LA PALLANUOTO A PORTATA DI PALMO

In arrivo il primo videogioco di pallanuoto disponibile per iPhone, iTouch e iPad.

Sono oltre quindicimila, su Facebook, ad attendere con impazienza il grande giorno. Sono gli iscritti al gruppo “We want Pro Evolution Waterpolo on PS3, XBox360, Wii and PC”. Ad onor del vero, le loro aspettative andranno in parte deluse, ma meglio che nulla… La prossima settimana dovrebbe – il condizionale è d’obbligo, alla luce dei numerosi problemi riscontrati – essere finalmente lanciato “H2O Polo”, videogioco di pallanuoto disponibile per iPhone e iTouch e, in tempi brevi, perfino per l’iPad. Che sarà acquistabile su iTunes.

Niente consolle o computer, dunque. Ma tutto, letteralmente, a portata di mano. Anzi, di dita. Il merito è di Aquasapiens, nome dietro cui si celano Srđan Mihajlević e Vibor Čilić, due croati che da dieci anni vivono negli Stati Uniti. Cresciuti a Spalato nello stesso quartiere frequentando le stesse scuole, Srđan e Vibor si ritrovano a New York in età più avanzata: entrambi sono andati negli States per studiare e poi lavorare, entrambi coltivano la pallanuoto come passatempo – uno è allenatore, l’altro giudice di gara.

Nel tempo libero si dedicano anche ai videogiochi. Vibor ha un’intuizione: tutti possono giocare a calcio o pallacanestro al computer o sulla Play Station, perché non fare anche la pallanuoto, lo sport per cui vanno matti? Prende così vita “H2O Polo”: annunciato agli Europei di Zagabria, il videogioco viene prodotto negli Stati Uniti e dovrebbe essere lanciato sul mercato a novembre. Ma nel frattempo non mancano gli inconvenienti, sotto forma di bug, e così l’uscita slitta di qualche mese: inviato finalmente alla Apple, che lo dovrà rendere compatibile per iPhone, iTouch ed anche iPad, tra una settimana verrà svelato.

Non è, comunque, il primo videogioco in assoluto dedicato alla pallanuoto: nel 1987 ci pensò la Gremlins, storica produttrice di videogame, che portò lo sport di Calcaterra e Kasás sull’indimenticato Commodore 64. Piuttosto rudimentale e spartano nela grafica, come del resto si addiceva a gran parte dei videogiochi dell’epoca, “Water polo” brillava comunque per giocabilità. Ma non ebbe seguito negli anni in cui un altro colosso del divertimento elettronico, la EA Sports, lanciò i vari Fifa, Nba e Nhl. Niente da fare, poi, quando ogni quattro anni uscivano nei negozi i videogiochi dedicati alle Olimpiadi.

Rimasta fuori dalla grande distribuzione, la pallanuoto virtuale entra da una porta di servizio di Internet, finendo sui siti dei videogiochi da fare online. Ma la grafica, con la piscina che assomiglia ad un campo da calcio colorato di azzurro, e la giocabilità lasciano molto a desiderare. Successivamente è la volta di Pc Waterpolo, gioco manageriale simile a Football Manager e Scudetto: qui si scelgono squadre realmente esistenti – Pro Recco, Jug Dubrovnik, Partizan Belgrado – con giocatori reali, ciascuno designato con un valore medio che ne indica la forza. L’idea è buona, ma Pc Waterpolo presenta alcuni limiti, vedi l’impossibilità di prolungare i contratti dei giocatori prima della scadenza o le difficoltà nella gestione del mercato.

Adesso, però, la pallanuoto sembra essersi finalmente ritagliata il proprio spazio. Per di più, sugli strumenti di ultima generazione come la linea di prodotti Apple. I due autori sperano di fare un’ottima pubblicità alla pallanuoto e di attirare così nuovi appassionati: l’obiettivo è viaggiare attorno ai 2mila-3mila download giornalieri per farne il videogioco di sport più popolare. Pura utopia? Staremo a vedere.

C’ERAVAMO TANTO ODIATI

Si va verso un possibile ingresso dei serbi nella Jadranska Liga, dove giocano croati, montenegrini e sloveni.

La vecchia Jugoslavia di Tito è un ricordo ormai sbiadito: quel paese rivive solo nelle menti di chi è cresciuto negli anni Settanta e Ottanta, nelle mappe ingiallite degli atlanti stampati in quel periodo. La vecchia Jugoslavia unita rimase sotto le macerie della guerra che scoppiò nei Balcani venti anni fa, vittima del nazionalismo che fece la sua avanzata nei vari paesi: ognuno va avanti per la propria strada, covando l’odio per i vicini di casa che, fino al giorno prima, erano da considerarsi fratelli. Eppure, venti anni dopo, lo sport sembra riunire di nuovo, idealmente, sotto un’unica bandiera gli stati balcanici.

Risale, infatti, a qualche settimana fa la proposta dei vertici della Federnuoto serba di iscrivere tre delle loro squadre alla Jadranska Liga, la Lega Adriatica. Nato nel 2008-09, è un campionato che comprende squadre di Croazia, Montenegro e Slovenia, istituito con l’intento di dare maggior visibilità alla pallanuoto, grazie alla garanzia di un campionato più incerto e spettacolare e dal maggior tasso tecnico. L’idea di un campionato internazionale nei Balcani l’aveva già partorita Aleksandr Šoštar, oggi presidente del Partizan Belgrado, ai tempi dell’Europeo di Kranj ma venne concretizzata solamente cinque anni più tardi. La nuova proposta incontra immediatamente i favori di dodici diverse squadre, di cui otto dalla Croazia, tre dal Montenegro ed uno dalla Slovenia: la prima, storica squadra vincitrice è lo Jug Dubrovnik e la Lega Adriatica tutto sommato piace. Tanto più che gli incontri tra squadre croate sono ritenuti validi ai fini anche della massima divisione nazionale. E, se la vecchia Jugoslavia fosse ancor oggi un’unica entità, la Jadranska Liga sarebbe il suo campionato (quasi) perfetto. Quasi, perché viene tagliata fuori la Serbia, espressione di una delle principali scuole pallanotistiche dei Balcani, inizialmente inclusa nel progetto assieme a Grecia ed Ungheria.

E Belgrado, assieme ad altri paesi rimasti ai margini della neonata Lega Adriatica, decide di formare un altro campionato sovranazionale: l’Euro Interliga. L’Ungheria, schierando sei squadre, è la nazione più presente: completano il plotone delle partecipanti due serbe – Partizan e Vojvodina -, una rumena – Oradea – ed una slovacca – Hornets Košice. Anche in questo caso alcune partite, nella fattispecie quelle tra squadre ungheresi, hanno un valore anche nel rispettivo campionato nazionale. Lo scontro tra la scuola magiara e quella balcanica rende accattivante l’Euro Interliga, ma in acqua non c’è storia: trionfa il Partizan, vincendo tutte le diciotto partite in calendario. E anche nel campionato serbo il divario tra i grandi squadroni della capitale ed il resto della concorrenza è netto, abissale. Intanto la Jadranska Liga si amplia con l’ingresso dei montenegrini dell’Akadimija Kotor, che a primavera alzeranno la Coppa LEN.

Riparte, poi, una nuova stagione. Quella in corso. In Serbia nessuno riesce a detronizzare il Partizan: i bianconeri colonizzano il campionato già dopo sei giornate, senza mai incappare in una sconfitta o anche soltanto in un pareggio. Dietro provano a tenere (inutilmente) lo stesso passo la Stella Rossa ed il Vojvodina di Novi Sad. Poi il vuoto, con Belgrado e Žak che si contendono il penultimo posto e con il Niš ancorato nei bassifondi della classifica. Gli stimoli sembrerebbero venir meno.

I massimi organi della pallanuoto serba, dunque, decidono di fare uno storico passo in avanti: chiedono alla Jadranska Liga di far partecipare anche Partizan, Stella Rossa e Vojvodina al prossimo campionato. A Zagabria si riuniscono il segretario generale Marko Stefanović, il direttore tecnico Darko Udovičić ed il presidente della commissione internazionale Đorđe Perišić in rappresentanza dei serbi e gli ex campioni Perica Bukić, Milivoje Bebič e Tomislav Paškvalin come delegati della Jadranska Liga. Entrambe le parti fiutano l’affare: con l’ingresso di tre nuove squadre di indiscutibile valore il campionato ne gioverebbe in termini di spettacolo. Con conseguente aumento di pubblico e, possibilmente, di sponsorizzazioni. Non solo: si tratterebbe di una riunificazione – seppur non riconosciuta in ambito politico – di gran parte della vecchia Jugoslavia. E non può non balzare alla mente quanto accadde nel 1991, quando la nazionale maschile vinse i Mondiali di Perth e, qualche mese dopo, agli Europei di Atene dovette rinunciare ai suoi giocatori croati e sloveni: le rispettive federazioni sportive avevano infatti impedito ai loro atleti di gareggiare in qualsiasi competizione sotto la bandiera jugoslava.

Il nodo da sciogliere è quello economico: portare la Lega Adriatica a sedici squadre comporta un aumento delle partite da giocare e, soprattutto, dei costi. Ma a Zagabria non sembrano sussistere motivi per impedire l’apertura della Jadranska anche ai club serbi. La pallanuoto europea può crescere e salire ulteriormente alla ribalta. E, forse, anche ricucire qualche strappo nella rattoppata terra dei Balcani.

LA PALLANUOTO PIANGE FRANCESCO E NICOLÒ

Premessa: questa rubrica nasce con l’intento di parlare di tutto quanto ruota attorno alla pallanuoto. Di tutto quello che accade nella immaginaria Waterpolis, città-stato dello sport di squadra presente da più tempo ai Giochi Olimpici. Oggi, eccezionalmente – ma ce lo saremmo risparmiati volentieri – Waterpolis tratta di cronaca nera per parlare di pallanuoto: difficile fare diversamente dopo il tragico incidente  in cui hanno perso la vita due pallanotisti poco più che ventenni. Si chiamavano Francesco Damonte e Nicolò Morena e giocavano nella Pallanuoto Bergamo, in Serie A2.

L’incidente si è verificato nella notte tra sabato 5 e domenica 6 marzo, poco prima della 5, sull’autostrada A4 nel tratto tra Ospitaletto e Rovato: tutto nasce da uno scontro tra una Fiat Panda, guidata da un 56enne di Peschiera Borromeo, ed un autoarticolato con un camionista sloveno alla guida. Il tir tampona l’utilitaria e si ferma in prima corsia, l’altro mezzo finisce fuori strada ma il conducente riporta solo delle lievi ferite. Nel frattempo sopraggiunge una Fiat Stilo: al volante c’è un ragazzo di 24 anni di Strezzano, insieme a due suoi amici. Sono Francesco Damonte e Nicolò Morena: entrambi liguri, entrambi di proprietà della Rari Nantes Savona, giocano in prestito alla Pallanuoto Bergamo. Poche ore prima hanno vinto una partita di campionato a Vigevano.

La Fiat Stilo va a sbattere contro il tir e si ribalta, finendo in terza corsia: il ragazzo alla guida riesce a venirne fuori e a salvarsi, Damonte e Morena muoiono purtroppo sul colpo. Non è finita: transitano anche due Alfa Romeo che urtano i detriti dei precedenti schianti e, successivamente, arriva un’Audi A4 che colpisce la Stilo. Il conducente, un 24enne di Palosco, se la cava solo con qualche lieve ferita, mentre il passeggero al suo fianco, un uomo di 38 anni, ne esce con una prognosi di 40 giorni.

La notizia ha commosso il mondo della pallanuoto, soprattutto il presidente della società bergamasca Dario Pagani (“Due veri sportivi, seri e brillanti: si allenavano tutta la settimana, studiavano con ottimo profitto all’università, qualche volta andavano a ballare”) e Claudio Mistrangelo, che li aveva allenati a Savona (“Erano due ragazzi davvero in gamba, due vere promesse della pallanuoto”). I funerali si sono svolti nelle rispettive città, a Mallare in Valbormida quello di Morena e ad Arenzano quello di Bamonte: la famiglia di Morena ha invitato i presenti a non fare offerte, ma a devolvere il denaro all’Associazione Vittime della Strada. Intanto sia il conducente della Stilo che quello dell’Audi A4 sono risultati positivi al test etilometrico, con il secondo positivo anche al drug-test.

(Nota: non c’è molto da aggiungere, se non che fa piangere il cuore sapere che due giovani ragazzi, ancor prima che pallanotisti, sono morti poco più che ventenni. E fa male sapere che sono  le vittime dell’ennesimo, tragico incidente stradale del sabato sera, forse il modo più assurdo per lasciare questo mondo. Da parte della redazione le più sentite condoglianze ai familiari coinvolti).

(PRO)FUMO DI LONDRA 2012

Iniziano i lavori alla piscina che ospiterà il torneo olimpico di pallanuoto, per il quale è già pronto il calendario.

I prossimi Giochi Olimpici, nella pallanuoto, segneranno un gradito ritorno: la Gran Bretagna. Vincitrice di ben quattro ori nelle prime cinque edizioni – ma nel 1904, a Saint Louis, si sfidarono appena tre squadre statunitensi -, la nazionale del Regno Unito da oltre cinquanta anni è sparita dalle competizioni a cinque cerchi. Con l’affidamento a Londra dei trentesimi Giochi, i britannici parteciperanno di diritto e, così, avranno modo di celebrare questo ritorno di fronte ai propri concittadini. Un evento memorabile, per il quale sembra ormai tutto pronto.

Gli stormi di rondini in volo sopra il Big Ben annunceranno l’arrivo della primavera e, soprattutto, l’inizio dei lavori alla piscina che ospiterà i due tornei della pallanuoto, uno dei pochi impianti che devono essere ancora costruiti. Lo scorso gennaio è stata annunciata la firma dei contratti per il via libera alla realizzazione – che inizierà proprio questo mese – dell’avveniristica Water Polo Arena: dalla struttura cuneiforme e con un tetto dalle tonalità argentate in plastica riciclabile, è un impianto che verrà sistemato di fianco allo stadio Olimpico ed all’Aquatics Centre. Lunga 37 metri e larga 21, con una profondità di 2 metri, la Water Polo Arena verrà dotata anche di una vasca più piccola per il riscaldamento e sarà in grado di ospitare 5mila spettatori. Una volta terminati i Giochi di Londra, la piscina verrà smantellata: alcuni elementi, come i cuscinetti in PVC senza ftalati impiegati per il tetto, saranno però riutilizzati, in modo da ridurre gli sprechi.

Intanto, nell’attesa che la Water Polo Arena veda la luce, è già stato preparato il calendario del torneo maschile e di quello femminile: quest’ultimo segnerà il debutto assoluto ai Giochi Olimpici della pallanuoto britannica in rosa. I tempi, innanzitutto: gli uomini scenderanno in acqua a partire dal 29 luglio, il giorno successivo inizieranno anche le donne mentre la conclusione è programmata per l’11 agosto, con la finalissima del torneo maschile. La formula è la stessa di Europei e Mondiali: dodici le nazionali in gara tra gli uomini, otto invece tra le donne. Già stabiliti, infine, anche i costi dei biglietti: prezzi invariati dai gironi eliminatori fino ai quarti di finale (da 20 a 65 sterline), si sale vertiginosamente per semifinali e finali di consolazione (da 30 a 95 sterline). Manco a dirlo, i costi maggiori riguardando i biglietti per le partite che assegneranno le medaglie, seguite poi dalla cerimonia di premiazione: i più economici costano 65 sterline, quelli da prima fila arrivano a quota 185.

Fatta la forma, adesso non resta altro che riempirla con due tornei sostanziosi.

VIVE LA GRÈVE!

Incredibile in Francia: mancano gli arbitri e le squadre scioperano. Risultato: campionati fermi da un mese.

Probabilmente Nicolas Sarkozy ha avuto – ed avrà – ben altri scioperi di cui preoccuparsi, come quelli generali seguiti alla contestata riforma delle pensioni. Eppure anche nel mondo dello sport transalpino c’è chi ha deciso di incrociare le braccia, come i giocatori dei campionati maschili e femminili di pallanuoto, fermi da oltre un mese. E, soprattutto, senza uno spiraglio che faccia pensare ad un’immediata ripresa.

Tutto nasce da una serie di agitazioni interne al collegio arbitrale della FFN, la Federnuoto francese: da oltre un anno e mezzo i direttori di gara lamentano una serie di problematiche ed alla prima pagina dei loro cahiers de doléances figurano la drastica riduzione degli stipendi e dei rimborsi spesa (60 euro per pernottamento, trasporti e pasti). La FFN prova a risolvere la situazione istituendo una sorta di sotto-commissione degli arbitri, presieduta da una figura di tutto rispetto come Patrick Clémençon. Ma il caos non si placa: alcuni direttori di gara non si presentano agli incontri. Il regolamento prevede che le squadre provvedano a reperire i sostituti, da pescare però dalle categorie inferiori. E allora ecco che le società non ci stanno e decidono di scioperare.

“Un conflitto all’interno del collegio arbitrale della Federazione Francese  non consente che gli incontri dei più importanti campionati maschili e femminili possano avvenire in condizioni normali – scrive in una nota Marc Crousillat, presidente dell’ACWF, l’associazione dei club pallanotistici d’Oltralpe – così per motivi di sicurezza, ma anche di etica sportiva, il comitato della pallanuoto e la maggior parte delle società dei campionati di cui sopra (dieci su dieci in Élite, dieci su undici in N1 e sei in sette N1 femminile) ha preso, a malincuore, la decisione di interrompere il campionato fino a quando una non verrà trovata una soluzione”. Mai successo qualcosa di simile in uno sport che in Francia vanta una tradizione di lunghi anni. Anzi: qui la pallanuoto si pratica da oltre un secolo ed i transalpini, almeno agli albori dei Giochi Olimpici, erano una delle nazionali più agguerrite.

E così tutti i campionati nazionali sono fermi da esattamente un mese: è, infatti, a partire dallo scorso 22 gennaio che le società hanno scelto la linea dura. “In diverse occasioni – prosegue Crouisillat – l’ACWF ha chiesto al presidente della Federazione di organizzare una riunione d’emergenza per trovare una soluzione a questo conflitto che ha paralizzato l’intera disciplina. I nostri tre delegati, che rappresentano la voce di oltre l’80% della pallanuoto francese (11 000 affiliati), non hanno purtroppo ricevuto alcuna risposta positiva finora. La famiglia della pallanuoto sente poco il sostegno di una Federazione di cui ha fatto parte fin da subito e che ha ottenuto la sua prima medaglia d’oro olimpica nel 1924 a Parigi. Sabato 5 febbraio 2011 la Federazione non è stata in grado, per la seconda volta consecutiva, di garantire la presenza di quasi tutti gli arbitri per le partite. In queste condizioni, e per evitare il rischio di incidenti, i presidenti di club hanno preferito interrompere le gare”. Insomma, senza arbitri all’altezza della situazione, non si gioca.

Una possibile svolta potrebbe arrivare sabato, quando il presidente federale Francis Luyce incontrerà i presidenti dei club per trovare una via di uscita. E, intanto, sono stati coinvolti nella diatriba anche il Ministero dello Sport ed il Comitato Nazionale Olimpico francese. La speranza è che, una volta tanto, le sempre evocate tavole rotonde portino ad un risultato concreto. In caso contrario, l’ipotesi del ricorso alle vie legali è tutt’altro che remota. Con il rischio che, ancor prima che un vincitore della causa, ci sia un perdente già stabilito: la pallanuoto.