Quasi dieci anni fa il mondo occidentale fu scosso da uno degli eventi più traumatici del nuovo secolo, la caduta delle Torri Gemelle di New York. Quasi dieci anni più tardi queste – metaforicamente parlando, s’intende – tornano ad essere erette nella Torino bianconera. Le recenti cronache di mercato riportano infatti l’acquisto, da parte di Marotta e soci, di Luca Toni. Un acquisto, quello che ha portato il puntero Campione del Mondo 2006 sotto la Mole, che teoricamente sarebbe servito a dare un’alternativa in più a Delneri. Sulla carta, infatti, il centravanti modenese sarebbe dovuto arrivare come alternativa ad Amauri e ci prospettava sarebbe potuto essere utilizzato sempre e solo in coppia con Del Piero o Quagliarella. Il grave infortunio occorso a quest’ultimo ha però scombinato le carte in tavola, spingendo quindi il tecnico di Aquileia ad una scelta che in pochi si sarebbero aspettati ed erano pronti a condividere: schierare le due torri assieme, una a fianco all’altra. Proprio come le Twin Towers.
Com’è andato l’esordio di Toni in bianconero e quindi la prima uscita di questa strana coppia immagino lo sappiate un po’ tutti: una tripletta di Cavani, libero di scorrazzare in una difesa assolutamente allo sbando, ha regalato al Napoli una facile vittoria. La prestazione della coppia d’attacco però forse non è da buttar via: Amauri, che in linea con il resto della stagione ha combinato pochino, ha messo in difficoltà De Sanctis con un bel mancino piazzato dal limite. Toni è stato invece il migliore tra i suoi: ha lavorato una gran quantità di palloni, facendo diverse sponde aeree e mettendosi a sgomitare per tutti i novanta minuti di gioco alla ricerca di quello spazio necessario quando si vuole trovare la rete. Entrambi hanno però terminato il match a bocca asciutta, il tutto per via di un problema di fondo su cui Delneri dovrà lavorare molto nelle prossime settimane.
Giocare con due torri significa, da una parte, acquisire grandissima efficacia nel gioco aereo ma, di contro, costringe a perdere molto in freschezza ed agilità. Questo non può che comportare un cambiamento repentino nell’approccio di tutta la squadra, che deve cambiare il proprio modo di giocare. Se l’utilizzo di una seconda punta agile e veloce come può essere Quagliarella permette di variare molto il gioco e di impostare il match con un certo tipo di movimenti offensivi, l’utilizzo due torri richiede di modificare questi movimenti. Né Amauri né Toni, infatti, sono portati a venire incontro al portatore di palla. Così come nessuno dei due ha la brillantezza di potersi infilare nelle maglie avversarie per essere lanciato in velocità dalle retrovie o per raccogliere la sponda del proprio compagno di reparto. Entrambi garantiscono una grandissima presenza fisica ma, nel contempo, hanno bisogno di essere serviti in ben altro modo. Questo è quello che è mancato alla Juventus di Napoli (oltre ad una difesa degna di questo nome, cosa che però ben poco ha a che vedere con la presenza delle Twin Towers là davanti): il giusto supporto ad una coppia mal assortita, ma che comunque avrebbe potuto mettere in difficoltà gli avversari.
Cosa avrebbero dovuto fare gli otto compagni di Toni ed Amauri per facilitare al massimo il loro compito? Ad essere mancato in maniera particolare è stato il gioco sulle fasce. Gli affondi delle ali quanto le sovrapposizioni dei terzini. Krasić ha dimostrato di non avere più la stessa brillantezza di inizio stagione ed ha faticato tantissimo a crearsi grandi occasioni sulla sua fascia. Non a caso, però, l’unica volta in cui è riuscito a trovare lo spunto giusto ha costretto Dossena a fermarlo fallosamente, guadagnandosi un’ammonizione. Al tempo stesso Pepe sulla fascia opposta ha dimostrato ancora una volta tutti i suoi limiti: ragazzo di buon cuore e con un’abnegazione straordinaria, l’ex esterno friulano non ha però mai avuto una gran propensione al dribbling. Ed arrivare sul fondo senza mai saltare un uomo non è cosa così facile. Da entrambi ci si aspettava un lavoro molto diverso. Nel momento in cui si scende in campo con due torri gli esterni diventano infatti fondamentali: proprio il loro spingersi sul fondo per crossare a centro area in maniera continuativa può a quel punto rivelarsi fondamentale per portare a casa la vittoria. A Napoli però questo non è avvenuto e si sono visti i risultati.
Anche da parte dei terzini è mancato un sostegno adeguato: in un 4-4-2 classico come quello prediletto dal tecnico di Aquileia gli esterni – di centrocampo quanto di difesa – ricoprono un ruolo chiave. Difficilmente ci può essere un gioco fruttuoso sulle fasce senza gli affondi e le sovrapposizioni di questi ultimi. Anni fa in quel di Torino si criticava, anche giustamente, il buon Molinaro, reo di riuscire a fare un cross decente solo ogni tot tentativi. Pochi però erano in grado di riconoscergli il buon lavoro che lo stesso era capace di fare andando a sovrapporsi costantemente a Nedvěd: un lavoro oscuro che il talento ceco avrà sicuramente apprezzato tantissimo. Un lavoro che in quel di Napoli è mancato completamente: Grygera è incappato in una delle serate più buie della sua carriera e, oltre ad aver sbagliato lo sbagliabile in fase difensiva, non si è praticamente mai visto in fase offensiva. Dalla parte opposta Traoré e Grosso, giocatori che fanno proprio della fase offensiva la loro forza, sembra non abbiano mai avuto la forza di sostenere a dovere Pepe. Il risultato finale? Una squadra praticamente nulla sulle fasce: un gioco improponibile quando davanti ci sono due torri.
Non che il gioco sia andato meglio nelle vie centrali. Tralasciando la fase di non possesso, in cui senza Melo si fatica a fare filtro, le cose non sono andate meglio nella fase di costruzione. Se si gioca con due torri non si può infatti pensare di dialogare molto, ma qualche palla lunga più del solito va giocata. Ed in questo caso non si può poi abbandonare a sé stessi i due attaccanti, anzi: a maggior ragione quando si schiera Marchisio (ottimo negli inserimenti, quando vuole) bisogna dar loro il giusto supporto. Aquilani avrebbe dovuto servire con i suoi lanci le due torri, mentre il secondo avrebbe dovuto inserirsi negli spazi aperti dai due approfittando delle loro sponde.
Tatticamente parlando, insomma, le Twin Towers sono una soluzione assolutamente percorribile. Per sostenerle a dovere, però, la squadra deve fornire prestazioni ben differenti rispetto a Napoli. Delneri avrà quindi molto da lavorare nel prossimo periodo. Se il reparto offensivo è povero tecnicamente ha senso “buttarla sul fisico”, ma schierare due torri richiede anche il giusto sostegno.