Terminato il Mondiale proviamo a stilare una classica Top 11 comprendente i migliori giocatori, ruolo per ruolo, della rassegna iridata stessa. Per farlo, quindi, impostiamo uno schema stile 4-2-3-1, esattamente quello che ha portato l’Olanda là dove era impensabile potesse arrivare.
PORTIERE
Iker Casillas (Spagna): il portiere delle Merengue nelle ultime due stagioni non aveva probabilmente dato il meglio di sé, ma ai Mondiali si è fatto trovare assolutamente pronto risultando poi decisivo in finale, dove in un paio di occasioni ha stregato Robben, impedendogli di portare in vantaggio gli Orange.
DIFENSORI
Sergio Ramos (Spagna): pur non essendo il terzino destro migliore al mondo (Maicon e Dani Alves gli sono entrambi superiori) dimostra di non essere poi così lontano dai top player del ruolo disputando un grande Mondiale fatto di buona qualità ma anche, e soprattutto, tanta tanta quantità.
Carles Puyol (Spagna): il capitano della nazionale iberica era Casillas, ma quello che pareva essere il vero leader della nazionale iberica era lui. Grandissimo carisma, tenacia da vendere, efficacia in marcatura come pochi altri al mondo. Il tutto coronato dal goal vittoria in semifinale. Ora lascerà la nazionale spagnola, ma sarà ricordato per sempre dai tifosi delle Furie Rosse. E non solo.
Diego Lugano (Uruguay): pur limitato da alcuni problemi fisici Lugano dimostra ancora una volta di essere uno dei centrali difensivi più sottovalutati dell’intero panorama mondiale. Arcigno in marcatura, grande senso della posizione, paga un po’ solo una velocità non propriamente da sprinter. Ma quando manca lui la solidità difensiva della Celeste ne risente, e non è certo un caso.
Giovanni van Bronckhorst (Olanda): dopo una carriera giocata su più che buoni livelli van Bronckhorst si presenta in Sudafrica come capitano di una nazionale che, sulla carta, non aveva molte chance di arrivare in fondo. Con classe e carisma, però, il terzino sinistro Oranje guiderà i suoi ad una finale insperata, arrivando ad un passo da un traguardo storico.
CENTROCAMPISTI
Bastian Schweinsteiger (Germania): se saprà confermarsi sui livelli toccati questa stagione Bastian diventerà a breve uno dei migliori centrocampisti al mondo, senza alcun dubbio. Una volta riconquistato il centro del campo, dopo che per anni era stato dirottato sulle fasce, il talentuoso giocatore del Bayern Monaco ha dimostrato a tutti di che pasta è fatto, confermandosi poi su altissimi livelli anche al Mondiale.
Xavi Hernández (Spagna): è stato per la Spagna ciò che Pirlo fu quattro anni fa per l’Italia, cioè quel giocatore capace di creare gioco, dettare i tempi, alzare o abbassare i ritmi a proprio piacimento, inventare giocate di alta scuola. Del resto se Schweinsteiger viene su forte lui è ormai qualche anno che è considerabile tra i migliori centrocampisti al mondo!
TREQUARTISTI
Thomas Müller (Germania): sulla destra della nostra immaginaria linea della trequarti non potevamo che piazzare lui, la Scarpa d’Oro e il Miglior Giovane del torneo. Autore di un Mondiale davvero stratosferico Müller è uno dei nomi nuovi di questa Germania che proprio in Sudafrica potrebbe aver aperto un ennesimo ciclo.
Wesley Sneijder (Olanda): personalmente il premio di MVP del torneo l’avrei dato a lui. E’ lui, infatti, a trascinare un’Olanda non certo fenomenale, sulla carta, ad un passo da un’impresa storica che in passato venne fallita da squadre molto più attrezzate della compagine allestita da Van Marwijk. Sneijder che, insomma, chiude alla grandissima, a livello personale, un anno davvero straordinario.
Andrés Iniesta (Spagna): non poteva non trovare spazio in questa squadra l’uomo in grado di risolvere, con una propria giocata, la finalissima. Giocatore straordinario, questo ragazzo, che unisce mobilità e tecnica sopraffina in un connubio strepitoso. Un solo appunto: dovrebbe imparare a calciare un po’ di più, alcune volte il troppo altruismo diventa veramente penalizzante.
PUNTA
Diego Forlán (Uruguay): fino ai quarti di finale non avrei avuto dubbi ed avrei messo titolare, in questa Top 11, David Villa, senza se e senza ma. Poi, però, Del Bosque ha deciso di cambiare un po’ l’assetto della sua Spagna, promovendo titolare Pedro e relegando Villa centralmente, quando è risaputo che dà il meglio di sé potendo partire leggermente spostato sulla sinistra. Il tutto ha quindi influito negativamente sulle prestazioni del neo acquisto del Barcellona, che si è involuto rispetto ai primi match. Di contro, invece, Forlan è stato il vero trascinatore, dentro e fuori del campo, di una squadra che inseguiva una semifinale Mondiale da ormai sessant’anni. Missione compiuta per la Celeste, ma non solo: a lui, come ulteriore soddisfazione personale, è stato assegnato il premio di Pallone d’Oro del Torneo. Meritatissimo.
ALLENATORE
Joachim Löw (Germania): nessuno ha fatto bene quanto lui, quest’anno. Löw ha infatti avuto il coraggio di costruire una squadra molto giovane per poi darle una fortissima impronta di gioco andando quindi a guadagnarsi un’onorevolissima terza piazza che avrebbe potuto trasformarsi in qualcosa in più se Puyol non avesse castigato i suoi in semifinale. Allenatore sicuramente da tenere d’occhio per il futuro, il tedesco.
Francesco Federico Pagani