MILAN-BARI: SPUNTI DA STADIO

Milan-BariDomenica ho avuto l’onore ed il piacere di recarmi a San Siro, su invito della Gazzetta della Sport, in occasione dello scontro tra Milan e Bari, ovvero sia il più classico dei testa-coda. E proprio seguendo la partita dalle tribune anziché dalla televisione ho potuto fare caso a delle sfumature che vengono perse nel seguire i match da casa (va comunque altresì detto che ce ne sono altrettante che vengono invece perse nel guardare una partita allo stadio piuttosto che in tv). Ecco quindi qualche spunto interessante su cui mi è venuto da riflettere in merito a questo match.

Innanzitutto Van Bommel: giocatore ormai molto navigato, difatti, il centromediano metodista olandese mette tutta la sua esperienza al servizio della squadra. E se ciò è apprezzabile già seguendo il match comodamente spaparanzati in poltrona va detto che diventa ancor più palese dalle tribune. Splendido, in tal senso, vedere l’ex capitano del Bayern Monaco dare disposizioni ai compagni (quand’anche altrettanto esperti come Gattuso, giù fino agli esordienti come Merkel), sia in merito alle posizioni da tenere, che ai movimenti da eseguire che alla miglior gestione possibile del pallone. Intendiamoci: non sto certo dicendo di aver trovato il giocatore perfetto, ma ogni qual volta mi reco allo stadio ed ho l’opportunità di vedere dal vivo calciatori come lui resto sempre e comunque stregato dalla loro sagacia tattica. Così come un Messi nasce con la capacità di fare ciò che vuole palla al piede, del resto, ragazzi come Van Bommel nascono con un’intelligenza tattica superiore alla media. E quando la stessa si unisce ad un bagaglio esperitivo come il suo il gioco è fatto: ecco servito un ottimo direttore d’orchestra.

Dopo averne tessuto le lodi mi tocca però sottolinearne anche una gravissima mancanza. Per la più classica delle operazioni “un colpo al cerchio, uno alla botte”, quindi, ecco che non posso fare a meno di sottolineare il suo grave errore in occasione della rete barese. E qui va detta una cosa: lascia a bocca aperta vedere come Rudolf sia lasciato liberissimo di tagliare dall’out sinistro dell’area di rigore sino oltre al dischetto delle massime punizioni per poi colpire a rete incrociando il pallone in maniera imparabile per Abbiati. Il perché la punta ungherese possa compiere indisturbatamente tutto ciò è presto detto: il Milan marca a zona in situazione di calcio piazzato e nell’occasione specifica si viene a creare un buco laddove andrà ad infilarsi proprio l’ex Genoa che non venendo seguito da nessuno avrà gioco facile nel completare la sua manovra.
Difesa del Milan quantomeno rivedibile nell’occasione, quindi.

Ma perché le colpe maggiori le ha proprio uno dei giocatori tatticamente più intelligenti dell’undici di Allegri?
E’ presto detto: è proprio Van Bommel il giocatore ultimo cui Rudolf passa davanti nel suo tentativo di taglio. Ed è lui, quindi, che dovrebbe seguire l’avversario, impedendogli di entrare in possesso di palla sul tocco di Almiron o, quantomeno, di calciare agevolmente a rete. Il centrocampista Oranje, però, compie un peccato di sufficienza, nell’occasione e resta praticamente inchiodato al proprio posto, potendosi poi quindi solo limitare a seguire con lo sguardo il termine, nefasto, dell’azione. La sua reazione al goal mostra comunque chiaramente la sua grande intelligenza tattica: Mark capisce difatti subito di aver commesso un errore piuttosto grave, e si dispera. La frittata, però, è ormai fatta.

Interessante, tornando alla lettura tattica del gioco milanista, anche stare a guardare i movimenti dei tre d’attacco. Perché l’occhio della telecamera solitamente segue il pallone, facendo perdere tutto il resto. Ecco quindi che osservando il match dalle tribune si può notare subito come lo schieramento di base sia un classico 4-3-1-2 con Robinho alle spalle del duo Pato – Ibrahimovic ma anche che questo modulo non sia assolutamente rigido. I tre lì davanti, difatti, hanno tutti buona libertà di svariare, rendendo il gioco molto fluido da questo punto di vista. Ecco quindi che non deve stupire una situazione nella quale buttando l’occhio verso l’attacco rossonero, anche a palla piuttosto lontana, si possano trovare le due punte piuttosto larghe, con il presunto trequartista in posizione di prima punta. Scarsa rigidità nel mantenere una data posizione che comunque non sortisce grandissimi effetti: il Bari si difende infatti con dieci uomini (portiere compreso) praticamente sempre dietro la linea del pallone e la fluidità di movimento dei tre d’attacco non porta comunque il Milan a rendersi pericoloso con continuità, in special modo nel primo tempo.

Detto dell’attacco rossonero non posso quindi che chiudere parlando della fase difensiva barese (perché di quella offensiva mi verrebbe sinceramente difficile parlarne, non avendo, i pugliesi, prodotto praticamente nulla, nemmeno in contropiede), in particolar modo a quella del secondo tempo. Piuttosto incredibile, in tal senso, la disposizione tattica in fase di non possesso. Se sulla carta, ad esser buoni, potremmo dire che i Galletti si schieravano con un 4-5-1 di stampo prettamente difensivista ecco che la realtà dei fatti deve portarmi a parlare, più che altro, di un 6-3-1 quasi folle, che ha, a parer mio, consegnato il pareggio agli avversari. Fa un certo effetto, per altro, parlare di difesa a sei. Ma così è stato. Ogni qual volta i rossoneri superavano la metà campo, difatti, i quattro difensori in linea andavano a stringersi molto, portandosi tutti nello specchio dell’area e favorendo l’arretramento di due centrocampisti che allineandosi a loro andavano, appunto, a formare una difesa che folta è dir poco. A questo va poi aggiunto il fatto che nel contempo i tre giocatori rimasti a centrocampo si mettevano tutti a protezione della linea difensiva, andando a muoversi all’unisono verso destra o verso sinistra a seconda della zona in cui in quel momento stazionava la sfera.

Perché dico che quest’atteggiamento ha regalato il pareggio agli avversari?
Semplice. Non puoi regalare completamente un tempo di gioco. A maggior ragione quando ad un certo punto dello stesso ti ritrovi anche a giocare in superiorità numerica. Schierarsi con una difesa di questo tipo però vuol proprio dire quello: rinunciare a giocare e regalare completamente il pallino di gioco agli avversari, che a quel punto dovranno solo aspettare il momento buono per colpire. Momento che arriverà in tre diverse occasioni, perché poi, con tutto il rispetto, i difensori del Bari non sono nemmeno i fenomeni della situazione e prima o poi qualche buco te lo lasciano, quand’anche schierati a sei. Ecco quindi che dapprima Robinho è lasciato solo sul secondo palo e può colpire a rete su sponda aerea di Ibrahimovic, vedendosi però annullare il goal per fuorigioco millimetrico. Poi lo stesso svedese penetra centralmente su di un lancio stoppando, pare di braccio, per andare a bucare Gilet, anche questa volta inutilmente. Ed infine Antonini farsi lanciare da Emanuelson sull’out di sinistra riuscendo a penetrare la linea difensiva barese per crossare poi in mezzo all’area, dove Cassano sarà lasciato inspiegabilmente solo.

Difendersi ad oltranza è molto spesso controproducente. Farlo lasciando si creino queste falle è quasi deleterio.

SPAGNA: STASERA IL RITORNO DI SUPERCOPPA

Questa sera a Barcellona si assegna la Supercoppa di Spagna: si parte dal 3-1 del Siviglia di sette giorni fa.

BarcelonaVia all’operazione “remuntada”. Non sarà un gioco da ragazzi, nel vero senso della parola: i canterani rientrano nei loro ranghi, ora tocca ai campioni del mondo. Stasera al Camp Nou si assegna la Supercoppa di Spagna: dopo il 3-1 patito sette giorni fa a Siviglia, il Barcellona è chiamato all’impresa. Guardiola non commetterà più l’errore che gli è costato caro in Andalusia e vuole naturalmente scacciare il fantasma dell’Inter, evocato dal quotidiano catalano “Mundo deportivo” (il riferimento è alla semifinale dell’ultima Champions’ League, nella quale i meneghini vinsero 3-1 all’andata: al Camp Nou a nulla valse il gol di Piqué per raggiungere la finalissima).

Tra i blaugrana dovrebbe entrare a gara in corso il grande colpo del calciomercato di quest’estate, David Villa: il centravanti asturiano ha già promesso un’esultanza inedita, tutta per il Camp Nou, nel caso in cui dovesse andare a segno. Frattanto continua a tenere banco il caso Ibrahimović: lo svedese ha fatto sapere che non ha “intenzione di muoversi dal Barcellona”, mentre Guardiola dribbla le domande dei giornalisti ad ogni conferenza stampa. Ed è di oggi la notizia di un presunto interesse da parte del Real Madrid: dopo l’arrivo di Özil il direttore generale Valdano aveva assicurato che la campagna acquisti delle merengues è chiusa e che, adesso, ci sarà da sfoltire la rosa. Eppure, secondo il quotidiano filomadridista “Marca”, sarebbero stati messi sul piatto 35 milioni di euro per lo svedese, una bazzecola al confronto con la richiesta a tre cifre avanzata dal Manchester City. Ed anche il Milan ha messo gli occhi addosso sull’ex interista, autore del provvisorio vantaggio catalano nel match di andata.

Del gran fermento in casa Barcellona potrebbe approfittarne il Siviglia. Gli andalusi hanno offerto una buona prova nello spareggio per l’accesso alla Champions’ League, a dispetto della sconfitta di misura patita a Braga. Proprio in terra portoghese è stato utilizzato un altro giocatore al centro di numerose trattative di mercato, Luís Fabiano: uscito di scena il Marsiglia, adesso vorrebbe farlo suo il Tottenham in caso di qualificazione alla fase a gironi della Champions’ (i londinesi dovranno rimontare la sconfitta per 3-2 contro gli svizzeri degli Young Boys). La sensazione è che il brasiliano rimarrà a Siviglia, tanto più che dopo il gol dell’andata – firmò il momentaneo 1-1 –  esultò mandando messaggi d’amore alla tifoseria biancorossa. I quarantacinque minuti del Ramón Sánchez Pizjuán dovrebbero poi bastare a Cigarini per accaparrarsi una maglia da titolare: l’ex regista di Parma, Atalanta e Napoli è stato definito dalla stampa sportiva spagnola il “nuovo Guardiola”. Ancora assente per infortunio l’altro italiano Tiberio Guarente, fuori dall’undici titolare il francese Squillaci, sempre più vicino all’Arsenal.

Probabili formazioni (fischio d’inizio alle 20.30):

BARCELLONA (4-3-3): Valdés; Alves, Piqué, Puyol, Abidal; Xavi, Busquets, Iniesta; Messi, Ibrahimović, Bojan. All. Guardiola.

SIVIGLIA (4-4-2): Palop; Dabo, Fazio, Escudé, Fernando Navarro; Capel, Zokora, Cigarini, Perotti; Negredo, Luís Fabiano. All. Álvarez.

ARBITRO: Fernando Teixeira.

Simone Pierotti

SUPERCOPPA: IL PRIMO ROUND E’ DEL SIVIGLIA

SivigliaPer quanto una squadra possa essere, a detta di tifosi ed addetti ai lavori, la più forte, la più spettacolare al mondo, questa soffrirà comunque l’assenza dei suoi uomini più rappresentativi. Anche se si chiama Barcellona e può contare su alcuni dei migliori giocatori in circolazione, ma sopratutto su un vivaio esemplare che ogni anno sforna talenti cristallini. Adesso lo sa bene anche Guardiola dopo la sconfitta per 3-1 a Siviglia nella gara di andata della Supercoppa di Spagna: tra sette giorni, al Camp Nou, serviranno almeno due reti per ribaltare lo svantaggio ed alzare così il primo trofeo stagionale.

Eppure, nonostante l’assenza dei nazionali campioni del mondo e l’impiego di numerosi giovani, è proprio il Barcellona a dominare nella prima frazione, impedendo al Siviglia di esprimersi al meglio. Dopo un’occasione sprecata da Bojan su invenzione di Ibrahimović e la pronta risposta di Miño su una pericolosa conclusione di Jesús Navas, al ventesimo arriva il vantaggio catalano: Maxwell, schierato nell’insolita posizione di esterno di centrocampo, effettua un cross tagliente sul quale Fazio interviene in modo maldestro, mancando l’impatto con il pallone. Alle sue spalle sbuca Ibrahimović che, approfittando di un’indecisione di Escudé, infila in spaccata sul primo palo. Gli andalusi quasi non accennano segnali di ripresa, in difesa il giovane centrale Sergio Gómez compie un gran lavoro su Luís Fabiano, schierato come unico attaccante nello scacchiere biancorosso. Nel finale, poi, i culé sfiorano addirittura il raddoppio con Maxwell incapace di capitalizzare una bella azione di Jonathan dos Santos: il fratellino dell’ex blaugrana Giovani, continua ad impressionare dopo un buon precampionato e non suonerebbe strano se Guardiola decidesse di rinunciare a Mascherano per puntare sul giovane messicano come sostituto di Yaya Touré.

La ripresa si apre con il Barça ancora in attacco: Maxwell, tra i migliori dell’undici blaugrana, scodella nuovamente un pallone al centro con Ibrahimović – lascerà poi il posto a Messi – che fa vedere i sorci verdi a Escudé e solo il provvidenziale intervento di Fazio scongiura il secondo gol catalano. Il Siviglia, tuttavia, va vicinissimo al pareggio con Renato, sul quale Miño compie un autentico miracolo, ed appare rivitalizzato dal primo cambio: uno spento Romaric cede il posto a Cigarini. L’ex napoletano entra subito nelle grazie del “Ramón Sánchez Pizjuán”: gli basta un quarto d’ora per innescare Luís Fabiano con un rasoterra filtrante, al resto pensa tutto il centravanti brasiliano che sfrutta la prima disattenzione di Sergio Gómez e di sinistro infila Miño sotto le gambe. Il pareggio rompe gli equilibri creatisi, l’allenatore biancorosso Álvarez lo intuisce e ridisegna la formazione richiamando Renato e mandando in campo Kanouté. Il gigante del Mali ripaga pienamente la fiducia del suo tecnico nel giro di pochi minuti: Negredo ubriaca Maxwell e fugge sulla sinistra, passaggio con l’esterno sinistro nel cuore dell’area dove Kanouté brucia sia Gómez che Dani Alves e batte Miño con una conclusione al volo. Passano dieci minuti ed il Siviglia segna ancora: bel tacco di Jesús Navas che libera Perotti sulla corsia sinistra, immediato cross al centro che Kanouté spinge in rete di testa. Il Barça crolla definitivamente, rischia di incassare il quarto gol (conclusione fuori misura di Perotti) ma poi si vede annullare il possibile 3-2 di Messi per fuorigioco. Avventurarsi nel campo delle ipotesi è sempre rischioso, ma se Guardiola avesse schierato i tanti nazionali rimasti in Catalogna, l’incontro avrebbe probabilmente avuto un esito diverso. Sabato prossimo la riprova, quando il Barcellona sarà chiamato a rovesciare la situazione a proprio vantaggio per vincere la Supercoppa.

Sabato 14 agosto 2010
SIVIGLIA-BARCELLONA 3-1 (0-1)
Rámon Sánchez Pizjuán, Siviglia

SIVIGLIA (4-4-1-1): Palop, Konko, Escudé, Fazio, Dabo, Jesús Navas, Zokora, Romaric (46′ Cigarini), Perotti, Renato (64′ Kanouté), Luís Fabiano (70′ Negredo). All. Álvarez.

BARCELLONA (4-4-2): Miño, Dani Alves, Sergio Gómez, Milito (80′ Adriano), Abidal, Maxwell, Keita, Oriol (66′ Thiago), dos Santos, Bojan, Ibrahimović (52′ Messi). All. Guardiola.

ARBITRO: César Muñiz Fernández.

GOL: 20′ Ibrahimović, 61′ Luís Fabiano, 72′ e 82′ Kanouté.

NOTE: spettatori 38mila circa, ammoniti Zokora, Dabo, Cigarini e Dani Alves.

Simone Pierotti