono disputate in questo Tour. Un italiano non vinceva la maglia a punti dal 1968 quando a trionfare era stato Bitossi. L’unica nota amara è che Petacchi il 28 luglio dovrà presentarsi di fronte alla Procura di Padova per questioni legate al doping, l’augurio è che si tratti solamente di accertamenti.

Domenica 25 luglio 2010
Tour de France, ultima tappa
Longjumeau – Parigi (102,5 km)

ORDINE D’ARRIVO:

Ciclista Squadra Tempo
1. Mark CAVENDISH
HTC-Columbia 2h 42’21”
2. Julian DEAN
Garmin stesso tempo
3. Alessandro PETACCHI
Lampre-Farnese Vini stesso tempo
4. Jurgen ROELANDTS
Omega Pharma Lotto stesso tempo
5. Óscar FREIRE Rabobank stesso tempo

CLASSIFICA GENERALE:

Ciclista Squadra Tempo
1. Alberto CONTADOR
Astana 91h 58’48”
2. Andy SCHLECK
Saxo Bank a 39″
3. Denis MEN’ŠOV Rabobank a 2’01”
29. Damiano CUNEGO
Lampre-Farnese Vini a 56’53”

MAGLIA VERDE (punti):

Ciclista Squadra Punti
1. Alessandro PETACCHI Lampre-Farnese Vini 243
2. Mark CAVENDISH HTC-Columbia 232
3. Thor HUSHOVD
Cérvelo 222

MAGLIA A POIS (montagna):

Ciclista Squadra Punti
1. Anthony CHARTEAU Bbox Bouygues Tlc 143
2. Christophe MOREAU
Caisse d’Epargne 128
3. Andy SCHLECK
Saxo Bank 116

MAGLIA BIANCA (giovani):

Ciclista Squadra Tempo
1. Andy SCHLECK
Saxo Bank 91h 59’27”
2. Robert GESINK
Rabobank a 8’52”
3. Roman KREUZIGER
Liquigas-Doimo a 11’15”

Nicola Sbetti

VOLLEY: TUTTO SECONDO PRONOSTICO, FINALE WORLD LEAGUE TRA BRASILE E RUSSIA

Daniele BagnoliErano le favorite, avevano vinto i rispettivi gironcini, questa notte si sfideranno per la World League strizzando l’occhio a quel milione di dollari in palio per il vincitore che mette davvero l’acquolina in bocca. Russia e Brasile hanno dimostrato di essere le squadre più forti e più in forma in questo momento, pur avendo due stili di gioco completamente diversi. Tutto fisico e potenza la Russia che può contare sulla coppia di centrali (Muserskiy – Volkov) più forte in circolazione e su un’ottima diagonale palleggio/opposto formata dal talentuoso Grankin e dalla macchina da punti Mikhaylov. Molto più estroso e fantasioso, come da tradizione, il Brasile squadra capace di incroci e giocate davvero spettacolari. Nonostante i successi però non sembra che i brasiliani abbiano ancora trovato un’identità ben precisa. Poco male visto che il maggior difetto dei carioca sembra essere l’abbondanza, basti citare il fatto che il capitano Giba, uno dei giocatori più forti al mondo, parte spesso dalla panchina e contro Cuba non ha messo nemmeno piede in campo. Manca forse un vero leader ma Vissotto, Dante e Endres rappresentano la crème de la crème della pallavolo mondiale.

I brasiliani, campioni in carica, sono i favoriti d’obbligo tuttavia se dovessi sbilanciarmi scommetterei sulla Russia apparsa davvero rigenerata dalla cura Bagnoli.

Nelle semifinali la Russia si è sbarazzata facilmente della Serbia, rimasta in partita solo nel primo set, mentre i brasiliani hanno sofferto maggiormente con i forti cubani cedendo il primo set. Favoriti dai molti errori dei caraibici i carioca hanno però poi vinto i successivi tre set. Da sottolineare la prova di Dante apparso fino a ieri un po’ in ombra.

Sabato 24 luglio 2010
RUSSIA SERBIA 3 – 0
(26-24; 25-15; 25-20)
Cordoba (ARG)

RUSSIA: Khtey 8, Grankin 2, Biryukov 5, Muserskiy 11, Volkov 12, Mikhaylov 21, Komarov (L). (Poltavskiy, Krasikov 1, Kazakov (C), Yanutov n.e., Makarov.)

SERBIA: Kovacevic 2, Petkovic, Stankovic 6, Nikic 7, Starovic 8, Podrascanin 6, Rosic (L). (Janic (C) 6, Terzic, Mitic 1, Dokic, Petrovic 1.)

Sabato 24 luglio 2010
BRASILE CUBA 3 – 1
(21-25; 25-19; 25-21; 25-20)
Cordoba (ARG)

BRASILE: Rezende Bruno Mossa 1, Vissotto Neves Leandro 10, Endres 12, Santana Rodrigo 5, Saatkamp Lucas 3, Amaral Dante Guimaraes 16, Da Silva Pedreira Junior Mario (L). (Dos Santos Jr. Sidnei, Godoy Filho Gilberto (C) n.e., Fabricio Nery Lopes Theo 9, Alves Thiago Soares 1, Muragati Yared Marlon 2.)

CUBA: Leon 10, Leal 10, Gutierrez (L) Camejo 7, Simón (C) 9, Hierrezuelo 1, Hernandez 11. (Leyva, Cepeda 3, Bell n.e., Mesa n.e., Díaz.)

Nicola Sbetti

IERI & OGGI: EDWIN MOSES, ORO DI MONTREAL

Alle Olimpiadi di Montreal il mondo inizia a conoscere un ventenne con gli occhialini e un aspetto vagamente professorale: Edwin Moses destinato a diventare il più grande di tutti i tempi sui 400 hs (e oltre).

Edwin MosesIl protagonista dei 400 ostacoli alle Olimpiadi di Montreal del 1976 doveva essere l’ugandese John Akii-Bua che già aveva stupito tutti quattro anni fa a Monaco stabilendo il primato mondiale con il tempo di 47″82 e vincendo il primo titolo olimpico per il suo paese. Il boicottaggio dei paesi africani per il mancato intervento del CIO contro la Nuova Zelanda la cui nazionale di rugby aveva disputato degli incontri nel Sudafrica dell’apartheid tagliò fuori molti protagonisti dal consesso olimpico.

Gli ostacoli alti lanciarono però in orbita un nuovo protagonista destinato a riscrivere il libro della specialità per i successivi 12 anni, il ventenne Edwin Moses. Nato nell’Ohio nel 1955, Moses non rappresenta l’archetipo dell’afroamericano che cerca la rivincita nella corsa; figlio di insegnanti si dedica con passione allo studio e, seppure dotato sugli ostacoli alti (i 110 hs), preferisce rifiutare i college che gli propongono una borsa di studio per meriti sportivi e sceglie il Morehouse College di Atlanta e la sua borsa di studio in ingegneria. A Morehouse vi è una squadra di atletica ma non vi sono gli impianti, Moses si allena in solitudine guadagnandosi l’appellativo di “uomo bionico” per il doppio impegno, più preoccupato degli studi che risentono del doppio impegno che dei risultati.

Nel 1975, Edwin iniziò a coltivare il sogno di partecipare alle Olimpiadi dell’anno successivo ma senza un piano preciso. Nella prima gara della nuova stagione, i Florida Relays, nel marzo del 1976, corse i 110 hs in 13″7, i 400 metri in 46″1 e i 400 ostacoli per la prima volta in una competizione in 50″1 e fu osservato dal tecnico della squadra olimpica, Leroy Walker, che lo indirizzò verso gli ostacoli bassi.

A fine aprile nei Penn State Relays, Moses si impone in 48″8 e due mesi dopo nei Trials statunitensi per definire la squadra che parteciperà alle Olimpiadi di Montreal batte il record statunitense imponendosi in 48″3, terza prestazione mondiale di sempre. Edwin ha tutte le caratteristiche fisiche per i 400 ostacoli e le sue lunghe leve gli consentono di coprire costantemente la distanza dagli ostacoli in 13 passi, dovendo talvolta sforzarsi di non strafare saltando a 12, mentre lo stesso Akii-Bua era in grado di tenere il ritmo dei 13 passi solo nei primi 5-6 ostacoli per poi passare a 14 nel finale di gara.

Anomino, con i suoi occhialoni che nascondono una ipersensibilità alla luce, e la sua aria vagamente professorale Moses si presenta a Montreal: corre un primo turno in scioltezza ed è l’unico a fermare i cronometri sotto i 50″ in 49″95, in semifinale domina il campo dei partecipanti dalla sua quinta corsia e si migliora ottenenendo il  suo personale in 48″29.

Il 25 luglio 1976 è in quarta corsia alla partenza della finale, alla sua destra il portoghese Carvalho e alla sua sinistra il britannico Pascoe: saranno i primi a cedere, schiantati dal ritmo di Moses che non riescono a reggere. Ai 200 metri, lo statunitense ha mangiato il decalage di partenza anche al connazionale Wheeler in settima corsia. Sono più fortunati perchè distanti dall’uomo bionico lo statunitense Shine (corsia 8 ) e il russo Gavrilenko (corsia 1) che riescono a correre al loro ritmo. Ma all’ingresso sulla retta finale hanno già un distacco di 5-6 metri. All’arrivo saranno 8 i metri che separeranno il secondo Shine da Edwin Moses che ferma i cronometri su un eccezionale 47″63, record del mondo.

Ritornerà ad Atlanta, un po’ deluso dal fatto di non essere riconosciuto per strada, ma pronto a finire gli studi e a trovare un impiego alla General Dynamics (solo nel 1979 si metterà in aspettativa per dedicarsi a tempo pieno all’Atletica). Per questa ragione rinuncia alla stagione indoor e l’estate successiva si dedica solo agli impegni maggiori: abbassa il suo record del mondo e il 26 agosto 1977 viene sconfitto da Harald Schmid. Da quel momento inizia una striscia di 122 vittorie consecutive per un dominio che durerà 9 anni, 9 mesi e 9 giorni.

Massimo Brignolo