IERI & OGGI: TAFFAREL PRIMO PORTIERE STRANIERO DI SERIE A

Parte Ieri & Oggi, una nuova rubrica dedicata ai ricordi sull’onda dei giorni del calendario: ad inaugurarla è l’arrivo di Claudio Taffarel in Italia.

Claudio TaffarelNell’ultimo campionato di serie A su 46 portieri che sono scesi in campo almeno una volta ben 14 erano stranieri e le mosse del calciomercato con l’acquisto di Eduardo da parte del Genoa e di Boruc da parte della Fiorentina sembrano rafforzare questa tendenza eppure non più tardi di 20 anni fa, nonostante le frontiere ai calciatori stranieri fossero state riaperte nel 1980, non vi era ombra di portiere non di scuola italiana tra i pali.

E’ proprio il 14 luglio 1990 che fu ufficializzato l’acquisto del primo portiere straniero: si trattava del brasiliano Claudio Taffarel acquistato dal neopromosso Parma. Già estremo difensore della nazionale brasiliana che proprio venti giorni prima era stata estromessa dai Campionati Mondiali di Italia ’90 da un beffardo gol dell’argentino Caniggia, Taffarel fu acquistato dal neo patron del Parma e proprietario della Parmalat, Calisto Tanzi per motivi commerciali. Dopo più di un decennio, la Parmalat non era ancora riuscita a sfondare nel mercato sudamericano e fu lo stesso Tanzi a definire il portiere brasiliano come “un nostro uomo immagine per il mercato brasiliano, al quale teniamo in modo particolare”. Le città brasiliane furono invase di cartelloni pubblicitari con il portiere della Nazionale intento a bere latte e succhi targati Parma.

Commercialmente l’acquisto non fu un successo come previsto al punto che Tanzi l’anno successivo provò addirittura una ulteriore penetrazione sul mercato, via calcio, con l’acquisto di una squadra, il Palmeiras di San Paolo, ma dal punto di vista tecnico la scelta fu azzeccata. Taffarel vestì per tre anni la maglia del Parma contribuendo alla vittoria della Coppa Italia del 1992 e della Coppa delle Coppe del 1993 ma proprio alla fine di quella stagione gli fu preferito Bucci e partì mestamente alla volta di Reggio Emilia e dell’Atletico Mineiros. Negli anni successivi si prese le sue rivincite confermandosi grande portiere:  determinante nella vittoria del Brasile nella Coppa del Mondo del 1994 dove concesse solo tre reti in tutto il torneo e stregò Baresi, Massaro e Roby Baggio nei rigori decisivi e nella qualificazione per la finale del 1998 quando parò gli ultimi due rigori all’Olanda.

Massimo Brignolo

STATI UNITI E AUSTRALIA SUGLI SCUDI NELLE FINAL EIGHT DI WORLD LEAGUE

Sono partite le finali di World League della Pallanuoto maschile e nella prima giornata Croazia e Spagna si devono arrendere a Aussie e USA

World LeaguePrima giornata della Final Eight della World League di pallanuoto maschile, a Niš in Serbia, e prime sorprese. Nel girone A, il Montenegro sommerge di reti (16-4) la malcapitata Cina: partita comunque in bilico nei primi due tempi, con gli europei in vantaggio solamente per 4-3, poi nella seconda metà gara emergono i reali valori tecnici. La copertina è tutta per il centroboa Boris Zloković, neoacquisto della Pro Recco, autore di ben cinque reti: bene anche Vukčević (tripletta) ed i fratelli Nikola e Mlađan Janović, entrambi in gol per due volte. Assai più incerto si profilava l’esito di Stati Uniti-Spagna, rispettivamente quarti e seconda agli ultimi Mondiali: si impongono gli americani per 7-3 con il “solito” Tony Azevedo nelle vesti di trascinatore (tre gol personali per il centrovasca del Primorac Kotor vicecampione europeo).

Nel girone B, clamorosa vittoria dell’Australia ai danni della ben più quotata Croazia (10-7 il finale): i biancorossi, sempre costretti a rincorrere, tentano una timida rimonta nell’ultimo quarto, quando ormai la frittata è fatta. Buone le prove di Sam McGregor e di Richie Campbell, autori rispettivamente di tre e due reti. Ma il vero atto di forza, tanto per citare un famoso romanzo di Philip K. Dick, lo compie la Serbia padrona di casa che batte con un umiliante 22-0 il Sud Africa: il parziale di 12-0 con cui gli uomini di Dejan Udovicić la dice lunga sull’abisso dei valori tra le due squadre. C’è gloria per tutti, a cominciare dal capitano Vanja Udovicić (radiovasca lo dà in partenza da Recco poiché non vuole rinunciare alla cittadinanza sportiva serba) che segna quattro reti personali. Domani sfida vietata ai cuori deboli: la Serbia giocherà infatti contro gli acerrimi rivali della Croazia. E la storia ci insegna che quando due squadre balcaniche incrociano le armi, lo spettacolo non manca mai.

GIRONE A

MONTENEGRO-CINA 16-4 (1-0, 3-3, 6-0, 6-1)

MONTENEGRO: Radić, Brguljan 1, Pasković 1, Danilović 1, Vukčević 3, Tičić, M. Janović 2, N. Janović 2, Ivović 1, Yloković 5, Gojković, Jokić 1, Šćepanović. All. Porobić.
CINA: Ge, Tan 2, Liang 1, Zu, Guo, Pan, Y. Wang, Xie 1, Li, B. Wang, Han, Liand, Wu. All. Cai.
ARBITRI: Hart (Australia) e Pinker (Sudafrica)
NOTE: superiorità numeriche Montenegro 5, Cina 5.

STATI UNITI-SPAGNA 7-3 (2-0, 2-2, 0-0, 3-1)

STATI UNITI: Moses, Varellas 1, Sharf, Powers, Wright, Alexander, Bukner, Azevedo 3, Bailey 1, Hutten, Smith 2, Krumpholz, Stevens. All. Schroeder.
SPAGNA: I. Aguilar, M. Garciá, Martín, G. López, Molina 1, Minguell, Gallego, Español, Valles 1, Perrone, Mallarach, X. García, D. López. All. R. Aguilar.
ARBITRI: Golijanin (Serbia) e Gomez (Italia)

CLASSIFICA: Montenegro e Stati Uniti 3 pti, Spagna e Cina 0 pti.

OGGI IN ACQUA:
ore 16.00 Stati Uniti-Cina
ore 18.40 Montenegro-Spagna

GIRONE B

AUSTRALIA-CROAZIA 10-7 (3-1, 3-2, 2-1, 2-3)

AUSTRALIA: Stanton, Maitland 1, Miller, Swift, Younger, Cotterill, O’Halloran, McGregor 3, Martin 1, Campbell 2, Baird, Howden 2, Dennerley. All. Fox.
CROAZIA: Nižić, Burić 2, Bošković, Dobud 1, Joković, Karać, Marković 2, Bušlje, Sukno, Muslim 1, Paškvalin, Obradović 1, Pavić. All. Rudić.
ARBITRI: Naumov (Russia) e Rostard (Stati Uniti)
NOTE: superiorità numeriche Australia 7, Croazia 10.

SERBIA-SUD AFRICA 22-0 (6-0, 6-0, 4-0, 6-0)

SERBIA: Soro, Avramović, Gocić 1, V. Udovicić 4, Vapenski 2, D. Pjetlović 2, Nikić 3, Aleksić 2, Rađen 3, Filipović 2, Prlainović 3, Mitrović, G. Pjetlović. All. D. Udovicić.
SUD AFRICA: Belcher, Card, Stewart, McCarthy, Manson, Kyte, Samuel, Bell, Downes, Naidoo, Molyneux, Spencer, Kemp. All. Rowe
ARBITRI: Fernandez (Spagna) e Wang Yagi (Cina)
NOTE: superiorità numeriche Serbia 5, Sud Africa 4.

CLASSIFICA: Serbia e Australia 3 pti, Croazia e Sud Africa 0 pti.

OGGI IN ACQUA:
ore 17.20 Australia-Sud Africa
ore 20.00 Serbia-Croazia


Simone Pierotti

LACROSSE: IL PASTICCIO DEI PASSAPORTI SUL MONDIALE DEGLI IROCHESI

A pochi giorni dall’inizio dei Campionati Mondiali, la nazionale irochese, che rappresenta gli inventori del gioco, è bloccata da un problema di passaporti che è al di là della burocrazia.

IroquoisIl lacrosse è l’unico sport al mondo in cui nativi americani e canadesi hanno una loro nazionale, chiamata Iroquois Nationals, che dovrebbe essere la protagonista della giornata inaugurale dell’undicesima edizione del Mondiale in partenza il 15 luglio affrontando l’Inghilterra padrona di casa in quel di Manchester. Dovrebbe, perchè incredibilmente i passaporti dei membri della nazionale, una cinquantina di persone in tutto, non sono stati accettati dalle autorità britanniche. È bene precisare che gli irochesi viaggiano con un passaporto proprio, chiamato colloquialmente Haudenosaunee dal modo in cui essi si riferiscono a loro stessi – “il popolo della Lunga Casa” – che in 30 anni mai aveva destato preoccupazione. Questo prima dell’11 luglio 2010, quando i Nationals sarebbero dovuti partire alla volta del Regno Unito.

Nella serata di venerdì 9 luglio i 23 membri del team ricevettero una notifica dal consolato britannico che li informava dei ritardi nell’approvazione dei loro documenti di viaggio: si attendevano rassicurazioni dal Dipartimento di Stato statunitense sulla possibilità di espatrio e rimpatrio conseguente i 14 giorni di competizioni a Manchester. Tre settimane prima la Confederazione Irochese – che riunisce le antiche Sei Nazioni di Onondaga, Seneca, Mohawk, Oneida, Tuscarora e Cayuga ed è considerata informalmente una nazione indipendente, mentre a livello formale la prassi è “don’t-ask-don’t-tell” – chiese l’autorizzazione per i visti della nazionale al consolato britannico di New York; questi notificò al team l’inedito rifiuto solo l’11 luglio, sostenendo che avrebbe rilasciato i documenti esclusivamente dopo una conferma scritta da parte del Dipartimento di Sicurezza Nazionale statunitense circa le possibilità di rimpatrio. Il giorno stesso il Dipartimento di Stato americano avvisò il legale dei Nationals che avrebbero potuto accelerare le pratiche per un passaporto statunitense, ma non avrebbero fornito un’autorizzazione a viaggiare col passaporto Haudenosaunee.

In parole povere si tratta di un cane che si morde la coda: gli Stati Uniti permetteranno alla delegazione di rientrare in territorio statunitense solo se muniti di relativo passaporto ed il governo britannico non rilascerà i visti se non avrà la certezza del rientro a casa della delegazione una volta concluso il Mondiale.

Interessanti le parole di Tonya Gonnella Frichner, avvocato di Onondaga e membro del forum permanente sulle popolazioni indigene, che si sta occupando della questione. All’offerta da parte del governo statunitense di fornire i loro passaporti ai membri del team nati nel territorio nazionale ha replicato con queste parole: “Rispettiamo il fatto che ci siano problemi riguardo i confini e la sicurezza, e vogliamo soddisfare tutti i criteri di qualsiasi governo, ma chiediamo di mettere in regola le nostre credenziali. Gli Iroquois Nationals rappresentano la Nazione Irochese e viaggiano col passaporto Haudenosaunee perchè questo è ciò che stiamo rappresentando. Non avrebbe senso viaggiare con passaporti dei nostri avversari. A questi straordinari atleti – gente indigena del Nordamerica – non dovrebbe essere impedito di tornare nel loro territorio”. Inoltre mi permetto di aggiungere lo sconcerto di fronte al fatto che in trent’anni non abbiano sollevato alcuna sorta di problema nazioni come Giappone, Svezia o Australia, mentre gli Stati Uniti sì.

In ogni caso il ritardo comporterà gravi danni al team che non potrà partire prima di martedì sera, lasciandogli ben poco tempo per ambientamento, riposo ed allenamento e pregiudicandone seriamente le possibilità di successo. Senza contare i soldi persi tra prenotazioni, vitto, biglietti aerei e quant’altro da atleti e dirigenti di un movimento che non può certo permettersi certi sprechi.

E meno male che il lacrosse è stato inventato proprio dagli irochesi…

Christian Tugnoli

TOUR: CASAR BEFFA CUNEGO, SCHLECK IN GIALLO

Andy Schleck e Alberto Contador all’attacco, Cadel Evans che soccombe al gomito fratturato domenica. Tutto in una tappa

Sandy Casar
Foto:Ansa.it

Il Tour de France saluta le Alpi con il più classico dei tapponi: lunga 209 km, la nona frazione va da Morzine-Avoriaz fino a Saint-Jean-de-Maurienne, ad una trentina di chilometri dal Frejus, attraverso cinque gran premi della montagna. Tra questi, spiccano il Col de la Colombiére, 16.5 km al 6.7% da scalare nella primissima parte di giornata, e il Col de la Madeleine, 25.5 km di ascesa al 6.2% di pendenza media. Questa montagna, affrontata per la ventitreesima volta nella storia della Grande Boucle, termina a 35 km dall’arrivo, buona parte dei quali sono di rapidissima discesa.

Il gruppo, dopo il giorno di riposo, si trova dunque ad affrontare una tappa lunga ed impegnativa, che potrebbe contribuire a rivoluzionare nuovamente la classifica generale.

Dal primo metro di corsa è subito bagarre, con scatti e controscatti mirati a portar via la fuga di giornata: dopo vari tentativi, riescono nell’intento undici corridori. Si tratta del passistone tedesco Jens Voigt (Saxo Bank), del cacciatore di tappe Sandy Casar (Française des Jeux), della maglia a pois Jérôme Pineau (Quick Step), della maglia verde Thor Hushovd (Cervélo Test Team), che però si stacca già sulla Colombiére, del tedesco Johannes Fröhlinger (Team Milram), della coppia in forza alla Bbox Bouyges Telecom composta da Anthony Charteau e Cyril Gautier, del “vecchio” Cristophe Moreau (Caisse d’Epargne), assieme ai compagni di squadra Luis León Sánchez e José Iván Gutiérrez, e del toscano Rinaldo Nocentini (Ag2r-La Mondiale), finalmente all’attacco dopo un avvio di stagione molto tormentato. Durante la discesa della Colombiére, l’estone Rein Taaramäe (Cofidis) e il veronese Damiano Cunego (Lampre-Farnese Vini) rientrano sui fuggitivi, al termine di un dispendioso inseguimento. Il vantaggio del plotoncino al comando non sale mai sopra i 6’, visto che gli uomini della BMC di Evans, in particolare Alessandro Ballan e Brent Bookwalter, lavorano alacremente.

Sulla Madeleine, la fuga perde pezzi: molti corridori non digeriscono questa salita lunga e irregolare, e dunque davanti resta solamente un quartetto composto da Casar, Luis León Sánchez, Charteau e Cunego. Nel gruppo della maglia gialla, gli Astana fanno il ritmo per favorire Contador, mentre si stacca subito un irriconoscibile Carlos Sastre (Cervélo). Nel giro di pochi chilometri, quando ne mancano 40 alla fine, il lavoro forsennato della squadra kazaka produce un’altra vittima eccellente: la maglia gialla Cadel Evans (BMC) è infatti in netta difficoltà, e perde contatto dai suoi rivali, a cause delle folli trenate di Paolo Tiralongo e Daniel Navarro. Proprio lo spagnolo riesce quindi a fare il buco: al termine del suo lavoro, restano assieme solo il capitano Contador e il suo principale avversario, ovvero Andy Schleck, con i restanti big in difficoltà; alcuni, come Sastre ed Evans, sono in crisi nera; altri, come Basso e un recuperato Armstrong, si difendono meglio. La faccia di Evans, stravolta come non mai, dà l’idea della fatica che i corridori vivono su queste impegnative ascese. Basso invece, pur perdendo un paio di minuti dai due dominatori, non sembra mai in completo affanno, ma riceve poca collaborazione da Armstrong, Van den Broeck e dagli altri componenti del suo gruppetto, oltre a non aver potuto contare sul compagno Kreuziger, “desaparecido” troppo presto. Contador e Schleck, dopo qualche dissidio iniziale, salgono con regolarità, aiutati nel finale della Madeleine da Jens Voigt, gregario del lussemburghese e reduce della fuga, che dopo l’ultimo sforzo si pianta letteralmente, come quegli splendidi cani da slitta che tirano per il loro leader fino allo sfinimento. In discesa, i quattro in fuga, grazie soprattutto al lavoro di Casar, riescono a mantenere un vantaggio sicuro, pur perdendo qualcosa, sulla coppia all’inseguimento, che raggiunge l’ex fuggitivo Moreau: ma quando finisce la discesa, e il francese smette di tirare, gli altri tre non riescono ad imprimere un ritmo deciso e così, metro dopo metro, il terzetto di Contador rimonta clamorosamente, riagganciandoli ai 700 metri dal traguardo.

Allo sprint, il favorito dovrebbe essere Damiano Cunego, anche perché non ha praticamente tirato un metro da quando si è ricongiunto con i fuggitivi: tuttavia, Casar lo anticipa, sfruttando ottimamente una curva posta ai 150 metri dal traguardo, e per il veronese non c’è nulla da fare, se non accontentarsi di una mesta terza posizione. Sandy Casar, trentunenne di Mantes-la-Jolie, vince così meritatamente questa tappa, cogliendo il sesto successo di una più che dignitosa carriera che lo ha sempre visto protagonista nei grandi giri, mentre Andy Schleck conquista la sua prima maglia gialla. Il Tour sembra ormai una lotta a due tra il lussemburghese e Contador, divisi da una manciata di secondi, mentre per gli altri i distacchi si contano a minuti.

Domani la decima frazione: 179 km tra Chambéry e Gap, caratterizzata da tre gran premi della montagna (tra cui un prima categoria) e adattissima per le fughe da lontano.

Martedì 13 luglio 2010
Tour de France, nona tappa
Morzine-Avoriaz – Saint-Jean-de-Maurienne (209 km)

ORDINE D’ARRIVO:

Ciclista Squadra Tempo
1. Sandy CASAR Française des Jeux 5h38’10″
(media 36,3 km/h)
2. Luis León SÁNCHEZ
Caisse d’Epargne stesso tempo
3. Damiano CUNEGO
Lampre-Farnese Vini stesso tempo
4. Christophe MOREAU
Caisse d’Epargne a 2″
5. Anthony CHARTEAU Bbox Bouygues Tlc stesso tempo

CLASSIFICA GENERALE:

Ciclista Squadra Tempo
1. Andy SCHLECK
Saxo Bank 43h35’41”
2. Alberto CONTADOR Astana a 41″
3. Samuel SÁNCHEZ
Euskaltel-Euskadi a 2’45
10. Ivan BASSO
Liquigas Doimo a 5’09”

MAGLIA VERDE (punti):

Ciclista Squadra Punti
1. Thor HUSHOVD Cérvelo 118
2. Alessandro PETACCHI Lampre-Farnese Vini
114
3. Robbie MCEWEN
Team Katusha 105

MAGLIA A POIS (montagna):

Ciclista Squadra Punti
1. Anthony CHARTEAU Bbox Bouygues Tlc 85
2. Jérôme PINEAU
Quick Step 85
3. Christophe MOREAU
Caisse d’Epargne 62

MAGLIA BIANCA (giovani):

Ciclista Squadra Tempo
1. Andy SCHLECK
Saxo Bank 43h35’41”
2. Robert GESINK
Rabobank a 4’22”
3. Roman KREUZIGER
Liquigas-Doimo a 5’11”

Marco Regazzoni

OBITUARIES: NINO DEFILIPPIS

Nino DefilippisMentre il Tour de France sta celebrando la sua tappa alpina per eccellenza, il mondo del ciclismo perde Nino Defilippis, il “cit” delle due ruote italiane. Nato a Torino nel 1932, Defilippis si guadagna l’appellativo di “cit”, ragazzo in piemontese, quando all’età di 20 anni 2 mesi e 15 giorni diventa il più giovane vincitore di una tappa del Giro d’Italia imponendosi nella Sanremo – Cuneo.

Specialista delle corse di un giorno, Defilippis ha al suo attivo il Giro di Lombardia del 1958, 9 tappe del Giro d’Italia. 7 tappe del Tour de France, 2 campionati italiani e un secondo posto ai Campionati Mondiali del 1961 a Berna quando fu preceduto in volata solo dal belga Rik van Looy. Non disdegnando le gare a tappe salì sul podio del Giro d’Italia del 1962, terzo a 5’02” dal vincitore Franco Balmamion, e fu primo degli italiani nel Tour de France del 1956 quando chiuse al quinto posto a 10’25” dal francese Roger Walkowiak.

Ritiratosi dall’attività agonistica nel 1964, ricoprì il ruolo di commissario tecnico della nazionale professionistica dal 1972 al 1975: siedeva sull’ammiraglia azzurra nel 1973 al Montjuïc quando Felice Gimondi conquistò la maglia iridata superando in una volata a quattro Eddy Merckx, Freddy Maertens e lo spagnolo Luis Ocaña.

Massimo Brignolo