TUTTO IN … SEI MINUTI

Un Borussia da sogno distrugge la terza forza del campionato in soli sei primi di gioco

Borussia DortmundUn Borussia da sogno distrugge la terza forza del campionato in soli sei primi di gioco

In Germania c’è una squadra che sta stupendo il mondo: il Borussia Dortmund di Jürgen Klopp, quarantaquattrenne allenatore nativo di Stoccarda già in passato alla guida del Magonza. Nessuno, infatti, si sarebbe aspettato che il BVB fosse in grado di mantenere un tale ritmo in questa prima metà di campionato: con quindici vittorie su diciotto partite i gialloneri stanno dominando incontrastati la Bundesliga con dodici punti di vantaggio sull’Hannover, secondo. A fare impressione dei Die Schwarzgelben è soprattutto il fatto che essi sono attualmente considerabili una macchina praticamente perfetta: miglior attacco (42 reti segnate) e miglior difesa del campionato (11 subite) sono lì a dimostrarlo.

Ma su cosa si fonda questo straordinario schiacciasassi che sta facendo impazzire il Signal Iduna Park? Stiamo quindi all’attualità ed andiamo ad analizzare l’ultima vittoria, ottenuta giusto lo scorso venerdì nell’anticipo di Leverkusen.

Partendo, ovviamente, proprio dalla disposizione in campo: Borussia che scende sul terreno della BayArena col suo solito 4-2-3-1 in cui, però, mancano due pedine di assoluta importanza: il bomber della squadra, Lucas Barrios (titolare in sedici delle precedenti diciassette partite), deve accomodarsi in panchina non essendo al meglio a livello di salute, mentre il fantasista, Shinji Kagawa, è in Qatar con la nazionale nipponica guidata da Alberto Zaccheroni, impegnato nel corso dell’attuale edizione della Coppa d’Asia. Il posto delle due stelle offensive del BVB viene quindi preso dal polacco Robert Lewandowski (alla seconda presenza da titolare in campionato, cui vanno aggiunti quindici ingressi dalla panca) e dal giovane Mario Götze, giovane stellina proveniente dal vivaio cui tutti, in Germania, pronosticano un futuro da star assoluta.

Ecco quindi che i nostri Die Schwarzgelben scendono in campo con il solito Weidenfeller in porta protetto da una linea a quattro cui fanno da cardini centrale Subotic ed Hummels, giovani difensori tra i più interessanti in circolazione in Europa. Le fasce, invece, sono presidiate da Schmelzer e Piszczek, terzini con licenza d’offendere. La coppia di centrocampisti è poi molto ben composta ed amalgamata, con Sven Bender a fare legna e Nuri Sahin ad impostare e creare gioco. Il tutto alle spalle del trio composto, da destra a sinistra, da Blaszczykowski, Götze e Großkreutz. Unica punta, infine, il già citato Lewandowski.

Di contro il Leverkusen deve rinunciare a Derdiyok, Barnetta e Vidal così che Jupp Heynckes decide di schierare un 4-4-2 con Adler in porta, una linea difensiva composta da Schwaab, Friedrich, Reinartz e Castro ed una linea di centrocampo con Augusto, Lars Bender, Rolfes e Sam. Di punta, quindi, la coppia Helmes- Kießling.

Tattiche diverse e capacità tecniche differenti si traducono in un differente approccio al match: da una parte una squadra, quella ospite, che punta molto sul possesso e sul tentativo di creare la superiorità numerica con gli inserimenti dei suoi trequartista e dall’altra una squadra, quella ospitante molto stretta e chiusa, in particolar modo nella propria metà campo, per cercare di contrastare quanto appena detto.

Bayer che ha quindi controllato discretamente nel primo tempo le avanzate avversarie proprio riuscendo a non regalare eccessivi spazi al Borussia. Il tutto pur trovando difficoltà in fase offensiva in particolar modo per la tendenza dei due giocatori di fascia sinistra (Castro e Sam, solitamente impiegati sull’out opposto) di accentrarsi per poter sfruttare al meglio il loro piede naturale.  In apertura di ripresa gli ospiti riescono subito a spaccare in due la partita, segnando ben tre reti nel giro di soli sei minuti. Ad aprire le danze è Großkreutz, abile a sfruttare un errore di Schwaab: sulla rimessa lunga di Piszczek è infatti possibile notare come Lewandowski e Götze si muovano per impegnare i due centrali difensivi dei Werkself che, così, lasceranno in situazione di uno contro uno proprio l’ala sinistra giallonera ed il terzino destro loro compagno di squadra che dimostrerà di non essere all’altezza delle aspettative bucando goffamente un colpo di testa (toccando in realtà il pallone con il braccio, sarebbe potuto essere rigore) che spiana la strada alla rete del vantaggio ospite.  Non contenta la retroguardia delle Aspirine decide di concedere un altro goal, poco più tardi.

Ed è un’azione, questa, che va osservata molto bene, perché rende davvero perfettamente l’idea di cosa possa diventare l’attacco giallonero in determinate circostanze. Subotic, pressato, alleggerisce su Weidenfeller che dopo aver controllato il pallone alza la testa, prende la mira ed effettua un lancio profondo alla ricerca di Lewandowski. Ancor prima che il pallone arrivi nella zona occupata dalla punta dell’est Europa possiamo notare come le due ali, Großkreutz e Blaszczykowski, attacchino la profondità, così da trovarsi già oltre al proprio compagno che fa da riferimento avanzato quando questo arriverà sul pallone, quasi all’altezza della trequarti avversaria. Qui possiamo quindi solo limitarci a fare la conta degli errori della difesa dei Werkself: innanzitutto Reinartz si fa battere con troppa facilità da Lewandowski sul gioco aereo, favorendo l’inserimento di Großkreutz che, a sua volta, sfrutterà la superficialità di Friedrich, assolutamente negativo nell’occasione, e la mancata diagonale di Schwaab per tagliare alle spalle di tutti e presentarsi a tu per tu con Adler, facilmente infilato nell’uno contro uno. Azione questa, insomma, che dà davvero bene l’idea di uno dei meccanismi di gioco del perfetto ingranaggio di costruito da Klopp: quando Sahin e Kagawa (o Götze, come nel caso in questione) non hanno l’opportunità di inventarsi qualcosa sfruttando tutta la loro tecnica e la loro fantasia ecco che possono diventare le ali, ficcanti quando partono in velocità, l’arma in più del BVB. L’attacco ad un’unica punta può infatti diventare, come per magia, uno splendido quanto temibilissimo tridente.

Tre minuti più tardi, poi, viene posta la definitiva parola fine sul match con un’azione costruita tutta in velocità che può essere tranquillamente usata a simbolo di una squadra oggi realmente fantastica: Piszczek batte una rimessa laterale all’interno della propria metà campo indirizzando la palla all’altezza della trequarti avversaria, dove sarà preda di Götze. Che, pressato, sa di non poter manovrare con il dovuto spazio e decide quindi di stoppare la palla in favore di Lewandowski il quale, a sua volta, la girerà immediatamente in direzione di un Großkreutz che coronerà la sua splendida prestazione allungandosi in scivolata per fare in modo che il pallone possa tornare a chi, di fatto, aveva cominciato l’azione: Mario Götze. Il trequartista campione d’Europa nel 2009 con l’under 17, quindi, s’infilerà con facilità alle spalle di una difesa ancora una volta ballerina, per poter battere facilmente il povero Adler.

Azione tutta in velocità e ricca di tocchi di prima che sintetizza bene il gioco di una squadra, il Borussia Dortmund, che come abbiamo detto in precedenza sta realmente facendo sognare i propri tifosi, abbinando risultati e bel gioco.

IL RITORNO DELLE TWIN TOWERS

La Juventus schiera due torri e perde a Napoli: perché Amauri e Toni non hanno funzionato?

Quasi dieci anni fa il mondo occidentale fu scosso da uno degli eventi più traumatici del nuovo secolo, la caduta delle Torri Gemelle di New York. Quasi dieci anni più tardi queste – metaforicamente parlando, s’intende – tornano ad essere erette nella Torino bianconera. Le recenti cronache di mercato riportano infatti l’acquisto, da parte di Marotta e soci, di Luca Toni. Un acquisto, quello che ha portato il puntero Campione del Mondo 2006 sotto la Mole, che teoricamente sarebbe servito a dare un’alternativa in più a Delneri. Sulla carta, infatti, il centravanti modenese sarebbe dovuto arrivare come alternativa ad Amauri e ci prospettava sarebbe potuto essere utilizzato sempre e solo in coppia con Del Piero o Quagliarella. Il grave infortunio occorso a quest’ultimo ha però scombinato le carte in tavola, spingendo quindi il tecnico di Aquileia ad una scelta che in pochi si sarebbero aspettati ed erano pronti a condividere: schierare le due torri assieme, una a fianco all’altra. Proprio come le Twin Towers.

Com’è andato l’esordio di Toni in bianconero e quindi la prima uscita di questa strana coppia immagino lo sappiate un po’ tutti: una tripletta di Cavani, libero di scorrazzare in una difesa assolutamente allo sbando, ha regalato al Napoli una facile vittoria. La prestazione della coppia d’attacco però forse non è da buttar via: Amauri, che in linea con il resto della stagione ha combinato pochino, ha messo in difficoltà De Sanctis con un bel mancino piazzato dal limite. Toni è stato invece il migliore tra i suoi: ha lavorato una gran quantità di palloni, facendo diverse sponde aeree e mettendosi a sgomitare per tutti i novanta minuti di gioco alla ricerca di quello spazio necessario quando si vuole trovare la rete. Entrambi hanno però terminato il match a bocca asciutta, il tutto per via di un problema di fondo su cui Delneri dovrà lavorare molto nelle prossime settimane.

Giocare con due torri significa, da una parte, acquisire grandissima efficacia nel gioco aereo ma, di contro, costringe a perdere molto in freschezza ed agilità. Questo non può che comportare un cambiamento repentino nell’approccio di tutta la squadra, che deve cambiare il proprio modo di giocare. Se l’utilizzo di una seconda punta agile e veloce come può essere Quagliarella permette di variare molto il gioco e di impostare il match con un certo tipo di movimenti offensivi, l’utilizzo due torri richiede di modificare questi movimenti. Né Amauri né Toni, infatti, sono portati a venire incontro al portatore di palla. Così come nessuno dei due ha la brillantezza di potersi infilare nelle maglie avversarie per essere lanciato in velocità dalle retrovie o per raccogliere la sponda del proprio compagno di reparto. Entrambi garantiscono una grandissima presenza fisica ma, nel contempo, hanno bisogno di essere serviti in ben altro modo. Questo è quello che è mancato alla Juventus di Napoli (oltre ad una difesa degna di questo nome, cosa che però ben poco ha a che vedere con la presenza delle Twin Towers là davanti): il giusto supporto ad una coppia mal assortita, ma che comunque avrebbe potuto mettere in difficoltà gli avversari.

Cosa avrebbero dovuto fare gli otto compagni di Toni ed Amauri per facilitare al massimo il loro compito? Ad essere mancato in maniera particolare è stato il gioco sulle fasce. Gli affondi delle ali quanto le sovrapposizioni dei terzini. Krasić ha dimostrato di non avere più la stessa brillantezza di inizio stagione ed ha faticato tantissimo a crearsi grandi occasioni sulla sua fascia. Non a caso, però, l’unica volta in cui è riuscito a trovare lo spunto giusto ha costretto Dossena a fermarlo fallosamente, guadagnandosi un’ammonizione. Al tempo stesso Pepe sulla fascia opposta ha dimostrato ancora una volta tutti i suoi limiti: ragazzo di buon cuore e con un’abnegazione straordinaria, l’ex esterno friulano non ha però mai avuto una gran propensione al dribbling. Ed arrivare sul fondo senza mai saltare un uomo non è cosa così facile. Da entrambi ci si aspettava un lavoro molto diverso. Nel momento in cui si scende in campo con due torri gli esterni diventano infatti fondamentali: proprio il loro spingersi sul fondo per crossare a centro area in maniera continuativa può a quel punto rivelarsi fondamentale per portare a casa la vittoria. A Napoli però questo non è avvenuto e si sono visti i risultati.

Anche da parte dei terzini è mancato un sostegno adeguato: in un 4-4-2 classico come quello prediletto dal tecnico di Aquileia gli esterni – di centrocampo quanto di difesa – ricoprono un ruolo chiave. Difficilmente ci può essere un gioco fruttuoso sulle fasce senza gli affondi e le sovrapposizioni di questi ultimi. Anni fa in quel di Torino si criticava, anche giustamente, il buon Molinaro, reo di riuscire a fare un cross decente solo ogni tot tentativi. Pochi però erano in grado di riconoscergli il buon lavoro che lo stesso era capace di fare andando a sovrapporsi costantemente a Nedvěd: un lavoro oscuro che il talento ceco avrà sicuramente apprezzato tantissimo. Un lavoro che in quel di Napoli è mancato completamente: Grygera è incappato in una delle serate più buie della sua carriera e, oltre ad aver sbagliato lo sbagliabile in fase difensiva, non si è praticamente mai visto in fase offensiva. Dalla parte opposta Traoré e Grosso, giocatori che fanno proprio della fase offensiva la loro forza, sembra non abbiano mai avuto la forza di sostenere a dovere Pepe. Il risultato finale? Una squadra praticamente nulla sulle fasce: un gioco improponibile quando davanti ci sono due torri.

Non che il gioco sia andato meglio nelle vie centrali. Tralasciando la fase di non possesso, in cui senza Melo si fatica a fare filtro, le cose non sono andate meglio nella fase di costruzione. Se si gioca con due torri non si può infatti pensare di dialogare molto, ma qualche palla lunga più del solito va giocata. Ed in questo caso non si può poi abbandonare a sé stessi i due attaccanti, anzi: a maggior ragione quando si schiera Marchisio (ottimo negli inserimenti, quando vuole) bisogna dar loro il giusto supporto. Aquilani avrebbe dovuto servire con i suoi lanci le due torri, mentre il secondo avrebbe dovuto inserirsi negli spazi aperti dai due approfittando delle loro sponde.

Tatticamente parlando, insomma, le Twin Towers sono una soluzione assolutamente percorribile. Per sostenerle a dovere, però, la squadra deve fornire prestazioni ben differenti rispetto a Napoli. Delneri avrà quindi molto da lavorare nel prossimo periodo. Se il reparto offensivo è povero tecnicamente ha senso “buttarla sul fisico”, ma schierare due torri richiede anche il giusto sostegno.

TATTICA: DAL MONDIALE AL CAMPIONATO

TatticaOgni Mondiale tira le fila di un quadriennio e pone le basi per i successivi 4 anni, da vivere pericolosamente. Di tattica e sistemi di gioco, in Sud Africa abbiamo visto poche cose ma buone: un’organizzazione della fase difensiva sempre più pressante e fatta con molti uomini, pochi attaccanti di ruolo e molto movimento delle punte, di contro poco presenti in zona gol (vedi classifica marcatori ingolfata e a quote basse).

Però, come detto, il Mondiale dice del calcio dei prossimi anni e le nostre squadre sembrano già averne fatto tesoro per il campionato che sta arrivando. La Juve di Del Neri ha un impianto codificato e riproposto dal mister friulano in tutte le sue squadre, ma quest’anno sembra esserci una variante, figlia del Paraguay, squadra con il massimo dell’equilibrio mondiale. La coppia Cardozo-Valdez è equiparabile a quella titolare della Juve delneriana, Amauri-Diego, già in parte vista con il duo Cassano-Pazzini. I movimenti della punta forte ad aprire spazi e la capacità di servire le ali da parte della punta piccola è il punto focale del gioco della nuova Juventus, in cui un Del Piero di qualche anno fa sarebbe stato perfetto.

Il Napoli ha puntato sulla gioventù e Mazzarri è pronto ad imitare il calcio della squadra più giovane di tutte ai Mondiali, la Germania di Loew. Il paradiso sarebbe riproporre con la stessa efficacia in attacco e in difesa i quattro moschettieri teutonici, facendo giocare Hamsik alla Podolski, Quagliarella alla Ozil, Lavezzi alla Müller e Cavani alla Klöse. Se Mazzarri ci riesce, il Napoli prenota la Champions.

Il Palermo vuole riproporre con maggiore incisività l’attacco triangolo dello scorso anno, con Rossi rinfrancato dalle belle prestazioni dell’Uruguay del Maestro Tabarez. Pastore è più centrocampista di Forlan ma, con l’esperienza acquisita può giocare a tutto campo come l’uomo della provvidenza uruguaiana, Miccoli o Maccarone possono fare i goleador alla Suarez, Hernandez, del quale aspettiamo un exploit fantasmagorico, ha già ben in testa il gioco totale di Cavani partito per Napoli. Infine la Roma, che assomiglia molto agli Stati Uniti. Una mediana completa dove De Rossi- Pizarro sanno fare anche più del lavoro svolto dalla coppia Bradley-Edu, e tre punte molto simili: Totti con la leadership di Donovan a svariare più di quello che ha fatto gli ultimi anni, Vucinic come Findley, ad arare la fascia sinistra, Adriano come Altidore, a fare sponde e spalancare spazi.

Jvan Sica