Estate del 1948. Le prime elezioni che si sono svolte il 18 marzo di quello stesso anno in un clima arroventato tra fantasmi di cosacchi che abbeverano i cavalli in Piazza San Pietro e di servi del nemico a stelle e strisce hanno diviso l’Italia e la netta vittoria della Democrazia Cristiana ha portato alla guida del governo Alcide De Gasperi mentre Palmiro Togliatti, superando la sua base, in una responsabile scelta sulla via della normalizzazione della situazione ha accettato di guidare una opposizione accorta ed oculata. La situazione esplode nuovamente il 14 luglio quando Antonio Pallante, studente venticinquenne, esplode quattro colpi di pistola ferendo in modo grave il segretario del Partito Comunista. Alla notizia in tutta Italia partono manifestazioni spontanee che portano a gravi incidenti in molte città, la situazione sembra sfuggire di mano al governo. A Genova i dimostranti disarmano la polizia, a Torino sequestrano l’amministratore delegato della Fiat, Vittorio Valletta.
Le cronache narrano che Alcide De Gasperi, la sera del 14 luglio preoccupato per l’evolversi della situazione, riesca a pensare anche ad un uso dello sport come diversivo sociale e telefoni a Cannes dove la squadra italiana impegnata nel Tour de France sta vivendo la giornata di riposo prevista dal calendario chiedendo ad un Gino Bartali, preoccupatissimo per le sorti della sua famiglia, una grande impresa.
Il toscano a 34 anni è ritornato al Tour dopo la vittoria del 1938 e arriva alla giornata di riposo con un fardello di 21′ di distacco dalla maglia gialla, il bretone Louison Bobet. Il giorno successivo è in programma il primo dei tre tapponi alpini, la Cannes – Briançon con Allos, Vars e Izoard ad arricchire l’altimetria di 274 km di corsa. In una giornata di grande freddo, Bartali va all’attacco sul Vars e sull’Izoard: all’arrivo saranno sei i minuti di distacco del secondo, il belga Schotte, terzo l’italiano Camellini a nove minuti. Bobet arriverà con più di 18′ di ritardo e Bartali balza al secondo posto della classifica a 1’06” dal bretone. In una tesissima Piazza del Duomo dove sarebbe bastata una scintilla per scatenare una nuova guerra civile, la radio porta la notizia e la tensione, per qualche minuto, si scioglie.
Ma Bartali racconta di aver promesso a De Gasperi non solo la vittoria di una tappa ma la vittoria finale e il 16 luglio 1948 Ginettaccio si scatena. E’ una giornata da tregenda che prevede 5 passi alpini da Briancon a Aix-Les-Bains: il Galibier in mezzo ad una tormenta di neve, la Croix-de-Fer in un mare di fango, il Col de Porte nella nebbia e Cucheron e Granier sotto la neve. Bartali lascia sfogare Bobet sul Galibier e passa sulla vetta in un gruppetto a 2′ dalla testa della corsa che nella discesa opera il ricongiungimento. E’ sulla Croix-de-Fer che parte l’attacco alla maglia gialla: Bartali scatta a 23 km dalla vetta e solo Bobet e l’altro francese Brulè gli stanno dietro mentre i distacchi iniziano a farsi abissali. L’italiano vince il Gran Premio della Montagna e guadagna 1′ di abbuono mentre Bobet si deve accontentare di 30″. Nella discesa una foratura ferma Gino mentre i due francesi filano via.
I corridori sono attesi dalla valle della Romanche sferzata da un forte vento contrario; in un capolavoro di tattica, Alfredo Binda suggerisce a Bartali di attendere gli inseguitori (Schotte, Ockers, Van Dijck, Camellini e Kirchen). L’inseguimento (6 contro 2 in una anomala crono a squadre controvento) riesce e il gruppetto si ritrova compatto all’attacco del col de Porte. Bartali piazza un altro attacco dei suoi e nessuno riesce a contrastarlo; un Bobet distrutto dalla fatica non resista neanche all’attacco di Ockers a 2 km dalla vetta dove l’italiano transita con 6’22” di vantaggio sul bretone indossando ormai la maglia gialla virtuale. L’arrivo a Aix-les-Bains è trionfale: 6′ minuti di vantaggio su Ockers, più di 7′ su Bobet. La maglia gialla è sulle spalle di Bartali che ha messo una seria ipoteca sulla vittoria finale. A mettere il sigillo finale arriveranno ancora le vittorie di tappa il giorno successivo a Losanna e nell’ultima settimana a Liegi.
Sul traguardo di Parigi, Bartali trionfa con un vantaggio di 26’16” sul belga Schotte e di 28’48” sul francese Lapébie. Louison Bobet si deve accontentare del quarto posto a 32’59” dall’italiano ma si rifarà vincendo tre Grande Boucle consecutive dal 1953 al 1955.
Al ritorno in Italia, Bartali è accolto come un eroe da Alcide De Gasperi: ancora una volta, come molte altre in futuro, lo sport è servivo come ottimo diversivo sociale.
Massimo Brignolo