LE BRACI

La nazionale ungherese di pallanuoto richiama in tutta fretta Kiss e Kásás. Ma forse è troppo tardi.

Tornare indietro sui propri passi, spesso, è una parziale sconfitta. E, se a farlo è la nazionale di pallanuoto maschile dell’Ungheria, il rumore dei passi rimbomba maggiormente. A nulla è servito il ricambio generazionale avviato all’indomani dell’oro olimpico di Pechino, il terzo consecutivo dopo Sydney e Atene: in vista dei Mondiali di Shangai sono stati richiamati, e anche in fretta, due senatori come Tamás Kásás (34 anni) e Gergely Kiss (33), oramai usciti dai piani del ct Kemény.

La notizia, ufficializzata poco dopo le festività natalizie, non fa che certificare ulteriormente lo stato di crisi della pallanuoto magiara. E anche la conferma della medaglia più prestigiosa a Londra inizia a vacillare. Insomma, dell’Ungheria dominatrice (quasi) incontrastata di qualsiasi competizione sembra che siano rimaste solo le braci, per citare un celebre romanzo di Sándor Márai, figura di spicco della letteratura ungherese. Il 14-10 inflitto agli Stati Uniti tre anni fa nella finalissima di Pechino rischia, dunque, di essere il canto del cigno della Grande Ungheria di Kémeny: a quell’ennesimo, straodinario trionfo hanno fatto seguito il quinto posto ai Mondiali di Roma ed il quarto agli Europei di Zagabria, dove i magiari sono stati sconfitti in semifinale da un’Italia sì emozionante ma non certo superiore quanto ad esperienza in campo internazionale.

Non che vada meglio nelle competizioni riservate ai club: in Eurolega l’unica ungherese che può ancora cullare sogni di qualificazione ai quarti di finale è il Vasas, seconda nel proprio girone assieme al Primorac Kotor (7 punti) quando manca una sola giornata alla chiusura del turno preliminare. Magra la figura rimediata dallo Szeged Beton, inserito nello stesso gruppo, capace di raccogliere appena due punti in cinque partite. Peggio ancora ha fatto l’Eger, portacolori ungherese del girone D: finora Jug Dubrovnik, Primorje e Atlétic Barceloneta hanno sempre vinto contro una squadra che, è bene ricordarlo, può contare su campioni di indiscutibile valore quali Szécsi, Hosnyánszky, Biros e Zsolt Varga. L’Ungheria langue pure nella Coppa LEN: mentre l’Honvéd sembra poter arrivare alle semifinali – ma il vantaggio di tre reti sull’Oradea è minimo, e la Florentia ne sa qualcosa – il Ferencváros è prossimo all’uscita di scena per mano della Rari Nantes Savona, che a Budapest arriverà forte dei cinque gol di differenza in proprio favore.

Sia chiaro, nessuno oserebbe mai avanzare dei dubbi sul valore tecnico di Kiss e, soprattutto, Kásás. Non fosse altro che il centrovasca della Pro Recco è l’unico pallanotista ad aver vinto una medaglia d’oro in tutte le competizioni, comprese quelle giovanili. E a suo favore potrebbe giocare la possibilità di essere schierato solo in Eurolega, a causa del tetto di due stranieri imposto nel campionato italiano: meno partite stagionali che equivalgono ad una maggior freschezza atletica. Difficile, però, pensare che due soli giocatori possano risollevare i destini di un’intera nazionale.

Simone Pierotti