VOLLEY: BRASILE E RUSSIA PRIME SEMIFINALISTE A CORDOBA

Russia e Brasile sono le prime due semifinaliste della World League 2010. Stasera saranno decise le alte due: l’Italia deve battere Cuba

Leandro VissottoDopo i primi due giorni di Final Six, in cui sono state giocate quattro partite tiratissime finite con il medesimo risultato di 3 a 2, conosciamo già i nomi delle due principali semifinaliste: Brasile e Russia.

Questo pomeriggio (tarda serata in Italia) nel palazzetto di Cordoba scenderanno in campo le sconfitte per cercare di sfidare Brasile e Russia in semifinale. Alle 17.30 (22.30 in Italia diretta su Rai Sport 1) sarà il turno dell’Italia contro Cuba. Dopo la bella e sfortunata partita contro i giganti russi i ragazzi di Anastasi sono obbligati a vincere per centrare una semifinale contro il Brasile che darebbe molta energia al movimento pallavolistico italiano in vista dei mondiali di settembre.

A seguire la sfida fra i padroni di casa dell’Argentina e la Serbia, con i balcanici nettamente favoriti anche se già mercoledì scorso il pubblico di Cordoba ha dimostrato di poter essere un fattore determinante.

Mercoledì 21 luglio 2010
BRASILE ARGENTINA 3 – 2
(25-17; 23-25; 25-20; 19-25; 15-10)
Cordoba (ARG)

BRASILE: Rezende Bruno Mossa 1, Vissotto Neves Leandro 15, Endres Murilo 20, Santana Rodrigo 8, Saatkamp Lucas 11, Amaral Dante Guimaraes 20, Da Silva Pedreira Junior Mario (L). (Dos Santos Jr. Sidnei n.e., Godoy Filho Gilberto n.e., Fabricio Nery Lopes Theo 4, Alves Thiago Soares, Muragati Yared Marlon.)

ARGENTINA: Arroyo 6, Ocampo 5, Scholtis, Quiroga (C) 22, Spajic 7, De Cecco 4, Gonzalez (L). (Blanco, Uriarte, Conte 5, Pereyra 20, Garcia 1.)

Per il Brasile doveva essere una passeggiata, invece il pubblico di Cordoba l’ha trasformata in una maratona di due ore. Gli Argentini trascinati da Quiroga e Pereyra hanno fatto soffrire Vissotto e compagni fino all’ultimo.

Giovedì 22 luglio 2010
RUSSIA CUBA 3 – 2
(23-25; 25-15; 25-20; 22-25; 15-13)
Cordoba (ARG)

RUSSIA: Khtey 17, Grankin 4, Biryukov 18, Muserskiy 10, Volkov 11, Mikhaylov 21, Komarov (L). (Poltavskiy, Krasikov n.e., Kazakov (C), Astashenkov n.e., Makarov.)

CUBA: Leon13 Leal 14, Gutierrez (L), Camejo 3, Cepeda 6, Simón (C) 17, Hierrezuelo 5. (Leyva, Bell, Mesa n.e., Dìaz, Hernandez 15.)

Anche senza Berezhko e con un Muserskiy umano, la Russia è riuscita ad avere la meglio di Cuba. Quando il servizio gira la squadra di Bagnoli è quasi imbattibile. Nel sestetto caraibico ha impressionato Hernandez, autore di 15 punti in due soli set.

Giovedì 22 luglio 2010
SERBIA BRASILE 2 – 3
(25-21; 22-25; 25-18; 20-25; 14-16)
Cordoba (ARG)

SERBIA: Janic (C) 14 Petkovic 4, Stankovic 12, Nikic 14, Starovic 16, Podrascanin 15, Rosic (L). (Kovacevic n.e., Terzic 1, Mitic, Dokic, Petrovic n.e.)

BRASILE: Rezende Bruno Mossa, Vissotto Neves Leandro 20, Endres Murilo 13, Santana Rodrigo 6, Saatkamp Lucas 1, Amaral Dante Guimaraes 7, Da Silva Pedreira Junior Mario (L). (Dos Santos Jr. Sidnei 14, Godoy Filho Gilberto 8, Fabricio Nery Lopes Theo 2, Alves Thiago Soares n.e., Muragati Yared Marlon 1,)

Una Serbia tutto orgoglio e qualità mette in crisi un Brasile in crisi d’identità che appare battibile. Se Starovic diventerà un opposto da venti punti a partita ,possiamo stare certi che questa Serbia è la squadra del futuro. Per i Carioca fondamentale la prestazione di Vissotto.

Nicola Sbetti

MERLENE OTTEY, 50 ANNI, E’ PRONTA PER GLI EUROPEI DI ATLETICA

Merlene OtteyCopre trent’anni la parabola sportiva di Merlene Ottey, velocista giamaicana che dal 2002 ha preso la cittadinanza slovena, una parabola che forse più di ogni altra contiene in sè tutti gli aspetti della storia di questo sport negli ultimi decenni, dal dominio delle tedesche dell’est passando per la velocissima meteora di Florence Griffith e l’ascesa e caduta di Marion Jones.

Salita all’onore delle cronache con la medaglia di Bronzo dei 200 metri nell’Olimpiade di Mosca del 1980, Merlene ha corso in 7 Olimpiadi mancando solo per pochi decimi la qualificazione per Pechino 2008 e tra Olimpiadi e Campionati del Mondo ha vinto 23 medaglie, accontentandosi però solo di tre vittorie nei Campionati del Mondo (i 200 metri nel 1993 e 1995 e la staffetta nel 1995). Non mancano nella sua infinita carriera le controversie: una positività agli anabolizzanti nel 1999 la portò alla squalifica poi cancellata da parte della IAAF, una storia d’amore lunga sei anni con Stefano Tilli nel doppio ruolo di fidanzato e allenatore, la rottura con la squadra giamaicana dopo le Olimpiadi di Sydney quando fu accusata di essere stata favorita nonostante non si fosse qualificata nei Trials.

E così nel 2002 prese la cittadinanza slovena, nazione che dal 1998 la ospitava nei suoi soggiorni europei, e con i colori sloveni partecipò alle Olimpiadi di Atene dove arrivò in semifinale nei 100 metri stabilendo l’ennesimo record di longevità. Ora, a 50 anni, Merlene è ancora in grado di correre i 100 metri in 11″67, record Over 50, ed è stata iscritta dalla Federazione ai Campionati Europei di Barcellona, nello stesso stadio dove 18 anni fa a 32 anni vinse la medaglia di bronzo nei 200 metri alle Olimpiadi, che prenderanno il via martedì prossimo nella squadra della staffetta 4×100 con Tina Murn, Sabina Veit, Kristina Zumer e Maja Mihalinec.

Massimo Brignolo

SCHERMA: L’ITALIA REGINA D’EUROPA

Il bilancio dei Campionati Europei di Scherma è eccezionale per l’Italia ma andando a leggere nei dettagli vi sono luci ed ombre.

Fioretto MaschileSi è conclusa ieri a Lipsia la XXIII edizione dei Campionati Europei di Scherma, atto conclusivo della stagione continentale e preludio dei Campionati Mondiali che a fine ottobre si svolgeranno a Parigi.

L’Italia, da sempre protagonista in questa disciplina, esce da Lipsia con un bilancio trionfale: 10 medaglie (era dal 1999 che non si raggiungeva la doppia cifra) con 5 medaglie d’Oro, 2 d’Argento e 3 di Bronzo, la vittoria nel medagliere e nella Coppa per Nazioni.

FIORETTO

Specialità Oro Argento Bronzo
Indiv. M
A.Baldini (ITA)
V.Aspromonte (ITA) R.Ganeyev (RUS)
R.Kruse (GBR)
Squadre M
Italia
V. Aspromonte
A. Baldini
A. Cassarà
G. Avola (ris.)
Russia
A.Sedov
A.Khovansky
A.Cheremisinov
R.Ganeev (ris.)
Regno Unito
E. Jefferies
R. Kruse
L. Halsted
M. Mepstead (ris.)
Indiv. F
V.Vezzali (ITA)
E.Lamonova (RUS) I. Deriglazova (RUS)
E.Di Francisca (ITA)
Squadre F
Italia
A. Errigo
E. Di Francisca
V.Vezzali
I. Salvatori (ris.)
Germania
C.Golubytskyi
K.Wächter
S. Bingenheimer
M. Zacke (ris.)
Russia
L. Korobeinikova
I. Deriglazova
A. Chanayeva
E. Lamonova (ris.)

Si potrà dire che quando hai in squadra fenomeni come Vezzali, Baldini, Di Francisca e Cassarà è tutto più facile, ma non sempre è così. E allora, cambiano i commissari tecnici, cambia la gestione federale, ma le vittorie arrivano sempre. Il motivo è presto detto: i Maestri. Sono loro, e le società di appartenenza, che fanno della scherma lo sport più vincente d’Italia. Una mentalità vecchia acquisita da più di 100 anni di storia. Una cultura alla vittoria, che non ha eguali“, scrive Salvatore Sanzo sul suo blog ed è l’analisi più centrata per un’arma che da anni è il fiore all’occhiello italiano nel segno della continuità e del rinnovamento. Undici anni fa a Bolzano, Valentina Vezzali era già al comando ma ad ogni ciclo olimpico linfa vitale nuova è arrivata a dare forza al movimento. L’en plein di Lipsia con 4 titoli europei su 4 e 6 medaglie conquistate sulle 10 a disposizione dipende anche dalla generazione di mezzo e dai giovani al loro esordio: Andrea Baldini e Arianna Errigo, seppure affermatissimi con titoli europei, mondiali e Coppe del Mondo, hanno rispettivamente 24 e 22 anni e sono la migliore assicurazione per il futuro così come lo sono i due esordienti a questi Campionati Europei. Valerio Aspromonte ha 23 anni e dopo l’Oro ai Mondiali Giovani del 2006, ha conquistato quest’anno la sua prima vittoria in una tappa di Coppa del Mondo, Giorgio Avola è un 1989 che quest’anno ha saputo vincere gli Europei Under 23.  Il Fioretto azzurro oltre che un grande presente è pronto per un radioso futuro.

SCIABOLA

Specialità Oro Argento Bronzo
Indiv. M
A.Yakimenko (RUS)
N.Limbach (GER) B.Apithy (FRA)
O.Shturbabin (UKR)
Squadre M
Italia
L.Samele
A.Montano
L.Tarantino
D.Occhiuzzi (ris.)
Ucraina
A.Yahodka
D.Boyko
D.Pundyk
O.Shturbabin (ris.)
Germania
B.Belsheim
B.Hubner
N.Limbach
M. Hartung (ris.)
Indiv. F
S.Kormilitsina (RUS)
S.Velikaia (RUS) I. Bianco (ITA)
S.Klemm (GER)
Squadre F
Ucraina
H.Pundyk
O.Kharlan
O.Khomrova
O.Zhovnir (ris.)
Russia
E.Diatchenko
J.Gavrilova
S.Velkaia
S.Kormiltsina (ris.)
Italia
I.Bianco
I.Vecchi
G.Marzocca
A.Lucchino (ris.)

Sarà una coincidenza, sarà un effetto placebo, ma l’arrivo da meno di un mese del francese Christian Bauer alla guida della Sciabola russa ha portato i suoi frutti. Bauer, il padrino della Sciabola, è in passato riuscito a portare all’Oro olimpico il cinese Zhong Man e quattro anni prima Aldo Montano; una separazione più o meno consensuale lo allontonò dalla squadra azzurra nel 2006 e la Sciabola azzurra è più o meno dove l’aveva lasciata Bauer. In campo maschile è legata agli estri di Aldo Montano e del trentasettenne Luigi Tarantino anche se inizia a crescere Luigi Samele, 22 anni, campione del mondo cadetti nel 2004. Montano è lo sciabolatore di maggior classe dell’intero circuito mondiale, genio e sregolatezza; solo la sua continuità può essere messa in discussione. A quasi trentadue anni ha “bucato” per un problema muscolare la prova individuale ma ha dato spettacolo nella gara a squadre, impegno che per i suoi contenuti caratteriali gli si addice certamente. Il suo 17-3 nella semifinale a squadre contro il tedesco Hartung che ha rovesciato il punteggio da 13-25 a 30-27 è da antologia della sciabola di tutti i tempi.

SPADA

Specialità Oro Argento Bronzo
Indiv. M
J.Lucenay (FRA)
G.Boczkó(HUN) P.Sukhov (RUS)
R.Zawrotniak (POL)
Squadre M
Ungheria
G.Imre
G.Boczko
P.Somfal
T.Padar (ris.)
Ucraina
D.Karuchenko
M.Khvorost
B.Nikishin
I.Reyzlin (ris.)
Germania
M.Schmitt
J.Fiedler
C.Knelp
S.Launer (ris.)
Indiv. F
I.Duplitzer (GER)
M.Piekarska (POL) L. Flesse-Colovic (FRA)
N.Mills (ISR)
Squadre F
Polonia
E.Nelip
M.Piekarska
M.Stroka
D.Dmowska (ris.)
Italia
B.Del Carretto
M.Navarria
N.Moellhausen
F.Quondamcarlo (ris.)
Francia
H.Kiraly-Picot
M.Nisma
L.Flessel-Colovic
N.Alibert (ris.)

La Spada appare come l’arma maggiormente in difficoltà nel panorama italiano. Detto della squadra femminile che dimostra come la prova a squadre vada oltre la pura somma matematica delle singole e che ha trovato una sua maturità con l’inattesa vittoria ai Campionati Mondiali dello scorso anno confermata dall’Argento a Lipsia, il settore maschile sembra non riuscire a ritrovarsi dopo la prematura scomparsa di Claudio Carnevali e la partenza del tecnico Angelo Mazzoni (un patrimonio della scherma italiana lasciato emigrare); non a caso la Svizzera di Mazzoni ha bloccato la strada degli azzurri ai quarti di finale lasciando la Spada maschile unico settore ad uscire da Lipsia senza una medaglia. Il campione olimpico Tagliariol non si discute, il trentacinquenne Alfredo Rota raccoglie risultati in Coppa del Mondo, il campione italiano Diego Confalonieri è stato lasciato a casa, Paolo Pizzo (27 anni) è stato fatto tardivamente esordire, è stato lanciato il ventunenne Enrico Garozzo, oro ai Campionati Mondiali Giovani i due anni fa. L’impressione è che il talento vi sia ma manchi una organizzazione, quella chimica di squadra che permette a tutti di crescere. Sperando di essere smentiti ai Mondiali di Parigi.

Evoluzione del Medagliere dell’Italia

FIORETTO SCIABOLA SPADA TOTALE
O A B T O A B T O A B T O A B T
1999 4 1 5 1 1 2 2 2 4 6 3 2 11
2000 1 1 2 2 2 0 1 0 3 4
2001 3 1 4 1 1 2 1 1 3 3 1 7
2002 2 2 1 1 0 2 1 0 3
2003 2 2 1 1 1 3 2 2 1 3 3 7
2004 3 3 2 2 0 0 0 5 5
2005 3 2 5 1 2 3 0 4 0 4 8
2006 1 1 2 1 1 2 2 0 1 4 5
2007 1 1 4 6 0 1 1 2 2 2 4 8
2008 2 1 3 1 1 3 3 2 2 3 7
2009 4 1 5 1 2 3 1 1 5 0 4 9
2010 4 1 1 6 1 2 3 1 1 5 2 3 10

Massimo Brignolo

TOUR: UN DUELLO D’ALTRI TEMPI SUL TOURMALET

Si consuma sul Tourmalet il duello tra Andy Schleck e Alberto Contador: nulla di fatto tra i due con lo spagnolo che resiste al ritmo del lussemburghese. Un eroico Samuel Sanchez difende il terzo posto dopo una caduta spaventosa.

Andy Schleck e Alberto Contador
Foto: Ansa.it

174 km tra Pau e il Col du Tourmalet, attraverso il Marie Blanque e il Soulor: la diciassettesima tappa sa molto di ultima chiamata per gli scalatori, e di ultima occasione per Andy Schleck, visto che a partire da domani non ci sarà più nemmeno un gran premio della montagna, ma solo tanta, tanta pianura, tra cui un’interminabile e decisiva cronometro. Solamente una frazione nella storia del Tour si era conclusa sulla montagna simbolo dei Pirenei: era il 1974 e vinse Jean-Pierre Danguillaume, brillante scalatore d’Oltralpe.

Pronti via, e sette corridori vanno subito in fuga, senza che il gruppo reagisca. Si tratta del giovane sloveno Kristjan Koren (Liquigas-Doimo), del vicecampione mondiale in carica Alexandr Kolobnev (Team Katusha), del tedesco Marcus Burghardt (BMC), del basco Rubén Pérez (Euskaltel-Euskadi), del provenzale Rémi Pauriol (Cofidis) e della coppia in forza al Team Sky composta dall’esperto Juan Antonio Flecha e dalla giovane stella Edvald Boasson Hagen. Un plotone ben assortito, tra passisti di valore come Flecha e Burghardt, corridori completi come Boasson Hagen e Kolobnev, e con il giovane Kristjan Koren, quinto al Giro d’Italia dilettanti nel 2009, che mette in mostra le sue abilità di scalatore. Sul Marie Blanque tuttavia, prima difficoltà di giornata, anche Carlos Sastre (Cervélo), uno dei grandi delusi di questo Tour, fuoriesce dal gruppo, rimontando minuti su minuti ai fuggitivi; il ragazzo madrileno non riesce però a riacciuffare la testa della corsa, e ai piedi del Tourmalet viene raggiunto dal plotonedella maglia gialla, condotto dagli uomini Rabobank di Menchov e dai Saxo Bank di Andy Schleck.

Davanti, il vantaggio all’imbocco del Tourmalet è superiore ai tre minuti: Kolobnev e Burghardt, sin dai primi chilometri, riescono a fare la differenza, staccando i compagni di avventura. Dopo una serie di tentativi, il russo si libera del tedesco e resta da solo al comando. Ai dieci chilometri dall’arrivo, uno scatto senza troppe pretese dello spagnolo Barredo (Quick Step) scatena la bagarre: si sposta Jakub Fulgsang, ultimo gregario di Schleck, e la maglia bianca inizia un forcing deciso, senza voltarsi mai, per mettere in difficoltà tutti gli altri big. In breve tempo, il lussemburghese e Contador restano da soli all’inseguimento di Kolobnev, con lo spagnolo che non cede un metro. Quando mancano otto chilometri alla conclusione, il duo che sta dominando questo Tour raggiunge Kolobnev, con Schleck, sempre seduto in sella, che mantiene un ritmo alto ma regolare, mentre Contador, agile e sui pedali, gli sta a ruota. Tra due ali di folla, la sfida va avanti, senza che la maglia gialla dia mai un cambio al rivale, senza che ceda un metro; anzi, ai -4 la maglia gialla cerca addirittura un allungo, ma anche lui non riesce a fare la differenza. Vengono in mente le immagini di tanti duelli che hanno segnato la storia del ciclismo, Fignon contro Lemond al Tour 1989, Pantani contro Tonkov al Giro 1998, tanto per citarne un paio. Si va avanti così, fino in cima, Schleck davanti e Contador dietro, e Schleck davanti e Contador dietro è anche l’ordine d’arrivo della tappa, con lo spagnolo che non si impegna a mille nello sprint, quasi volesse riscattare la propria immagine offuscata dalle vicende di Bagnères-de-Luchon. Scesi di bicicletta, i due amici-rivali si abbracciano e si complimentano vicendevolmente, un gesto degno dei due grandi campioni che sono. Dietro ci vuole 1’18’’ prima che un altro corridore esca fuori dalla foschia e dalla pioggia, con Joaquín Rodriguez (Team Katusha) che coglie la terza posizione.  Resta solo la cronometro di sabato, ma Contador, pur avendo solo 8’’ di margine, è a questo punto nettamente favorito sul lussemburghese, che nelle prove contro il tempo paga dazio allo spagnolo.

Domani 198 km assolutamente piatti tra Salies-de-Béarn e Bordeaux: Cavendish, Hushovd e Petacchi affilano le armi per un altro lotta allo sprint, una lotta che, per quanto affascinante, non potrà comunque essere paragonabile a quello vista oggi.

Giovedì 22 luglio 2010
Tour de France, diciassettesima tappa
Pau – Col du Tourmalet (174 km)

ORDINE D’ARRIVO:

Ciclista Squadra Tempo
1. Andy SCHLECK
Saxo Bank 5h03’29”
(media 34.4 km/h)
2. Alberto CONTADOR
Astana stesso tempo
3. Joaquim RODRÍGUEZ Team Katusha a 1’18”
4. Ryder HESJEDAL
Garmin a 1’27”
5. Samuel SÁNCHEZ Euskaltel-Euskadi a 1’32”
11. Damiano CUNEGO Lampre-Farnese Vini a 3’00”

CLASSIFICA GENERALE:

Ciclista Squadra Tempo
1. Alberto CONTADOR
Astana 83h32’39”
2. Andy SCHLECK
Saxo Bank a 8″
3. Samuel SÁNCHEZ
Euskaltel-Euskadi a 3’32”
29. Damiano CUNEGO
Lampre-Farnese Vini a 51’56”

MAGLIA VERDE (punti):

Ciclista Squadra Punti
1. Thor HUSHOVD Cérvelo 191
2. Alessandro PETACCHI Lampre-Farnese Vini 187
3. Mark CAVENDISH
Team Htc-Columbia 162

MAGLIA A POIS (montagna):

Ciclista Squadra Punti
1. Anthony CHARTEAU Bbox Bouygues Tlc 143
2. Christophe MOREAU
Caisse d’Epargne 128
3. Andy SCHLECK
Saxo Bank 116

MAGLIA BIANCA (giovani):

Ciclista Squadra Tempo
1. Andy SCHLECK
Saxo Bank 83h32’47”
2. Robert GESINK
Rabobank a 6’33”
3. Roman KREUZIGER
Liquigas-Doimo a 10’04”

Marco Regazzoni

IERI & OGGI: ELENA ISINBAEVA VALICA IL MURO DEI 5 METRI

Cinque anni fa cadeva un muro storico: Elena Isinbaeva superava per la prima volta i 5 metri nel Salto con l’Asta.

Elena IsinbaevaSono passati cinque anni dalla sera nella quale a Londra, nel meeting del Crystal Palace, Elena Isinbaeva infranse un muro storico nel Salto con l’Asta femminile: i 5 metri che in campo maschile erano stati superati la prima volta il 27 aprile 1963 dallo statunitense Brian Sternberg (e già Sergei Bubka aveva superato da venti anni i 6 metri).

Figlia di un idraulico musulmano e di un’operaia, Elena Isinbaeva nasce a Volgograd il 3 giugno 1982 e il suo è un talento unico rubato alla ginnastica artistica alla quale si è dedicata fino all’età di 15 anni, fino a quando la sua altezza (1.74) non l’ha messa fuori dai giochi. In una disciplina decisamente giovane se declinata al femminile – il primo record del mondo riconosciuto è del 1992 – Elena si trova decisamente bene e nel 1998 ai Campionati Mondiali Giovanili alla sua terza gara ufficiale conquista la medaglia d’Oro superando 4.00 (il record del mondo dell’australiana Emma George è 60 cm più in alto). Fallita la qualificazione alle Olimpiadi di Sydney (dove si impone Stacy Dragila), la prima medaglia nella massima categoria è per la Isinbaeva l’Argento ai Campionati Europei del 2002 con 4.55.

Il 13 luglio 2003, a 21 anni e un mese, la russa ottiene il suo primo record del mondo valicando l’asticella nel meeting di Gateshead a 4.82 cancellando dal libro dei primati la statunitense Stacy Dragila. Con l’eccezione di 21 giorni nell’estate del 2004 con un interregno dell’altra russa Feofanova, è da allora che il nome di Elena Isinbaeva campeggia nella tabella dei record del mondo alla voce Asta Femminile. La sua è una lenta progressione, centimetro dopo centimetro in una sequenza per massimizzare i ritorni, fino al mese di luglio del 2005.

Il 3 settembre 2004 a Bruxelles, Elena ha posto il limite a 4.92; il 5 luglio 2005 a Losanna sale a 4.93. Dieci giorni dopo a Creta, complice il vento e una giornata no manca il record. Una piccola delusione che nelle parole della russa le fa comprendere come i piccoli progressi stiano diventando poco più di una routine e come le occasioni debbano essere colte quando si presentano. Il 16 giugno a Madrid si permette quindi di contravvenire la legge del centimetro, salendo fino a 4.95 e prendendoci gusto.

E siamo al 22 luglio 2005, al Norwich Union Grand Prix di Londra di fronte a 18.000 spettatori.  Elena entra in scena a 4.70, dopo quasi due ore d’ attesa e quando in gara è rimasta solo la polacca Rogowska. La Isinbaeva supera la misura alla prima prova. E si ripete a 4.80. Poi, insieme alla Rogowska, decide di passare direttamente a 4.96. Per la polacca è un’ altezza impossibile, per la russa sembra non essere uno scherzo. Il primo tentativo è fallito. Il secondo, sebbene l’ asticella rimbalzi un po’ , è invece da record. E’ il settimo nelle ultime otto gare, indoor comprese.  Ed arriva il colpo di scena: la russa indica ai giudici di gara i 5 metri. Sono le 21.39 italiane (le 20.39 di Londra) quando con un salto perfetto cade un muro dell’atletica mentre la ragazza di Volgograd mette a segno il suo diciassettesimo record del mondo (10 all’aperto e 7 indoor in quel momento, sono ora 27 all’inseguimento dei 35 di Sergei Bubka).

Massimo Brignolo