LACROSSE: IL PASTICCIO DEI PASSAPORTI SUL MONDIALE DEGLI IROCHESI

A pochi giorni dall’inizio dei Campionati Mondiali, la nazionale irochese, che rappresenta gli inventori del gioco, è bloccata da un problema di passaporti che è al di là della burocrazia.

IroquoisIl lacrosse è l’unico sport al mondo in cui nativi americani e canadesi hanno una loro nazionale, chiamata Iroquois Nationals, che dovrebbe essere la protagonista della giornata inaugurale dell’undicesima edizione del Mondiale in partenza il 15 luglio affrontando l’Inghilterra padrona di casa in quel di Manchester. Dovrebbe, perchè incredibilmente i passaporti dei membri della nazionale, una cinquantina di persone in tutto, non sono stati accettati dalle autorità britanniche. È bene precisare che gli irochesi viaggiano con un passaporto proprio, chiamato colloquialmente Haudenosaunee dal modo in cui essi si riferiscono a loro stessi – “il popolo della Lunga Casa” – che in 30 anni mai aveva destato preoccupazione. Questo prima dell’11 luglio 2010, quando i Nationals sarebbero dovuti partire alla volta del Regno Unito.

Nella serata di venerdì 9 luglio i 23 membri del team ricevettero una notifica dal consolato britannico che li informava dei ritardi nell’approvazione dei loro documenti di viaggio: si attendevano rassicurazioni dal Dipartimento di Stato statunitense sulla possibilità di espatrio e rimpatrio conseguente i 14 giorni di competizioni a Manchester. Tre settimane prima la Confederazione Irochese – che riunisce le antiche Sei Nazioni di Onondaga, Seneca, Mohawk, Oneida, Tuscarora e Cayuga ed è considerata informalmente una nazione indipendente, mentre a livello formale la prassi è “don’t-ask-don’t-tell” – chiese l’autorizzazione per i visti della nazionale al consolato britannico di New York; questi notificò al team l’inedito rifiuto solo l’11 luglio, sostenendo che avrebbe rilasciato i documenti esclusivamente dopo una conferma scritta da parte del Dipartimento di Sicurezza Nazionale statunitense circa le possibilità di rimpatrio. Il giorno stesso il Dipartimento di Stato americano avvisò il legale dei Nationals che avrebbero potuto accelerare le pratiche per un passaporto statunitense, ma non avrebbero fornito un’autorizzazione a viaggiare col passaporto Haudenosaunee.

In parole povere si tratta di un cane che si morde la coda: gli Stati Uniti permetteranno alla delegazione di rientrare in territorio statunitense solo se muniti di relativo passaporto ed il governo britannico non rilascerà i visti se non avrà la certezza del rientro a casa della delegazione una volta concluso il Mondiale.

Interessanti le parole di Tonya Gonnella Frichner, avvocato di Onondaga e membro del forum permanente sulle popolazioni indigene, che si sta occupando della questione. All’offerta da parte del governo statunitense di fornire i loro passaporti ai membri del team nati nel territorio nazionale ha replicato con queste parole: “Rispettiamo il fatto che ci siano problemi riguardo i confini e la sicurezza, e vogliamo soddisfare tutti i criteri di qualsiasi governo, ma chiediamo di mettere in regola le nostre credenziali. Gli Iroquois Nationals rappresentano la Nazione Irochese e viaggiano col passaporto Haudenosaunee perchè questo è ciò che stiamo rappresentando. Non avrebbe senso viaggiare con passaporti dei nostri avversari. A questi straordinari atleti – gente indigena del Nordamerica – non dovrebbe essere impedito di tornare nel loro territorio”. Inoltre mi permetto di aggiungere lo sconcerto di fronte al fatto che in trent’anni non abbiano sollevato alcuna sorta di problema nazioni come Giappone, Svezia o Australia, mentre gli Stati Uniti sì.

In ogni caso il ritardo comporterà gravi danni al team che non potrà partire prima di martedì sera, lasciandogli ben poco tempo per ambientamento, riposo ed allenamento e pregiudicandone seriamente le possibilità di successo. Senza contare i soldi persi tra prenotazioni, vitto, biglietti aerei e quant’altro da atleti e dirigenti di un movimento che non può certo permettersi certi sprechi.

E meno male che il lacrosse è stato inventato proprio dagli irochesi…

Christian Tugnoli

PALLANUOTO FEMMINILE: CONTINUA IL PREDOMINIO DELLE STATUNITENSI

Vittoria delle statunitensi in World League, dopo aver superato per la seconda volta l’Australia ai rigori.

Le statunitensi di Adam Krikorian, campionesse del mondo in carica e padrone di casa, si aggiudicano per la quinta volta la World League, battendo l’Australia in finale ai rigori dopo aver pareggiato 7-7 alla fine del tempo regolamentare. Il sette statunitense aveva trovato il vantaggio verso la fine del primo quarto, mantenendolo fino all’inizio del quarto, senza però riuscire a mettere tra sè e le australiane un break importante: il vantaggio massimo era stato di due reti.

Nell’ultima frazione di gioco la riscossa delle australiane: le australiane, sfruttando due superiorità prima con Bronwen Knox (5-5), poi con Glencora Ralph (6-6) ristabilivano la parità per poi portarsi in vantaggio a due minuti dalla fine con Sophie Smith. Era Lauren Wenger, diciotto secondi dopo, a pareggiare i conti per gli Stati Uniti, decretando il pareggio e rinviando il verdetto della gara ai tiri di rigore. Nessun errore per le rigoriste statunitensi, mentre tra i pali la loro Betsey Armstrong, votata miglior portiere del torneo, neutralizzava il quarto rigore delle australiane, tirato da Jemma Dessauvagie, permettendo a Maggie Steffens di mettere in porta il tiro decisivo sulll’ultimo rigore, dietro le spalle di Victoria Brown.

Le statunitensi già nel girone preliminare avevano avuto la meglio delle australiane ai rigori, oltre ad aver superato Grecia (poi sconfitta nuovamente in semifinale) e Russia, mentre nei quarti avevano battuto il Canada 7-4 in una riedizione della finale mondiale di Roma dello scorso anno.

Al terzo posto della World League è arrivata la Grecia, dopo aver battuto nella finale di consolazione le russe per 8-7, stesso risultato con cui l’Australia le aveva superate in semifinale. Nella parte bassa del tabellone la Cina ha battuto l’Ungheria per il quinto posto, mentre l’Olanda ha superato il Canada piazzandosi in settima posizione. Per le magiare inutili le buone prestazioni di Dóra Kisteleki, miglior marcatrice della manifestazione, e di Gabriella Szűcs. Il premio di miglior giocatrice del torneo è andato ala statunitense Brenda Villa, impegnata con il Catania nel campionato italiano.

Sabato 3 luglio 2010
AUSTRALIA – STATI UNITI 7-7 – 4-5 d.t.r.
(1-2; 1-2; 2-1; 3-2)
Coggan Center, La Jolla (California, USA)

AUSTRALIA: Brown, Beadsworth 1, Smith 1, Brightwell, Moran, Knox 3, Webster, Ralph, Dessauvagie, Arancini, Rippon, Zagame, Wakefield.

STATI UNITI: Armstrong, Petri 1, Matthewson, Villa, Wenger 1, Gandy, Steffens, Silver 2, Windes 1, Rulon 1 (rig.), Dries, Craig 1, Seidemann.

NOTE: nessun espulso per limite di falli. Superiorità numeriche Australia 2/9, Stati Uniti 3/9 + 1 rig.

RIGORI:

AUSTRALIA 4 STATI UNITI 5
Webster 1 Gandy 1
Knox 2 Rulon 2
Beadsworth 3 Seidemann 3
Dessauvagie p Silver 4
Brightwell 4 Steffens 5

Damiano Benzoni