RAGAZZI D’ORO

I profili degli azzurri campioni del mondo.

Stefano Tempesti, 32 anni, portiere. Per anni ha vissuto con l’ingombrante eredità lasciatagli da Francesco Attolico. Ne è stato, e ne è tuttora, un degno sostituto al quale, fino a oggi, mancava però qualcosa: le vittorie. Tornato ad esprimersi a livelli stratosferici, di fatto è il migliore al mondo nel suo ruolo: basterebbero i due rigori parati alla Serbia per avvalorare la tesi, noi ci mettiamo anche le parate decisive contro Spagna e, soprattutto, Croazia. Infonde sicurezza, sprona e tranquillizza i compagni, assolvendo alla perfezione al ruolo di capitano.

Amaurys Pérez, 35 anni, difensore. Ancor prima della medaglia d’oro, il possente cubano ha vinto la sfida, tutta personale, con i suoi detrattori: qualche naso arricciato alla presenza del suo nome tra i convocati, soprattutto per l’età anagrafica, ma poi la realtà dei fatti parla un linguaggio diretto e poco equivocabile. In acqua dimostra di poter essere utile alla causa azzurra: in difesa è tenace, in attacco va di tanto in tanto a fare le veci dei centroboa. Una favola emozionante, un’immagine bellissima dell’Italia multietnica.

Niccolò Gitto, 24 anni, difensore. Chiude il suo Mondiale con uno schiaffo sul collo a Udovičić che gli riserva un’espulsione per gioco violento e lascia l’Italia senza un marcatore del centro nelle fasi concitate della finale. Anche nella semifinale con la Croazia la sua partita si conclude anzitempo. Peccato, perché il mastino laziale si è comunque fatto apprezzare nei quindici giorni di torneo: da incorniciare la doppietta contro gli Stati Uniti, soprattutto il primo gol, e la magnifica rete della liberazione nella sofferta vittoria contro la Germania.

Pietro Figlioli, 27 anni, attaccante. Forse sarà una pura e semplice coincidenza. Da quanto ha ottenuto il passaporto italiano, però, il Settebello ha vinto l’argento europeo, è arrivata secondo alla World League e poi ha conquistato il mondo. Rapido nella nuotata ed imbattibile sullo scatto iniziale, i ragazzini lo hanno sempre idolatrato per le sue conclusioni al fulmicotone: in Cina è stato bravissimo nel mettersi maggiormente al servizio della squadra. Indimenticabili i quattro gol rifilati alla Spagna nel quarto di finale.

Alex Giorgetti, 23 anni, attaccante. La sorpresa più bella di questo Settebello: escluso eccellente agli Europei di Zagabria, tagliato fuori dalla Pro Recco nella squadra per l’Eurolega, ha puntato tutto sul campionato per riconquistare la calottina azzurro. Arrivato a giugno in ottime condizioni fisiche, a Shanghai non ha fatto che replicare quanto di buono aveva fatto in World League: ormai maturo per i grandi palcoscenici, contro la Croazia è stato eccezionale. E adesso meriterà un minutaggio maggiore nella sua squadra.

Maurizio Felugo, 30 anni, attaccante. Pochi ma buoni, nel senso dei gol decisivi: si sblocca contro gli Stati Uniti, apre le danze con la Spagna e firma la rete che ci regala il Mondiale. Autentico uomo spogliatoio, prima di ogni incontro carica i compagni e si carica spesso dei compiti più gravosi, mettendo a segno autentici capolavori della pallanuoto. Assieme a Tempesti conquista l’oro dopo anni di battaglie e di competizioni concluse lontano dal podio: nessuno più di loro due merita davvero questa medaglia.

Niccolò Figari, 23 anni, difensore. Ha avuto pazienza ed è stato ricompensato: un anno fa rimase fuori dai tredici per gli Europei di Zagabria, con la Pro Recco ha giocato quasi esclusivamente nelle competizioni nazionali, in World League è sempre costretto al ruolo di spettatore non pagante. A Shanghai è finalmente il suo turno e lui, il cucciolo del gruppo, si toglie la soddisfazione di andare a rete contro la Croazia. Il futuro del Settebello.

Valentino Gallo, 26 anni, attaccante. Il mancino siracusano, due anni fa, si era rivelato come una delle poche note liete di un Mondiale nerissimo per la pallanuoto italiana. Eppure il suo rendimento era stato altalenante, e così pure a Zagabria, dove comunque era piaciuto. Adesso è uno dei trascinatori del Settebello: raramente non si assume la responsabilità di chiudere l’azione offensiva, spesso rifornisce i compagni di palloni invitanti da spingere in rete. E, quando azzecca il tiro, non ce n’è per nessuno.

Christian Presciutti, 28 anni, attaccante. Provate a scovare uno più contento di lui: da poco è diventato papà, a Shanghai ha superato il traguardo delle cento presenze in nazionale ed ha vinto, da protagonista, un Mondiale. Il contropiedista del Settebello è lui: sia contro gli Stati Uniti, sia in finale contro la Serbia dà avvio ad una ripartenza poi capitalizzata con il gol. Impeccabile quando l’Italia affida a lui il ruolo di terminale offensivo nelle situazioni di superiorità numerica, abilissimo anche nel difendere sui centroboa avversari.

Deni Fiorentini, 27 anni, difensore. Dopo l’argento di otto anni fa a Barcellona del fratello Goran, ecco la medaglia più preziosa fare il suo ingresso nella famiglia italocroata. Se in acqua non c’è Figlioli è lui a ricevere l’onere di compiere lo scatto iniziale. Non ha il gol facile – tre i centri personali in totale -, in compenso svolge un compito poco appariscente eppure fondamentale: è il grimaldello che scardina le altrui difese, trascinandosi dietro gli avversari più pericolosi e liberando al tiro i cecchini del Settebello.

Matteo Aicardi, 25 anni, centroboa. Non arriva in doppia cifra, ma con nove reti è il capocannoniere degli azzurri: rispetto ad altri avversari più caldeggiati gli mancano chili e centimetri, lacune cui sopperisce con un lavoro oscuro sulla linea dei due metri. A livello meramente statistico verrà ricordato per la tripletta nella finale con la Serbia, merita semmai un plauso per la caparbietà con cui ha lottato fino in fondo quando, oramai esausto, non poteva essere sostituito a centroboa. Stoico.

Arnaldo Deserti, 32 anni, centroboa. Rispetto al compagno di reparto è meno reattivo ma più anziano: per questo, quando tocca a lui ingaggiare appassionanti duelli con i marcatori avversari, prova a giocare di astuzia e di esperienza. Parte benissimo segnando quattro gol nella gara d’esordio con il Sudafrica, non riuscirà più a ripetersi. Poco male, perché guadagna espulsioni e rigori. Che, per un centroboa, valgono quasi quanto una rete.

Giacomo Pastorino, 31 anni, portiere. Tanto in nazionale quanto nella Pro Recco è chiuso dal monumentale Tempesti. Ma sarebbe un delitto considerarlo suo rivale: a Firenze, nella World League, segue attentamente le gesta dei compagni, prende nota degli errori. Soprattutto, galvanizza il numero uno azzurro quando compie una parata decisiva e gli fornisce suggerimenti preziosi. Elemento fondamentale all’interno dello spogliatoio azzurro.

Alessandro Campagna, 48 anni, allenatore. Non per fare della retorica, ma l’artefice dell’oro mondiale è soprattutto lui. Dopo aver condotto la Grecia tra le migliori squadre al mondo torna sulla panchina del Settebello, del quale era stato da giocatore una colonna portante: inizia con l’undicesimo posto a Roma, non si perde d’animo e riporta piano piano l’Italia nell’empireo della pallanuoto. Ora il capolavoro che ogni allenatore sogna. Ha saputo imporre una mentalità vincente ai giocatori, ha vinto alcune scommesse personali – Luongo agli Europei e Pérez ai Mondiali – ed ha saputo offrire una pallanuoto innovativa e fuori dagli schemi tradizionali. E ora, sotto con i Giochi di Londra.

I CAMPIONI SIAMO NOI!

Vittoria da antologia sulla Serbia ai supplementari (8-7): il Settebello conquista l’oro mondiale!

BALLIAMO SUL MONDO. La gioia di Tempesti, Presciutti, Felugo e Figlioli.

Quando l’Italia della pallanuoto vinse il suo primo oro mondiale, a Berlino nel 1978, il difensore azzurro Amaurys Pérez aveva appena due anni e viveva ancora nella natìa Cuba: i suoi attuali compagni, invece, non erano ancora venuti alla luce. Quando l’Italia della pallanuoto vinse il suo secondo oro mondiale, a Roma nel 1994, l’allenatore Sandro Campagna era ancora un atleta che segnava e faceva segnare, Tempesti e Felugo erano due adolescenti e tutti gli altri nuotavano le prime vasche e toccavano i primi palloni. Oggi quei bambini sono cresciuti ed hanno scritto un’altra bellissima pagina dello sport italiano: due anni esatti dopo l’umiliante undicesimo posto a Roma ecco il terzo oro mondiale nella storia del Settebello. Un’oro che balugina tra i riflettori del “fiore di magnolia”, un oro messo al collo dopo la battaglia infinita con la Serbia, arrivata fino ai supplementari e vinta meritatamente per 8-7 dagli azzurri.

Vittoria di nervi. Il successo del ct Sandro Campagna e dei suoi meravigliosi ragazzi è, forse, soprattutto mentale. Per giocare, e vincere, la finale di un Mondiale non basta essere tecnicamente superiori, o tatticamente più disciplinati, della squadra che occupa l’altra metà della vasca: bisogna batterla con la testa. L’Italia è stata esemplare nel non smarrire la diritta via nei momenti difficili: andata sotto di un gol nel secondo e nel terzo tempo, dopo una prima metà gara contrassegnata da una sola marcatura e dagli errori in superiorità numerica, la nazionale azzurra ha mantenuto la calma. Gli schemi hanno iniziato a girare, soprattutto sull’uomo in più, e i serbi – peraltro assai limitati nel loro potenziale – si sono trovati a rincorrere. Gli azzurri sono stati ancor più straordinari nell’ultimo parziale ed infine ai supplementari: tre rigori subiti con Tempesti sbalorditivo che ne respinge un paio, due espulsioni definitive pesanti, specie quella del centroboa Deserti, qualche decisione arbitrale dubbia. Cambia la geografia della pallanuoto: è finita l’egemonia balcanica, da oggi Serbia e Croazia ci guardano dal basso verso l’alto. E anche Rudić lo ha ammesso: l’allievo Campagna non ha più nulla da imparare, adesso può muoversi con le proprie gambe.

Finale leggendaria. La cronaca della finale è un racconto epico, altamente emotivo, struggente. Perfetto equilibrio, come in entrambe le semifinali e nella sfida per il bronzo, segno che gli scarti tra le varie nazionali sono davvero minimi e questo è certamente un bene per la pallanuoto. Chiudiamo i primi sette minuti in vantaggio di un gol, quello messo a segno da Gallo dopo poco più di un minuto, poi ci lasciamo andare ad un passaggio a vuoto prima dell’intervallo lungo: Giorgetti recupera un pallone in inferiorità numerica e cede a Tempesti, ma il suo retropassaggio non è ben calibrato e così diventa un passaggio per Prlainović che deve solo depositare in rete. E poi il ventunenne Ćuk, giovane virgulto del Partizan, azzecca la conclusione dalla distanza. Tre gol in due tempi, di cui appena uno in superiorità numerica: Italia e Serbia si equivalgono, ma con il passare dei minuti, con la tensione che sale e quel nodo alla gola che si fa più stretto le maglie della difesa si allargano. Specie quelle della Serbia: Aicardi si libera di Rađen al centro e infila Soro con una beduina, il centroboa savonese sblocca poi gli azzurri in superiorità numerica e così fanno pure Presciutti in controfuga – i serbi avevano protestato per una trattenuta di Giorgetti su Udovičić – e Figlioli con una pregevole finta che pietrifica il portiere serbo. I balcanici segnano solamente con Filipović: con un tempo ancora da giocare, l’Italia vede l’oro, con un paio di reti di vantaggio.

Che pathos! L’ultimo quarto, e i due supplementari da tre minuti ciascuno sono di una sofferenza atroce: Deserti inciampa nel terzo fallo personale fermando Udovičić, ma poi Tempesti neutralizza il rigore di Filipović. Ma i serbi sono squadra indomita e l’errore dai cinque metri, anziché demoralizzarli, li incattivisce: Udovičić infila la difesa e batte Tempesti e poi, dopo il nuovo gol azzurro firmato da Presciutti, arrivano il tocco vincente di Duško Pijetlović ed il rigore, stavolta impeccabile, di Filipović aspramente contestato dagli azzurri. Parità: 6-6, non bastano gli ultimi due minuti, ci vogliono i supplementari e l’Italia perde anche Gitto per gioco violento. Un impagabile Aicardi, stremato perché senza ricambi a centroboa, ha ancora la forza per riportarci in vantaggio, ma poi Filipović fa ancora centro, ancora in superiorità numerica. In un minuto si decide la finale: Tempesti respinge a Udovičić il secondo rigore di giornata e, esattamente sessanta secondi dopo, Felugo indovina la conclusione vincente dal lato cattivo. Manca ancora il secondo supplementare, ma il dado ormai è tratto. Gli ultimi, disperati tentativi dei serbi si infrangono sui galleggianti dietro il fortino di Tempesti: rinvio dal fondo, Felugo si defila, tiene il pallone e lo alza al cielo. La vendetta della finale di World League – guarda caso, anche lì finì 8-7, ma per la Serbia – è servita: azzurri campioni del mondo, per la terza volta nella storia. Dopo anni di delusioni, di critiche, di scoramento, l’Italia (della pallanuoto) s’è desta.

 

Sabato 30 luglio 2011
SERBIA-ITALIA 7-8 dts (0-1, 2-0, 1-4, 3-1; 1-2, 0-0)
Natatorium, Shanghai

 

SERBIA: Soro, Avramović, Gocić, Vanja Udovičić 1, Ćuk 1, Duško Pijetlović 1, Nikić, Aleksić, Rađen, Filipović 3 (1 rig.), Prlainović 1, Mitrović, Gojko Pijetlović. All. Dejan Udovičić.

ITALIA: Tempesti, Pérez, Gitto, Figlioli 1, Giorgetti, Felugo 1, Figari, Gallo 1, Presciutti 2, Fiorentini, Aicardi 3, Deserti, Pastorino. All. Campagna.

ARBITRI: Tulga (TUR) e Koganov (AZE).

NOTE: superiorità numeriche Serbia 3/10 + 3 rig., Italia 5/11. Espulsi definitivamente Deserti a 7’21” qt e Aleksić a 5’50” qt per somma di falli, Gitto a 0’51” qt per gioco violento e Pastorino a 1’34” pts per proteste. Tempesti respinge rigore a Filipović a 7’21” qt e a Udovičić a 1’34” pts.

SETTEBELLO, AVANTI COSÌ

Gli azzurri battono anche gli Stati Uniti (8-5): per accedere ai quarti basterà un pareggio con la Germania.

20 luglio 2009: a Roma inizia il torneo di pallanuoto dei tredicesimi Mondiali delle discipline acquatiche e il Settebello segna otto gol contro gli Stati Uniti. 20 luglio 2011: si gioca la seconda giornata del torneo maschile, ai Mondiali di Shanghai, e l’Italia va in gol per otto volte contro gli Stati Uniti. Volendo citare un popolarissimo gioco della “Settimana enigmistica”, trova le differenze. Sono tante. Intanto, due anni fa il Settebello fu sconfitto (9-8), oggi festeggia un bel successo (8-5) che lo spinge verso i quarti di finale. Eppure l’avversario è rimasto pressoché lo stesso: appena tre i cambi apportati dal ct Schroeder, da Roma a Shangai. E allora, cos’è accaduto in questi 730 giorni?

L’allenatore è ancora lui, Sandro Campagna. I giocatori no, quelli sono cambiati: appena sei i reduci da uno dei Mondiali più fallimentari nella storia della pallanuoto italiana, che giocava pure in casa. E poi a non essere più la stessa è, soprattutto, la mentalità. Prendete Tempesti: due anni fa appariva indifeso al cospetto dei tiratori americani, ora è lui a incutere timore ed è quasi sempre necessaria una situazione di superiorità numerica per batterlo. Nella sua seconda uscita al Mondiale asiatico il Settebello manifesta nuovamente concentrazione, lucidità, solidità: appena cinque i gol concessi agli USA, già sconfitti un mese fa alla World League di Firenze, e un ottimo dato delle inferiorità numeriche (3/10). Non c’è stata la goleada, è vero, ed il rovescio della medaglia è che l’Italia non è stata  sbalorditiva quando attaccava con l’uomo in più (4/10). Ma ciò che conta è la vittoria. E gli azzurri la ottengono tenendo sempre a bada gli americani, concedendo al massimo un solo gol di distacco (3-4) all’inizio del terzo parziale, e mettendo in mostra coraggio e consapevolezza del proprio potenziale.

Partita spigolosa, come era lecito attendersi: sconfitti all’esordio dalla Germania, gli USA avevano l’obbligo dei tre punti per non perdere terreno dalla vetta ed evitare gli ottavi (la fortuna sembra però dalla loro parte: incontreranno una tra Canada e Giappone). Sembrava che dovessero rendere la vita difficile agli azzurri, e invece il Settebello ha prevalso amministrando con saggezza, e senza strafare, l’incontro. La curiosità, che in fondo è anche la notizia più piacevole, è che i migliori marcatori di giornata – doppietta – sono Felugo e Gitto, guarda caso gli unici che all’esordio contro il Sudafrica erano rimasti a secco. Bene la difesa, protetta da un Tempesti che si sta esprimendo ad altissimi livelli, discreta anche la prova di Aicardi: per il centroboa savonese un gol realizzato in controfuga ed anche tante sportellate sui due metri che hanno costretto più di un difensore americano ad andare nel pozzetto. L’Italia comanda a punteggio pieno, assieme alla Germania ma con una miglior differenza reti: +19 il dato azzurro, +10 quello dei tedeschi. Per chiudere al primo posto e accedere ai quarti basterebbe un pareggio. Meglio, però, non fare troppi calcoli e continuare così, mantenendo alta l’attenzione.

 

Mercoledì 20 luglio 2011
STATI UNITI-ITALIA 5-8 (1-2, 1-2, 1-3, 2-1)
Natatorium, Shanghai

 

STATI UNITI: Moses, Varellas, Hudnut, Powers, Wright, Alexander 1, Beaubien 2, Azevedo 1, Bailey, Hutten 1, Smith, Buckner, Stevens. All. Schroeder.

ITALIA: Tempesti, Pérez, Gitto 2, Figlioli, Giorgetti 1, Felugo 2, Figari, Gallo 1, Presciutti 1, Fiorentini, Aicardi 1, Deserti, Pastorino. All. Campagna.

ARBITRI: Margeta (SLO) e Tulga (TUR).

NOTE: superiorità numeriche Stati Uniti 3/10, Italia 4/10. Espulso definitivamente Smith a 4’18” qt per somma di falli.

PALLANUOTO: EUROLEGA, AVANZA IL BRIXIA

Chiuso il primo turno di qualificazione di Eurolega: bene i lombardi, qualificate pure Budva, Primorje e Spandau.

Niente sorprese, niente colpi di scena. Nel primo turno di qualificazione della Eurolega di pallanuoto, i pronostici della vigilia vengono ampiamente rispettati e accedono così al secondo turno le solite note: tra queste c’è pure il Brixia Leonessa che chiude in vetta il proprio girone eliminatorio. Non mancano, tuttavia, alcune esclusionie eccellenti.

Girone A. L’anno che, a breve, volgerà alla conclusione rischia di essere ricordato come l’annus horribilis per la pallanuoto maschile spagnola, mestamente ottava agli ultimi Europei di Zagabria: il Club Natació Terrassa, infatti, non è riuscito a superare lo scoglio del primo turno di qualificazione. La formazione catalana, inserita nel girone che vedeva anche la partecipazione di Spandau 04 , Hornets Košice e Galatasaray, chiude al terzo posto e dovrà così ripiegare sulla Coppa LEN. A Košice l’avventura europea inizia subito male con la sconfitta (11-8) per mano della formazione di casa, poi il ko contro lo Spandau estromette definitivamente di fatto il Terrassa dalla qualificazione al secondo turno. E pensare che ai catalani non mancavano giocatori di esperienza, come l’ex nazionale iberico Piralkov e quello attuale Gallego.Il girone viene letteralmente dominato dallo Spandau: la squadra tedesca, che fornisce alla nazionale numerosi elementi (allenatore Hagen Stamm compreso), si è ulteriormente rafforzata con il rientro in patria dell’ex posillipino Marc Politze.

CLASSIFICA

1) Spandau 04 (GER) 9 pti

2) CH Hornets Košice (SVK) 4 pti

3) CN Terrassa (ESP) 3 pti

4) Galatasaray (TUR) 1 pto

Girone B. B come Brixia Leonessa: il settebello bresciano vince agevolmente il proprio girone, disputato a İstanbul. Le uniche preoccupazioni sono arrivate dai greci del Vouliagmeni che, se da un lato non hanno consentito alla formazione guidata da Alessandro Bovo di prendere il largo (10-8), dall’altro sono sempre stati costretti ad inseguire. Positive le prove del vicecampione europeo Presciutti e dei neoacquisti, in particolare del difensore croato Marko Elez, acquistato dallo Jadran Herceg Novi, e del centroboa Marino Franicević, valida alternativa sui due metri al veterano Roberto Calcaterra. Alle spalle dei bresciani chiude il Vouliagmeni di Theodoros Lorandos, chiamato a sostituire Yannis Giannouris approdato al Latina: la vera novità degli ellenici è il ventenne serbo Slavko Gak, tagliato fuori dalla nazionale dopo l’oro mondiale di un anno fa. Chiudono all’ultimo posto, a quota tre punti, le altre tre formazioni del girone.

CLASSIFICA

1) Brixia Leonessa (ITA) 12 pti

2) NO Vouliagmeni (GRE) 9 pti

3) ASC Duisburg (GER) 3 pti

4) İYİK İstanbul (TUR) 3 pti

5) BMK Charkiv (UKR) 3 pti

Girone C. I pronostici della vigilia indicavano i croati del Primorje Rijeka ed i padroni di casa del Szeged Beton come le principali favorite al passaggio del turno. E così è stato. Il settebello della città di Fiume ed i magiari si qualificano per il secondo turno ai danni dei francesi del Montpellier e dei rumeni dell’Oradea, sconfitti un po’ a sorpresa anche dalla formazione transalpina e, dunque, ultimi in classifica a zero punti. Decisiva per assegnare il primo posto l’ultima giornata: nello scontro diretto si impongono i croati per 7-5. La formazione allenata da Zoran Roje potrebbe essere una delle sorprese della competizione: in estate, infatti, sono arrivati gli ungheresi Dénes e Daniel Varga dal Vasas campione nazionale, mentre il nuovo mancino è lo spagnolo Xavi García, lo scorso anno all’Atletic Barceloneta.

CLASSIFICA

1) Primorje Rijeka (CRO) 9 pti

2) Szeged Beton (HUN) 6 pti

3) Montpellier (FRA) 3 pti

4) CSM Oradea (ROU) 0 pti

Girone D. Il secondo gruppo che, al pari del girone A, ha regalato qualche piccola sorpresa rispetto alla previsioni. Tra le squadre che passano il turno mancano i russi dello Šturm Čehov che, solamente due anni fa, alzavano al cielo la Coppa LEN. Qualcosa, però, è effettivamente cambiato: hanno abbandonato la cittadina alle porte di Mosca i vari Stratan, Yatsev, Belofastov, Yurčik e Davitašvili, elementi che avevano contribuito ai successi in campo nazionale ed internazionale. Così come il georgiano Čomakidze ed il fuoriclasse serbo Šapić, oramai appartenenti al passato. Avvicendamento anche in panchina, dove il montenegrino Zoran Maslovar rileva il connazionale Petar Porobić. E così, a qualificarsi al secondo turno, sono i montenegrini del Budva ed i francesi del Marsiglia: la formazione balcanica è destinata a fare molta strada nella competizione, giacché i nuovi acquisti si chiamano Jokić, Vukčević (entrambi in entrata dallo Jadran Herceg Novi) e Basić, senza poi dimenticare due veterani come il serbo Petar Trbojević ed il croato Ivan Zanetić.

CLASSIFICA

1) VK Budva (MNE) 12 pti

2) CN Marsiglia (FRA) 9 pti

3) Schuurman BRC (NED) 6 pti

4) Šturm 2002 Čehov (RUS) 3 pti

5) LSTW Łódź (POL) 0 pti

Le prime due classificate di ogni girone – evidenziate in corsivo – accedono così al secondo turno di qualificazione, in programma dall’8 al 10 ottobre: entreranno in gioco altre otto squadre, tra cui la Rari Nantes Savona. Le squadre eliminate, invece, torneranno in acqua per il secondo turno di qualificazione della Coppa LEN (22-24 ottobre).

Simone Pierotti