NUMERO 4 – MAGGIO 2011


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L’Editoriale

Occhi a mandorla

È così che noi occidentali siamo avvezzi ad identificare quanti provengono dall’Estremo Oriente: occhi a mandorla. Per noi è il tratto dominante della loro fisionomia. Talmente dominante che non sapremmo distinguere un coreano da un giapponese. Da bambini, poi, ci divertivamo a portare i polpastrelli delle dita sulla coda dell’occhio e a spingerla verso le tempie, simulando a mo’ di scherno l’occhio a mandorla. E ci chiedevamo: ma come faranno ad osservare il mondo, da quelle fessure così strette? Invece non ci siamo resi conto che i ciechi siamo noi. Noi che sottovalutiamo le potenzialità dei dragoni asiatici, che facciamo finta di non capire che un domani, probabilmente, dovremo fare i conti (anche) con loro.

E l’Estremo Oriente è uno dei principali protagonisti di questo numero, anche alla luce dei recenti avvenimenti. Si parla di calcio e di Giappone, ad esempio, non fosse altro che per il fatto che il massimo campionato è stato fermo per più di un mese a causa del terremoto dell’11 marzo. Ma ne parliamo a modo nostro, senza ricorrere a toni tragici o retorici, raccontando semmai la storia e l’evoluzione del calcio in un paese, come quello del Sol Levante, che solo negli ultimi venti anni si è lasciato davvero contagiare dalla magia del pallone. In aggiunta, trovate la presentazione della nuova stagione agonistica. Si parla, poi, anche del campionato della Corea del Sud e del difficilissimo processo di riunificazione con il Nord: Pianeta Sport propone, con un’appendice statistica, il resoconto dei confronti diretti tra le nazionali dei due paesi, molti dei quali giocati proprio con l’intento di favorire la distensione tra P’yŏngyang e Seul e di arrivare alla cancellazione della linea di demarcazione in prossimità del 38° parallelo. Il nostro viaggio ideale prosegue verso Occidente e, in particolare, verso l’Asia Centrale. Ci fermiamo in Afghanistan, dove è ancora in corso una guerra senza via d’uscita. Ma anche dove gli Stati Uniti, a fatica, stanno provando a costruire qualcosa affidandosi al più improbabile degli sport che vengono in mente pensando all’Afghanistan: la pallanuoto.

L’altro capo del nostro viaggio ideale è la zona compresa tra il nord Africa e il medio Oriente, sconvolto negli ultimi mesi dalla cosiddetta Primavera Araba che ha visto migliaia di cittadini di regimi ultradecennali e fortemente autoritari scendere in piazza e chiedere un cambiamento, mlgliori condizioni di vita e aperture democratiche. Gran parte delle persone scese in piazza da Tunisi a Tripoli, da Algeri al Cairo, dallo Yemen a Teheran erano tifosi di calcio, e il pallone rotondo si è rivelato, oltre a un grande catalizzatore di passioni e tensioni, un protagonista di cui è necessario tenere conto nello scenario dei sollevamenti popolari del mondo arabo. Come già era successo in Ungheria, in ex Jugoslavia, in Iran, lo sport ha dato modo a sentimenti collettivi repressi di prendere forma, e rimane un importante termometro per comprendere e interpretare determinate situazioni. “La Rivoluzione non sarà trasmessa in TV”, recita un famoso slogan mutuato da una poesia di Gil Scott-Heron. Se dovesse esserlo, noi continuiamo ad immaginarcela sotto forma di diretta dallo stadio.

NUMERO 3 – FEBBRAIO 2011


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L’Editoriale

Anno nuovo…

… vita nuova. Non per Pianeta Sport, però. Anche per il primo numero del 2011, infatti, continuiamo a dividerci tra attualità, dossier speciali e qualche tuffo nel passato. Un nu-mero dove il calcio gioca un ruolo da protagonista, indubbiamente. Eppure la copertina è tutta per il cricket, nel segno della nostra politica volta a valorizzare e parlare degli sport più bistrattati: le prime pagine della rivista sono dedicate alla salvezza ottenuta dagli azzurri nella World Cricket League. Ad un rapido sguardo sembrerebbe una notizia priva di appeal. E invece il mantenimento della categoria è da considerarsi un grandis-simo traguardo per tutto il movimento italiano del cricket e per una nazionale fatta di immigrati e figli di emigranti.

Febbraio è il mese in cui si svolgeranno due importanti appuntamenti. Entrambi per giovani promesse dello sport, entrambi a Viareggio. Il primo in ordine di tempo sarà la Coppa Carnevale di nuoto, giunta alla sua 34a edizione: i principali campioni italiani de-gli ultimi venti anni sono passati da qua, ma avrete modo di scoprire come anche la le-gione straniera sia ricca di nomi di grido. Ben più vecchio e seguito è invece il Torneo di Viareggio, da tre anni a questa parte ribattezzato Viareggio Cup: nonostante la crisi economica saranno ancora presenti quarantotto squadre. Su entrambe le manifesta-zioni è stata, comunque, fatta una scelta precisa: il fatto che si disputino proprio a feb-braio è stato in realtà un pretesto per raccontare la loro genesi, il loro sviluppo. E, so-prattutto, la loro straordinaria capacità di raccontare storie personali e di lanciare se-gnali di distensione, specie negli anni della Guerra Fredda.

Già, la Guerra Fredda: vi siete mai chiesti che fine abbia fatto lo sport dell’Unione So-vietica? In questo numero dedichiamo un’ampia panoramica ai campionati di calcio di numerosi stati che facevano parte della galassia socialista: dalla Prem’er Liga russa alle meno note leghe di Armenia, Bielorussia e Kazakistan, passando per le curiosità dei campionati dell’Asia Minore, in cui il calcio si mescola a una situazione politica fatta di instabilità, rivolte popolari e del capitalismo rudimentale dei nuovi oligarchi dell’Est. Si parlerà estensivamente anche dell’esperienza olimpica dell’Unione Sovietica, della squadra unificata che disputò i Giochi di Barcelona nel 1992 e del destino a cinque cer-chi delle repubbliche un tempo riunite sotto la falce ed il martello.

E sempre rimanendo nell’orbita del blocco orientale, abbiamo dedicato allo Zenit San Pietroburgo una retrospettiva storica. Una ricostruzione del calcio nella vecchia Lenin-grado quando le repubbliche socialiste erano ancora unite sotto una sola bandiera, quando l’esplosione di Aršavin e Pavljučenko ed i trionfi europei erano un’ipotesi più fu-turistica che futuribile. Quel che resta intatto, naturalmente, è il rapporto tra calcio e società, tra calcio e potere: un binomio decisamente di attualità da quando il pallone i-nizia ad attirare un numero crescente di tycoon. L’auspicio, allora, è che da oggi guar-diate con occhio diverso questi campionati. Non fermandovi solamente alle abbondanti nevicate e alle temperature polari che accompagnano ogni incontro a quelle latitudini.

NUMERO 2 – NOVEMBRE 2010


L’Editoriale

Non di solo calcio…

Finita la Coppa del Mondo non abbiamo avuto nemmeno un minuto per respirare: subito l’attenzione si è spostata sull’inizio dei campionati nazionali più importanti, sulle prime gare di qualificazione a Euro 2012, sugli esordi di Prandelli sulla panchina azzurra e sugli incidenti causati a Genova dagli ultrà nazionalisti serbi. Un evento che ha sottolineato ancora una volta l’inadeguatezza dei media italiani nel dare chiavi di lettura a avvenimenti del genere, vedasi il saluto cetnico scambiato per un banale gesto di “tre a zero a tavolino”. Il giornalista dell’Avvenire Andrea Varacalli, esperto di Troubles nordirlandesi e accreditato a Belfast per assistere alla gara tra Irlanda del Nord e Italia, ha testimoniato il quasi completo disinteresse da parte degli azzurri verso la realtà che li ospitava, con la sola eccezione di Chiellini, rimasto colpito dal cartello Red card for sectarianism nel tunnel che portava sul prato del Windsor Park. Lo stesso quotidiano ha dedicato un articolo alla mortalità scolastica dei giovani calciatori italiani, che si perdono per strada alla ricerca di un’affermazione che può non arrivare.

Sport e ignoranza, insomma, è un binomio che in Italia va forte, mentre all’estero ormai si è abituati quotidianamente a riflettere sulle storie che stanno “dietro” alla disciplina sportiva. Differente cultura e approccio letterario, volto a riflettere su quanto il gioco sia inserito nella vita reale di un paese o di una comunità, andando a influenzare e ad essere influenzato da temi quali identità e nazionalismo, migrazioni e cittadinanza, potere e totalitarismo, egemonia internazionale e propaganda. E ovviamente, volto a ricercare le storie umane, individuali o collettive, che stanno dietro al mero evento sportivo: una tendenza opposta a quella in cui lo sportivo professionista è una figura appiattita, fatta di veline, festini, capricci e superbia.

Da parte nostra, vorremmo smentire questo stereotipo andando a volgere il nostro sguardo sulle storie che stanno in ombra. Riflettendo sui grandi temi che lo sport porta con sé (proponendovi ad esempio un punto di vista sulla questione della nazionalità sportiva, come anche uno sulla crisi, finanziaria e d’immagine, della pallanuoto), sulle straordinarie storie di vita di alcuni sportivi, su come si trasforma lo sport sotto un regime (si parla di calcio e Germania Est), sul calcio di cui non si parla praticamente mai (abbiamo dedicato un lungo speciale ai campionati scandinavi e baltici) e infine sugli sport che in Italia definiamo minori, con la nostra solita attenzione per le vicende dei pionieri di alcune discipline, per ora recepite solamente come “stramberie”.

Abbiamo deciso quindi di dare largo spazio all’Aussie rules – disciplina appena importata nello Stivale e che sta vivendo un momento cruciale della sua crescita, visto che l’Italia ha ospitato per la prima volta una competizione internazionale e che si stanno aprendo prospettive importanti per la nazionale , al cricket – con un resoconto della stagione nazionale da poco terminata , alle competizioni europee di pallanuoto e alle regole basilari del lacrosse. Sperando che possa servire ad affrancare la concezione di sport dall’ignoranza di tanti stereotipi.

NUMERO 1 – AGOSTO 2010

L’Editoriale

L’Estate sta finendo

… e un anno se ne va. Cantavano i Righeira. E con l’estate molte discipline hanno vissuto il loro momento d’oro e sono agli sgoccioli della stagione mentre altre ripartono per unanno denso di emozioni. In questo numero 1 di Pianeta Sport vi proponiamo, a modo nostro, una rilettura di quanto questa estate ha proposto e gettiamo una sguardo sul futuro, sui campionati che partono, sui grandi appuntamenti che ci attendono nei prossimi mesi, primo tra tutti il Campionato Mondiale di Pallavolo Maschile che a fine settembre coinvolgerà tutta la Penisola.

A modo nostro, dicevamo, perchè l’occhio è sempre attento al costume, alla storia, ai legami dello sport, in tutte le sue declinazioni, con la società. E’ con questo spirito che siamo andati ad analizzare la geografia dello sport di squadra in Italia: ne è uscito uno studio dalle mille chiavi di lettura che è uno dei pezzi forti del numero 1. Chi ama la storia e il costume troverà una interessantissima lettura dell’evoluzione del Rugby nell’area sovietica prima e dopo la caduta del Muro o un tuffo nell’Italia degli anni Settanta e Ottanta con la favola del Gabbiano d’Argento e il pazzo calciomercato nei saloni dell’Hotel Gallia.

La strada che stiamo disegnando vuole rivolgere una particolare attenzione agli sport in via diffusione, discipline dove i pionieri del XXI secolo stanno cercando di evangelizzare gli appassionati italiani; e allora spazio ad Aussie Rules, Lacrosse, Cricket e Canoa Polo. Andiamo alla scoperta di queste nuove realtà e cerchiamo di fornire tutte le informazioni per permettere un avvicinamento senza pregiudizi e senza falsi snobismi.

Scommettiamo che a qualsiasi categoria di lettore voi apparteniate – sportivi incalliti, occasionali, digiuni – riuscirete a trovare almeno una pagina stimolante, una storia da approfondire, un’ora d’aria nel caos dello sport urlato?

NUMERO 0 – GIUGNO 2010


L’Editoriale

Notti Tragiche

Un mese. Per un mese intero non sentirete parlare di nulla, al di fuori della Coppa del Mondo di calcio che si terrà in Sudafrica. Sarete assediati, invasi, da quotidiani rosa aperti. Da programmi che faranno a pezzi il capello su qualsiasi azione, dichiarazione, respiro e supposto pensiero di quegli uomini sudati in braghette. Da sessanta milioni di tecnici, perchè si sa che la nazionale italiana potrebbe giocare in sessanta milioni di modi diversi. Da immagini agonizzantemente lente e angosciosamente ripetute da ogni angolazione che cercano di stabilire la liceità o meno di ogni decisione dell’arbitro. Da clacson tonanti a ogni passaggio del turno (potete sempre mantenere viva la speranza pregando che i non rosei pronostici sulla campagna mondiale degli azzurri si rivelino azzeccati), da bandiere e canti d’inno che il 2 giugno erano rimasti a marcire in cantina. Dai ricordi più gloriosi e ingloriosi di quattro, otto, dodici, ottant’anni fa: dalla testata a Materazzi agli occhi spalancati di Schillaci, da Roberto Baggio a testa bassa dopo il rigore sbagliato al triplice “Campioni del Mondo!” di Nando Martellini, dalle due inaspettate batoste contro le Coree targate 1966 e 2002 alla “partita del secolo”, il 43
contro la Germania Ovest del 1970.

Questa guida è pensata per entrambi i popoli in cui si dividerà l’Italia in questo mese: quelli che dalla fine dell’Europeo 2008 avevano cerchiato la data dell’11 giugno 2010 sul calendario e quelli che invece se ne sono accorti tardivamente e con orrore, e non hanno preso contromisure alla prepotente invasione di calcio che subiranno nel prossimo mese.

Per i primi abbiamo un numero ricco di informazioni, con la presentazione di quest’edizione della Coppa del Mondo, di tutte le squadre e dei protagonisti che daranno vita al torneo. Ci sono le rose complete e definitive annunciate il primo giugno, c’è il calendario per chi vorrà seguire la manifestazione costantemente, ci sono le presentazioni degli stati e la lista completa degli arbitri, oltre ad una lunga retrospettiva sulle edizioni passate.

Per il secondo popolo, quello degli insofferenti che, loro malgrado, non potranno fare altro che sentir parlare di calcio per un mese, c’è tutta una serie di storie che dimostrano che tante volte il calcio (e lo sport in generale) non è solo calci a una palla e calzoncini. Una serie di spunti di riflessione di come quel pallone rotondo possa pesare sulla storia e la vita di una nazione intera. Fate così: stampatela o, se avete un portatile, caricate la batteria e portatelo all’aperto, durante le partite dell’Italia. Sarà tutto calmo, una nazione sarà rintanata dietro alle persiane di fronte alla TV. Potrete immaginare la partita dall’alternarsi di urla e silenzi, e magari ascoltare la telecronaca che esce da una finestra lasciata aperta per via del caldo estivo. Godetevi quei novanta minuti di pace, e leggeteci.