ALMANACCO DI SUDAFRICA 2010: 29 GIUGNO

La storia essenziale della Coppa del Mondo di Sudafrica 2010 raccontata, giorno dopo giorno, partita dopo partita, attraverso i tabellini e le reazioni della stampa delle nazioni in campo: una carrellata di prime pagine che fornisce uno spaccato di cultura sportiva, emozioni, tecnica giornalistica e non, design editoriale che permette di costruire un racconto non convenzionale della Coppa del Mondo 2010.



PARAGUAY-GIAPPONE 5-3 d.c.r. (0-0 dopo tempi regolamentari e supplementari)

Sequenza rigori Barreto (P) gol, Endo (G) gol; Barrios (P) gol, Hasebe (G) gol; Riveros (P) gol, Komano (G) traversa; Valdez (P) gol, Honda (G) gol; Cardozo (P) gol.

PARAGUAY (4-3-3) Villar; Bonet, Da Silva, Alcaraz, Morel; Vera, Ortigoza (dal 30’ s.t. Barreto), Riveros; Santa Cruz (dal 4’ p.t.s. Cardozo), Barrios, Benitez (dal 14’ s.t. Valdez). (D. Barreto, Bobadilla, Veron, Caceres, Torres, Caniza, Santana, Gamarra). All. Martino.

GIAPPONE (4-5-1) Kawashima; Komano, Nakazawa, Tanaka, Nagatomo; Matsui (dal 20’ s.t. Okazaki), Hasebe, Abe (dal 35’ s.t. K. Nakamura), Endo, Okubu (dal 1’ s.t.s. Tamada); Honda. (Narazaki, Kawaguchi, Uchida, Iwamasa, Konno, S. Nakamura, Inamoto, Yano, Morimoto). All. Okada.

ARBITRO De Bleeckere (Bel).

NOTE spettatori 36.742. Ammoniti Matsui, Nagatomo, Honda, Endo, Riveros. Recupero: 1’ p.t., 3’ s.t.

Ultima Hora



Sports Nippon

SPAGNA-PORTOGALLO 1-0 Primo tempo 0-0

MARCATORI Villa (S) al 18’ s.t.

SPAGNA (4-1-4-1) Casillas; Sergio Ramos, Piqué, Puyol, Capdevila; Busquets; Iniesta, Xavi, Xabi Alonso (dal 48’ s.t. Marchena), Villa (dal 43’ s.t. Pedro); Torres (dal 13’ Llorente). (Reina, Valdes, Albiol, Arbeloa, Jesus Navas, Silva, Fabregas, Javi Martinez, J. Mata) All. Del Bosque .

PORTOGALLO (4-3-3) Eduardo; Ricardo Costa, Ricardo Carvalho, Bruno Alves, Coentrao; Tiago, Pepe (dal 27’ Pedro Nendes), Raul Meireiles; Simao (dal 27’ s.t. Liedson), Hugo Almeida (dal 13’ Danny), C. Ronaldo. (Beto, Daniel Fernandes, Paulo Ferreira, Rolando, Duda, Miguel, Deco, Miguel Veloso) All. Queiroz .

ARBITRO Baldassi (Arg).

NOTE: espulso Ricardo Costa (rosso diretto) al 43’ .t. per gioco scorretto. Ammoniti Xabi Alonso (S), Tiago (P) per gioco scorretto. Spettatori 62.955. Angoli 6-3. Recuperi: 1’ p.t., 3’ s.t.

El Mundo Deportivo

A Bola


Massimo Brignolo

SPORT E SOCIETÀ: BLATTER Vs. SARKOZY

Ritornano all’ordine del giorno i sempre complessi rapporti tra calcio e politica.

Sepp Blatter“Impostori”, “egoisti”, “viziati”, questi sono stati gli aggettivi meno duri utilizzati dalla stampa d’oltralpe per accogliere il ritorno della nazionale francese dopo l’amara e prematura eliminazione dal Mondiale.

Sotto la guida del mai troppo amato Raymond Domenech, i Bleus erano atterrati in Sudafrica con lo spogliatoio già in ebollizione. Lo si era capito dalle polemiche di Gallas per la fascia da vicecapitano assegnata a Evra e dall’esclusione di Gourcuff imposta dai senatori nella partita contro il Messico. Proprio nell’intervallo di quella disastrosa partita però, la situazione è andata totalmente fuori controllo. Dopo che Domenech gli aveva comunicato che sarebbe stato sostituito, Nicolas Anelka ha risposto al suo tecnico insultandolo pesantemente. Il giorno seguente, la frase in questione: “Va te faire enculer, sale fils de pute” titolava la prima pagina de “l’Équipe” (il principale quotidiano sportivo nazionale) facendo da apripista alla successiva caccia alle streghe.

Mentre Anelka si preparava ad un mesto ritorno a casa imposto dalla Federazione (FFF), i giocatori per protesta indicevano uno sciopero rifiutandosi di allenarsi. Benché il comunicato fosse stato firmato congiuntamente da tutti i giocatori, l’immagine che usciva dal ritiro francese assomigliava a quella di un’armata Brancaleone alla deriva, visto che poche ore dopo il vicecapitano Evra si sarebbe presentato davanti ai giornalisti per chiedere la testa di una non ben identificata “spia” all’interno della squadra.

La brutta sconfitta nel match finale subita contro i padroni di casa ha contribuito ulteriormente ad esacerbare gli animi tanto da indurre i media a parlare di una vera e propria “catastrofe”.

Descrivendo la nazionale francese il giornalista filosofo Alain Finkielkraut ha affermato:

«Se questa squadra non rappresenta la Francia, ahimè, la riflette: con i suoi clan, le sue divisioni etniche e la sua persecuzione nei confronti del primo della classe, Yoann Gourcuff. Essa ci trasmette una terribile immagine di noi stessi ».

Rispetto alla composizione etnica degli “eroi del 1998”, i “Blanc, Bleck, Beur”, mancava però totalmente la componente nordafricana, considerata da Domenech “inaffidabile”. E così come in Italia continuiamo a lamentarci per l’assenza del trio Cassano, Balotelli, Miccoli anche i nostri cugini si chiedono il perché dell’assenza del trio d’origine magrebina: Benzema, Ben Arfa e Nasri.

È dal 1998,da quando la vittoria della Francia al Mondiale è stata usata strumentalmente per simboleggiare la forza del modello d’integrazione francese, multiculturale e multietnico, che il calcio e la nazionale sono diventati “molto più di un gioco”. Di fronte a una disfatta di tali proporzioni, che rischiava di debordare ben al di là dell’ambito calcistico, il governo francese è intervenuto con forza. Le minacce del ministro dello sport Roselyne Bachelot, che immediatamente dopo la sconfitta aveva affermato “Siamo molto scoraggiati, ora rientreremo a casa e tireremo tutti insieme le somme”, si sono ben presto tramutate in realtà.

Sarkozy, forte di una tradizione di intervento statale in materia sportiva che da Jules Ferry porta direttamente a Charles De Gaulle, ha fatto la voce grossa. La convocazione degli “stati generali del calcio francese”, così è stata chiamata dalla stampa la rivoluzione dei vertici del calcio imposta in questi giorni dal presidente francese Sarkozy, è cominciata con la convocazione all’Eliseo di capitan Thierry Henry ma c’è da scommettere che finirà per andare a incidere persino sull’organizzazione degli Europei del 2016 recentemente assegnati alla Francia.

Negli ultimi giorni il calcio in Francia è diventato talmente una questione di stato che, per ricevere Henry, Sarkozy ha dovuto annullare un incontro con le Ong francesi funzionale a preparare gli incontri del G8 e G20 che si stanno tenendo in questi giorni in Canada.

Valutato il fiasco del Bleus, le pressioni provenienti dalla società e dalla politica, il presidente della FFF Escalettes non ha potuto far altro che dare le proprie dimissioni e abbandonare il suo posto. Dimissioni considerati ineluttabili dal ministro dello sport Roselyne Bachelot. Ovviamente, e non poteva essere altrimenti, il blitz nel mondo del calcio delle istituzioni francesi ha scatenato la reazione delle opposizioni politiche ma ha finito anche per allarmare la Fifa.

Oggi Blatter ha tuonato contro il presidente francese Sarkozy:

«In Francia hanno creato un ‘affaire d’État’ con il calcio, ma il calcio deve rimanere nelle mani della federazione […] Il calcio francese può contare sulla Fifa in caso di interferenze politiche, anche quando queste raggiungono il livello presidenziale. Questo è un messaggio chiaro […] Aiuteremo la FFF ma se il problema non potrà essere risolto tramite consultazioni allora l’unica cosa da fare sarà sospendere la federazione».

Difficilmente si arriverà a questo muro contro muro tra governo francese e la Fifa. È altamente improbabile pensare che la FFF possa venir sospesa per ingerenza politica, tuttavia questo scontro verbale ci ricorda che il complesso rapporto fra sport e politica è tutt’altro che superato. Infatti non solo i regimi non democratici come l’Italia fascista, la Germania nazista o la Germania Est, ma anche le moderne e liberali democrazie come la Francia utilizzano lo sport anche per ragioni politiche.

Con l’avvento della commercializzazione, le grandi organizzazioni sportive internazionali come la Fifa e il Cio si sono rese economicamente indipendenti e avrebbero potenzialmente la forza di prendere le distanze da queste strumentalizzazioni politiche. Talvolta, come nel caso della Francia o, in maniera molto meno comprensibile, del Togo durante la coppa d’Africa, lo fanno, ma molto spesso, quando ciò avviene nel paese organizzatore di un determinato evento, preferiscono chiudere un occhio al fine di preservare l’organizzazione e il successo dell’evento stesso, evitando così di auto danneggiarsi.

Insomma, malgrado la retorica dello sport come sfera separata dalla politica questo binomio rimane assai solido, un’aporia irrisolvibile. Benché lo sport nazionale aspiri a raggiungere l’indipendenza totale dalla sfera politica, non potrà mai farlo fintanto che sarà dipendente da essa per quel che riguarda la propria sopravvivenza economica. Tutto ciò rende necessario un compromesso fra lo stato-nazione, la federazione nazionale e la federazione internazionale. Esattamente ciò che accadrà nei prossimi giorni fra governo francese, FFF e Fifa.

Nicola Sbetti

WIMBLEDON: ELIMINATA VENUS, STRADA SPIANATA PER SERENA

I quarti di finale di Wimbledon aprono la strada a Serena Williams mentre esce di scena la sorella Venus.

Venus Williams
AP Photo/Alastair Grant

Se non ci fosse l’erba, la club house con annessa terrazza e le tradizionali fragole con panna, il tabellone delle semifinali del torneo femminile di Wimbledon potrebbe essere facilmente scambiato per quello di un torneo di terza fascia del Tour. C’è Serena Williams, la numero uno al mondo, ma le tengono compagnia la numero 21, la numero 62 e la numero 82. Ma andiamo con ordine.

La sorpresa maggiore è arrivata proprio dalla numero 82 al mondo, la bulgara Tsvetana Pironkova che ha liquidato con un 6-2 6-3 che non lascia spazio a discussioni Venus Williams, negando la prevista finale in casa Williams. La bulgara ritroverà in semifinale la russa Zvonareva, testa di serie numero 21, che ha battuto per 3-6 6-4 6-2 la belga Kim Clijsters (n. 8). Si preannuncia una semifinale apertissima che porterà alla finale un underdog.

Mentre Serena Williams ha tenuto fede alla sua classifica sconfiggendo per 7-5 6-3 la cinese Li Na, numero nove del seeding, e raggiungendo la settima semifinale sull’erba londinese in undici partecipazioni il quarto di finale più combattuto è stato quello tra l’estone Kanepi, uscita dalle qualificazioni, e la ceca Kvitova. La Kanepi sfiora il colpaccio e nel corso dell’incontro ha ben 5 match point che non riesce a sfruttare – tre nel secondo set e due nel terzo – e si inchina alla fine alla ceca che vince 4-6 7-6 8-6. Qui, a meno di colpi di sole, la semifinale sembra scontata.


Massimo Brignolo

ALMANACCO DI SUDAFRICA 2010: 28 GIUGNO

La storia essenziale della Coppa del Mondo di Sudafrica 2010 raccontata, giorno dopo giorno, partita dopo partita, attraverso i tabellini e le reazioni della stampa delle nazioni in campo: una carrellata di prime pagine che fornisce uno spaccato di cultura sportiva, emozioni, tecnica giornalistica e non, design editoriale che permette di costruire un racconto non convenzionale della Coppa del Mondo 2010.



OLANDA-SLOVACCHIA 2-1 (Primo tempo 1-0)

MARCATORI: Robben (O) al 18′ p.t.; Sneijder (O) al 39′, Vittek (S) su rigore al 49′ s.t.

OLANDA (4-5-1): Stekelenburg; Van der Wiel, Heitinga, Mathijsen, Van Bronckhorst; Kuyt, Van Bommel, Sneijder (dal 45′ st Afellay), De Jong, Robben (dal 25′ st Elia); Van Persie (dal 34′ st Huntelaar). In panchina: Vorm, Boulahrouz, Ooijer, De Zeuuw, Braafheid, Schaars, Babel, Boschker, Van der Vaart. Allenatore: Van Marwijk

SLOVACCHIA (4-5-1): Mucha; Pekarik, Skrtel, Durica, Zabavnik (dal 41′ st Jakubko); Weiss, Stoch, Hamsik (dal 41′ st Sapara), Kucka, Jendrisek (dal 26′ st Kopunek); Vittek. In panchina: Pernis, Cech, Kozak, Sestak, Sapara, Holosko, Salata, Petras, Kuciak Allenatore: Weiss.

ARBITRO: Undiano (Spagna)

NOTE: Pomeriggio soleggiato, terreno in buone condizioni. Spettatori: 69.957. Angoli: 5-2 per l’Olanda. Ammoniti: Robben, Kucka, Kopunek, Skrtl, Stekelenburg per gioco scorretto. Recuperi 0′; 3′

De Telegraaf



Pravda


BRASILE-CILE 3-0 (primo tempo 2-0)

MARCATORI: Juan al 34’, Luis Fabiano al 38’ p.t.; Robinho al 14’ s.t.

BRASILE (4-3-1-2): Maicon, Lucio, Juan, Bastos; Daniel Alves, Gilberto Silva, Ramires; Kakà (dal 36’ s.t. Kleberson); Luis Fabiano (dal 30’ Nilmar), Robinho (dal 40’ Gilberto). (Gomes, Doni, Luisao. Thiago Silva, Josue, Grafite). All. Dunga.

CILE (3-4-3): Bravo; Jara, Fuentes, Contreras (dal 1’s.t. Tello); Isla (dal 16’ s.t. Millar), Carmona, Beausejour, Vidal; Sanchez, Suazo, Gonzalez (dal 1’ s.t. Valdivia). (Pinto, Marin, Fernandez, Orellana, Fierro, Paredes, Ponce, Estrada, Medel). All. Bielsa.

ARBITRO: Webb (Ing).

NOTE: spettatori 54.096. Ammoniti Kakà, Vidal, Ramires, Fuentes, Millar. Angoli 8-6. Recuperi 1’ p.t., 2′ s.t.

Campeao

La Nacion



Massimo Brignolo

BRASILE: AVANTI DI SLANCIO

Troppo forte il Brasile per una Roja decimata in difesa dalle squalifiche.

Brasile
Foto: Ansa.it

La prima sudamericana eliminata in un Mondiale come questo non poteva che arrivare da uno scontro diretto: il Cile di Bielsa saluta infatti la massima competizione per nazionali venendo sconfitto con un secco 3 a 0 dal Brasile di Dunga, che accede di slancio ai quarti di finale. La Roja è stata una delle poche note liete di questo Mondiale, tra i meno spettacolari dell’intera storia, probabilmente. I cileni hanno infatti messo in campo un gioco piuttosto piacevole, forti anche di una squadra che dalla cintola in su è dotata di talento notevole. Se solo fossero dotati allo stesso modo anche a livello difensivo sarebbero un outsider davvero pericoloso.

Proprio nel reparto arretrato, per altro, pagano anche una scarsezza di peso e centimetri che spesso può farsi sentire, come sull’1 a 0 segnato dal romanista Juan, liberissimo di svettare in area sugli sviluppi di un corner per sbloccare il risultato dopo poco più di mezz’ora. Fatto il primo, quindi, il Brasile decide di chiudere subito la partita, con Luis Fabiano che raddoppia nell’arco di tre minuti. Il tre a zero arriva invece dopo un quarto d’ora dall’inizio del secondo tempo, e pesa come un macigno sulla malcapitata Roja, che non può far altro che piegarsi al cospetto dei pentacampioni Verdeoro.

Brasile che avanza di slancio, come detto. Squadra molto quadrata quella costruita da Dunga, che, e fa molto senso dirlo, può contare su di una delle difese migliori al mondo (se non la migliore in assoluto di questo Mondiale) oltre che su un mix di talento (Robinho e Kakà su tutti) e cinismo (Luis Fabiano) da paura. Non è spettacolare come è lecito attendersi quando si guarda il Brasile, questa squadra, ma è proprio quel senso di compattezza tutta europea che lascia in chi guarda a fare paura. E visto che fuori dall’Europa non c’è mai stata squadra del Vecchio Continente capace di imporsi… che possa finire con l’essere Brasile – Argentina, per la prima volta nella storia del Mondiale, la finalissima che deciderà il successore dell’Italia come Campione del Mondo?

Lunedì 28 giugno 2010

BRASILE-CILE 3-0 (primo tempo 2-0)

MARCATORI: Juan al 34’, Luis Fabiano al 38’ p.t.; Robinho al 14’ s.t.

BRASILE: Maicon, Lucio, Juan, Bastos; Daniel Alves, Gilberto Silva, Ramires; Kakà (dal 36’ s.t. Kleberson); Luis Fabiano (dal 30’ Nilmar), Robinho (dal 40’ Gilberto). All. Dunga.

CILE : Bravo; Jara, Fuentes, Contreras (dal 1’s.t. Tello); Isla (dal 16’ s.t. Millar), Carmona, Beausejour, Vidal; Sanchez, Suazo, Gonzalez (dal 1’ s.t. Valdivia).  All. Bielsa.

ARBITRO: Webb (Ing).

NOTE: . Ammoniti Kakà, Vidal, Ramires, Fuentes, Millar.

Francesco Federico Pagani