CHRISTOF INNERHOFER, ALFIERE D’ITALIA

Christof InnerhoferL’Italia festeggia quest’anno i suoi 150 anni di unità nazionale, un traguardo importante che rischia di non essere celebrato a dovere. Tutti i presupposti sembrano indicare l’ineluttabilità di un compleanno triste: il paese infatti vivacchia da quasi un anno sul filo di una crisi istituzionale, il Primo Ministro è sotto processo, il Ministro della Cultura, responsabile delle commemorazioni, ha rischiato di essere sfiduciato. All’interno del governo un partito che non riconosce l’idea stessa di Italia acquisisce di giorno in giorno un potere crescente e, dopo le esternazioni del presidente della Confindustria e del Ministro dell’Istruzione, la data del 17 marzo, che nel 1861 con la proclamazione del regno d’Italia suggellò l’unità nazionale, rischia di essere declassata da “festa nazionale” a semplice “solennità civile”. Tempi duri, insomma, per il nazionalismo italiano.

Come spesso accade quando la politica si dimostra assente o inadeguata, sono le forze culturali e la società civile a farne le veci. In questo senso lo sport rappresenta un vettore dell’identità nazionale italiana molto importante e troppo spesso sottovalutato. Senza voler scomodare i successi ai mondiali di calcio o la leggenda secondo cui la vittoria di Gino Bartali al Tour de France del 1948 salvò l’Italia dalla guerra civile, è abbastanza evidente che, proprio in virtù della debolezza di simboli istituzionali identitari condivisi, il rapporto fra sport e nazione nel nostro paese è sempre stato molto forte.

Una conferma della continuità di questo legame ci è arrivata proprio in questi giorni. La scorsa settimana il presidente della provincia autonoma di Bolzano e leader del partito Südtiroler Volkspartei Luis Durnwalder ha dichiarato che il suo partito e la sua provincia, in quanto minoranza austriaca che non ha scelto di vivere in Italia ma vi è stata costretta, non prenderanno parte alle celebrazioni dell’unità d’Italia. Ovviamente la presa di posizione del presidente della provincia autonoma di Bolzano ha suscitato critiche e ha costretto il Presidente della Repubblica Napolitano a intervenire per ricordare a Durnwalder il suo dovere di rappresentare non solo una “pretesa minoranza austriaca” ma anche quelle italiane e ladine presenti nel territorio. La migliore risposta alle polemiche è però arrivata da Garmisch-Partenkirchen, dove si stanno svolgendo i Campionati Mondiali di Sci Alpino, grazie a Christof Innerhofer, uno sciatore altoatesino nato a Brunico (Bruneck) il 17 dicembre di 26 anni fa, che, tra super gigante, discesa libera e supercombinata, ha portato a casa tre medaglie: una d’oro, una d’argento e una di bronzo.

Christof non ha fatto proclami né dichiarazioni politiche, ma ha semplicemente sciato alla grande e vinto. Così facendo ha fatto esplodere di gioia centinaia di migliaia di tifosi italiani e sudtirolesi, gettando invece nello sconforto quelli austriaci e nord tirolesi che, senza le strepitose prestazioni dello sciatore azzurro, avrebbero potuto aggiungere al palmares un oro e due bronzi. Inconsapevolmente, a pochi giorni dallo scontro verbale tra Durnwalder e Napolitano, Christof ha saputo più di chiunque altro ricucire lo strappo del presidente della provincia autonoma di Bolzano rendendo, per lo meno in campo sportivo, l’Italia orgogliosa dell’Alto Adige e l’Alto Adige orgogliosa dell’Italia.

Articolo scritto per www.pianeta-sport.net e riproposto su www.thepostinternazionale.it

SCIARE PER DIVERTIRSI: LA STORIA (TUTTA DA SCRIVERE) DI SABRINA FANCHINI

Sabrina FanchiniTre sorelle cresciute a pane e neve: potrebbe essere questa una buona definizione per Elena, Nadia e Sabrina Fanchini (in rigoroso ordine di età). Native di Lovere, nella parte bergamasca della Val Camonica, vivono da sempre a Montecampione di Artogne, piccolo paradiso che domina la vallata bresciana. Il papà Sandro, addetto agli impianti di risalita, le mette sugli sci sin dalla tenera età, e i risultati sono immediati: le tre ragazze dominano le categorie giovanili, lasciando le briciole alle rivali.

Elena si focalizza gradualmente sulla discesa libera, e in questa disciplina, nonostante moltissimi infortuni, vince la medaglia d’argento ai Mondiali di Santa Caterina Valfurva nel 2005, oltre ad una gara di Coppa del Mondo a Lake Louise; Nadia, talento di cristallo, si aggiudica un supergigante nella magica località canadese e poi, nel 2009, il bronzo iridato in discesa libera. E Sabrina? Sabrina, classe 1988, è la più giovane, la più “piccolina”. Lotta per anni, da vera Leonessa bresciana, sulle piste della Coppa Europa, la challenge continentale dello sci alpino, sperimentando un po’ tutte le discipline. Ma un pizzico di sfortuna e alcune contestabili scelte federali, che la escludono costantemente dalle squadre nazionali, la portano a valutare seriamente l’ipotesi del ritiro, nel corso dell’estate 2010. Poteva finire così? No. Sabrina è una “Fanchini” a tutti gli effetti: testa bassa, riprende a lavorare con gli amici dello Sci Club Rongai e, in questo inverno, ottiene alcuni buoni risultati in Coppa Europa, che le valgono la convocazione per lo slalom speciale di Courchevel in Coppa del Mondo. Sabrina non spreca l’occasione: prima gara e primi punti, nonostante un numero di partenza altissimo. Stesso copione a Semmering, mentre a Zagabria e a Flachau qualche sbavatura di troppo e una fastidiosa influenza le hanno impedito di conquistare altri punti. Abbiamo avuto il piacere di sentire questa brillante ragazza, gentilissima a rispondere alle nostre domande.

Sabrina, cosa ci fa una Fanchini tra i paletti stretti dello slalom?

Mah, veramente non so neanche io cosa ci faccio tra i pali stretti! Lo slalom è sempre stata la disciplina in cui ho fatto più fatica, ma quest’anno ho trovato maggiore serenità che mi ha permesso di andar forte sin da subito in Coppa Europa, ed è andata davvero bene.

Che cosa significa avere due sorelle come Elena e Nadia? Non ti sei mai sentita “obbligata” a ripetere i loro successi?

Sicuramente è stato un vantaggio sotto molti aspetti, ma uno svantaggio per quanto riguarda altri: è vero, in certi momenti, con due “fenomeni” del genere davanti, mi sentivo quasi obbligata ad andare forte, e non è stato facile.

Quali erano i pensieri che ti passavano per la testa quest’estate? Si vociferava di un tuo ritiro dall’agonismo…

Sì, quest’estate volevo smettere: mi era passata la voglia di lottare. Ottenevo ottimi risultati in Coppa Europa e nelle gare FIS, ma sentivo attorno a me una cronica mancanza di fiducia, non venivo considerata: ma poi ho pensato a quanto mi divertivo con gli sci ai piedi e nell’atmosfera delle gare, decidendo così di continuare.

Poi però è arrivato questo dicembre d’oro: ottime cose in Coppa Europa e le prime chance, subito ben concretizzate, in Coppa del Mondo. Che sensazioni hai provato al cancelletto di partenza di Courchevel?

Questa stagione è partita davvero alla grande. Mi sono sorpresa io stessa della tranquillità che provavo a Courchevel, pochi istanti prima di partire: pensavo di essere più tesa ed agitata, invece ho vissuto la mia prima gara di Coppa del Mondo in assoluta serenità.

A parte le tue bravissime sorelle, ti ispiri a qualche altro atleta?

Ho sempre ammirato Hermann Maier, il mio vero idolo da ragazza; ma adesso, sia come personaggio che come modo di sciare, apprezzo molto Ted Ligety. É semplicemente spettacolare, e il suo dominio totale nel gigante mi fa venire voglia di imitarlo.

Adesso che ti sei guadagnata il posto in CdM, a suon di qualificazioni con numeri impossibili, che obiettivi hai per il prosieguo della stagione?

Quest’anno punto ancora prevalentemente sulla Coppa Europa; andando forte lì, potrò abbassare il mio punteggio FIS e quindi guadagnare pettorali migliori anche per la Coppa del Mondo. Ma il mio vero obiettivo é sempre quello di divertirmi!

In questo momento, cosa ti senti di dire ai tuoi tifosi e agli appassionati dello sci azzurro?

Che sono felice. Ho passato dei momenti realmente difficili, ma adesso finalmente sto bene. Penso solo a divertirmi…e, se mi diverto, è anche facile andare il più forte possibile e dare tutto in ogni circostanza.