SETTEBELLISSIMO!

Un’Italia straordinaria batte la Croazia (9-8) e raggiunge la Serbia nella finalissima che vale l’oro mondiale.

L’Italia è in finale, l’Italia si gioca la medaglia d’oro ai Mondiali di nuoto di Shanghai. Fa quasi impressione leggerlo, sembra un urlo assordante, che rimbomba anche solo a dirlo tra sé e sé. Due anni fa, non un’era geologica: azzurri undicesimi in casa, a Roma, nonostante il calore dei compaesani, scivolati in graduatoria dietro Australia, Canada, Germania, Romania. Passano due estati: l’Italia batte, per la seconda volta nel giro di un mese, una potenza mondiale come la Croazia e torna a disputare una finale mondiale a otto anni di distanza dall’argento di Barcellona. Una vittoria emozionante, leggendaria, forse ancor più netta di quanto indicato dal 9-8 finale. E forse stavolta è proprio vero che l’allievo Sandro Campagna ha superato il magister Ratko Rudić.

Talvolta le statistiche hanno un valore limitato, talvolta non forniscono l’esatta chiave di lettura di un evento sportivo, di una partita. Eppure c’è un dato che dà da pensare, eccome: Croazia incapace di segnare un gol che fosse uno in oltre quindici minuti di gioco – è successo nella prima metà dell’incontro -, Croazia abile a sfruttare appena una situazione di superiorità numerica, su otto a disposizione, in oltre tre tempi. Insomma, i balcanici per una volta sono proprio gli azzurri. Che, proprio in chiusura di primo tempo, spezzano gli equilibri con Figari su uomo in più e, nei primi due minuti del successivo parziale, volano addirittura sul 3-0 con la palombella di Gallo, un capolavoro della balistica, e con la controfuga di Presciutti. Irriconoscibili i croati, imbambolati da una difesa magistrale dell’Italia e impotenti davanti ad un Tempesti impressionante: il gol che fa cancellare lo zero sul tabellone del Natatorium lo sigla, peraltro aiutato dalla fortuna, il recchelino Burić a venticinque secondi dall’intervallo lungo.

Sembra un sogno, eppure è tutto vero. Anzi, il terzo parziale si apre pure con il rigore di Joković che dimezza lo svantaggio, ma si conclude con il destro micidiale di Giorgetti dalla linea dei cinque metri che non grazia Pavić e dà all’Italia il massimo vantaggio (8-4). In mezzo ci sono altri due gol dell’attaccante di origini ungheresi, autentica rivelazione del Settebello da un mese a questa parte, un’intuizione di Felugo che trova lo spiraglio tra palo e portiere e l’opportunismo di Deni Fiorentini, mezzo croato e mezzo italiano, in superiorità numerica su passaggio illuminante di Presciutti. Un sogno, un dolcissimo sogno. Che non può durare in eterno: feriti nell’orgoglio, i croati reagiscono rabbiosamente. Azzeccano le superiorità numeriche, nell’ultimo tempo, e Bošković e Bušlje mirano l’incrocio dei pali, laddove Tempesti non riesce a piazzare le sue lunghe leve: segniamo solamente con Gallo, oggi un’iradiddio, su uomo in più e nei cinque minuti conclusivi non battiamo Pavić. Di più: perdiamo Gitto e Pérez per raggiunto limite di falli. Poco male, comunque: in tre tempi il Settebello ha accumulato un vantaggio di quattro reti, tanto ci basta per arrivare vincenti al fischio finale di Borrell e Koganov.

E adesso sarà finale mondiale, otto anni dopo Barcellona. Sarà finale mondiale contro la Serbia, capace di vincere contro l’Ungheria – ai supplementari – una partita che sembrava già persa. Sarà contro la nazionale che ci ha battuto sul filo di lana a Firenze, nella World League: anche lì arrivavamo da una semifinale vinta sulla Croazia, ma in quel caso festeggiammo solo dopo i tiri di rigore. Oggi no: l’Italia è stata  ancor più brava nella gestione psicologica, nell’organizzazione tattica, nell’interpretazione della gara, nella tenuta atletica. E adesso anche la Serbia, forse, inizia ad avere paura.

 

Giovedì 28 luglio 2011
CROAZIA-ITALIA 8-9 (0-1, 1-2, 3-5, 4-1)
Natatorium, Shanghai

 

CROAZIA: Pavić, Burić 1, Bošković 3, Dobud 1, Joković 1 (1 rig.), Muslim, Karač, Bušlje 1, Sukno 1, Barač, Paškvalin, Obradović, Buljubašić. All. Rudić.

ITALIA: Tempesti, Pérez, Gitto, Figlioli, Giorgetti 3 (1 rig.), Felugo 1, Figari 1, Gallo 2, Presciutti 1, Fiorentini 1, Aicardi, Deserti, Pastorino. All. Campagna.

ARBITRI: Borrell (ESP) e Koganov (AZE).

NOTE: superiorità numeriche Italia 3/9 + 1 rig., Croazia 4/11 + 1 rig. Espulsi definitivamente Gitto a 3’15” qt e Pérez a 0’18” qt per somma di falli.

L’ALLIEVO SUPERA IL MAESTRO: SETTEBELLO IN FINALE

Grande partita dell’Italia che batte ai rigori (13-11) la corazzata Croazia: è finale, di nuovo contro la Serbia.

dal nostro inviato

FIRENZE Non ci consentirà di cambiare la medaglia d’argento degli Europei di Zagabria con quella d’oro, ma vale comunque l’accesso alla finalissima di World League. Ergo la possibilità di riporre in bacheca l’unico trofeo non ancora vinto dal Settebello. E di qualificarsi subito per i Giochi di Londra. Va, dunque, all’Italia la seconda semifinale della World League di Firenze: gli azzurri di Sandro Campagna battono ai rigori (13-11) i campioni continentali della Croazia di Ratko Rudić. Vale a dire: l’allievo che, questa volta, supera il maestro. E non è una semplice saggezza popolare.

Due tempi perfetti. Anche al cospetto dell’unica squadra giunta in semifinale a punteggio pieno l’Italia conferma di saper interpretare eccezionalmente le partite nelle battute iniziali: gli azzurri vincono lo scatto per la conquista della palla sia nel primo tempo che nel secondo, tanto per gradire. E, soprattutto, in oltre dodici minuti di gioco arriva ad infliggere ben quattro reti di distacco ai balcanici. Sbalorditivo, specie nel secondo parziale, il dato delle superiorità numeriche: la Croazia non riesce a sfruttare nemmeno una delle quattro situazioni di uomo in più. Gli azzurri sono consapevoli che per i centroboa Aicardi e Deserti è una serataccia, vuoi per la fisicità dei difensori croati, vuoi per la coppia arbitrale che raramente punisce la squadra di Rudić. E allora provano a giocarsi altre carte. Vincenti. Come quella di capitalizzare le superiorità numeriche (Fiorentini sotto porta e Figlioli dai cinque metri), di azzardare le controfughe (Gallo) e di sfruttare i movimenti senza il pallone per smarcare i tiratori scelti (Felugo e Giorgetti). Nel mezzo c’è anche il colpo di genio di Amaurys Pérez, difensore improvvisatosi centroboa, che con una beduina maligna batte Pavić.

Il ritorno della Croazia. Inermi, distratti, imbrigliati: sembrerà strano, ma è la fotografia della Croazia della prima metà dell’incontro. Dobud e Muslim, al centro, si trovano la porta sbarrata da Tempesti oppure vengono messi nelle condizioni di non nuocere, con l’Italia che raddoppia sempre. E la superiorità numerica, uno dei punti di forza dei croati, serve a poco: i tiratori più insidiosi vengono messi sotto pressione e, di conseguenza, indotti alla conclusione fuori misura. Ma poi succede che la partita stravolge completamente la sua trama. L’Italia, sia per la partenza spedita sia per l’inesperienza di molti suoi giocatori, rallenta vistosamente – per quasi due tempi non riesce neppure a segnare – e subisce l’inevitabile rimonta balcanica. Prima a piccoli passi, con il gol su uomo in più di Sukno, l’unico della terza frazione. Poi nel giro di sessanta secondi, nuovamente con il neorecchelino e capitan Barać che concludono, indisturbati, a rete.  La Croazia, adesso, in superiorità numerica è micidiale e la difesa non cede. Seguono cinque minuti da gatto e topo: Figlioli pone fine alla sterilità azzurra in attacco, Barać pareggia quasi immediatamente, Gallo in controfuga indirizza l’Italia verso la finale, a un minuto e mezzo dalla conclusione, ma poi Joković trova un varco tra Tempesti e il palo. Parità: si va ai rigori.

La tenuta mentale è tutto. Il folto pubblico della “Costoli”, in larga maggioranza italiano, si zittisce di colpo quando i rigoristi azzurri si presentano al limite dei cinque metri: la concentrazione è altissima. E, diversamente dalla gara con la Serbia, l’Italia non sbaglia un colpo: Felugo, Figlioli, Luongo, Gallo, Giorgetti. Pum, pum, pum, pum, pum. Dobud si fa neutralizzare il tiro da Tempesti, con l’aiuto della traversa. Il maestro Rudić, per una volta, deve arrendersi: l’Italia va in finale, a giocarsi il pass olimpico per Londra. “La tenuta mentale è l’aspetto più importante – commenta Campagna al termine della gara – avete visto come erano sereni i rigoristi?”. Il ct azzurro elogia, poi, la prestazione del Settebello: “Meritavamo assolutamente di vincere, abbiamo accusato un calo tra il terzo e il quarto tempo dopo una prima metà straordinaria: abbiamo gestito l’incontro a delle velocità pazzesche, non è facile a questi livelli. Ma, come ho detto, questa è la vittoria della tranquillità, della serenità, dell’entusiasmo: anche sul piano mentale stiamo raccogliendo i frutti del nostro lavoro. Pensate che molti nostri giocatori, fino a due anni fa, non avevano disputato nemmeno i play-off scudetto…la squadra è maturata tantissimo”. Le sue parole quasi si perdono nel frastuono della musica lanciata a fine partita: è un vecchio tormentone di Rino Gaetano, “Ma il cielo è sempre più blu”. Domani notte potrebbe essere nuvoloso e oscuro. Ma solo perché ricorderebbe quello di Londra, un sogno che potrebbe concretizzarsi con un anno di anticipo.

 

Sabato 25 giugno 2011
ITALIA-CROAZIA  13-11 dtr (4-2, 2-1, 0-1, 2-3; 5-3)
Piscina Paolo Costoli, Firenze

 

ITALIA: Tempesti, Luongo, Gitto, Figlioli 2, Pérez 1, Felugo, Giacoppo, Gallo 2, Presciutti, Fiorentini 1, Aicardi, Deserti, Giorgetti 1. All. Campagna.

CROAZIA: Pavić, Burić 1, Bošković 2, Dobud, Joković 1, Muslim, Karač, Bušlje, Sukno 2, Barać 2, Paškvalin, Obradović, Buljubašić. All. Rudić.

ARBITRI: Naumov (RUS) e Margeta (SLO).

NOTE: superiorità numeriche Italia 5/9, Croazia 6/13. Espulso definitivamente Gitto per tre falli a 0’52” qt. Sequenza rigori: Felugo gol, Bošković gol, Figlioli gol, Dobud parato, Luongo gol, Sukno gol, Gallo gol, Joković gol, Giorgetti gol.

 

Simone Pierotti

IL SETTEBELLO SOFFRE, MA VA IN SEMIFINALE

L’Italia batte con qualche patema di troppo (7-6) la ruvida Australia: ritroverà la Croazia di Ratko Rudić.

dal nostro inviato

FIRENZE Spesso, nello sport, si verificano certi incroci maledetti. Squadre (teoricamente) più deboli, facili da affrontare, che alla fine riesci a sconfiggere, faticando tuttavia più del dovuto. L’Australia è una di quelle, almeno per l’Italia: ai Mondiali di Melbourne del 2007 ci si giocava l’accesso ai quarti di finale e solo una magia di Felugo, un ibrido tra audacia e incoscienza, all’ultimo secondo ci diede la vittoria. Quattro anni dopo diversi sono i giocatori – anzi, c’è chi, come Figlioli, ha pure cambiato passaporto -, diversi gli allenatori, diverso lo scenario. Eppure Italia-Australia, quarto di finale della World League di Firenze, non riesce a svincolarsi dai canoni che la vogliono partita scorbutica, poco spettacolare ma avvincente quanto a trama. E incerta fino all’ultimo.

Gol col contagocce. Il primo tempo della sfida della “Costoli” sembra quasi portare indietro nel tempo pubblico e addetti ai lavori. Agli anni in cui la pallanuoto era (forse) più tecnica ma anche meno dinamica. In otto minuti ne esce fuori un solo gol, quello che Presciutti realizza in controfuga a 1’47” dal riposo: quello che viene prima è un duello tra squadre all’apparenza contratte, incapaci di prevalere l’una sull’altra, nemmeno quando gli arbitri spediscono nel pozzetto un giocatore favorendo, dunque, chi in quel momento sta attaccando. 0/2 il dato degli azzurri, 0/1 quello degli aussie. Le difese, ancor prima che i portieri, sono imperforabili: l’Australia – scena inusuale in questa World League – si cimenta nel pressing, con il cagnaccio Martin che gioca in anticipo su Aicardi, l’Italia raddoppia su difensore e centrovasca dalla mano sbagliata. Più che una partita di pallanuoto, una guerra di logoramento.

Canguri indomiti. Una volta spezzati gli equilibri, la gara decolla: il Settebello raddoppia a inizio secondo tempo con Aicardi in superiorità numerica, Gitto fa centro dalla lunga distanza dopo quattro minuti di digiuno e, infine, Aicardi si destreggia abilmente tra Cotterill e Miller dopo che gli australiani hanno ridotto lo svantaggio sfruttando un paio di uomini in più. Nel terzo parziale gli uomini di Campagna allungano ancora con le legnate di Giorgetti e Luongo (6-2) ma poi, negli otto minuti conclusivi, anziché archiviare definitivamente la pratica si lasciano piano piano recuperare da un’Australia che pareva tagliata fuori. Succede tutto nel quarto parziale: McGregor approfitta immediatamente di una leggerezza di Tempesti per far sì che gli wallabies siano ancora lì, in scia, a non demordere. Per cinque minuti reti inviolate, Presciutti in tutta solitudine riporta a tre le reti di vantaggio azzurre, ma poi, a poco più di 120 secondi dal termine, l’Italia rischia di mandare tutto all’aria: Younger non fallisce in superiorità numerica, gli azzurri mandano sotto la doccia McGregor per somma di falli. Potrebbe essere il colpo decisivo, e invece non solo il Settebello spreca ma subisce una ripartenza che si conclude con la rete di Miller propiziata anche da un Tempesti colto in controtempo. Brividi nel finale quando, a venti secondi e poco più dalla fine, gli azzurri perdono un altro pallone che, per loro  fortuna, Martin manda su uno dei gonfiabili collocati dietro le due porte. Il Settebello riesce a condurre in porto una vittoria travagliata: adesso c’è la Croazia in semifinale. Una Croazia che fa paura, perché finora ha sempre vinto, senza mai dover ricorrere ai rigori. Una Croazia completa in ogni reparto, con possenti centroboa e difensori e longilinei nuotatori sulle corsie esterne. Ma l’Italia di Campagna, rispetto allo sfortunato epilogo degli Europei di Zagabria, ha preso maggior coscienza dei propri mezzi. E, stavolta, avrà tredici effettivi, con un Felugo non più infortunato e con un Aicardi non più febbricitante. E allora tutto può succedere, anche di tornare a mettere al collo una medaglia che, in World League, manca da sette anni. E che non è mai stata del metallo più prestigioso…

 

Venerdì 24 giugno 2011
ITALIA-AUSTRALIA (1-0, 3-2, 2-1
Piscina Paolo Costoli, Firenze

 

ITALIA: Tempesti, Luongo 1, Gitto 1, Figlioli, Pérez, Felugo, Giacoppo, Gallo, Presciutti 2, Fiorentini, Aicardi 2, Lapenna, Giorgetti 1. All. Campagna.

AUSTRALIA: Dennerley, Campbell, Younger, Baird, Maitland, Martin 1, Cotterill, McGregor 1, Swift, Woods, Howden 1, Miller 2, Roach. All. Fox.

ARBITRI: Čirić (SRB) e Stavropoulos (GRE).

NOTE: superiorità numeriche Italia 2/6, Australia 3/6. Espulso definitivmente McGregor a 1’36” qt per somma di falli.

 

Simone Pierotti

SERBIA E CROAZIA VEDONO LE SEMIFINALI

Le due balcaniche chiudono al primo posto nei rispettivi gironi e ai quarti pescano le avversarie più abbordabili.

dal nostro inviato

FIRENZE Chi si attendeva una giornata tranquilla e avara di emozioni, alla Super Final della World League di pallanuoto maschile, ha avuto di che ricredersi. I pronostici sono stati rispettati, è vero. Ma certamente non possono passare inosservati i cinque espulsi definitivi – uno per atto di brutalità, con conseguente squalifica – nella partita tra Serbia e Stati Uniti o la vittoria ai rigori del Montenegro sull’Australia, brava ancora a non farsi distrarre dalla squalifica per doping di due anni al suo portiere James Stanton.

Nel girone A, la Serbia guadagna il primo posto ma, al contempo, perde una pedina fondamentale come Milan Aleksić, espulso per fallo di brutalità: quasi sicuramente salterà i quarti di finali contro il Canada. Partita a dir poco bizzarra, con cinque espulsi in via definitiva, con il centroboa slavo Duško Pijetlović che segna una tripletta in meno di due tempi (finisce sotto la doccia poco prima di metà gara), con il connazionale Prlainović che rimane sorprendentemente a secco dopo due giornate da indiscusso protagonista.

Nel girone B, invece, il Montenegro conferma le difficoltà incontrate in questa prima fase di Super Final: dopo la sofferta vittoria sul Canada nel match inaugurale, dopo la sconfitta senza attenuanti con la Croazia, arriva il successo strappato ai rigori ad un’Australia che renderà sicuramente la vita difficile all’Italia nei quarti di finale. Per quasi due tempi i montenegrini, ancora privi di Nikola Janović per infortunio, sembrano condurre agevolmente, poi si lasciano acciuffare sino all’epilogo dei rigori, dove viene scongiurato il rischio del terzo posto (e di beccare l’Italia padrona di casa ai quarti). Vince anche la Croazia sul Canada, senza premere più del dovuto sull’acceleratore: Rudić preserva le energie togliendo un centroboa – Dobud – e portando in panchina il portiere di riserva Nižić. Bella prova per il ventunenne Sandro Sukno, nuovo acquisto della Pro Recco, a segno per ben quattro volte, tra i canadesi il centroboa Constantin si conferma un giovane promettente realizzando una tripletta: chissà che qualche squadra europea non metta gli occhi su di lui.

 

WORLD LEAGUE SUPER FINAL
FIRENZE, 21-26 GIUGNO
3a GIORNATA

 

GIRONE A

SERBIA-STATI UNITI 11-5 (3-1, 4-1, 3.1, 1-2)

SERBIA: Soro, Avramović, Gocić, Vanja Udovičić 2, Ćuk, Duško Pijetlović 3, Nikić 2, Aleksić 1, Rađen, Filipović 3, Prlainović, Mitrović, Gojko Pijetlović. All. Dejan Udovičić (squalificato, in panchina Dejan Stanojević).

STATI UNITI: Moses, Varellas, Hudnut, Powers 1, Wright, Buckner, Beaubien, Azevedo 1, Bailey 1, Hutten, Smith 2, Krumpholz, Mann. All. Schroeder.

ARBITRI: Peris (CRO) e Naumov (RUS).

NOTE: superiorità numeriche Serbia 7/8 + 2 rig., Stati Uniti 3/13. Espulsi definitivamente per somma di falli Duško Pijetlović a 0’03” st, Smith a o’26” tt, Gocic a 5’36” qt e Hudnut a 2’32” qt. Espulso definitivamente per atto di brutalità – con squalifica – Aleksić a 2’57” qt.

 

CINA-ITALIA 9-12

CLASSIFICA: Serbia 8 pti, Italia 7 pti, Stati Uniti 3 pti, Cina 0 pti.

 

GIRONE B

MONTENEGRO-AUSTRALIA 8-5 dtr (2-1, 1-1, 0-1, 1-1; 4-1)

MONTENEGRO: Radić, Draško Brguljan, Radović 2, Danilović, Vukčević, Tičić, Mlađan Janović 2, Drašković, Klikovac, Darko Brguljan, Petrović, Jokić, Šefik. All. Porobić.

AUSTRALIA: Quinlivan, Campbell, Cleland, Baird 1, Maitland, Martin, Cotterill, McGregor, Younger 1, Woods, Howden 1, Miller, Roach 1. All. Fox.

ARBITRI: Goldenberg (USA) e Ni Shi (CHI).

NOTE: superiorità numeriche Montenegro 1/7 + 2 rig., Australia 1/7. Sequenza rigori: Radović gol, Howden gol, Mlađan Janović gol, Miller sbagliato, Danilović gol, Maitland sbagliato, Petrović gol.

 

CANADA-CROAZIA 8-13 (3-3, 2-3, 3-4, 0-3)

CANADA: Randall, Kudaba, Touni 1, Constantin 3, Boyd, Robinson 1, Conway, Graham 3, Gasic, Dakic, Vikalo, McElroy, Aleksic. All. Jovanović.

CROAZIA: Pavić, Burić 1, Bošković 1, Buljubašić 2, Marković, Muslim, Karač 1, Bušlje 1, Sukno 4, Barać 2, Paškvalin, Obradović 1, Nižić. All. Rudić.

ARBITRI: Margeta (SLO) e Moliner (ESP).

NOTE: superiorità numeriche Canada 5/7, Croazia 6/9.

CLASSIFICA: Croazia 9 pti, Montenegro 5 pti, Australia 4 pti, Canada 0 pti.

 

QUARTI DI FINALE

Ore 16.00: STATI UNITI-MONTENEGRO

Ore 17.30: SERBIA-CANADA

Ore 19.00: CINA-CROAZIA

Ore 20.30: ITALIA-AUSTRALIA

Simone Pierotti

CROAZIA SPIETATA, IL MONTENEGRO CEDE

Senza storia il derby balcanico della seconda giornata, vinto con autorevolezza dalla Croazia (11-5).

dal nostro inviato

FIRENZE Non c’è partita tra Croazia e Montenegro: i ragazzi di Ratko Rudić, capitanati da Samir Barać, chiudono la prima frazione in vantaggio 4-1 e non si fanno più riprendere per tutto il resto della partita, terminando l’incontro sull’11-5. Difesa serrata e attacco cinicamente spietato, con quattro doppiette – Burić, Joković, Sukno e Bošković -, una buona percentuale di realizzazione e una statistica di 5/6 con l’uomo in più. Per contro il Montenegro,  orfano dell’infortunato Nikola Janović, quando non ha buttato via da solo occasioni importanti, si è trovato chiuso dalle parate dell’ottimo Josip Pavić. Una statistica su tutte: su undici occasioni in superiorità numerica, frutto della difesa aggressiva e fisica dei Croati, il Montenegro è riuscito a concretizzare solo in due occasioni. Troppo poco per pensare di mettere in difficoltà i campioni europei in carica.

La Croazia si porta in vantaggio dopo 59“ con la prima rete del recchelino Burić. Lo stesso Burić, con la prima espulsione temporanea della partita, regala al montenegrino Vukčević l’occasione del pareggio. Da quel momento in poi la partita si trasforma in un one-team show della Croazia, che si riporta in vantaggio con un rigore trasformato da Petrović e poi allunga con una doppietta di Joković per chiudere il primo periodo 4-1. Nella seconda frazione gli equilibri non si spostano: il parziale è di 2-2: il Montenegro va a segno con Drašković e Danilović, mentre per la Croazia marcano Paškvalin e Sukno. Il conteggio delle superiorità numeriche a metà partita è impietoso: la Croazia, su cinque occasioni, ne ha mancata solamente una, mentre i montenegrini, otto volte in superiorità, hanno segnato solo due reti con l’uomo in più.

La seconda frazione si apre con il secondo rigore assegnato alla Croazia: stavolta, però, il portiere montenegrino Radi riesce a neutralizzare il tiro di Sukno. L’attaccante croato si rifà un minuto dopo, marcando in superiorità, poi Obradović completa l’allungo portando la sua squadra sull’8-3. I montenegrini riescono a marcare solo a 38” dalla fine con Radović. Ultimo periodo senza quasi nulla più da dire: la Croazia termina il lavoro nei primi quattro minuti con le reti di Buljubašić, Bošković e Burić: la controfuga del montenegrino Draško Brguljan a 57” dalla fine serve solo all’orgoglio.

 

Mercoledì 22 giugno 2011
MONTENEGRO – CROAZIA 5-11
(1-4, 2-2, 1-2, 1-3)
Piscina Paolo Costoli, Firenze

MONTENEGRO: Radić, Dr.Brguljan 1, Radović 1, Danilović 1, Vukčević 1, Tičić,  Mlađan Janović, Drašković 1, Klikovac, Da.Brguljan, Petrović, Jokić, Šćepanović. All:  Porobić.

CROAZIA: Pavić, Burić 2, Bošković 2 (1 rig), Dobud, Joković 2, Muslim, Karač, Bušlje, Sukno 2, Barać, Paškvalin 1, Obradović 1, Buljubašić 1. All: Rudić.

ARBITRI:Caputi (ITA) e Naumov (RUS).

NOTE: superiorità numeriche Montenegro 2/11, Croazia 5/6 + 2 rigori. Espulso per limite di falli Tičić (MNE) a 2’39“ del terzo periodo. A 6’49“ Radić (MNE) para un rigore a Sukno (CRO).

Damiano Benzoni