Il bello della pallanuoto, e dello sport in generale, è che non finisce mai di impartire lezioni e di dare suggerimenti utili. Anche se viaggi con cinque gol di vantaggio a poco più di un tempo dalla conclusione, anche se finora è filato tutto liscio, la partita non è da considerarsi vinta fino a quando non arriva il triplice fischio o, almeno, fino a che il divario sia letteralmente impossibile da colmare. Probabilmente l’avrà appreso il Setterosa dopo la vittoria batticuore sulla Cina nell’ultima giornata della fase a gironi dei Mondiali di Shanghai: per centrare il primo posto e staccare il biglietto per i quarti di finale serviva il successo, e successo è stato (10-9). Ma le ragazze di Fabio Conti si sono complicate la vita, prestando il fianco ad una minacciosa rimonta cinese che, fortunatamente, non è arrivata al suo compimento.
Un bel peccato, aver rischiato di dilapidare in otto minuti il patrimonio accumulato nei precedenti ventiquattro. Sì, perché, escludendo l’atto di masochismo finale, il Setterosa interpreta magistralmente l’incontro, vero e proprio spareggio per la sovranità nel girone D e per la qualificazione ai quarti di finale: sempre avanti fin dal primo minuto e mezzo di gioco – unica eccezione il momentaneo 1-1 delle asiatiche -, le azzurre fanno tutto con sorprendente facilità. Le cinesi, sotto la gestione dello spagnolo Juan Jané, sono migliorate dalle Olimpiadi di Pechino e dai Mondiali di Roma, hanno più esperienza e padronanza dei fondamentali, eppure si lasciano infilare come delle novizie: errore in attacco con la difesa italiana schierata a zona, accenno di controfuga delle azzurre, lancio della Abbate o direttamente della Gorlero – è ancora lei la titolare – e finalizzazione di una compagna. Uno schema semplice, quasi da abbecedario della pallanuoto, che le ragazze di Fabio Conti applicano quasi fossero studentesse modello. Tutto gira alla perfezione, con Casanova e Frassinetti che sui due metri non hanno rivali.
Ma il Setterosa è squadra giovane, infarcita di esordienti. E gioca con determinazione e precisione ma ancora deve amministrare il proprio entusiasmo. Non a caso, tra il primo ed il secondo tempo incassa due gol consecutivi delle cinesi, che passano così dal 4-1 al 4-3. Poi, una volta ristabilite le gerarchie e raggiunto un massimo vantaggio di cinque reti (9-4), le azzurre danno nuovamente troppo spago alla Cina. Le asiatiche chiudono il terzo tempo con due reti in meno di un minuto che fanno suonare il campanello d’allarme all’Italia, poi fanno altrettanto dopo nemmeno due giri di lancette dell’ultimo parziale. La difesa azzurra regge in inferiorità numerica, ma il vero tallone d’Achille sono le rasoiate dai cinque metri di Sun Yujun e Ma e le conclusioni da posizione decentrata di Wang Yi, bestia nera della Gorlero. Dopo quasi un tempo di digiuno l’Italia torna a segnare, salvo poi vivere in apnea gli ultimi cento secondi a causa dell’ennesimo gol della Cina dalla lunga distanza (10-9): rischiamo grosso nel finale, quando Frassinetti commette fallo in attacco e diamo alle asiatiche la possibilità di pareggiare e di soffiarci il primo posto. La traversa salva la Gorlero, la Abbate abbranca la sfera e lascia scorrere i secondi: l’Italia vince, con tanta, tantissima fatica. E, probabilmente, ha capito che non ci si può dare per vincitori quando manca ancora un’eternità da giocare. Ma le ragazze di Fabio Conti sono giovani e anche brillanti e lunedì nei quarti di finale, dove pescheranno una tra Ungheria e Australia, potrebbero già fare tesoro di questa lezione.
Giovedì 21 luglio 2011
ITALIA-CINA 10-9 (4-2, 2-1, 3-3, 1-3)
Natatorium, Shanghai
ITALIA: Gorlero, Abbate 2, Casanova 1, Pomeri, Savioli, Lapi, Colaiocco, Bianconi 3, Emmolo 1, Rambaldi 1, Cotti, Frassinetti 3, Gigli. All. Conti.
CINA: Yang, Teng, Liu, Sun Yujun 2, He, Sun Yating, Song, Chen, Wang Yi 3, Ma 2, Sun Huizi, Zhang 2, Wang Ying. All. Jané.
ARBITRI: Koganov (UZB) e Flahive (AUS).
NOTE: superiorità numeriche Italia 3/8, Cina 2/5.