PALLANUOTO: È IL GIORNO DEL SETTEBELLO

Giorno di chiusura agli Europei di Zagabria: Croazia e Italia si giocano l’oro (ore 21, diretta Rai Sport 1).

Una non mette al collo l’oro europeo da ormai quindici anni, l’altra non l’ha mai vinto. Chiunque trionferà stasera, dunque, scriverà un nuovo pezzo di storia della pallanuoto del Vecchio Continente. A Zagabria cala il sipario sugli Europei e nella piscina del Mladost andrà in scena la finalissima del torneo maschile: se per la Croazia padrona di casa era l’obiettivo minimo, la vera sorpresa è l’Italia di Sandro Campagna. Il Settebello, arrivato nei Balcani godendo di poco credito, ha rovesciato ogni pronostico ed ha raggiunto l’atto finale sconfiggendo lungo il percorso nazionali sulla carta più quotate come Spagna, Montenegro (campioni europei in carica, lo saranno ancora per poche ore) e Ungheria, vincitrice degli ultimi tre Giochi Olimpici. Tutto questo con una squadra profondamente rinnovata rispetto ai fallimentari Mondiali di Roma di un anno fa. E con alcune scommesse vinte, vedi il non ancora ventenne Stefano Luongo, finora a segno già sette volte, o il richiamo di Arnaldo Deserti, centroboa che ha fruttato pochi gol eppure fondamentale nell’economia del gioco azzurro. Ritroviamo da avversario quel Ratko Rudić che ha creato la leggenda del Settebello nella prima metà anni Novanta (due Europei, un Mondiale, una Coppa FINA ed un’Olimpiade), ha dato impulso al movimento pallanotistico negli Stati Uniti e che, adesso, sta facendo grande la sua Croazia, unica squadra a sconfiggere gli azzurri nel girone eliminatorio. Finora l’Italia ha dato dimostrazione di grande solidità in difesa, con Tempesti autentica muraglia umana, e di grande coesione, sapendo vincere a dispetto di assenze pesanti, vedi Figlioli contro la Spagna e Felugo nella semifinale. E contro l’Ungheria ha funzionato pure l’attacco, rivelatosi a volte il nostro punto debole.

La Croazia, dal canto suo, godrà innanzitutto del sostegno di cinquemila spettatori pronti a vestirsi di bianco e rosso. E poi ha in Jug Dubrovnik e Mladost Zagabria i suoi blocchi principali: alcuni giocatori, insomma, conoscono a memoria i movimenti dei loro compagni. Il punto di forza è sicuramente la fisicità: se gli arbitri lasciano correre, non sarà bizzarro assistere nuovamente a Burić o Bušlje che trascinano lontano dalla linea dei due metri i nostri centroboa e lo stesso dicasi per i giocatori posizionati lungo il perimetro. La chiave tattica per battere i croati sarà, probabilmente, questa: consueta difesa a zona mista – tutti a pressing tranne i difensori in posizione 2 e 3 – per indurre l’avversario a tirare con il timore di subire una contrifuga in caso di errore. Lo schema può apparire rischioso considerando le bocche da fuoco balcaniche – Bošković, Joković, Muslim e Sukno – ma è pur vero che Tempesti ha dimostrato in questo Europeo di poter fornire numerose garanzie.  In attacco, poi, saranno fondamentali i movimenti dei giocatori senza palla, premesso che la Croazia giocherà molto probabilmente a pressing poiché potrà far valere kili e centimetri in abbondanza. Al resto penseranno la tensione che ogni finale porta con sé e la capacità di sfruttare le superiorità numeriche.

Infine, qualche curiosità: Croazia-Italia è anche una partita che mette di fronte due paesi che hanno avuto contatti diretti nella prima metà del Novecento (si pensi ai possedimenti italiani in Istria ed in Dalmazia). Non sarà una partita qualunque per Ratko Rudić, tecnico croato che ha lasciato ricordi indelebili nel nostro paese, al punto da meritarsi la cittadinanza italiana per meriti sportivi. Non sarà una partita qualunque per Deni Fiorentini, nazionale azzurro nato a Spalato da padre croato – il suo secondo cognome è Jovanović – e madre italiana, che qualche anno fa fu convocato proprio nella selezione che oggi affronta da avversario. E non sarà una partita qualsiasi per il difensore croato Damir Burić, pure lui in possesso del passaporto italiano, e per il ventenne Sandro Sukno, cresciuto in Italia quando papà Goran allenava la Rari Nantes Salerno. Da non dimenticare, poi, il confronto tra l’allievo (Sandro Campagna) ed il maestro (Ratko Rudić): chi la spunterà?

Così a Zagabria (ore 21, diretta Rai Sport 1):

CROAZIA: Pavić, Joković, Bošković, Burić, Muslim, Sukno, Dobud; Obradović, Buljubašić, Karač, Barač (c), Hinić, Bušlje. All. Rudić.

ITALIA: Tempesti (c), Gallo, Fiorentini, Gitto, Figlioli, Presciutti, Aicardi; Pastorino, Luongo, Bertoli, Giacoppo, Deserti. Indisponibile: Felugo (infortunato). All. Campagna

ARBITRI: Tulga (Turchia) e Stavridis (Grecia).

 

EUROPEI DI PALLANUOTO 2010

RISULTATI TORNEO MASCHILE

FINALE 9°-10° POSTO

Grecia-Turchia 10-7

FINALE 7°-8° POSTO

Spagna-Romania 7-8

FINALE 5°-6° POSTO

Germania-Montenegro 6-14

RISULTATI TORNEO FEMMINILE

FINALE 3°-4° POSTO

Italia-Olanda 12-14

FINALE 1°-2° POSTO

Grecia-Russia 6-11

CLASSIFICA FINALE – TORNEO FEMMINILE

1 ) Russia

2 ) Grecia

3 ) Olanda

4 ) ITALIA

5 ) Ungheria

6 ) Spagna

7 ) Germania

8 ) Croazia

Simone Pierotti

PALLANUOTO: SETTEBELLO DA FAVOLA

Capolavoro del Settebello che batte l’Ungheria 10-8 e ritrova la finale europea dopo Budapest 2001.

Tanti avevano sognato di scriverlo (anche noi, lo confessiamo). Di urlarlo ai quattro venti. Ma, appunto, pensavamo che fosse solo un sogno. Ora, invece, è la dolce, dolcissima realtà: il Settebello, nonostante la pesantissima assenza di Maurizio Felugo, domina la semifinale con l’Ungheria vincitrice degli ultimi tre Giochi Olimpici (l’avreste mai detto?) e conquista la finale degli Europei, dove (ri)troverà Ratko Rudić e la sua Croazia, gli unici che finora possono vantarsi di averci battuto. Tanti i paralleli con Budapest 2001, ultimo Europeo che ha regalato una medaglia al Settebello: in semifinale battemmo l’Ungheria, l’allenatore era proprio Sandro Campagna. E non mancano analogie pure tra gli ultimi gol azzurri segnati nei due incontri. Quello del Settebello è un autentico capolavoro. Non è una partita perfetta, ma sfruttiamo cinicamente le superiorità numeriche, come le grandi squadre sanno fare, e dimostriamo di essere un gruppo compatto, formidabile. E un monumentale Tempesti neutralizza pure due rigori. Da brividi.

Nell’Italia è Fiorentini il giocatore chiamato a sostituire l’indisponibile Felugo, dall’altra parte Madaras e Biros sono le guide di un gruppo di baldi giovani. Nei primi minuti regna sovrano l’equilibrio tra due squadre contratte: portieri e difese vigilano molto attentamente e le conclusioni sbattono sulle braccia avversarie (Gitto e Fiorentini) o sui cartelloni pubblicitari (Kis, Gallo e Madaras). Poi, a metà frazione, l’Italia passa: Gallo serve sull’altro versante Figlioli che, contrariamente da quanto ci si aspetterebbe, va a segno con un’elegante palombella anziché con una delle sue conclusioni potenti. In un sol colpo regaliamo la prima superiorità numerica all’Ungheria e pure un rigore (fallo abbastanza evidente di Gallo ai danni di Szívos): Biros potrebbe subito pareggiare ma Tempesti compie il miracolo e respinge il tiro, a dir la verità centrale, del capitano ungherese, unico superstite della squadra campione d’Europa nel 1999. Gli sforzi del portiere azzurro vengono premiati dai compagni: l’Italia gode della prima superiorità numerica, Gallo colpisce due pali nella stessa azione e, fortunatamente, Presciutti riprende il pallone scaraventandolo sul palo lontano. Nel finale regaliamo un altro uomo in più all’Ungheria e questa volta Hosnyánszky colpisce la traversa, poi anche Deserti centra un legno con una meravigliosa beduina. Andiamo al primo intervallo sul doppio vantaggio e in otto minuti l’Ungheria non ha ancora fatto gol a Tempesti: sembra davvero ritornato il Settebello di un tempo. Ma l’incanto ha breve durata, perché i magiari vengono inevitabilmente allo scoperto e in pochi minuti segnano ben tre reti: due di queste, entrambe opera di Norbert Madaras, consentono alla formazione di Kemény di recuperare lo svantaggio e di portarsi sul 3-3. Ma l’Italia rimette subito il naso avanti: il merito è di Valentino Gallo, bravissimo a scovare un cunicolo stretto stretto in cui infilare il pallone del 4-3. E tutto questo a tredici secondi dalla fine.

I magiari sono avversari tosti, abituati a lottare. E lo dimostrano in apertura del terzo parziale, quando Kis approfitta di un’indecisione di Bertoli per battere Tempesti con un rovescino. Gli ungheresi ci raggiungono ancora, ma questa sarà l’ultima volta. Perché l’Italia, da adesso, inizia veramente a offrire il meglio del suo repertorio: Figlioli buca Szécsi con un tiro diretto dai cinque metri, Gitto non spreca una superiorità numerica. 6-4. Kemény, infuriato, spedisce tra i pali il secondo portiere Nagy nel tentativo di chiudere le maglie della difesa, sperando che i suoi uomini in fase offensiva siano più incisivi. L’Ungheria, quando attacca in superiorità, dimostra di essere in possesso di grandi palleggiatori e, soprattutto, tiratori: è Madaras a castigarci con un gran sinistro ad incrociare che spiazza Tempesti. Ma l’Italia di stasera non si lascia impietosire e, con un gol fotocopia del primo, Gitto ci dà ancora il doppio vantaggio. Il settebello potrebbe poi allungare, ma commette due errori: Fiorentini spreca una controfuga, sul rovesciamento di fronte andiamo sotto di un uomo e consentiamo a Hosnyánszky di avvicinarsi alla porta e concludere indisturbato a rete. Finale incandescente: Luongo delizia il pubblico di Zagabria con l’ennesima prodezza di questi Europei e Tempesti respinge il secondo rigore della serata, ipnotizzando questa volta Daniel Varga. 8-6. Ancora otto minuti da giocare. Sono un’eternità ma stiamo legittimando il vantaggio. A meno di cinque minuti dall’ultima sirena l’episodio chiave: Dénes Varga esce per somma di falli e, nell’azione generata dalla sua espulsione, Giacoppo schiaccia in rete un passaggio con il contagiri di Presciutti. Per la prima volta l’Italia mette tre reti tra sé e l’Ungheria. Che non si dà per vinta e, anzi, va a segno con un’azione che farebbe la gioia di qualsiasi allenatore: Madaras sposta il gioco sulla destra per Biros, il capitano serve al centro Szívos che deve solamente appoggiare il pallone in rete. L’Italia, tuttavia, non si ferma più: Figlioli vede Nagy fuori dei pali e, dalla lunga distanza, decide di regalare la seconda palombella dell’incontro. Un gol che fa il pari con quello del definitivo 8-7 nella semifinale di Budapest di nove anni fa: guarda caso, a segnarlo fu un altro straniero naturalizzato, il rumeno Bogdan Rath. Szívos mantiene il risultato in bilico quando restano poco più di due minuti, ma è l’ultimo sussulto. Come nel 2001, finisce con gli azzurri che saltano in panchina e alzano le braccia in acqua e con i sostenitori ungheresi ammutoliti. Portiere insuperabile, difesa accorta, collettivo che manda in gol svariati giocatori e attacco che capitalizza pressoché tutte le superiorità numeriche. Sì, è tornato il Settebello. E ora vendichiamoci, con gli interessi, della sconfitta di qualche giorno fa.

Giovedì 9 settembre 2010

ITALIA-UNGHERIA 10-8 (2-0, 2-3, 4-3, 2-2)

Mladost Sports Center, Zagabria

ITALIA: Tempesti, Gallo 2, Fiorentini, Gitto 2, Figlioli 3, Presciutti 1, Aicardi; Pastorino ne, Luongo 1, Bertoli, Felugo ne, Giacoppo 1, Deserti. All. Campagna.

UNGHERIA: Szécsi, Madaras 3, Hosnyánszky 1, Biros, Dénes Varga, Daniel Varga, Kis; Nagy, Torok, Bundschuh, Vámos, Szívos 2, Harai. All. Kemény.

ARBITRI: Margeta (Slovenia) e Buch (Spagna)

NOTE: superiorità numeriche Italia 7/9, Ungheria 4/11. Uscito per limite di falli Denes Varga (U) a 2’45” del quarto tempo.  Tempesti (I) para un rigore a 4’23” del primo tempo a Biros e a 7’53” del terzo tempo a Dénes Varga.

Simone Pierotti