ALMANACCO DI SUDAFRICA 2010: IL TRIONFO DELLA SPAGNA

Il trionfo della Spagna in 31 prime pagine dei quotidiani iberici di oggi.

La storia essenziale della Coppa del Mondo di Sudafrica 2010 raccontata, giorno dopo giorno, partita dopo partita, attraverso i tabellini e le reazioni della stampa delle nazioni in campo: una carrellata di prime pagine che fornisce uno spaccato di cultura sportiva, emozioni, tecnica giornalistica e non, design editoriale che permette di costruire un racconto non convenzionale della Coppa del Mondo 2010.


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Massimo Brignolo

ALMANACCO DI SUDAFRICA 2010: 11 LUGLIO

La storia essenziale della Coppa del Mondo di Sudafrica 2010 raccontata, giorno dopo giorno, partita dopo partita, attraverso i tabellini e le reazioni della stampa delle nazioni in campo: una carrellata di prime pagine che fornisce uno spaccato di cultura sportiva, emozioni, tecnica giornalistica e non, design editoriale che permette di costruire un racconto non convenzionale della Coppa del Mondo 2010.

SPAGNA – OLANDA 1-0 (0-0, 0-0) dts

SPAGNA: Casillas (c), Ramos, Piqué, Puyol, Capdevila, Busquets, Iniesta, Xavi Hernández, Xabi Alonso (87′ Fabregas), Pedro (59′ Navas), Villa (106′ Torres).

OLANDA: Stekelenburg, van der Wiel, Heitinga, Mathijsen, van Bronckhorst (105′ Braafheid), van Bommel, De Jong (97′ van der Vaart), Robben, Sneijder, Kuyt (70′ Elia)

ARBITRO: Webb (ENG)

GOL: 116′ Iniesta (SPA)

NOTE:Espulso Heitinga per doppia ammonizione al 109′ Ammoniti Van Persie, Puyol, Van Bommel, Sergio Ramos, De Jong, Van Bronckhorst, Heitinga, Capdevila, Robben, Van der Wiel, Mathijsen, Iniesta, Xavi

La Vanguardia
Trouw
Volkskrant
Marca

Massimo Brignolo

DEL BOSQUE: “RISCHIATO DI PERDERE MA SIAMO CAMPIONI DEL MONDO”

Iniesta omaggia Dani Jarque“Innanzitutto, complimenti all’Olanda. Perché non ci ha permesso di giocare con tranquillità”. Vicente Del Bosque è il primo a presentarsi in sala stampa, ai microfoni dei giornalisti. E, naturalmente, se la ride sotto i baffi. “Quando Robben ha fallito quell’occasione nel secondo tempo, ho capito che ce l’avremmo fatta. E, quando è entrato Fabregas, la partita è cambiata: abbiamo dato più profondità alle nostre azioni e abbiamo avuto le occasioni migliori, anche con Ramos e Villa. Abbiamo persino rischiato di perdere, è vero, ma questo è il calcio. E comunque, siamo campioni del mondo”. Il tecnico iberico si toglie qualche sassolino dalle scarpe: in patria, quando lo cacciarono dal Real Madrid, dissero che era un tassista che non era in grado di guidare una Ferrari. E anche in tempi di Mondiale gli contestavano la scelta di giocare con il doppio mediano, sacrificando Fabregas in panchina. “Mi vengono in mente tante persone a cui dedicare questa vittoria, ma me le tengo per me”. Nell’epopea del colonialismo, la Spagna conquistà Sud America e Filippine, ma non l’Africa: chissà, da stasera il nome di Del Bosque potrebbe figurare sui libri di storia a fianco di quelli di Cortés e Pizarro.

Subito dopo il gol decisivo, Iniesta si è tolto la maglia da gioco ed ha mostrato una t-shirt: “Dani Jarque siempre con nosotros”, Dani Jarque sempre con noi. Jarque era un giocatore dell’Espanyol, l’altra squadra di Barcellona, morto lo scorso 8 agosto a Coverciano per un infarto. Il dolore e la vittoria uniscono le due metà della città catalana. “Incredibile, non ci sono parole, una gioia immensa: dopo il gol ho pensato alla mia famiglia e a tutti quelli che amo. Partita durissima, ma abbiamo meritato”.

Tre finali, tre sconfitte: la Coppa del Mondo sembra proprio maledetta per l’Olanda. Bert van Marwijk è andato vicino a far meglio di Rinus Michels, il profeta del calcio totale: “Alla vigilia nessuno si aspettava che arrivassimo in finale, ancora qualche minuto e saremmo addirittura andati ai rigori. Abbiamo avuto una grandissima occasione con Robben: non ne ho la certezza, ma se avesse segnato forse avremmo vinto noi il Mondiale. Volevamo vincere la Coppa, avremmo potuto farcela”. Amara quanto precisa l’analisi del capitano van Bronckhorst: “La Spagna ha iniziato meglio rispetto a noi, la partita poi è stata molto aperta e con occasioni da entrambe le parti: le migliori, però, sono capitate a noi”. L’Olanda si congeda dal Mondiale con due immagini, una bella, l’altra meno. Nonostante la delusione e la rabbia nei confronti del direttore di gara, i giocatori hanno stretto la mano agli spagnoli a fine partita, dando vita ad un terzo tempo che nel calcio, soprattutto in simili occasioni, è sempre più una rarità. Ma le telecamere hanno pizzicato anche van Marwijk che, ricevuta la medaglia d’argento, se l’è immediatamente tolta dal collo. Non certo il massimo della sportività.

Simone Pierotti

SPAGNA CAMPIONE!

SpagnL’eroe che non ti aspetti. Tutti a fantasticare sul duello tra Sneijder e Villa non solo per la Coppa del Mondo, ma anche per la classifica cannonieri e, probabilmente, pure per il Pallone d’oro. E invece, a decidere la finale di Sud Africa 2010 – e a regalare il primo Mondiale della sua storia alla Spagna – è stato Andrés Iniesta, onesto centrocampista del Barcellona. Lui, cresciuto nella cantera blaugrana, è il simbolo della vittoria di una certa filosofia di fare sport in Spagna, non solamente nel calcio: le affermazioni nel basket, nel ciclismo, nel tennis sono figlie di una politica improntata sui settori giovanili che, adesso, ha portato i suoi frutti. E così, con il quarto 1-0  consecutivo, la Spagna sale sul gradino più alto del podio. La Coppa del Mondo si rivela, invece, ancora una chimera per l’Olanda: tre
sconfitte in altrettante finali (1974, 1978 e adesso 2010). Proprio nel momento decisivo sono mancati i due uomini migliori, Robben e Sneijder. E ora chissà quando verrà spezzato il malvagio incantesimo

Si accendono i riflettori sulla finale: Nelson Mandela fa il giro d’onore nello stadio di Johannesburg ed è forse il momento più emozionante dell’intero Mondiale. Poi entrano le squadre: Del Bosque e van Marwijk schierano due formazioni identiche, affidandosi ad un solo attaccante – peraltro più di movimento che di peso – supportato da tre mezzepunte. Lo spagnolo lascia ancora in panchina Torres e dà fiducia a Pedro del Barcellona, l’olandese recupera van der Wiel e de Jong e può così mandare in campo l’undici ideale. Si intuisce fin da subito quale sarà il leit motiv della finale del primo Mondiale in terra africana: la Spagna offre qualche lampo di gioco, l’Olanda si limita ad impedire che gli iberici possano esprimersi al meglio, ricorrendo più volte alle maniere ruvide. La prima emozione la regala Sergio Ramos dopo quattro minuti, impegnando di testa Stekelenburg sugli sviluppi di una punizione: l’esterno difensivo del Real Madrid non disdegna qualche incursione offensiva ed impensierisce ancora la difesa in maglia arancione, costringendo Heitinga a rifugiarsi in angolo su un pericoloso tiro-cross. Sull’azione susseguente Villa calcia di prima intenzione di sinistro, ma colpisce solo la rete esterna, dando l’illusione del gol.

E l’Olanda? La risposta dell’undici di van Marwijk è tutta in una conclusione di Kuyt dalla distanza facile preda di Casillas, propiziata da una leggerezza di Busquets, e in una punizione telefonata di Sneijder. Il ct arancione sa che la forza della Spagna è soprattutto nelle eminenze grigie del suo centrocampo: così si spiegano i (pesanti) falli di Van Bommel e de Jong ai danni di Iniesta e Xabi Alonso, che sarebbero potuti essere sanzionati con l’espulsione diretta. Sembra il destino della Spagna, quello di ritrovarsi di fronte avversari che preferiscono affidarsi alla tattica del “non gioco”: era successo contro Portogallo e Paraguay, accade anche contro l’Olanda, aggressiva ed attendista. All’intervallo saranno tre i cartellini gialli sventolati da Webb agli olandesi: oltre ai due mediani viene ammonito pure van Persie. L’ultimo sussulto della prima frazione lo regalano Pedro (conclusione a lato dopo una buona percussione centrale) e Robben (sinistro sul primo palo, con Casillas che spedisce in angolo). Partita dura e con i nervi a fior di pelle, poco spettacolo in campo.

La ripresa inizia nella stessa, identica maniera: la Spagna attacca e crea (Capdevila cicca malamente la palla da ottima posizione), l’Olanda ricorre sistematicamente al fallo e così pure van Bronckhorst e Heitinga finiscono sul taccuino del direttore di gara. Al quarto d’ora Del Bosque si gioca la prima sostituzione, richiamando Pedro e rimpiazzandolo con il suo sostituto naturale Jesús Navas. Ma, paradossalmente, un minuto dopo l’Olanda confeziona l’occasione più nitida dell’incontro: Sneijder innesca magnificamente Robben che fugge verso la porta di Casillas e calcia di piatto, trovando però la deviazione decisiva di piede del capitano spagnolo. Una parata che vale quanto il gol di un attaccante. Passano pochi minuti e la chance capita alle Furie rosse con Navas che punta van Bronckhorst, entra in area e serve sulla sinistra Villa: il tiro da due passi, a botta sicura, viene alzato oltre la traversa da Heitinga che, di fatto, aveva servito il pallone sui piedi del neoattaccante del Barcellona. Nel frattempo anche van Marwijk cambia uomini ma non assetto, spedendo Elia al posto di Kuyt. Ancora brividi nel finale: Sergio Ramos, tutto solo nel cuore dell’area, non inquadra di testa su corner di Xavi, mentre Robben si divora nuovamente il gol del vantaggio con un’azione fotocopia, con Casillas ancora bravo a chiudergli la porta. Quando la partita si avvia verso i supplementari, Del Bosque decide che è il momento di Fabregas, in campo al posto di Xabi Alonso.

La proroga si apre subito con un episodio da moviola: serie di contrasti in area dell’Olanda, Heitinga colpisce in maniera scomposta su Xavi all’altezza del dischetto e i dubbi sulla regolarità del’intervento permangono. La stanchezza inizia a battere cassa e così le maglie delle due difese si aprono: Fabregas e Villa si ritrovano in superiorità numerica, il genietto dell’Arsenal pecca di egoismo, così come Pedro contro la Germania, ed anziché servire il compagno preferisce concludere, senza tuttavia trovare il raddoppio. Poco dopo, Mathijsen spedisce alto di testa, con Casillas uscito a vuoto, sugli sviluppi di un calcio piazzato. La porta di Stekelenburg sembra stregata: van Bronckhorst devia un diagonale di Navas che dà l’illusione del gol e strozza in gola l’urlo di gioia degli spagnoli. Frattanto van der Vaart rileva il condottiero de Jong, un cambio che van Marwijk aveva effettuato anche in semifinale: un’Olanda a trazione anteriore che, forse, inizia a preparare i suoi migliori tiratori in vista dei rigori. Iniziano i secondi quindici minuti di tempi supplementari e Del Bosque decide di dar fiducia al suo uomo fin qui più in ombra, Fernando Torres, togliendo un generoso Villa. Ma è Iniesta a decidere il Mondiale. Prima propizia la seconda ammonizione di Heitinga, regalando così alla Spagna la superiorità numerica per dieci minuti buoni. Poi segna il gol che qualsiasi calciatore sogna di marcare: cross di Torres respinto dalla difesa olandese, Fabregas riprende la palla e serve sulla destra il mediano del Barcellona che scaraventa in rete con un diagonale potente, evitando il ritorno di van der Vaart e trascinando la Spagna sulla vetta del mondo. Un anno fa il 26enne giocatore presentò il suo libro “Un año en el paraíso”. Adesso, forse, è il caso di aggiungere un nuovo capitolo.

Domenica 11 luglio 2010
SPAGNA – OLANDA 1-0 (0-0, 0-0) dts
Soccer City, Johannesburg

SPAGNA: Casillas (c), Ramos, Piqué, Puyol, Capdevila, Busquets, Iniesta, Xavi Hernández, Xabi Alonso (87′ Fabregas), Pedro (59′ Navas), Villa (106′ Torres).

OLANDA: Stekelenburg, van der Wiel, Heitinga, Mathijsen, van Bronckhorst (105′ Braafheid), van Bommel, De Jong (97′ van der Vaart), Robben, Sneijder, Kuyt (70′ Elia)

ARBITRO: Webb (ENG)

GOL: 116′ Iniesta (SPA)

NOTE:Espulso Heitinga per doppia ammonizione al 109′ Ammoniti Van Persie, Puyol, Van Bommel, Sergio Ramos, De Jong, Van Bronckhorst, Heitinga, Capdevila, Robben, Van der Wiel, Mathijsen, Iniesta, Xavi

Simone Pierotti

TOUR: AD AVORIAZ I PRIMI VERDETTI, SCHLECK C’E’, LANCE NO

Andy Schleck vince la prima vera tappa di montagna del Tour, mentre è notte fonda per Lance Armstrong. Maglia Gialla a Cadel Evans

Andy SchleckDopo l’antipasto di ieri, il Tour de France affronta nella tappa odierna il suo primo arrivo in salita: si giunge a Morzine-Avoriaz, sulla montagna che in passato ha visto trionfare gente come Lucien Van Impe, Bernard Hinault e Piotr Ugrumov, al termine di 189 km senza un metro di pianura, con due salite di quarta categoria, una di terza e il Col de la Ramaz (prima categoria), oltre all’ascesa finale.

Sin dai primissimi chilometri molti corridori cercano di portar via la fuga buona, ma oggi si fa più fatica rispetto agli altri giorni: infatti, nonostante alcune cadute nei primi chilometri (tra i corridori coinvolti anche Cadel Evans),  i primi attaccanti vengono ripresi immediatamente, e solamente nella discesa del Petit Joux, la prima asperità di giornata, sette atleti riescono a fare il vuoto. Il primo a partire è Mario Aerts (Omega Pharma-Lotto), esperto passista belga, già vincitore di una Freccia Vallone; lo seguono Imanol Erviti (Caisse d’Epargne), navarro già all’attacco nelle prime tappe; Koos Moerenhout (Rabobank), trentasettenne olandese campione nazionale nel 2007 e nel 2009; Christophe Riblon (Ag2r-La Mondiale), pistard francese; Benoit Vaugrenard (Française des Jeux), ventottenne passista-scalatore; e infine la coppia in forza alla Cofidis composta da Amaël Moinard e Sébastien Minard. Sulla Ramaz, quando il vantaggio dei fuggitivi si aggira ancora sui 3’30’’, restano davanti solo Moerenhout, Aerts e Moinard, mentre gli altri cedono di netto. E sul primo vero colle di questo Tour, c’è anche la prima vera sorpresa: infatti, Lance Armstrong (Team RadioShack), forse complice anche una dolorosa caduta poco prima dell’ascesa, si stacca dal gruppo di Contador, Basso e gli altri “big” di classifica, e, scortato fedelmente da Janez Brajkovic, perde svariati minuti e con essi le sue chance di vincere la sua ottava Grande Boucle.

Sull’ultima salita gli Astana fanno un ritmo infernale, riagganciando gli ultimi fuggitivi ai meno 5 grazie alle trenate di Tiralongo, Vinokourov e Navarro. Quando si sposta anche quest’ultimo,  pare che Contador sia prossimo all’attacco ma in realtà, per un paio di chilometri, ci sono solo tentativi poco decisi da parte di Gesink, ben rintuzzati dagli altri favoriti: si stacca solamente il britannico Bradley Wiggins, con lo stesso Basso che sembra più volte vicino a mollare, ma alla fine chiuderà con i migliori. Lo scatto decisivo, per quanto non possa ovviamente creare grandi distacchi, lo fanno Andy Schleck (Saxo Bank) e Samuel Sánchez (Euskaltel-Euskadi), che guadagnano una manciata di secondi sul gruppetto: il lussemburghese ha la meglio nello sprint a due, vincendo la sua prima tappa al Tour de France. Venticinque anni, già a podio sia al Giro che al Tour, il fratello di Frank sembra avere trovato la mentalità giusta per imporsi definitivamente a questi livelli, ma ovviamente saranno i Pirenei i giudici finali sulle sue possibilità. La maglia gialla, complice il crollo preventivato di Chavanel, passa sulle spalle del campione del mondo Cadel Evans. Per la cronaca, Armstrong arriva proprio insieme all’ormai ex leader della corsa, a quasi 12’ dal vincitore.

Domani la Grande Boucle godrà del primo giorno di riposo: si riprenderà martedì col traguardo a Saint Jean de Maurienne, dopo quattro salite molto impegnative, comunque lontane dalla conclusione.

Domenica 11 luglio 2010
Tour de France, ottava tappa
Station des Rousses – Morzine-Avoriaz (189 km)

ORDINE D’ARRIVO:

Ciclista Squadra Tempo
1. Andy SCHLECK Saxo Bank 4h54’11”
(media 38,5 km/h)
2. Samuel SÁNCHEZ
Euskaltel-Euskadi stesso tempo
3. Robert GESINK
Rabobank a 10″
4. Roman KREUZIGER
Liquigas-Doimo stesso tempo
5. Alberto CONTADOR Astana stesso tempo

9. Ivan BASSO Liquigas-Doimo stesso tempo

CLASSIFICA GENERALE:

Ciclista Squadra Tempo
1. Cadel EVANS
BMC 37h57’09”
2. Andy SCHLECK Saxo Bank a 20″
3. Alberto CONTADOR
Astana a 1’01”
13. Ivan BASSO
Liquigas Doimo a 2’41”

MAGLIA VERDE (punti):

Ciclista Squadra Punti
1. Thor HUSHOVD Cérvelo 118
2. Alessandro PETACCHI Lampre-Farnese Vini
114
3. Robbie MCEWEN
Team Katusha 105

MAGLIA A POIS (montagna):

Ciclista Squadra Punti
1. Jérôme PINEAU Quick Step 44
2. Sylvain CHAVANEL
Quick Step 36
3. Andy SCHLECK
Saxo Bank 30

MAGLIA BIANCA (giovani):

Ciclista Squadra Tempo
1. Andy SCHLECK
Saxo Bank 37h57’29”
2. Roman KREUZIGER
Liquigas Doimo a 1’25”
3. Robert GESINK
Rabobank a 2’17”

Marco Regazzoni